Si presento’ presto al mattino, come gli avevano richiesto.Lo fecero accomodare nella sala d’aspetto, sedette e prese a sfogliare, senza particolare interesse, le riviste, vecchie e di argomento che proprio non lo interessava. Si guardo’ attorno ad osservare gli altri che, come lui, attendevano il loro turno. Cerano persone diverse, dal vecchio pensionato al giovane con il braccio fasciato, alla casalinga di eta’ indefinita, ecc..Dietro al bancone vi era la segretaria, ora non si usano piu’ le infermiere per questo. Era una ragazza di poco piu’ di vent’anni, bionda, carina, vestita con un grembiule bianco, a meta’ tra quelli portati dai medici e quelli delle infermiere, abbottonato sul davanti; il grembiule aveva un taschino sul petto a sinistra, pieno di penne a sfera di diversi tipi e al taschino era fissato il tesserino, ma non si leggeva gran che’ e la foto la ritraeva piu’ carina di quanto non fosse, pur essendolo veramente molto. La bocca era piccola, le labbra ben disegnate, con un filo di trucco, ma proprio poco.Si dava molto da fare, con aria molto professionale: controllava dei fogli, telefonava di continuo, sempre con molta affabilita’ e gentilezza.Ad un certo punto si alzo’ dal bancone con alcuni fogli in mano, si passo’ una mano tra i capelli: uscendo venne a trovarsi in controluce con la finestra e il grembiule della divisa sembro’ trasparente: le sue gambe erano belle, rotonde, sode, ben fatte, il suo corpo era ben modellato, i fianchi stretti, il bacino e il petto ben abbondanti, senza essere esagerati, il corpo appariva atletico.Uscendo noto’ come il grembiule non fosse abbottonato fino in fondo, ma lasciasse aperto un largo spacco, che lasciava vedere le gambe durante la camminata.Noto’ la presenza del reggiseno, noto’ la presenza di slip molto sgambati, quasi a meta’ strada con il profilo di un perizoma.Le scivolo’ a terra un foglio, forse una prescrizione, e lui si piego’ in avanti, loprese e glielo porse. Lei si piego’ verso di lui per prenderlo e lo ringrazio’ e gli sorrise, con moltagentilezza. Pote’ notare, che piegandosi, aveva sporto in avanti il seno, cosi’ che lui pote’apprezzarne le forme, cogliere la bellezza di quei seni, rotondi e sodi.Finse di non accorgersene.Lei usci’, ma torno’ dopo poco e riprese il suo posto.Lui la osservo’, la scrivania non lasciava spazio per altro, se non per i piedi e percepi’ quanto fossero belli, quando si sfilo’ le scarpine e li struscio’ l’uno contro l’altro.Ogni tanto, alzava gli occhi dal proprio lavoro e lo guardava, anzi, quando era intenta al telefono, sembrava tenere lo sguardo rivolto verso di lui, con l’aria di chi guarda nel vuoto.Ma i loro sguardi si incrociarono ripetutamente.Sembrava parlargli con gli occhi, ma non coglieva cosa volesse comunicargli.Quando fu il suo turno, lo accompagno’ nell’ambulatorio, cosa che non aveva fatto in precedenza con gli altri pazienti.Lo invito’ ad accomodarsi sul lettino, a togliersi gli indumenti, sorrise ed usci’,lasciandolo solo. Si spoglio’ secondo le istruzioni, tenendo i pantaloni, si distese sul lettino edattese. Dopo un po’ entro’ un’infermiera, in compagnia di un medico.Questi si sedette, lesse i fogli sul tavolo, gli chiese quali sintomi avesse, poi gli si avvicino’ e comincio’ a visitarlo, seguito attentamente ed in silenziodall’infermiera.Poi gli inietto’ una soluzione, dicendogli: "Deve attendere un po’ che faccia effetto, poi faremo il resto dell’esame. Intanto, si distenda ed aspetti".I due uscirono.Aspettando pensava a quanto carica fosse quella segretaria che stava fuori e ci fece un pensierino.Il tempo passava e i due non tornavano.All’improvviso, si aperse silenziosamente la porta e, pensando che fosse il medico, guardo’ in quella direzione.Era la segretaria. "Il dottore tardera’ un po’ … e’ stato chiamato in pronto soccorso, per