Erano fermi da un’ora e mezza a mezza costa, sull’altro versante della collina, quando Tony propose di fumare una sigaretta.Duke trasse di tasca il pacchetto che aveva tolto al dottor Parodi e fumarono, acquattati dietro i cespugli, badando a riparare con la mano la brace della sigaretta. – Fa maledettamente freddo, – si lamentò Josè, stringendosi nella giacca del dottore. – Hai paura che ti si congeli il cazzo? – ridacchiò Tony. – E’ l’unico organo caldo del mio corpo, – replicò Josè. – Certo che se avessi a disposizione la dottoressa, ora, ci scalderemmo entrambi. Cristo, a pensarci me ne riviene voglia. Che bella fica! – – Duke, dove pensi che ci stiano cercando, adesso? – chiese Fred. – Mmmm… Penso a sud, – rispose Duke. – Sino a che il doc e la ragazza non saranno scoperti suppongo che saremo al sicuro. All’alba scenderemo il versante sino alla strada e, se siamo fortunati, dovremmo riuscire a bloccare qualche camion che va verso il confine. – – Se prima non sarò morto assiderato, – borbottò Josè, rabbrividendo. – Preferisci i poliziotti alle calcagna e con i cani? – replicò Duke. – No maledizione! Quelle bestiacce ti fiutano a un miglio di distanza! – esclamò Josè e, una frazione di secondo dopo, udirono abbaiare un cane, vicinissimo. Josè scattò in piedi come una molla, imitato dagli altri. – Maledizione! Ci hanno beccati! – ringhiò. – Taci stupido! Non è un cane lupo! – gli intimò rabbiosamente Tony.Il cane abbaiò ancora. Non era vicinissimo come era parso quando l’avevano udito per la prima volta, ma sembrava si stesse avvicinando. Tesero l’orecchio. In effetti non era il latrare dei cani lupo, basso e rabbioso. L’animale abbaiava quasi festosamente e, dopo poco, poterono udirne la corsa affannosa tra i cespugli. Udirono anche, ben distinto nel silenzio della notte, un fischio che si ripetè più volte, seguito dall’abbaiare del cane ancora più vicino. – Che facciamo, Duke? – chiese Tony con calma. – Lasciamo che ci venga addosso e lo strangoliamo? – – Non è il cane che mi preoccupa ma il padrone, – rispose Duke. – Probabilmente è un cacciatore di frodo e, in questo caso, avrà un fucile. – – Allora prendiamo l’uomo e il suo fucile, – ghignò Fred, tirando fuori dal taschino il cucchiaio dal manico affilato. – – Zitti! – mormorò Duke. Udirono ancora una volta l’uomo chiamare il cane: – Red!… Red! Maledetto bastardo! – L’istante dopo il cane balzava fuori da una macchia, gettandosi addosso a Josè scodinzolando e uggiolando felice. – Che mi venga un colpo! – esclamò Tony sottovoce. – Forse è una femmina ed ha sentito da lontano che sei in calore! -Il cane, un setter irlandese, non la smetteva di saltare addosso a Josè e tentava di leccargli le mani con cui Josè lo respingeva. – Tienilo quieto, stupido! – ordinò Duke a bassa voce. – Accarezzalo! -Josè ubbidì esitante e l’animale balzò a leccargli la faccia prima che lui potesse ritrarsi. Nel buio si udì il ridacchiare di Tony. Dal basso venne ancora il fischio a richiamare il cane indisciplinato. – Sembra che il padrone non voglia salire a cercarlo, – disse Duke, riflettendo. – Non se ne andrà senza il cane, – replicò Tony. – E’ un cane da caccia, crederà che abbia scovato qualcosa. Vedrai che sale a cercarlo. -Come a conferma delle sue parole si udì ancora il fischio, stavolta più vicino. Ebbero l’impressione che l’uomo stesse effettivamente salendo l’erta della collina. – Tu, Josè, – disse Duke, – scendi incontro all’uomo e tirati dietro il cane. Sei l’unico vestito in modo da non destar sospetti. Gli dici che ti sei perduto, raccontagli una balla qualsiasi. Mentre scendi cerca di fare più rumore possibile, intesi? Fred e Tony scenderanno sulla tua sinistra, io sulla tua destra. Cercheremo di prenderlo, ma tu non usare il cucchiaio, Fred. Ci siamo capiti? Non usarlo. – – E che facciamo quando abbiamo preso l’uomo? – chiese Tony. – Mah! Può darsi che ci sia qualche capanno da caccia da queste parti, – spiegò Duke. – In questo caso potremmo passarci la notte. – – Okay, Duke ha ragione, io ci sto, – si affrettò a dire Josè che preferiva battersi con lo sconosciuto, magari a costo di beccarsi una fucilata, piuttosto che passare la notte all’addiaccio con quella temperatura che sfiorava lo zero. – Vai allora, – disse Duke e Josè si avviò chiamando il cane che immediatamente gli si mise alle calcagna felicissimo e irruente. Contemporaneamente Duke si mise a scendere sul lato destro mentre Fred e Tony facevano altrettanto sulla sinistra. – Ehi, lassù! Chi è? – gridò una voce d’uomo, più in basso. – Mi sono sperduto, signore! – urlò di rimando Josè . – Sto scendendo! – – Chi sei? – replicò l’altro sospettoso. – Mi chiamo Pardi, signore!, Mi sono sperduto sulla collina! – gridò Josè continuando a scendere. Sapeva che la voce dell’uomo avrebbe guidato i suoi amici e sperò che la radio non avesse già dato notizia dell’evasione. – Sto venendo giù dritto, signore! C’è qualche burrone? – – Sta attento dove metti i piedi, ci sono dei fossi, – replicò l’altro. – Dov’è il mio cane? – – E’ con me, signore! Grazie al cielo mi ha trovato, altrimenti sarei morto congelato prima di ritrovar la strada! -All’improvviso Josè si ritrovò in uno spiazzo pianeggiante e l’ombra dell’uomo stava ad un paio di metri da lui. – Non muoverti! Fermo dove sei, voglio guardarti in faccia! – avvertì l’uomo. Un attimo dopo la luce di una torcia elettrica colpì in pieno volto Josè che si immobilizzò. – Buona sera, signore, – tentò accattivante, strizzando gli occhi. – Da dove vieni? Cos’è sta storia che ti sei perduto? – indagò l’altro e, come Josè mosse un passo in avanti, tentando di sottrarsi al raggio luminoso, avvertì minaccioso: – Non muoverti, bada che ho un fucile! Rispondi. Da dove vieni? – – Scusi, può abbassare quella luce? Mi sta accecando! — rispose Josè. – Prima rispondi alle domande, ragazzo e non cercare di fare il furbo se non vuoi beccarti una fucilata. Non hai l’accento di queste parti. -Dal suo tono, Josè capì che non aveva bevuto la sua storia. Con la coda dell’occhio vide un’ombra muoversi sulla sinistra dell’uomo, ma anche costui la vide e la luce si puntò in direzione dell’ombra. Josè mosse un rapido passo in avanti e, in quell’istante, alle spalle