Chi l’avrebbe mai detto! La mia prima esperienza saffica la ebbi proprio in facoltà, tempio del sapere e dello studio. Ero al quarto anno di architettura e stavo da tempo preparando l’esame di storia dell’architettura contemporanea, un vero incubo fatto di nomi, edifici, stili e pensieri; uno di quegli esami veramente monumentali. Ero lì in aula studio e si sedette vicino a me Sara, una ragazza carina e molto semplice, un tipo acqua e sapone con la quale avevo in precedenza già preparato alcuni esami. Dopo una mezz’oretta ci prendemmo una pausa e in quel momento le elencai tutte le mie paure e i miei dubbi sull’esame. Lei stette ad ascoltarmi e mi disse:”vedrai che anche stavolta lo passi, nonostante le paure”, “eh già, però stavolta sarà veramente dura, ma tu come hai fatto?”, lei allora mi piantò due occhi dritti nei miei e iniziò a raccontarmi “vedi, la Maggiora (la prof.) abita nel palazzo di fronte al mio appartamento e quindi vedo tutti i suoi movimenti… devi sapere ch! e è lesbica…” risi, poi le chiesi “e allora? L’hai ricattata?” “No… a dire il vero me la sono fatta!”. Non seppi cosa dire… rimasi letteralmente senza parole. Tornando in aula il mio silenzio imbarazzato era evidente e quindi mi spiegò “vedi, io, come sai, sono felicemente fidanzata, non ti nascondo però che ho avuto alcune esperienze omosessuali con la mia amichetta delle medie; avvenne in maniera molto naturale e senza sensi di peccato, fu molto bello ma non continuai per vari motivi.” Ora ero veramente incuriosita. “E come hai adescato la Maggiora?” “Beh vedi, un giorno di pioggia, mentre lei stava rientrando a casa ho finto una storta proprio di fronte al suo portone. Mi invitò a salire per dare un’occhiata alla caviglia… la maglietta era molto bagnata e casualmente non portavo il reggiseno. Iniziò a massaggiarmi la caviglia ma vedevo ogni tanto che mi guardava sotto la gonna, e non lo nascondeva neppure. I massaggi cominciavano a salire e il mio respiro a farsi sempre più forte… guardandola negli occhi iniziai a togliermi la maglietta, la gonna, le mutandine e rimasi nuda di fronte a lei. Sai, è anche un po’ feticista, iniziò a leccarmi i piedi e io le infilai le dita a una a una nella bocca, me le ha ripassate per benino mugugnando molto. La presi per i capelli e la ‘accompagnai’ sempre più su, devo dire che mi ha leccata proprio tutta fino a quando non ha raggiunto la passerina, lì si è veramente concentrata sul clitoride con la lingua mentre contemporaneamente mi ha penetrata prima con un dito, poi due, poi tre e mi fatto godere moltissimo, le ho letteralmente lavato la faccia con i miei umori”. Il mio sguardo stranito la fece ridere “lo so che non lo concepisci… mi spiace, se vuoi interrompo il racconto”. In quel momento mi accorsi di avere le mutandine bagnate e arrossii, “Abbi pazienza, non me lo aspettavo, tutto lì. D’altronde non sono una verginella…” le dissi con convinzione. Riprendemmo a studiare anche se, devo ammetterlo,la mia testa non era proprio molto concentrata. Per tutta la sera l’immagine di Sara nuda mi rimase come incollata alla retina. “Sono etero” continuavo a dirmi, però il mio inconscio stava lavorando, e molto anche! Per un paio di giorni non mi recai in facoltà, solo studio e un po’ di cibo! Che esame! Sara mi telefonò la sera: “dai che domani c’è la conferenza di urbanistica, ti tengo il posto in aula 10. Mi preparai per benino: una bella rasata completa e un completino da sballo. “Perché lo stai facendo?” chiesi all’immagine dello specchio… ma non osai darmi una risposta! Ci