un’urgenza", spiego "… ma non si preoccupi, l’effetto dell’iniezione e’ lento e non dovra’ farne un’altra."Si giro’ per uscire, giunta sulla porta si fermo’ un attimo con la maniglia in mano. Sciolse l’indecisione, mise fuori la testa come a guardare se ci fosse qualcuno in corridoio od in sala d’aspetto, la ritiro’, chiuse la porta e si giro’, sempre sorridente.Lui aveva sentito lo scatto che bloccava la porta.Gli si avvicino’: "Lei e’ rimasto l’ultimo, gli altri pazienti hanno finito" disse, e prosegui: "Il suo esame e’ un po’ lungo, ma ne vale la pena cosi’ poi sara’ certo dell’esito".Dicendo queste parole gli si era avvicinata, camminando e lasciando che le gambe spostassero i bordi del grembiule bianco. Si accorse che non portava le calze: veramente, l’aveva gia’ notato in precedenza, ma questo fatto, pur senza importanza, lo colpi’ di nuovo.Sedette accanto a lui, accavallando le gambe e lasciando che il grembiule scendesse ai lati, giro’ il viso verso di lui, sorrise, quasi con un tremito.Si alzo’ quasi subito, ando’ al telefono, compose un numero: "Sono Letizia, il dottor … ha tanto da fare? Ha qui un paziente ….".Avuta la risposta, gli disse: "Abbia ancora pazienza, … vedra’ che arriva non appena ha finito".Con una mano prese una penna, ma si vedeva che era un pretesto per spostare la mano verso il seno e toccarselo.Poi, cerco’ di infilare la mano nell’apertura, ma dovette slacciare uno dei bottoni per riuscirci. Con la mano, finse di toccarsi il ventre, per pochissimo, poi la ritiro’. Si muoveva quasi ansiosa, quasi insoddisfatta, come se volesse qualcosa, ma non lo potesse avere.Lui voleva tentare di farle una proposta, ma non oso’.Lei gli si avvicino’ e gli prese un polso, quasi per darsi un’aria professionale. Facendo questo si piego’ in avanti e pote’ intravedere sia il reggiseno dall’apertura del grembiule sia, nuovamente, la bellezza di quei seni.Lui la lascio’ fare. Poi lei gli passo’ una mano sul petto, all’altezza dei suoi capezzoli le dita di lei si serrarono attorno e senti’ le sue unghie, poi la mano scese, fino all’ombelico.Sperava che scendesse ancora, ma si fermo’ quando giunse a toccare la cintura dei pantaloni: la ritiro’ ritrosamente, arrossendo."Scusi", oso’, "mi puo’ passare la camicia, devo prendere una cosa nel taschino …".Lei ubbidi’ e gliela porse. Prese un biglietto da visita e fece per metterglielo nel taschino, ma, essendo in piedi, lei dovette piegarsi verso di lui.Non disse nulla e usci’. Quando il medico torno’, completo’ l’esame e gli disse di rivolgersi alla segretaria per sapere quando ritirare il referto.Si rivesti’ ed usci, dirigendosi al bancone.Lei lo vide, sorrise, gli disse quando poteva passare a ritirare il referto e gli diede un biglietto di promemoria.Prendendolo in mano, senti’ che i biglietti erano due, non disse nulla e li infilo’ nel taschino, sorrise e saluto’ con un arrivederci.In ascensore, volle dare uno sguardo al biglietto, lo incuriosiva il secondo: era un bigliettino con un nome "Letizia" ed il numero di un cellulare.Dopo le 5 provo’ a fare il numero, gli rispose una voce femminile, che riconobbe essere la sua, si presento’, tentando di dire: "… quello che questa mattina ha fatto l’esame ….", ma rispose subito: ".. si mi ricordo di lei …" e fu tutto piu’ facile.Le propose una cena, lei accetto’, concordarono l’ora e dove ritrovarsi.Ando’ all’appuntamento, lei giunse quasi puntuale.Prese la macchina ed andarono al ristorante.Parlarono del piu’ e del meno, molto del loro lavoro, specie lei.Finita la cena, lui propose di andare al cinema, ma lei rifiuto’ e fece una controproposta: "Perche’ non viene a casa mia, prendiamo un digestivo, sentiamo un po’ di musica e … poi tutti a nanna, domani devo essere in ospedale presto. Non posso fare tardi".Pur non aspettandosi quell’invito, gli giunse gradito e l’accetto’.La