dell’uomo apparve Duke che gli passò un braccio intorno al collo e strinse. – Non muoverti, lascia cadere il fucile o ti spezzo il collo! – minacciò Duke. Contemporaneamente balzarono avanti Fred, Tony e lo stesso Josè. L’uomo fu disarmato e gettato a terra, faccia in giù. Disorientato, Red abbaiò e andò a scodinzolare fra le gambe di Josè. – Chi siete? Che volete da me? – grugnì l’uomo steso a terra. – Niente di niente, per il momento, – rispose Duke. – Però, se ci dai fastidi, ti facciamo fuori senza pensarci due volte. Sei avvertito. Josè, cerca quella lampada e tu, Tony, perquisiscilo. -Josè trovò la torcia elettrica e la puntò bassa sul corpo dell’uomo. Tony lo perquisì sveltamente, con mani esperte. Dalle tasche della giacca da caccia spuntarono una mezza dozzina di cartucce, un coltello a serramanico e un pacchetto di sigarette. Dalla tasca posteriore dei calzoni estrasse il portafogli con i documenti e ventimila lire. – Come ti chiami? – chiese Duke, osservando la tessera dell’uomo. – Michele Valli, c’è scritto lì, – borbottò l’uomo. – Dov’è la tua fattoria? – – Abito in città, niente fattorie. – – Qui c’è scritto che fai l’agricoltore, – replicò Duke. – Cerca di non fare il furbo, amico. Non abbiamo tempo nè pazienza. – – Infatti non ne abbiamo e sarà meglio che lui lo capisca subito! – ringhiò Fred e colpì l’uomo alla testa con un calcio. – Abito in città, – insisté Valli cupamente. – Sono venuto qui a caccia di caprioli, di frodo. – – Col fucile da caccia caricato a pallini? – ghignò Duke. – Ho messo delle trappole, – rispose Valli. – Posso alzarmi? – – Dopo. E l’hai preso il capriolo? – Insistette Duke. – No! Ancora non sono riuscito a prendere un accidenti. Sentite non so chi siete, da dove venite e che intenzioni avete. Non mi interessa e non voglio saperlo. Voi andate per la vostra strada e io per la mia. Okay? – – Dimmi Valli, dov’è la tua auto? – chiese Duke, calmo. – Quale auto? – chiese l’altro. – Non ho auto. Sono venuto a piedi. – – E ti portavi il capriolo in spalla fino in città, a piedi? – esplose improvvisamente Duke. Sferrò un violento calcio al costato dell’uomo ai suoi piedi e ruggì: – Ci prendi per scemi, uomo? Datti da fare con lui Fred! Sgozzalo o tagliagli i coglioni, fa come ti pare purchè ti sbrighi. – – Mmmmh! Che meraviglioso ordine, capo! – Fred si chinò sull’uomo e tirò fuori il cucchiaio dal manico affilato. L’uomo sbarrò gli occhi e vide il luccichio della lama affilata come un rasoio alla luce della torcia elettrica. – Va bene, basta così! – esclamò terrorizzato. – Dove abiti, Valli? Dov’è la tua fattoria? – lo interrogò Duke. – Non molto lontana… – ansimò Valli che non riusciva a staccare gli occhi dal manico affilato del cucchiaio. – Quanto tempo, a piedi? – insisté Duke. – Dieci minuti, un quarto d’ora, – sospirò l’uomo. – Chi abita con te? – Mia moglie e mia cognata. – – Nessun altro? – – No, lo giuro! – – Okay, andiamo. – concluse Duke. Nella grande stanza a piano terra la stufa irradiava calore. Erano seduti a tavola e le due donne li servivano. Legato mani e piedi ad una sedia Valli li guardava cupo. – Come ti chiami, bellezza? – chiese Tony alla donna bionda che se ne stava in piedi accanto al tavolo. – Eva, – rispose lei. – Il tuo stufato è ottimo, – disse Tony, – e tu sei una bella donna. Com’è che hai sposato quello stupido bue? -La donna non rispose e Tony ridacchiò: – Sei prudente vero? Scommetto che ti tratta male. Vuoi che gli dia una lezione a nome tuo? No? Okay. Posso avere ancora stufato? -Senza parlare la donna lo servì e si tirò indietro. – E tu come ti chiami? – chiese Tony alla ragazza che stava all’altro capo del tavolo, anche lei in piedi. – Linda, – rispose la ragazza. – Sei carina, Linda. – – Ehi, latin lover, ti devi decidere, sai? – bonfonchiò Josè con la bocca piena. – O l’una o l’altra, non è giusto che te le faccia entrambe. Allora chi scegli? -Sorridendo compiaciuto Tony esaminò le due donne. Eva Valli era sui trentacinque, ben fatta, gambe lunghe, vita stretta che metteva in risalto la rotondità del bacino. Aveva un bel seno sodo. La ragazza, Linda, era sua sorella e non poteva avere più di vent’anni. Bionda anche lei, carina, snella, dai seni alti che ballonzolavano mentre la ragazza si muoveva. Tony era certo che non portasse reggipetto. Però preferiva Eva. – Se dovessi scegliere, – finì per dire, – sceglierei Eva. Mi sa che a letto rende di più. Oppure mi sbaglio? -Nessuna delle due donne rispose, ma Eva arrossì. – Hai sentito, fighetta? – ghignò Josè rivolto a Linda, – Tony ti scarica, perciò, automaticamente, passi a me dopo essere stata con Duke. – – Non potreste lasciarci in pace? – chiese Eva rivolgendosi a Duke. – Mica vi mordiamo, – rispose lui continuando a mangiare. Eva gli piaceva, ammirava la sua calma in quel frangente.- Accendi il televisore, ora, – le ordinò.Eva andè a pigiare sul tasto del televisore e rimase accanto all’apparecchio. Il cinescopio si illuminò e sullo schermo apparve la faccia di Ajello, la guardia, con la testa fasciata. – …… e sono pericolosi delinquenti, sanguinari, pericolosissimi, – disse Ajello e la sua faccia sparì dallo schermo, sostituita dalle fotografie di Duke, Josè, Tony e Fred. Mentre le foto occupavano lo schermo la voce dell’annunciatore disse: – La polizia è in allarme ed ha istituito posti di blocco ai nodi stradali. Si ha ragione di ritenere che i giovani evasi dal riformatorio di Colle Fiorito, che hanno con se, come ostaggi, il dottor Alberto Parodi e la dottoressa Rita Lanzi, si siano diretti, a bordo della giardinetta di proprietà del dottor Parodi, verso il sud. Tracce del loro passaggio sono state, infatti, trovate in località che indicherebbero la loro intenzione. Si teme per la sorte degli ostaggi. Si raccomanda agli automobilisti di prestare la massima attenzione e di astenersi dal fornire passaggi a persone sconosciute nella zona che va da **** a ****. Gli evasi non dovrebbero essere armati ma sono stati definiti pericolosi. Daremo altre notizie col prossimo notiziario, tra un’ora circa. – – Puoi spegnere, – disse Duke e Eva spense il televisore. – Che ne avete fatto degli ostaggi? – chiese a Duke. – Gli abbiamo tagliato la gola, – ghignò Fred, – e faremo