trovammo in aula 10, la conferenza era un po’ noiosetta e dopo mezz’ora stavamo già chiacchierando con discrezione. Non me ne accorsi, ma mentre parlavamo posai la mano sulla coscia di Sara, lei mi guardò divertita e io arrossii nuovamente; in quel preciso istante però mi accorsi di essere eccitata. Finita la conferenza era già buio e la facoltà praticamente deserta. Dovevo andare assolutamente in bagno a fare pipì ma gli unici puliti erano nell’ altra ala, praticamente tutte le luci erano già spente. Sara mi accompagnò nei bagni, mentre camminavamo mi prese per mano, presi allora la mano e me la passai sul seno già molto eccitato. Senza dire nulla continuammo fino ai servizi, entrammo, la luce interna di entrambi i bagni era spenta e non c’era possibilità di accenderla, allora Sara mi disse “tieni la porta aperta, io intanto guardo che non arrivi nessuno”. Alzai la gonna, abbassai le mutandine, lo sguardo di Sara mi stava letteralmente bruciando la pelle, mi guardò per tutta la durata della pipì e con non chalance mi domandò se volevo un fazzolettino. Annuii, prese un fazzolettino, lo svolse e iniziò ad asciugarmi guardandomi negli occhi. Io ero lì, a gambe aperte e lei mi asciugava con cura la figa. Ci baciammo teneramente e mi accorsi che non teneva più in mano nulla, ma la sua mano continuava a fregarmi le grandi labbra. Ero eccitatissima e colavo il mio piacere, mi spogliò tutta e con voluttà iniziò a leccarmi. Prima i seni, poi il ventre e, finalmente, la passera! Che goduta! Nell’orgasmo le spinsi il più possibile la testa verso di me. “E’ stato fantastico” dissi alla fine, “ora però toccherebbe a me”; mi inginocchiai di fronte a lei, avevo il suo pube a un paio di centimetri dalla faccia, ne sentivo l’odore e ne ero inebriata. Lentamente mi avvicinai, appoggiai il naso nei suoi peli e lo riempii della sua fragranza. A quel punto iniziai con la lingua a saggiarla, tutto intorno. “Così mi farai morire di voglia” disse con voce un po’ roca. Allora affondai decisamente la lingua nelle grandi labbra e iniziai con grande godimento a leccargliela, senza ritegno. Ho provato un piacere unico. L’uccello ti riempie la bocca, la figa invece la devi riempire tu! Venne, leccai e ingoiai tutto con gusto. Era molto conturbante: io nuda in ginocchio e lei ancora mezza vestita, con gli occhi chiusi. “Voltati” le dissi con fermezza. Lo fece e mi ritrovai il suo culo proprio di fronte alla faccia. “Ti piace?” mi chiese languidamente, per tutta risposta iniziai a leccare una chiappa, poi l’altra, poi mi spostai nel solco. “A questo punto” mi dissi “il tutto per tutto!” aprii con decisione le natiche, vidi un fantastico buchino che si ritraeva con spasimi, passai la lingua tutto intorno e infine ve la infilai con foga e con il massimo gusto, “sei fantastica, mai nessuno mi ha mai leccata lì”; mi sentii grande per questo, continuai fino a quando non riuscii ad allargarlo con la forza della lingua e Sara con un dito tutto dentro la figa raggiunse nuovamente l’orgasmo. Si riprese, ormai eravamo entrambe nude, mi voltò con decisione, mi mise carponi e mi restituì il servizietto; fu bellissimo! Anche io non avevo mai avuto il piacere di una lingua dentro il culo; ad un certo punto ci mise l’intero dito medio e io mi morsicai le labbra per non urlare. Subito provai un gran bruciore, a poco a poco però iniziai a sentire un gran godimento anche lì! Per non sbagliare mi infilò anche un paio di dita nella fighetta e a quel punto non capii più nulla! Mentre uscivamo una guardia un po’ stranita ci chiese se fosse tutto a posto, “Certo!” risposi, “meglio non potrebbe andare!”