La mattina dopo Antonio aveva pagato il suo debito ancora prima di entrare in classe. Il bullo era rimasto quasi male nel vedere il denaro. Era geloso per il solo fatto che quell’idiota avesse a disposizione un bocconcino prelibato come Sabrina e – con la scusa della scommessa persa – gli avrebbe dato un po’ di pugni ben volentieri. Chissà come aveva fatto a trovare i soldi così velocemente? Durante le lezioni, Sabrina era stata assalita dalle compagne. Sapevano del casino in cui si era cacciato Antonio ed erano ben felici che fosse riuscito a trovare quei soldi. “ma come ha fatto?” aveva bisbigliato Michela, mentre il professore di matematica interrogava un loro compagno. Sabrina si era chinata sul banco, come se stesse leggendo con attenzione il libro, aperto, e le aveva risposto con lo stesso filo di voce. “glieli ho trovati io.” “Tua madre?” “No! Ho fatto tutto io, poi ti spiego.” Alla fine dell’ora si era scatenato il finimondo. Michela aveva riferito la risposta di Sabrina ad altre tre compagne e, appena il professore era uscito dalla classe, tutte e quattro avevano circondato l’amica, vogliose di sapere in che modo aveva ottenuto i soldi. Lei aveva resistito per un po’. Poi, più per la voglia di sfogarsi che non per farle zittire, le aveva sconvolte. “Sapete tenere un segreto?” “Sabri, lo sai che ti puoi fidare.” “Parola di amica.” “Io ti ho mai tradita?” L’ultima aveva incrociato indice e medio baciandoli con le labbra. “Va bene, ve lo dico. Però, acqua in bocca.” “Uffa! Come la fai lunga.” “Ho lasciato Antonio a casa mia che dormiva e sono andata con la sua auto in periferia, fuori città.” “Allora?” la guardavano dubbiose. “Ti sei fatta un giro in auto ed hai trovato i soldi per strada?” “In un certo senso. Ho lasciato l’auto e ho incominciato a passeggiare.” Michela era stata la prima a comprendere. “Tu…. Tu…. Ma sei pazza!!” Aveva riferito tutto del pomeriggio precedente, raccontando del primo adescamento, di quello stronzo che le aveva dato solo dieci euro e dell’arrivo degli altri tre signori. “Sono tutti felicemente sposati”, aveva concluso, “eppure…” “Ma quanti soldi hai fatto?” “Sei invidiosa, Lucy? 360 euro.” “Cazzo! E magari di sei pure divertita?” “Per un po’ ho avuto paura. Poi, …. e’ strano, ma sono così grandi e ti fanno sentire importante.” “Ma non ti faceva schifo?” “Giorgia, l’ho fatto per amore di Ant… zitte!! Sta arrivando.” “Ma cos’avete da confabulare? Posso sapere qual è il segreto?” Era raggiante! Aveva sorriso a tutte e, pensando che l’aiuto fosse giunto da quel gruppo, le aveva ringraziate. “…ma non preoccupatevi. Presto riavrete i vostri soldi.” Sabrina era intervenuta prima che una delle amiche combinasse qualche gaffe. “Amore non preoccuparti. Non c’è fretta. Ora, però, lasciaci sole. C’è una di noi che ci stava dicendo delle cose che tu non puoi sentire.” Aveva sorriso nuovamente, “uno dei vostri amori segreti. Vero?? Tolgo il disturbo e…. grazie ancora.” Le cinque ragazze lo avevano visto allontanarsi, poi Giorgia era esplosa. “Sabrina, ma come hai potuto?? Ti rendi conto che cosa hai fatto?” “Giorgia, lo faresti anche tu se il tuo Stefano dovesse avere bisogno.” “Io?? Mai!” Michela aveva ritenuto di buttare acqua sul fuoco, dicendo la prima cosa che le era passata per la testa. “Pensi di rivederli?” Sabrina era rimasta silenziosa poi, davanti agli occhi indagatori e punitivi delle amiche, aveva sussurrato, tenendo gli occhi rivolti al pavimento. “Ragazze, l’ho fatto per amore, per Antonio. La finite di giudicarmi male?” “Non hai risposto, Sabri!” “Giorgia, se vuoi sentirmi dire che sono diventata una poco di buono, no! Non li voglio rivedere più…. Anche se loro mi hanno fissato nuovi appuntamenti. Uno mi ha dato pure un assegno per quello che vorrebbe fare con me.” “Cosa??? Dici tutto!!” “Va bene, però spostiamoci.” Così, tutte e cinque si erano dirette nel bagno femminile. Lì Sabrina aveva ripreso il discorso, raccontando quel che era successo dopo