lo stesso con voi, prima della mezzanotte. -La donna non gli badò e non distolse gli occhi da quelli di Duke. – Li troveranno, prima o poi, – rispose Duke, con calma. – Vivi, dal momento che hanno collaborato. Sarà così anche per voi. – – Quando ve ne andrete? – chiese Eva. – All’alba, – rispose Duke. – Abbiamo bisogno di abiti e di soldi. – – Soldi non ne abbiamo, – replicò Eva, calmissima. – Peggio per voi, – sospirò Duke, accendendo una sigaretta. – Porta dell’altra birra, puttana! – ringhiò Fred. – Capo, me la lasci lavorare un poco? Soltanto un poco, vedrai se non saltano fuori i quattrini e alla svelta! – – Non abbiamo bisogno di molto, – disse Duke, guardando Eva. – Meglio che ce li dai con le buone. – – Allora, questa birra? – chiese Fred.Senza una parola Eva andò ad aprire il frigo, prese tre bottiglie di birra e le posò sul tavolo. Ebbe cura di non passare a portata di mano di Fred. – Sono le ultime, – disse. Fred allungò una mano ad afferrare una bottiglia, la stappò e bevve a garganella. Josè e Tony si scambiarono un’occhiata. – Duke, che ne diresti se io e Josè salissimo al piano di sopra per dare un’occhiata agli abiti? Con le donne naturalmente. – – E’ proprio necessario? – chiese Eva quasi supplicando a Duke. – Loro ne hanno voglia, – rispose lui, stringendosi nelle spalle, – e forse fra un po’ ne avrò voglia anch’io. – – Allora vogliamo salire, signore? – chiese ironicamente Tony. – Non c’è nessun modo di evitarlo, vero? – Eva aveva gli occhi sgranati. – Chiariamo subito una cosa bimbe, – adesso Tony era serio. – Ora voi venite su con me e il mio amico e ci aprirete le vostre belle gambe. Sta a voi decidere se con le buone o con le cattive. Chiaro il concetto? – – Anche tu fighetta, – ghignò Josè, rivolto a Linda. Si alzò in piedi e subito Red, che era rimasto accucciato ai suoi piedi, balzo sulle quattro zampe e gli strofinò il muso contro i pantaloni. – Bastardo! – sibilò Valli, fissando con odio il cane. – Non ti vuol bene, eh? – osservò Josè. – Scommetto che gli hai dato più calci che zuppa. Okay fighetta, si parte per il luna park. Vedrai che gusto, sulle montagne russe… – – Lasciala stare! – gridò Valli. – Ti darò un milione, ma lasciala stare! – – Soltanto tu hai il diritto di infastidirla, vero? – gli replicò Eva, in tono amaro. – Il milione è tuo, non è così? Tutto tuo dalla prima all’ultima lira. Te lo sei guadagnato sgobbando vero? Badando alla stalla ed alle bestie, badando al granoturco mentre tua moglie girava per le bettole in città ad ubriacarsi con le puttane, oppure passava la giornata a tendere stupide trappole sulla collina! Okay, dallo a loro il milione! – Tony e Duke si scambiarono un’occhiata. Fred si avvicinò a Valli e chiese: – Dov’è il milione? – – Ve lo darò quando ve ne andrete, non prima. E se non avrete toccato Linda e… mia moglie. – – Grazie per il pensiero, – disse Eva sarcastica. All’improvviso Linda scoppiò a piangere. – Eva, io non c’entro, te lo giuro! E’ stato lui a saltarmi addosso, nella stalla! Io ho tentato di resistere, di difendermi, ma… – – Vi ho visti, Linda, – tagliò corto Eva in tono stanco. – Ho visto come hai cercato di difenderti… – I singhiozzi di Linda cessarono all’improvviso e lei si morse il labbro. Duke osservò con curiosità Valli. Era un uomo robusto. Capelli neri e irsuti, fronte bassa, naso camuso, occhietti porcini, malevoli. – Che si fa Duke? – interrogò Tony, impaziente. – Andate pure di sopra, – rispose Duke. – Nel frattempo io e Fred faremo due chiacchere col padrone di casa… – – Prego madame, dopo di lei! – s’inchinò Tony a Eva mentre le indicava le scale. Lei sospirò e s’avviò. – Anche tu, fighetta, – ghignò Josè all’indirizzo di Linda. La ragazza aveva gli occhi smarriti, sembrava che da un momento all’altro cedesse a una crisi di nervi. Tirò su col naso, si fece forza e si mosse dietro la sorella. Al piano superiore della fattoria Tony compì una rapida ispezione, aprendo le porte e scrutando all’interno. C’erano una stanza matrimoniale, una stanza da letto più piccola, evidentemente quella di Linda, e una stanza da bagno. Una quarta porta dava accesso alle scale per il solaio.Nelle stanze da letto erano accese, al minimo, due stufe a gas. Tony sospinse Eva dentro quella matrimoniale e si voltò a sorridere all’indirizzo di Josè. – Che ne dici, tutti in una stanza, mandrillo? – – No, per piacere! – intervenne Linda, rossa in volto. Josè si strinse nelle spalle, palpò il sedere alla ragazza e rispose: – Come preferisci tu, fighetta! – – Peccato, avreste potuto imparare entrambi qualcosa. – rise Tony che era un esibizionista nato. Quando lui ed Eva restarono soli aumentò la fiamma del gas e strizzò l’occhio alla donna che restava immobile accanto al grande letto matrimoniale. – Certe cose meglio farle al caldo no? Allora, non ti spogli? Preferisci che lo faccia io? -Senza rispondere e tenendo gli occhi bassi, Eva portò le mani al primo bottone della giacchetta di lana e Tony, con un largo sorriso, si sbarazzò della casacca e sedette accanto alla stufa per togliersi gli scarponi. – Sembriamo una vecchia coppia che si dispone a far la nanna, non credi? – rise. Eva non rispose. Liberatasi della giacchetta stava sbottonando la camicia di flanella. Sotto portava un reggipetto bianco, ben colmo. Quando tolse la gonna Tony si lustrò gli occhi alla vista delle cosce di lei. – Penso proprio di non aver sbagliato a scegliere te, – le disse togliendosi gli slip. Eva taceva guardando a terra.