. “Sei una troietta” mi disse Sara “e per questo mi piaci da morire!” La settimana successiva andai direttamente nell’ufficio della Maggiora per chiedere delucidazioni su un suo intervento a favore di Gaudì in una nota rivista del settore. Mi misi seduta e accavallai le gambe in una maniera che le suore delle scuole elementari non avrebbero certo approvato. La vidi molto interessata, soprattutto alle giarrettiere e al perizoma nero semitrasparente che avevo acquistato insieme a Sara per l’occasione. Come per caso finimmo a parlare di una annotazione che Sara fece durante il corso e a quel punto la Maggiora mangiò la foglia. Iniziò a fissare i miei piedi e a deglutire vistosamente. Io sorrisi e mi avvicinai con la sedia. Le presi la testa fra le mani e con decisione la abbassai verso le gambe. Iniziò a leccarmi i collant e a scendere verso i piedi. Mi leccò devotamente le scarpe e poi, presa dall’ansia, tolsi le scarpe e iniziai a farmi leccare i piedi; tolsi la calza e iniziai a inserirle le dita nella bocca, con forza. Scoprivo in quel momento un piacere inaspettato nel sottomettere una donna. Finito con i piedi le permisi di salire pian piano verso l’alto; le misi la testa direttamente sotto la gonna in maniera che fosse in difficoltà con la respirazione, e inizialmente le permisi di leccare solo le mutandine. Solo quando queste furono completamente bagnate poté passare direttamente alla figa. Devo dire che era molto brava, mi fece provare una vertigine continua che sfociò in un gran bell’orgasmo. Le feci levare il tailleur grigio e rimanere in mutandine e reggiseno, aveva un seno enorme e ben fatto. Iniziai a strizzarle un po’ i capezzoli fino a quando non fece una smorfia di dolore. Mi accorsi che stava colando dalle mutandine e sorrisi. Stava godendo come una pazza! Presi un bastone di una scopa lì dimenticata, glielo mostrai con uno sguardo un po’ acceso; lei deglutì ancora una volta e si sdraiò sulla scrivania in attesa. Glielo feci leccare un po’, poi lo accostai alla figa e la penetrai con forza. Divaricò la schiena e poi si portò le gambe verso il petto, la costrinsi a leccare prima una sua tetta, poi l’altra, poi presi il suo piede e glielo accostai alla bocca. Lo leccò tutto mentre veniva. La costrinsi a carponi sul pavimento, un po’ preoccupata mi domandò “Cosa vuoi farmi?”, senza neppure una parola le infilai il bastone direttamente nel culo fino a quando non sentii un po’ di resistenza, fece un piccolo urlo ma niente di più. Andai dentro e fuori fino a quando il bastone non fu ricoperto di una bianca spuma. Godette almeno ancora una volta e alla fine si riversò sul pavimento. Iniziai allora a possederla con le dita del piede. Iniziai con l’alluce, dentro e fuori fino a quando non fu completamente bagnato e poi cercai di infilarvi tutto il piede! Godette molto anche perché la divaricai piuttosto dolorosamente. Vidi un bicchiere e le dissi “Sai, l’altro giorno Sara mi ha asciugato la figa con un fazzolettino dopo avere pisciato, il problema è che ora non ci sono fazzolettini…” presi il bicchiere e vi pisciai dentro, la Maggiora mi guardava con gli occhi sgranati, io lì accucciata che riempivo tre quarti del bicchiere, poi la guardai, lei si mise sotto e mi asciugò tutta con la lingua! Alla fine, seduta in terra, accostò il bicchiere alle labbra e iniziò a bere con fatica un liquore che mai si sarebbe immaginata! L’esame comunque è andato bene! Meno male!
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