che il signore aveva fatto le telefonate ai suoi amici. “Avevamo atteso circa dieci minuti, non di più, quando i fari di un’automobile che svoltava nella stradina, ci avevano illuminato. L’auto ci aveva superato, fermandosi poco dopo e l’uomo che era con me mi aveva incoraggiato ad andare. – Vai, cara. Vedrai che resterai soddisfatta. – Che dovevo fare? I soldi mi servivano e, al telefono, lui aveva parlato di cento euro.” “Racconta, racconta….” “Ho fatto quel tragitto con le gambe che mi tremavano e, quando sono arrivata, ho visto aprire lo sportello di destra Sono entrata e mi sono seduta. – Ciao, ragazza. Diego dice che non potevo non venire. Speriamo che sia vero – Parlava, mentre accendeva la luce all’interno dell’abitacolo e, subito, aveva fischiato per l’ammirazione. Io, ho risposto con un buonasera, signore, che lo ha fatto sghignazzare. Poco tempo dopo scendevo dalla macchina con cento euro in più nella borsa.” “Ehi! Non ci dici com’era? ….Quello che hai fatto?” Alessandra si era fatta portavoce della curiosità di tutte. “Distinto. Vestito benissimo. Un orologio d’oro al polso che brillava alla luce. Sui quarantacinque anni, brizzolato…. Vedendomi imbarazzata, ha fatto quasi tutto lui. Ha abbassato la spalliera del suo sedile, si è sdraiato e si è calato i pantaloni e le mutande.” “Come lo aveva?” “Irene!!!!! Ma tu pensi che potessi essere interessata ad una cosa simile??” “Beh! Una volta che c’eri.” “Non lo so. Ti posso dire solo che tutti mi hanno dato l’idea del pulito, tranne quello stronzo che mi ha dato dieci euro. Mi ha fatto sentire sporca..” “Finite di interromperla. Stiamo perdendo tutta l’ora di inglese. Se ci vengono a cercare sono casini per tutte. Dai, Sabri, dicci..” “Mi ha chiesto di prenderglielo in bocca ed io l’ho fatto. Prima stava zitto, poi ha iniziato a dirmi come farlo. L’ho fatto sino a quando non mi ha messo le mani sui capelli, tenendomi giù. Ma senza farmi male. Mi ha schizzato tutto in bocca, ma alla fine non si è seccato quando ho sputato fuori dal finestrino. Anzi, mi ha porto un fazzolettino per pulirmi meglio. Poi mi ha accompagnato dove ci aspettava il suo amico. Nel frattempo erano arrivati gli altri due e quello chiamato Diego mi ha indicato di salire su una golf.” C’era ad attendermi un uomo più giovane degli altri, forse sui trent’anni. Sedendomi, l’ho salutato col mio buonasera, signore e quello mi ha risposto con un buffetto su una guancia, mentre avviava la macchina per fermarsi cinquanta metri dopo. Credevo che saremmo andati al dunque subito, com’era accaduto poco prima. Invece quello mi ha abbracciato iniziando a baciarmi sul collo. Ho sentito le sue mani insinuarsi ovunque….e ….” “e…?” “e mi ha fatto venire con un ditalino lento, quasi insopportabile. Poi, appagato, si è disteso dal suo lato e mi ha invitato a pensare a lui, dopo avermi dato i cento euro…. Mi sono chinata e l’ho spogliato. Poi l’ho succhiato sino a che non mi ha chiesto di allontanare le labbra e di continuare con la mano. Ha voluto che finissi così.” “Che porci! Ma ci pensate che sono tutti sposati!!” “Zitta Irene!! E fai che finisca di raccontarci…. È rimasto l’ultimo.” “Si. Anche questa volta sono scesa da un’auto per salire subito sull’altra. Senza guardarlo in faccia, gli ho chiesto che ore erano. Un modo per non dire sempre e solo buonasera. “perché cara, hai fretta?”. La paura che si potesse seccare e che non mi pagasse più, anche se i soldi non mi servivano, mi ha fatto rispondere che no, non c’era alcuna fretta e che poteva prendersela comoda. Mi ha fatto spogliare completamente, ero imbarazzatissima e sentivo freddo. L’ho visto che si toglieva i pantaloni e le mutande e che mi saliva di sopra, a cav’alcioni. – Si g…. signore cosa fa? – mi ha tranquillizzato mentre poggiava il suo membro sul seno e, con le mani, mi stringeva le mammelle. Ha iniziato a farlo scorrere dentro. – ce la fai a succhiarlo, così? – mi ha chiesto. “lo avevi già fatto con