- Togliti anche reggipetto e mutandine. – ridacchiò luiLa donna sganciò il reggipetto, facendosi rossa in viso, ed apparvero due seni rotondi e colmi, i capezzoli erano singolarmente piccoli. Poi fece scendere le mutandine lungo le cosce, rivelando un triangolo di peli biondo e folto, di colore appena più scuro dei capelli che teneva raccolti in una crocchia sulla nuca. Tony la ammirò con gli occhi accesi. Una bella donna saporita, pensò golosamente e lui se la sarebbe goduta con comodo. Muovendosi senza fretta andò a porsi dall’altra parte del letto e scostò la coperta. – Preferirei che tu spegnessi la luce, – disse lei a bassa voce. Continuava a guardare in terra e le guance mantenevano un rossore acceso. Aveva sollevato un braccio a coprirsi i seni, mentre l’altra mano stava sul pube. – Non ci penso nemmeno, bellezza, – protestò Tony, – Sei bella anche da guardare, sai? – – Per favore… – mormorò lei. – Non se ne parla neanche! – Tony già fremeva d’impazienza. – Adesso sali sul letto e mettiti a pancia sotto. -Lei finalmente lo guardò, con espressione interrogativa, ma non si mosse. – Perchè dovrei mett… – tentò di dire. – Fà come ti ho detto, – la interruppr lui, – e non fare domande inutili. Svelta che non abbiamo tempo da perdere. – Rassegnata e con gli occhi timorosi, Eva salì sul letto e si dispose bocconi, con la faccia appoggiata sul cuscino e le mani accanto alla testa. Tony le salì a cavalcioni sulle gambe che lei teneva strette e si sedette sulle sue cosce. Cominciò a massaggiarle le scapole e la nuca con movimenti lenti, cercando di farla rilassare. La sentiva tesa e attenta sotto le sue mani. Aveva una schiena fantastica e un culo tondo e bianco che risaltava maggiormente a causa della posizione. Spostò le mani a massaggiarle i lati del tronco, dove si intravedeva l’attaccatura delle mammelle schiacciate contro il materasso, poi scese verso la valle della schiena, all’inizio delle natiche. Infine con un sospiro posò una mano su ogni natica. Le accarezzò dolcemente per un po’, poi delicatamente le aprì. Eva ora tremava di paura. – No! … Che fai? – riuscì a mormorare. – Ssssss….., zitta, – le rispose Tony col respiro affannato, – lasciami fare. -Osservava il solco aperto dinanzi ai suoi occhi, di un colore marrò scuro, in netto contrasto col candore delle natiche. In mezzo si indovinava il buchetto, serrato dalla vergogna, tanto piccolo che quasi non si vedeva, contornato da peletti biondi. Più sotto facevano capolino le labbra della fica, gonfie e rosee. Tony portò un dito alla bocca per inumidirlo di saliva e poi cominciò a strusciarlo fra le labbra carnose. Al primo tocco, lei trasalì, poi rendendosi conto della sua impotenza, lo lasciò fare rassegnata.Col dito umido le separò le labbra sensibili, si insinuò all’interno e cominciò un dolce massaggio alle pareti interne della vagina, mentre con le dita dell’altra mano le andava a stuzzicare il clitoride. Eva sospirò, suo marito non le aveva mai fatto niente del genere. Rozzo e brusco com’era, si limitava a salirle sopra e a montarla con foga e rudezza tutte le volte che gli veniva voglia di scoparla. Ora, invece, quella carezza dolce ed estenuante, per lei sconosciuta, la stava facendo illanguidire. Sospirò ancora e cominciò a sciogliersi, sentendo che stava cominciando a bagnarsi. Tony la sentì gemere piano e capì, dai movimenti del suo corpo, che lei avrebbe aperto le cosce, se non ci fosse stato lui a cavalcioni di esse.Continuò ancora a toccarla con dita sapienti finchè non la sentì umida e pronta, poi con lentezza estenuante uscì fuori il dito dalla sua vagina. Si sollevò da lei e la guardò. Stava con gli occhi chiusi e respirava affannosamente. – Girati ora, – le disse. Come lei si girò, lui le si distese a fianco, la strinse tra le braccia e le cercò la bocca. Subito lei rispose al bacio, facendogli sentire la lingua. Si baciarono a lungo, lei appassionata non meno di lui. Quando lui volle frugarla di nuovo tra le cosce gli s’aperse immediatamente e Tony la trovò bagnata. L’accarezzò, strappandole un lamento e la mano di lei scese fra i loro corpi a stringergli il membro duro. – Fammi piano, ti prego, – gli mormorò sulla bocca, – non farmi male. – – Stai tranquilla, bambina, – rispose lui. – Sciogli i capelli, per piacere. -Come lei alzò le mani alla nuca per disfare la crocchia, le baciò i seni e li succhiò, leccò i capezzoli che s’erano induriti e lei gli carezzò amorevolmente la nuca. Tony tuffò le mani nei capelli sciolti di lei, le gravò addosso, serrandole una coscia tra le proprie. – Cosa ti piace? – le chiedeva. – Cosa vuoi che ti faccia? – – L’amore! – esclamò Eva. – Facciamo l’amore, ti prego! – – Ne hai tanta voglia, vero? – non potè trattenersi dal chiederle. – Ne ho tanta voglia… – sospirò Eva e Tony sentì la sua guancia rovente contro la propria. – Hai voglia del mio cazzo? – insisté lui. – Si! Sì, tanta! Oh, vieni, ti prego, facciamo l’amore! – – Non si dice così dalle mie parti, – insinuò Tony, mentre le carezzava i seni, – si dice chiavare. Dillo anche tu. – – Chiavare, – sospirò Eva, muovendosi tutta contro di lui. – Vuoi che ti chiavi, allora? – – Oh, si! Si! – – Devi dirmelo bene, devi dire: chiavami Tony. Dammi il tuo cazzo. – – Chiavami… Tony… dammi… il tuo cazzo. – – Più convinta, tesoro. Più convinta. – – Oh, chiavami, per favore! – – Così va bene, tesoro, – disse Tony. – Allarga bene le cosce. -Le si piazzò tra le gambe aperte e, con la mano, guidava il membro ad accarezzarle il sesso mentre lei si inarcava tutta e gemeva di passione. Infine la penetrò e lei ebbe un lamento. Tony la sentì rabbrividire tutta mentre la forzava. Era molto stretta anche se bagnata, quel cornuto di suo marito non doveva essere molto dotato. Glielo introdusse fino in fondo facendola gemere di dolore, infine si fermò incollando il ventre contro il suo, un attimo prima che le gambe di lei gli si serrassero sopra la vita. – Stiamo un po’ fermi così? – le propose sorridendo. – No, ti prego! Vieni, Tony! Facciamo l’a… Oh, chiavami! – implorò e moveva le reni. Anche Tony mosse le sue, le andò incontro, si ritirò, tornò ad immergersi in lei completamente che ormai si era fatta accogliente e scorrevole. Eva gemeva, ansimava, si lamentava sempre più forte e Tony continuava a scoparla con forza e ritmo sempre costanti. Alla fine lei venne, con un grido soffocato, e lui rallentò il ritmo, ma non smise. – Oh, basta! Ti prego… – sussurrò lei dopo un poco. – Tesoro, non ti sembra di essere egoista? – le replicò lui, baciandole le labbra calde ed asciutte. Tutto il resto del corpo di lei era leggermente sudato, ma le labbra erano riarse. Tony gliele leccò mentre continuava a scoparla lentamente. – Io non ho ancora goduto, sai? – – Scusami… Io… Io ne avevo troppa voglia. – mormorò Eva. – Tuo marito ti tiene a secco? – indagò Tony. – N… non andiamo molto d’accordo, – sospirò lei, – è un egoista e un porco. Quando ha goduto lui, tutto è finito e lui gode sempre