casa non era molto grande, un miniappartamento con cucina, bagno e un’unica camera.Appena entrati, lo fece accomodare in cucina, ma gli chiese "Vuole andare in bagno?" e, senza attendere risposta, lo prese delicatamente per una mano e l’accompagno’: cosi’ pote’ localizzare subito la posizione della camera. Del resto, l’appartamento era proprio piccolo, giusto per chi vive da solo.Anche se non era proprio cosi’ urgente uso’ il bagno, usci’ e si diresse verso la cucina: vuota.Senti’ la sua voce: "Vengo subito, … prenda una bottiglia … e’ in frigo".Torno’ subito, si era tolta il vestito indossato nella serata e adesso indossava una vestaglia da casa, di un tenue colore azzurrino, con i bordi ricamati in macrame’ bianco. Prese i bicchieri, li poggio’ sul tavolo e verso’ da bere, inchinandosi in avanti con un movimento che lasciava intravedere, in parte, la rotondita’ dei seni.Sedette accavallando le gambe, prese il bicchiere e sorseggio’, riponendo il bicchiere sul tavolo.Si alzo’ ed accese la radio, stavano facendo un programma di musica dance, prese a muoversi accennando a ballare al ritmo della musica.Ballando, la vestaglia lasciava uscire le gambe e la cintura, annodata in vita, a mala pena teneva chiuso l’indumento.Nella parte superiore, tendeva ad aprirsi, lasciando intravedere ancora di più i due seni.Lui si alzo’ e prese a tentare di ballare con lei, senza toccarla, senza avvicinarsele piu’ di tanto.Ma, alla fine, la prese tra le braccia, senza dire nulla.Lei lascio’ fare, appoggio’ la nuca sulla sua spalla e stettero un po’ cosi’ muovendosi lentamente, anche se la musica non era quella adatta ad un ballo lento.La strinse, senti’ il petto di lei spingere sul suo, senti’ che lei gli passava un braccio sulla schiena, che scendeva, fino alla giacca per risalire, poi, sotto la giacca, sulla camicia.Le mani di lui scesero lungo la schiena, prendendola ai fianchi, poi sempre piu’ in basso, sulle chiappe, delicatamente traendola a se’.Stettero un po’ cosi’ stretti, lei si divincolo’, lo prese per mano e lo guido’nell’altra stanza.Non accese la luce del soffitto, ma quella di un’abat jour sul comodino e si sedette sul letto, invitandolo, con un cenno, a fare altrettanto.Lo abbraccio’ nuovamente, cercando di sfilargli la giacca.Lui le rese agevole l’operazione, poi sciolse la cravatta e comincio’ a sbottonare la camicia: subito lei prese ad aiutarlo, con interesse, quasi con foga, seppure con estrema delicatezza.Quando la camicia fu del tutto aperta, con una mossa, lei allento’ la cintura della vestaglia.Lui lascio’ scivolare una mano nell’apertura della vestaglia, raggiungendo i seni, trovandoli senza l’ostacolo del reggiseno.A quel tocco, la senti’ reagire, partecipare, senti’ i capezzoli erigersi, indurirsi al contatto delle sue dita.La bacio’, sulla bocca e le loro lingue si cercarono reciprocamente, freneticamente, con ansia e desiderio.La mano di lei corse ai pantaloni, massaggio’ sulla stoffa il cazzo gia’ duro e pieno di voglia.Con le braccia, lui fece il modo che la vestaglia scivolasse sulle spalle della ragazza, che rimase a torso nudo.Lui si alzo’ e prese a togliersi i pantaloni, lei si distese e apri’ del tutto la vestaglia, ormai solo un drappo poggiato sul letto.Una volta spogliatosi, prese posto accanto a lei e comincio’ a baciarle i seni: la sentiva fremere e partecipare.Con una mano, la ragazza prese a massaggiarsi la fica, in un ditalino profondo, e lui l’aiuto’ intrecciando la sua mano con quella della ragazza.Senti’ che gli guidava le dita, fino a che gli guido’ un primo dito all’interno della fessura, gia’ in parte bagnata, quasi ad invitarlo ad infilare il dito nella fica, cosa che fece.Continuava a baciarle i seni, ruotando la lingua attorno ai capezzoli, attorno alle aureole, attorno alle coppe piene e sode, fino all’attaccatura, poi