troppo presto. Ma… mi vergogno a parlare di queste cose. – – Se non hai vergogna di scopare non devi vergognarti di parlarne. – replicò Tony non senza logica. – Si… – sospirò Eva. – Perchè non vieni, tu? – – Perchè più tardi vengo e più mi godo la tua fica. – spiegò Tony. – Io non mi sento in grado di… – balbettò arrossendo Eva e s’interruppe perchè Tony la baciò sulla bocca, la frugò con la lingua mentre insinuava le mani sotto le natiche di lei. Con un dito le stuzzicò il piccolo orifizio posteriore e lo sentì contrarsi. – Che fai? Non così, per piacere… cosa vuoi fare? – protestò lei allarmata. – Ssssss…. Zitta! Un dito nel culetto serve, non lo sapevi? – Cercò di rassicurarla e cominciò a massaggiarle l’ano delicatamente. – Nno, non so niente io, – mormorò lei. – Come ti resta duro tanto… – – Tanto quanto basta. Mica sono un coniglio come tuo marito. Vuoi che faccia più svelto? – – No, no, mi piace così, – sussurrò lei. – Mi piace far l’amore così, sembra che non finis… No! Cosa fai adesso? – – Ti infilo il dito nel culo. Lascia fare, tesoro, vedrai che ti piace. – – Mi fai male!… Ahi!… -Tony continuò a forzarla nell’ano strettissimo fino a infilarle due falangi. Sentiva i muscoli del suo sfintere serrargli il dito come in una morsa, mentre lei mugolava e guaiva. – Ecco! Ora è dentro tutto. Ti faccio male? – le disse alla fine. – Si… Mi brucia. Ooh!… Ho vergogna di questa cosa… – – Di un dito nel culo? – si stupì Tony e gli venne fatto di pensare a Fred. – Al mio amico Fred i culi piacciono molto. – – Ho paura del tuo amico, – sospirò lei tremando. – Quel ragazzo è malvagio, non deve avere il cervello a posto. – – Be’, gli piacciono i culi, mica è un delitto, – osservò Tony. – Soprattutto se gli piace il tuo che è davvero un bel culetto. – E intanto continuava a massaggiarle il retto. – Tony… io… ah, come lo fai bene! – – Il dito, vuoi dire? – – No, l’amore! Come mi prendi… finirò per godere ancora… Aah, mi brucia il sedere!… Togli il dito, ti prego toglilo, non riesco a venire! – – Far l’amore, eh? – ghignò Tony continuando a scanalarla imperterrito nei due canali. – Non sei proprio capace di esprimerti come si deve! – – Si, come mi… chiavi! Aaah! Mi piace! Mi sento una puttana, ma mi piace! … Oh, fa’ più svelto, adesso! Fa’ più svelto Tony! – – Così? Ancora più svelto? – interrogò lui muovendosi più rapidamente. Il sesso di lei era bagnato, caldo, stretto, una guaina voluttuosa per il pene, mentre il suo dito le esplorava l’ampolla rettale, infiammata da tanto strofinare, ma ciò che lo eccitava maggiormente era il parlare con lei mentre la scopava. – Si, così! Ah, fammi forte, Tony!! Più forte!! Più forteee!! – gridò all’improvviso Eva e le sue gambe tornarono ad allacciarsi nervosamente alle reni del maschio. Guancia contro guancia Tony la scopò forte e sino in fondo e intanto, con il dito medio, le pompava l’ano, glielo frugava. – Aaaaah!! … Io godo!!! – gridò Eva e gli piantò le unghie nelle natiche, spronandolo, attirandolo a se con forza. – Sei la mia puttana! Sborrami sul cazzo!! – ruggì a sua volta Tony e si sentì quasi mancare dal piacere mentre veniva in lei. Dabbasso Valli chiese di bere. Fred non lo ascoltò neppure. Duke era intento ad osservare alcuni oggetti interessanti che Fred aveva sciorinato sulla tavola, dopo un’attenta ispezione al piano terra della casa.Due fucili da caccia, una carabina, un coltello da caccia, due scatole di cartucce, trappole di ogni genere, richiami, un revolver Smith & Wesson 38 con una ventina di cartucce un po’ ossidate e una fionda dalla forcella d’acciaio con una trentina di bilie pure d’acciaio, ricavate da vecchi cuscinetti a sfera.Duke sorrise e pensò a Josè mentre esaminava la fionda. Josè poteva colpire un colombo in volo con quell’arnese, e lo aveva dimostrato. guardò l’orologio del dottore: l’una e trenta. Tony e Josè si stavano dando da fare, di sopra. Erano saliti alle ventitrè e trenta. Duke pensò alla moglie di Valli, Eva. Gli piaceva. Forse avrebbe potuto… – Datemi dell’acqua, per piacere… – chiese ancora Valli, ma nessuno dei due ragazzi gli badò. Fred se ne stava seduto accanto alla stufa, sorseggiando l’ultimo bicchiere di birra. Alla richiesta di Valli rispose facendo schioccare le labbra dopo una sorsata. Aveva proposto a Duke di lasciarlo fare con Valli almeno per pochi minuti, ma Duke si era limitato a scuotere la testa, negativamente. Quando Valli, affamato dopo un giorno trascorso sulle colline, aveva chiesto da mangiare, Duke gli aveva scovato un paio di aringhe affumicate e Valli, dopo averle divorate, aveva ovviamente chiesto da bere. – Prima il milione, – aveva replicato tranquillamente Duke. Un sistema che avrebbe funzionato, col trascorrere delle ore, ma che a Fred non dava alcuna emozione. Pensò che si sarebbe rifatto con una delle due donne, magari con Eva, che aveva un culo da favola. Lo spiegò sogghignando a Valli: – Me lo farò succhiare da tua cognata e poi romperò il culo a tua moglie… o a tutte due, va bene? -Valli si leccò le labbra aride e guardò con odio Fred che beveva la sua birra. Poi gettò un’occhiata all’orologio a pendolo sulla parete: l’una e trentacinque. Avrebbe dovuto sopportare quei delinquenti ancora per un pezzo. Pensò alla moglie ed alla cognata, di sopra, e strinse i denti. Non appena fosse stato libero le avrebbe prese a calci nelle costole, le due puttane. Non avevano neppure tentato di difendersi. Le avrebbe conciate per le feste e in quanto a Red, lo avrebbe strangolato col filo di ferro, lentamente, godendosi la sua agonia.Duke controllò attentamente la Smith & Wesson, trovò la scatola per pulirla e si mise a farlo. Fred vuotò il bicchiere di birra e fece schioccare le labbra. Poi guardò con impazienza l’orologio alla parete: l’una e quaranta. Che diavolo stavano ancora facendo, quei due di sopra? Fred era convinto che si fossero addormentati. – Ehi, capo, io salgo a dare un’occhiata, – borbottò. – Lascia stare, – gli rispose Duke, asciutto e continuò a pulire la pistola. Fred si accigliò, ma non disse nulla. Duke era il capo riconosciuto e lui avrebbe ubbidito. Ma non gli sembrava giusto. Duke rimontò la rivoltella, l’asciugò accuratamente con un panno e cominciò ad esaminare