tornando nuovamente verso i capezzoli.Lentamente, lui sposto’ il suo corpo su di lei e avvicino’ il cazzo alla fica: senti’ la mano di lei che lo guidava nella direzione giusta e la penetro’, prima lentamente, poi sempre con maggiore decisione.La fica era calda e stretta, ma accogliente, sentiva ancora una volta la ragazza fremere: "Si dai … spingi, … fino in fondo … uhm, … si … dai …. che bello …..".La ragazza si divincolo’, sottraendosi per un momento alla penetrazione, ruoto’ il corpo ponendosi con la testa in vicinanza del cazzo e portando la fica all’altezza del viso e cominciarono un sessantanove stando sui fianchi.Lui ruotò il corpo ponendosi disteso sulla schiena e lei lo segui’ salendo su di lui, senza interrompere le leccate intense di quel sessantanove.Duro’ moltissimo, un tempo infinito.Lo lascio disteso, fece per alzarsi, sposto’ il bacino all’altezza del cazzo di lui e gli si pose sopra per uno smorzacandela.Lui prese il proprio cazzo in mano e lo tenne diritto, verso l’alto, finche’ non fu lei a prenderlo con le mani ed a dirigerselo nella fica.Una volta entrato, prese a muoversi in su’ ed in giu’ su quel cazzo.Lui le massaggiava i seni, poi scendeva sui fianchi, tornava sui seni, stringendoli forte, molto forte."Facciamolo alla pecorina" propose lei, togliendosi da quella posizione e assumendo quella piu’ adatta.Lui non se lo fece ripetere e si mise in posizione da poterla penetrare provenendo da dietro: ancora una volta lei guido’ il cazzo ad entrare nella sua fica.Lui la teneva per i fianchi, per le chiappe e si muoveva sempre piu’ velocemente dentrodi lei, ormai tutta bagnata.La senti’ sussultare, scuotersi, inarcarsi, gemere di piacere, e anche lui ormaisentiva la sborra uscirgli dalle palle, percorrere il cazzo.Estrasse il cazzo dalla fica e venne sussultando lasciando che la sborra si spargesse, con i suoi schizzi, in fiotti sulla schiena di lei.Un rivolo di sborra colava lungo il solco del culo: fu tentato di leccarlo, madesistette.Si distesero l’uno in fianco dell’altra, ansimando, ma con una sensazione di calma e di rilassatezza completa e piena.Lei sorrise: "E’ stato bellissimo …. grazie", disse.Dopo un po’, scatto’: "Oh … quanto e’ tardi … domani devo essere in ospedale molto presto …".Lui comprese, si rivestì, lei rimise la vestaglia, senza preoccuparsi di serrarla molto e l’accompagno’ alla porta: "Buona notte", sussurro’ e lo bacio’.Tornando a casa, lui pensava a quando doveva andare a ritirare il referto dell’esame clinico e che in quell’occasione l’avrebbe rivista.Il giorno prefissato per il ritiro dell’esito dell’esame, era ansioso, quasi piu’ perla possibilita’ di reincontrarla che per l’esito.Entro’, la vide seduta al suo posto, attese il suo turno.Quando tocco’ a lui, lo saluto’ con un sorriso cordiale, ma senza particolareconfidenza.Prese la busta chiusa, indirizzata al medico curante, e gliela consegno’, congedandolo come qualsiasi altro prima di lui, ma con estreme gentilezza.Noto’ che alla busta era attaccato, con una clip metallica, un foglietto ripiegato.Uscito, lesse il biglietto: una sola parola "chiamami" e niente altro.Gli venne la tentazione di chiamarla subito, ma penso’ che tenesse il cellulare spento in ospedale e che, comunque, non fosse il caso, cosi’ decise di rinviare la chiamata a piu’ tardi.Aperse la busta e controllo’ l’esito, scoprendo con soddisfazione che era positivo e che non doveva particolarmente preoccuparsi della propria salute.Si diresse dal medico curante, che consto’ l’esito positivo dell’esame clinico, gli diede alcuni suggerimenti e lo congedo’.Si diresse verso casa, fece una doccia, gli venne fame e mangio’ qualcosa: non lo faceva mai nel pomeriggio, ma quel giorno si sentiva diverso.Quando furono passate le cinque, la chiamo’ e lei rispose abbastanza sollecitamente.Lui propose di uscire a