accuratamente i proiettili ad uno ad uno. Fred aggiunse carbone alla stufa e andò in cucina a rovistare nella credenza. Tornò con una bottiglia che mostrò a Duke. – Sidro, capo. Fatto in casa. Te ne verso un bicchiere? – – No. E non berne troppo neppure tu, dobbiamo essere freschi all’alba. – – Noi due no di certo, – borbottò Fred. – Noi non stiamo dormendo. – – Non credo che dormano di sopra, comunque andrò a dare un’occhiata, tra poco. – replicò Duke. – Dammi un bicchiere di sidro, – disse Valli, con la lingua spessa. – Ti dico dove sono i soldi. – – Dove sono? – chiese Fred senza interesse. Neppure Duke levò la testa dai proiettili che stava pulendo. – Sul piano alto della credenza, dentro un barattolo dove c’e scritto origano. – spiegò Valli e gli riuscì difficile pronunciare la parola origano. Gli sembrava che gli scoppiasse il cuore dalla sete. Fred si alzo con calma, vuotò il bicchiere e fece schioccare la lingua. – Vado a vedere. – annunciò. Tornò quasi subito e gettò sul tavolo un rotolo di banconote trattenute con uno spago. – Controlla capo. -Duke terminò di pulire un proiettile, ne scartò un altro e infine si decise a contare le banconote. – Novecentosessanta, – annunciò, intascando il malloppo. – Non un milione eh? – ghignò Fred, rivolto a Valli. – Sei proprio un bugiardo nato, tu. Okay, niente sidro allora. – – Dammelo! … Dammi da bere! – spiccicò Valli con gli occhi fuori dalla testa. – I soldi ve li siete presi! – – Rispondi a qualche domanda, prima, – disse Fred. – Hai mai fatto il culo a tua moglie? – – No! – – Molto bene, adoro quella parte, soprattutto quando è vergine. E a tua cognata glielo hai fatto? – – No! – – La cosa si fa interessante. Due culi vergini! E dimmi Valli, te lo ha mai succhiato tua moglie? – – Digli che mi dia da bere! – ansimò Valli, rivolto a Duke che aveva ripreso a pulire i proiettili – Rispondi alle sue domande, – replicò Duke. Non approvava certa crudeltà gratuita di Fred, ma Valli non gli andava affatto a genio. Se si fossero rovesciate le parti sentiva che quell’uomo non avrebbe avuto nessuna pietà per loro. Che soffrisse almeno un poco, dunque. – Sto aspettando, Valli, – disse Fred. – Si. – rispose l’altro. – Si, che cosa? – sbuffò Fred. – Spiegati meglio. – – Me lo ha succhiato qualche volta, – spiccicò Valli a fatica. Non riusciva a distogliere gli occhi dal bicchiere di sidro nella mano di Fred. – Con l’ingoio? – ghignò Fred. – Scommetto di no. Sei troppo schifoso, amico, perchè una donna ingoi la tua sborra. Allora cosa mi dici? – – La inghotte, – disse Valli a fatica. – Non ti credo, – replicò Fred, accigliato. – La sputa…. io… dammi da bere, per piacere… per piacere… – – Che faccio capo? – ghignò Fred. – Dagli da bere, – borbottò Duke. Era schifato sia di Fred che di Valli.Fred si alzò, si avvicinò a Valli e gli accostò il bicchiere alle labbra arse. L’uomo bevve avidamente, metà del contenuto andò a inzuppare il suo maglione. Duke scartò un paio di proiettili e continuò a pulire gli altri, fingendo di non accorgersi delle occhiate di Fred all’orologio a pendolo.Alle due, finalmente, si alzò e, senza una parola, s’avviò su per le scale. Da una porta chiusa filtrava luce. L’aprì e guardò all’interno. Tony era steso supino sul grande letto matrimoniale; accucciata al suo fianco Eva gli stava succhiando il pene. Tony s’accorse di lui e gli strizzò l’occhio. – Vuoi favorire, capo? Mi chiedevo perchè aspettavi tanto a salire. -La donna levò di scatto la testa, allibì, si fece di fuoco e incrociò le braccia sui seni. – Fate pure con calma, – borbottò Duke. – Dopo, ricordati dei vestiti, Tony. -Chiuse la porta e restò un attimo nel corridoio, immobile, a pugni stretti. Il sangue gli aveva dato un tuffo a vedere la scena. Per un momento considerò la possibilità di rientrare nella stanza e di prendersi la sua parte. Eva lo eccitava, gli era piaciuta sin dal momento che avevano fatto irruzione nella fattoria. Perchè non avrebbe dovuto godersela anche lui? Probabilmente lo avrebbe anche accolto volentieri. Decise che sarebbe stato un segno di debolezza. Come bere troppo. Ma doveva pur sfogarsi comunque. Aprì la porta di fronte. Linda era seduta sul letto e piangeva. Aveva gli occhi rossi, era tutta scarmigliata, sul corpo aveva qualche livido e un labbro spaccato. Duke le guardò i seni eretti che lei cercava vergognosa di coprire. Josè russava al suo fianco. – Ha voluto fare l’amore quattro volte, – disse Linda fra le lacrime, – e sempre in maniera diversa. Io non volevo, mi ha picchiata, mi ha fatto male. Alla fine si è addormentato. – – Sveglialo, – le disse Duke calmo.La ragazza cominciò a scuoterlo con malagrazia finchè Josè balzò a sedere sul letto, stropicciandosi gli occhi. – Ehi capo, che succede? – farfugliò non appena si rese conto dov’era. – Vestiti e scendi giù, Josè, – disse calmo Duke, guardando la ragazza nuda sul letto. – Ti dò il cambio. – – Okay Duke. La fighetta è una bomba, stretta come una vergine. Le ho fatto di tutto anche se lei non era molto d’accordo. Vero fighetta? – Mentre parlava era sceso dal letto e, raccolta la sua roba si avviò verso la porta. Duke la richiuse e si avviò verso il letto mentre la ragazza cominciava a piangere.Josè si rivestì nel corridoio e ridiscese a pian terreno. – Allora com’è andata di sopra? – lo accolse Fred. Josè adocchiò la bottiglia di sidro, semivuota, la prese e bevve a garganella. – Tra poco scende Tony, – rispose, – Duke è con la fighetta. -Da sopra venne un urlo di dolore. I due si guardarono. Ancora un altro urlo. – La ragazza ha la fica stretta, – sogghignò Josè. – E Duke ce l’ha più grosso del mio. – – Maledetti porci! – gridò Valli, agitandosi sulla sedia. – Zitto tu, o ti faccio qualche taglietto dove fa più male! – gli rispose Fred in cagnesco.Nella stanza da letto matrimoniale Eva stava rivestendosi quando udì le urla di Linda. Si portò un pugno alla bocca guardando Tony. – Che stanno facendo a mia sorella? Tony ti prego, aiutala! – – Non posso farci niente, tesoro, – rispose lui. – Anche i miei amici hanno il diritto di spassarsela. Forse Fred le sta facendo il culo. – – Cooosa?