cena, lei rifiuto’ dicendo che non aveva voglia di uscire, ma preferiva che lui andasse da lei, avrebbero preparato qualcosa e cenato assieme, poi … chissa’, aggiunse con voce maliziosa.Aggiunse: "Se puoi, … vieni subito …. ora …".Lui la raggiunse, solo il tempo materiale per arrivare da lei.La trovo’ con addosso una T-shirt leggera, con la serigrafia di Bob Marley, ed una minigonna ampia, pieghettata, che continuava a muoversi come lei camminava o comunque si muoveva.La bacio’ sulla guancia e le chiese se potesse aiutarla in qualche cosa, nel preparare la cena.Non rispose, ma l’abbraccio’ e lo bacio’, questa volta nella bocca intrecciando la lingua con quella di lui.Lui ricambio’ l’abbraccio e il bacio, con le mani ne percorse il corpo, poi ne alzo’ la maglietta, passando le sue mani sulla sua schiena, avidamente.Una mano prese a scendere, le sollevo’ la minigonna, si infilo’ sotto la biancheria attorno alle sue chiappe, fino ad arrivare al solco del culo.Lei, con un gesto, si sfilo’ la maglietta e si inginocchio’, gli aperse i pantaloni,frugo’ ed estrasse il cazzo, prendendolo subito in bocca.Inizio’ un pompino fantastico, lungo, insistente, pieno di partecipazione.Ad un certo punto, lui la fece rialzare e le sollevo’ la minigonna, poi fece in modo da aprirne il gancio ed abbassarne la chiusura.Lei rimase con la biancheria, aveva addosso solo un perizoma blu elettrico, che le segnava alto la divisione delle chiappe.Davanti era una striscia sottile, da cui uscivano ciocche di peli biondi, che poco si notavano per il contrasto con il colore del perizoma: era fantastica.La fece girare per godersi tutta la visione di quel culo, cosi’ bene sottolineato dal perizoma."Lasciati guardare il culo" disse, aggiungendo: "mentre mi tolgo i pantaloni …".Lei accondiscese, anzi si piego’ leggermente in avanti, appoggiandosi con le mani sul tavolo della cucina, per mettere meglio in mostra quel suo meraviglioso culo. Era fantastico spogliarsi con quella visione di fronte, che non stava neppure ferma, ma si muoveva ondeggiando e ancheggiando, per rendere piu’ arrapante la visione.Una volta nudo, lui si inginocchio dietro a lei, la bacio’ sulle chiappe, poi infilo’una mano tra le gambe, giunse all’altezza della fica, scosto’ la striscia del perizoma e prese a toccarla, fin che non senti’ che era umida, molto umida.Ritrasse la mano e, lentamente, le sfilo’ l’indumento, fino alle cosce, poi fino alle caviglie.Lei lo assecondava, continuando a muovere il culo, ad ancheggiare, a roteare le chiappe. Torno’ con le mani sulle chiappe, le aperse per guastarsi la visione di quel culo, affondo’ il viso leccandola tutta, giungendo con la lingua sull’ano: lei sporgeva il culo all’indietro per facilitargli la leccata.Lui si rialzo’ e poggio la cappella su quelle chiappe e la senti’ vibrare, come scossa da una scarica elettrica.Con una mano guido’ il cazzo verso la fica, tra le gambe e lei si piego’ ancora di piu’, quasi mettendosi a novanta gradi: la penetro’ cosi’, da dietro ed in piedi.Stantuffava il suo cazzo nella fica, avanti ed indietro, ritmicamente, duro’ molto.Quando il cazzo le fuoriusci’ dalla fica, si giro’ e lo bacio’ ancora nella bocca, con passione.Si distolse da quel bacio e si incammino’ verso l’altra stanza, la camera.Lui si distese sul letto e comincio’ a baciarle i seni, ripresero la posizione del sessantanove, fino a che non la senti’ scuotersi, sciogliendosi in un orgasmo a fiotti, che gli colava sulla bocca, che scendeva a margini delle labbra, che raggiungeva il collo.Non smisero, ma continuarono fino a che non furono pieni di una sensazione di appagamento.Lei si alzo’: "Adesso, prepariamo qualcosa da mangiare", si giustifico’, alzandosi e lasciando la camera.La segui, erano entrambi nudi, ma non pensavano certo a rivestirsi e lei propose una spaghettata.Finche’ aspettavano che l’acqua bollisse, lui la baciava, prendendola da dietro, toccandole i seni.Talora, lei fingeva di volersene distaccare, ma rientrava nel gioco tra i due.Mangiarono nudi, uno davanti all’altro, ma era difficile perche’ la voglia di scopare dava la sensazione di un nodo alla gola.Finiti gli spaghetti, lui propose un caffe’, offrendosi di prepararlo.Lei gli indico’ dove trovare la caffettiera, il vaso del caffe’, lo zucchero e letazzine. Bevuto il caffe’, lo sguardo di lei era torbido, sembrava annebbiato.Poggio’ la tazzina, poi si alzo’ la porto’ nel lavabo, si giro’, lo guardo’ dritto negli occhi: "Lo voglio nel culo … subito". Sembro’ quasi un ordine, ma era un’invocazione.Si avvio’ verso il frigo, prese un pacchetto di burro e si diresse verso la camera. Si distese sul letto prona, ma subito si mise a carponi, porgendogli il pacchetto di burro.Lui lo prese, ne tolse un po’, lo spalmo’ sul culo, attorno e sopra l’ano, sentendolo fremere di voglia.Ne mise un po’ anche sulla cappella, sulla punta del cazzo, attorno al glande, lungo l’asta.Comincio’ ad appoggiare il cazzo su quel culo, su quell’ano palpitante, in attesa, senti’ resistenza, ma spinse, dolcemente: non fu facile penetrare nell’ano, il suo cazzo era durissimo, pieno di voglia, ma, alla fine, entro’.La ragazza gemette, si lascio’ andare ad un piccolo urlo: "Piano, fai piano, mi fa male, … un po’ … spingi .. piano" e, intanto si muoveva con il culo per favorirlo.Quando il cazzo fu tutto dentro, inizio’ a muoversi a scoparla con ritmo e, a mano a mano, che sentiva come il dolore si trasformasse in godimento, accelerava."Uh, … si … ancora … spingi … uhm ….. che bello …. dai, … ancora!",gemeva sconvolta dalla voglia, dal piacere, dalla lussuria."Piano, altrimenti …vengo subito" consigliava lui, ma per tutta risposta leicontinuava a dimenarsi attorno al cazzo.Sentiva il culo caldo stringersi, pulsare attorno al cazzo, ma continuava astantuffarla con decisione."Sborrami nel culo … ti prego, si voglio che mi riempia tutta … sborra, vieni …non preoccuparti", cosi’ lui si lascio’ andare e scuotendosi tutto venne convulsamente, a fiotti, piu’ volte.Si accasciarono affiancati."E’ stato bellissimo, sei bravo …."Preso fiato, lei si sedette ai bordi del letto, prese una sigaretta e l’accese."Adesso ti ci vorra’ un po’ …", commento’ quasi parlando a se’ stessa, poi aggiunse: "Aspetta, un attimo …." e prese il cellulare e formo’ un numero: "Sono Letizia, vuoi venire da me?", non disse altro, riattacco’. La risposta doveva essere stata brevissima.Senza guardarlo: "Ho chiamato una mia amica … adesso viene … e’ gia’ pronta: aspettava che la chiamassi".Lui non se l’aspettava, era una sorpresa piacevole e non avrebbe mai pensato a questo, o almeno non aveva prima elementi per pensare che potesse accadere.Aggiunse: "Abita qui vicino, vedrai che non tardera’", fece una pausa e continuo’:"Spero che ti piacera’, siamo molto … amiche, intime … intendo dire … molto intime …. e poi, anche lei non si tiene gli uomini tutti per se’ ….".Poi assumendo un atteggiamento quasi serio e questa volta guardandolo: "Se sei bravo … e, soprattutto, discreto, vedrai che potremmo trovare molte occasioni di stare assieme … non certo da soli …."Non passo’ molto tempo che il campanello suono’, lei si alzo ed ando’ ad aprire nuda, senza rivestirsi, ma rimanendo dietro alla porta in modo da non essere vista dalle scale. Entro’ una ragazza mora, con i capelli lunghi e lisci, piu’ o meno della stessa eta’. Portava una camicetta, sopra ad una gonna a portafoglio, che come camminava lasciava intravedere un tratto di gamba.Lui era li’ nudo disteso sul letto e non sapeva che fare, lei sorrise, luiistintivamente porto’ le mani sul pube, quasi con un gesto di verecondia.Letizia la presento’: "Questa e’ Manuela, la mia amica …" poi rivolgendosi