…. Ma è pazzo? …. Devi fermarlo…. ti prego! – – Niente da fare, ti ho detto. E adesso chiudi la bocca e rivestiti. -Eva continuò a rivestirsi in silenzio. Era sbiancata e le si leggeva la paura negli occhi. Alle due e trenta scese Tony, sorridente, con gli occhi cerchiati. – Ho una gran sete ragazzi, – annunciò. – E’ rimasta un po’ di birra? – – Niente birra, amico, – rispose Fred. – Cosa c’è, la puttana ti ha asciugato? – – Tua moglie è una gran fica, sai? – ghignò Tony guardando Valli che schiumava, livido. Andò in cucina a versarsi dell’acqua e bevve avidamente.Dopo dieci minuti scese anche Duke. Guardò Valli con un sorrisetto ironico. Poi guardò Fred. – Hai tu il serramanico di Valli? – gli chiese. – Si. – – Allora il coltello da caccia lo prende Tony e la fionda Josè. Io prendo il revolver. – – Dell’acqua, per piacere! – implorò Valli. – Dagli dell’acqua, – disse Duke mentre caricava la Smith & Wesson. Vuotò le tasche della sua casacca e andò a prendere la giacca da caccia di Valli. La misurò, gli andava bene. Mise il denaro in una tasca interna, dopo averlo contato. In tutto possedevano un milione e sessantamila lire. Niente male. – Hai guardato per gli abiti, – chiese a Tony. – Io prendo la cacciatora ma ho bisogno di una maglia o di una camicia e di un paio di pantaloni. – Okay, vuoi salire tu stesso? – sorrise Tony allusivo. – No, porta giù la roba. Porta giù anche le donne. Dì alle donne che rifacciano i letti. Fà presto, voglio uscire di quì alle cinque, non più tardi e, prima dobbiamo ancora mangiare qualcosa. -Tony annuì e salì di sopra. Nella stanza matrimoniale Eva era seduta sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto. Non disse una parola. Insieme rifecero il letto, poi Tony provò un paio di pantaloni e una giubba di Valli. Eva gli diede una camicia e lui si specchiò e disse che sembrava un signorino. Per Duke prese un paio di pantaloni di velluto, una cintura e un maglione. Per Fred addirittura l’abito buono di Valli e una camicia bianca. – Mi vergogno moltissimo di aver fatto questa cosa con te, – gli disse lei.Lui la baciò sulla bocca. – Che sciocchezze! Perchè dovresti vergognarti di una buona scopata? Comunque se la cosa può metterti l’animo in pace, vergognati pure. – – Dove andrete adesso? – chiese lei. – Questo non te lo posso dire, cocca, – ghignò Tony. – Però può darsi che un giorno ci rivediamo. Ora vieni, dobbiamo prendere tua sorella e scendere giù. – – Tony, non lascerai mica che quel tuo amico, quel Fred, mi…. – le tremava la bocca.Tony si strinse nelle spalle. – Non so se Fred ne avrà voglia, in tal caso non potrei farci nulla. E’ un suo diritto. – – Ma io non… – Eva si ammutolì di colpo. Capì che era meglio non discutere.Nel frattempo Tony aveva spalancato la porta della stanza di Linda. Accese la luce e vide la ragazza nuda, bocconi sul letto, gemeva e singhiozzava. – Linda, come va tesoro? – chiese Eva avvicinandosi al letto – Sono distrutta! – gemette lei. – Mi hanno presa in due. Non so quante volte mi hanno scopato. Mi vergogno! – – Su cara, adesso è finita. Rivestiti, dobbiamo scendere. -Linda si voltò e, come vide Tony sulla porta che sogghignava, divenne rossa in viso e scoppiò in lacrime. – Su, rivestiti e prima di scendere rifai il letto. – le disse seria la sorella.Lei e Tony scesero dabbasso e la prima occhiata di lei non fu per il marito, ma per Duke. Quando i loro occhi si incontrarono Eva si fece di fuoco. – Qui ci sono i vestiti, – disse Tony, gettando gli indumenti sul tavolo. – Servitevi pure. – – Dov’è la piccola? – chiese Fred. – Perchè non è scesa? – Nessuno rispose. – Suppongo che adesso tocchi a me, – continuò Fred e si avvicinò a Eva che indietreggiò impaurita. – Nno… Ti prego, non mi toccare! … Lasciami stare! – Stendeva un braccio avanti, tentando di respingerlo. Fred le afferrò il braccio, la strattonò e le mollò un violento ceffone sulla faccia. – Preparati a farti sfondare quel tuo bel culo, donzella, – le ghignò sul viso. – Noooooo! – urlò la donna cercando di divincolarsi, ma Fred la teneva con forza. L’afferrò stretta alla vita, la sollevò, mentre lei scalciava urlando, e si diresse verso una sedia dove la depositò con malagrazia a pancia sotto. La tenne ferma con un braccio sulla schiena in cui mise tutto il suo peso, mentre lei continuava a divincolarsi e a gridare di lasciarla, con l’altro le sollevò la gonna, mettendole a nudo il sedere fasciato dalle mutandine bianche di cotone. Gliele abbassò sulle ginocchia con gesto volgare. Ora il bel culo bianco di Eva era alla vista di tutti i presenti, che guardavano con occhi allucinati la scena selvaggia.La donna continuava a gridare isterica, mulinando le braccia. Cercava di scalciare, ma era impedita dalle sue mutandine rimaste arrotolate sotto le ginocchia. Era terrorizzata e piena di vergogna nel sentirsi così esposta davanti agli occhi di tutti i presenti. Aveva una paura folle di quello che lui stava per farle e cercava di impedirglielo ad ogni costo.Fred, sempre tenendola bloccata con un braccio, le strappò del tutto le mutandine, le scostò le cosce con un gesto brusco e vi si infilò in mezzo. Si aprì la patta dei pantaloni e tirò fuori il suo membro rigido e pronto per infilzarla. – Preparati a sentirlo nel culo, puttana! – le disse con un sorriso cattivo.Eva sentì il pene di lui appuntarsi sul buchetto contratto e tentò di stringere le natiche incurvandosi. – Nooooooooo!!! …… Aiutooooo!!! …… – urlò con quanto fiato aveva in gola.Lo sentiva spingere con forza inaudita, le faceva un male atroce. Si mise a piangere per la disperazione, mentre gli altri si erano avvicinati alla coppia guardando eccitati e pregustando già i momenti successivi. In cima alle scale, Linda, sgomenta, osservava la scena con gli occhi spalancati in cui traspariva un terrore folle. Fred, ad un tratto, diede una stoccata micidiale che lo fece penetrare nel culo della sventurata per un buon tratto. Il grido inumano che scaturì dalla gola riarsa della povera Eva fece trasalire i ragazzi che guardavano allupati la scena. Il pene, con un’altra spinta violenta si immerse del tutto nell’intestino e Fred si immobilizzò, ascoltando estasiato le contrazioni selvagge dell’ano violato. Poi, soddisfatto del suo lavoro, cominciò a stantuffarla nel retto martoriato, strappandole grida di