all’amica: "Mettiti comoda, ti stavo aspettando … con impazienza … ti stavamo aspettando …".Manuela sorrise nuovamente e prese a slacciarsi i bottoni della camicetta, lentamente, muovendo il corpo che si leggeva sodo e meraviglioso, sembrava volesse imitare uno strip-tease.Letizia sedette sul letto e scosto’ la mano dal pube di lui, in modo che si vedesse, che anche l’amica lo vedesse: lo impugno’ e comincio’ a muoversi in una sega lenta, esasperatamente lenta.Lui non distoglieva lo sguardo dalla nuova arrivata, lo spogliarello e la sega fecero si’ che il cazzo ritornasse duro, decisamente duro.Toltasi la camicetta, rimanendo con il reggiseno e la gonna, l’amica fece peravvicinarsi al letto, ma Letizia la fermo’: "Mettiti piu’ comoda ….", cosi’ che silibero’ anche della gonna. Portava della calce autoreggenti, il cui colore si sposava con eleganza con labiancheria intima che indossava e anche lei aveva un perizoma molto simile a quello che prima portava Letizia, anche se di colore diverso.Lui aveva sempre apprezzato le calze autoreggenti e il cazzo reagi’ con un sussulto. Slaccio’ il reggiseno, lo tolse, sfilo’ il perizoma e si giro’ per riporlo ordinatamente con gli altri indumenti.Aveva un culo fantastico, forse un po’ piu’ pieno dell’amica e, anche a questa visione, il cazzo reagi’ con un sussulto, che Letizia noto’ ed apprezzo’: "Ti piace … eh?", disse, rispondendo ai fremiti del cazzo serrando la mano che lo stava smanettando.Manuela non tolse la calze, ma si slancio’ verso la fica dell’amica con il viso,l’affondo’ e comincio’ a leccarla con gusto, con intensita’, con inestinguibile lussuria.Dopo un po’ porto’ il corpo in posizione tale che lui potesse leccarle la fica,spingendo il pube verso la bocca di lui, che prese subito a slinguazzarla.Era un triangolo d’amore, pieno di voglia, di piacere, carico di sensazioni.Letizia lascio’ la presa sul cazzo, si pose per fare un sessantanove con l’amica, scostandolo.Per un momento si senti’ tagliato fuori, ma subito prese a leccare il culo alla nuova venuta, le allargo’ le chiappe per giungere in profondita’, verso l’ano e lei reagiva bene cercando di facilitargli il compito, senza distogliersi dal sessantanove in cui era impegnata."Mettimelo in fica …" sembro’ implorare Manuela "lo voglio da dietro, strusciami il tuo cazzo sul perineo e poi in fica …".Letizia si scosto’ per consentire che lui la prendesse come l’amica voleva e lui entro’ da dietro, posto su un fianco e anche Manuela si era girata in quella posizione.La padrona di casa prese posto dietro a lui, gli allargo’ le chiappe e prese a baciarlo nel solco del culo.La sua lingua cercava di avvicinarsi all’ano, al perineo, ai coglioni e poi di entrare nell’ano.Ma, dopo un po’, sostitui’ la lingua con un dito, cominciando a solleticare l’ano, di tanto in tanto spingendo, fino a che riusci’ a farsi largo ed entrare con il dito nel culo di lui.Non si aspettava questo trattamento, reagi’ stringendo e, contemporaneamente, accelerando il ritmo della penetrazione nella fica: ogni volta che si muoveva sentiva il dito andare sempre più a fondo, ma senti’ anche che cercava di non usare piu’ un solo dito, ma due: fremette, strinse, ma le due dita di Letizia entrarono in culo, per la decisione della ragazza.Provava una sensazione nuova, ancora piu’ nuova ed intensa di quando il dito nel culo erano uno solo e si accorse che non gli dispiaceva.Manuela fece cenno di voler cambiare posizione, lo fece distendere sulla schiena e si sedette sul suo cazzo, guidandolo dentro alla fica con la mano.Lui poteva toccare, stringere i seni, sentiva il cazzo dentro a quella guaina di carne, stretta, calda, ma contemporaneamente accogliente: era un massaggio estasiante. Manuela fece in modo da piegarsi all’indietro, appoggiandosi con le braccia sul letto, cosi’ che Letizia pote’ mettersi tra