sofferenza ad ogni affondo. Le grida di lei facevano fremere Duke e, quando Eva gridò il suo nome, fu sul punto di avventarsi contro Fred e strapparlo via. Cupamente pensava che Eva s’era ricordata del suo nome soltanto ora che stava soffrendo lo stupro brutale e doloroso di Fred. Per lei non era che un garante, non gridava il nome di Tony ma con Tony aveva goduto eccome! l’aveva sentita quand’era di sopra come aveva goduto.Per fortuna della poveretta Fred era eccitatissimo e venne dopo pochi minuti, inondandole l’intestino di sperma bollente. Si ritrasse soddisfatto da lei osservandosi compiaciuto il pene, ancora rigido e macchiato di sperma, sangue e piccole tracce di escrementi. Lo asciugò nella gonna di lei e si rialzò, guardando i suoi amici con aria soddisfatta. Valli, legato alla sedia, osservava con occhi spiritati sua moglie che giaceva distrutta e piangente ancora sulla sedia.Duke era sconvolto da quanto aveva visto, ma riprese il suo sangue freddo e fece cenno a Linda di scendere le scale. La ragazza, sconvolta da quanto aveva visto, scese imbambolata, come in trance. Immediatamente Fred la catturò con un braccio, era ancora in tiro e ne aveva ancora voglia. – Josè, li sa fare i pompini, la puttanella? – sghignazzò – Si capisce che li sa fare, – rise Josè. – Sa fare di tutto, vedrai. – – Lo hai mai preso nel culo? – grugnì Fred, trattenendo a forza Linda che si divincolava. – Andiamo, rispondi! – – Lasciami stare! – urlò Linda. – Lasciami maiale!! -Fred la lasciò andare ma soltanto per colpirla con un ceffone violento che la mandò a sbattere contro l’orlo del tavolo. La riagguantò e la colpì ancora, con forza. – Perchè lasciate che la batta?! – gridò Eva, sconvolta. Si era riassettata alla bella e meglio, ma mostrava ancora sul volto le tracce della violenza subita. – Può fare i suoi comodi senza picchiarla, no? Diteglielo voi! Per piacere! – guardava Duke e Tony, angosciata, e Tony si strinse nelle spalle e guardò Duke. – Dì a tua sorella che non faccia irritare Fred e tutto andrà bene. – borbottò Duke. – Spogliati Linda! Fà ciò che vuole lui! – esclamò Eva, guardando sconvolta la sorella che aveva il volto gonfio e gli occhi colmi di lacrime. Fred stava già alzando la mano per colpirla ancora, quando Duke disse con calma: – Non vogliamo casini, Fred. Fa ciò che vuoi fare, ma niente casini. Okay? – – Senti, Duke! – sbottò Fred. – Ognuno di noi, qua dentro, ha fatto i suoi porci comodi. Perchè io no? Perchè non posso fare a modo mio? – – Te l’ho spiegato, il perchè: niente casini. – spiegò Duke, gelido. – Okay, lasciamo perdere le botte, – si voltò verso la ragazza ormai al limite del collasso. – Spogliati stronza e niente frignacce. – Linda scivolò semisvenuta sul pavimento senza un lamento.Fred le balzò addosso, la rivoltò brutalmente, la faccia contro il pavimento e lei non riusciva a reagire, era un fantoccio inanimato, le penzolavano le braccia. Le sollevò la gonna e le strappò le mutandine con ferocia. Da dietro Fred le abbrancò le cosce all’attaccattura del bacino, le rialzò la groppa candida sino all’altezza giusta, ma non riusciva a tenerla in posizione e non poteva penetrarla come desiderava lui senza servirsi almeno di una mano. – Josè, aiutami, tienimela ferma! – ansimò allora e Josè non si fece pregare e, inginocchiatosi al fianco di Linda, la sorresse con un braccio sotto il ventre. Allora Fred puntò il proprio bastone di carne contro lo sfintere e spinse forte, con brutalità, quasi con ferocia. Eva gemette, disperata. – Lasciatela stare, vi prego! … Non fatele del male!! – Nessuno sembrò udirla.Il grido lacerante di Linda, così traumaticamente richiamata in vita, fu straziante ma, sia Fred che lo stesso Josè se ne eccitarono. Linda fu trapassata, il pene di Fred le sfondò l’ano e le si infilò nel retto e lui cominciò a scanalarla con grandi colpi brutali e dolorosi. Le grida della ragazza echeggiarono alte nella stanza e si ripercuotevano nella testa di Eva che si tappava le orecchie per non udirle. Linda gemeva senza soluzione di continuità, lanciava strilli acuti e sobbalzava sotto gli affondi violenti di Fred che la stava sottoponendo a quello stupro brutale e dolorosissimo. Valli era livido e fissava la scena con lo sguardo perso nel vuoto. – Vengo!! – grugnì Fred ad un tratto. – Ti allago il culo, troia!!… Aaaah!!! -Le martoriò i seni tra le mani callose mentre godeva. Duke guardò il volto di lei inondato di lacrime, poi guardò l’orologio: le tre e quaranta. Era finita. – Scalda lo stufato, tu, intanto che ci cambiamo, – ordinò a Eva.Fred s’era rialzato, Linda giaceva bocconi sul pavimento e singhiozzava disperata. Forse, pensò Duke acidamente, non tanto per il dolore patito ad opera di Fred, quanto perchè immaginava quale sarebbe stata la reazione di Valli, dopo. Era oscena, aveva la gonna ancora rialzata e il sedere esposto e lungo le cosce le colava un liquido biancastro venato di macchie di sangue. Eva accorse accanto alla sorella. L’aiutò a ricomporsi e a rialzarsi. La ragazza vacillò. Insieme si avviarono alla cucina. Duke si spogliò ed indossò il maglione e i pantaloni di Valli. Anche Fred e Tony si cambiarono, nel complesso Fred faceva un figurone con l’abito buono del padrone di casa. Quando tutti furono rivestiti e le divise del riformatorio gettate in un angolo, Duke procedette all’assegnazione delle armi. Poi divise il denaro in parti uguali, duecentosessantacinquemila per ciascuno. Spiegò che era meglio che ognuno di loro avesse una parte del denaro nel caso fossero stati costretti a dividersi. Gli altri annuirono in silenzio. Eva, trascinandosi a fatica, portò in tavola lo stufato e, su richiesta di Tony, una bottiglia di sidro. Fred le palpò il sedere e lei non reagì. Alle quattro e mezza Tony e Josè salirono di sopra con le donne, per legarle. Josè ridiscese dopo dieci minuti, Tony soltanto alle cinque e Fred si rabbuiò. – Te la sei fatta ancora, vero? – chiese a Tony. – Me lo ha chiesto lei, – spiegò il giovane strizzando l’occhio a Valli. – Ha il culetto caldo, tua moglie! – – E’ ora di andare, – avvertì Duke, indossando la giacca. – Salutami tua moglie, – disse Tony a Valli.Uscirono tutti in silenzio e chiusero la porta.
Aggiungi ai Preferiti