i due con la testa e leccare la fica dell’amica,che si piegava sempre piu’ indietro per unire il cazzo in fica alle leccate dell’amica."Fammi leccare le palle …" mormoro’ Manuela, liberandosi dalla posizione in cui si trovava.Lui aperse le game e lascio’ fare, la ragazza non solo lo leccava, ma gli strinse il cazzo in mano, accennando a fargli una sega. L’amica le si pose alle spalle, leccando il culo all’amica e, forse, facendole lostesso trattamento con le dita nel culo che prima aveva riservato a lui, cosi’ che Manuela fremeva con scuotimenti intensi.Smisero per un po’, si distesero sul letto, lui nel mezzo e le ragazze ai lati, ma Letizia con la testa verso il cazzo e l’altra all’altezza della testa di lui.Ripresero fiato, Manuela prese a baciarlo, con un bacio intenso, carico di desiderio.Letizia, alzando appena la testa, interloqui’: "Mi ha fatto il culo …, prima … e’bravo ….". Manuela sembro’ eccitarsi a quella notizia e il bacio prosegui’ con maggiore foga da parte sua, poi, scostandosi un poco, gli sussurro’ nelll’orecchio: "E non me lo dici? Mi lasci senza il tuo cazzo …?".Fece una pausa e prosegui’: "Lo metteresti nel culo anche a me?".Anche se sussurrava, l’amica la poteva sentire distintamente, tanto che intervenne: "Si dai … falle il culo … Se glielo metti nel culo, prometto che ti lecco le palle … e se vuoi … ti presto le mie dita …"Lui accetto’ e Manuela si pose a carponi, lui le si pose dietro per metterglielo nel culo, appoggio’ il cazzo all’ano di lei, che fece resistenza.Aveva dimenticato il burro, ma spinse finche’ il cazzo entro’ in quel culo meraviglioso.Sentiva l’amica che gli leccava le palle, che gli toccava l’ano, che prima tentava di entrare con due dita, direttamente, poi ci riusciva.All’improvviso senti’ che si era distaccata, sembrava alzatasi anche dal letto,percepi’ che stava rovistando in un cassetto, poi il silenzio.Duro’ pochissimo, udi’ il rumore leggero di un motorino elettrico, percepi’ qualcosa di metallico, freddo ma frusciante la dove prima Letizia gli aveva messo le dita: un vibratore!Non ebbe il tempo di pensarci, che senti’ spingere, era duro, freddo, molto piu’ ingombrante delle dita, senti’ un dolore acuto nel culo, non riusci’ a dire nulla, se non a moltiplicare i suoi movimenti a stantuffo nel culo di Manuela, e, intanto, il vibratore entrava dentro di lui, gli faceva male, un male strano, muscolare, ma anche mescolato ad una sensazione nuovissima di piacere, che gli faceva venire i brividi. Non gli era mai accaduto di inculare ed essere inculato.Tuttavia, era bello, era bello farlo con quelle due, non se l’aspettava un triangolo di quel tipo.Venne nuovamente lasciando scaricare la sua sborra, meno copiosa di prima, nel culo, con sussulti, con scatti violenti ad ogni fiotto.Rabbrividi’, poi si rilassarono tutti e tre.Letizia si alzo’ per prima, ando’ in cucina e torno’ con un bicchiere di latte freddo in mano, sedette sul letto e bevve alcuni sorsi.Con il bicchiere in mano, gli chiese se ne volesse e senza attendere risposta ne verso’, per altro pochissimo, solo alcune gocce sul pube dell’amica, in modo che lui potesse bere li’ il latte, cosa che fece senza farsi pregare.Il suo cazzo era moscio, rimpiccolito, quasi irriconoscibile rispetto a prima."Vedi" disse, fin tanto che’ succhiava quelle gocce di latte versate sulla fica dell’amica "Anche se la casa e’ piccola, qualche amica mi viene a trovare … di tanto in tanto, … e anche qualche amico … potremmo trovarci assieme, una di queste sere …. se ti va …." ed aggiunse: "Ma … niente trattamenti particolari … tutto per tutti, equamente ….".Gli stava proponendo un’orgia e decise che vi avrebbe partecipato, cosi’ le lascio’ i suoi recapiti telefonici, prima di uscire.Manuela disse che sarebbe rimasta ancora un po’.
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