Antonio?” “No, Michela. Tu?” “Io si. Sembra che piaccia parecchio agli uomini. Boh!” “è andato avanti così sin quando non ha incominciato a dirmi che stava per venire. Ha aumentato i colpi e … e mi ha sporcato tutta. Fortuna che ero nuda.” “E poi?” “Poi ci siamo ricomposti e lui ha avviato l’auto. Avevo con me altri 300 euro. Non potevo essere seccata, ero stata fortunata. All’angolo non c’era più nessuno e gli ho chiesto di accompagnarmi sino alla mia macchina. Credevo che gli altri fossero andati via e, un po’, ero seccata col primo signore, Diego. Erano tutti ad attendermi vicino la smart di Antonio….. Sono scesa dall’automobile impacciata, ma non potevo evitarli. Si sono presentati uno dopo l’altro, scusandosi per il loro vizio, visto che portavano tutti la fede al dito, ma ben felici di avermi conosciuto. Mi hanno fatto tante domande…” “Cioè?” “Perché ero lì; che tipo di sesso facevo col mio ragazzo; se ero rimasta contenta di come si erano comportati con me; se pensavo di ributtarmi sulla strada.” “e tu?” “Ho ripetuto quello che avevo detto al primo signore. Lo avevo fatto solo per aiutare il mio ragazzo. Con lui facevo le stesse cose che avevo fatto con loro, ma era diverso, ovviamente….. Erano stati tutti molto gentili e li ringraziavo….. NO! Quella strada non mi avrebbe più rivista… Invece, loro….” “Loro cosa??” “Irene, mi hanno chiesto se ero disponibile a fare un’eccezione per loro quattro… E il primo mi ha anche dato un assegno da tenere con me sino a quando dovessi decidermi a fare ‘un’esperienza diversa con lui.” “Ti vuole scopare?” “Si!” “E di quant’è?” “cinquemila euro. Ma io non lo faccio!!” “Cinquemila euroooo!!! Come sono fatti?? Sabri, hai già un appuntamento?” “Li ho lasciati parlare. Secondo i loro programmi, oggi dovrei incontrare l’ultimo di ieri sera al suo studio, fa il dentista,. Ho i telefoni di tutti e quattro. Ma figurati…ora li dimentico.” “Se volevi dimenticarli li avresti gettati subito. Invece, per come parli, non è così..” “Sono stati gentili, Irene. Magari ne chiamo uno per ringraziarli e dirgli che non ci vado.” “Magari, lo chiami per chiedere di più.” “Michela sei una Stronza!! Vuoi venire anche tu? Magari il dottore rimane contento? Magari ci regala qualche soldo in più?” Poco dopo, erano uscite dal bagno sfottendosi ancora. Prima di entrare in classe, Sabrina era stata presa in disparte da Irene. “Sabrì, potresti dire al dottore che andiamo insieme noi due. Che ne dici? Però zitta con le altre.” “Ma Irene, che dici?? ….e Antonio ?? …. E tu con Fulvio??” “Migliore scusa di andare dal dentista dove la trovi…” e l’aveva lasciata sbalordita, entrando nell’aula. All’uscita da scuola le due ragazze erano corse alla cabina telefonica. Sabrina aveva fatto il numero, dopo pochi attimi Irene l’aveva sentita rivolgersi, probabilmente, alla segretaria del dentista. “…dica al dottore chi sono, aspettava una mia telefonata.” Un po’ di silenzio, poi: “dottore, sono Sabrina, la disturbo? Se non è solo, la chiamo dopo?” Irene aveva poggiato l’orecchio sulla cornetta per sentire la voce dell’uomo. “Signorina, lei non disturba affatto. Ho un paziente ma facciamo subito, mi dica.” “Oggi devo venire?” “Certo che si.” “Dottore…” “Non si preoccupi, facciamo un lavoretto pulito.” “Veramente le volevo chiedere se potevo portare con me una compagna. Si chiama Irene é qui accanto.” Sicuramente l’uomo era rimasto tramortito dalla notizia. Era rimasto in silenzio per un bel po’. “Si, si può fare. Però ho un pomeriggio pieno. Può passare alle 18?” “Troveremo il modo, ma non potremo stare molto. Poi, a casa, si preoccupano.” “Capisco. Saremo veloci.” “Bene, allora a più tardi dottore. Oh! Dottore??” “Signorina?” “Siamo in due e… poss.. possiamo raddoppiare?” “Vediamo cosa dicono le vostre bocche e ne riparliamo. Credo sia più giusto invece di stabilire l’onorario sin da ora.” “D’accordo, dottore. Allora a più tardi” Avevano riattaccato. Irene era rimasta con gli occhi sgranati. “Sabrina, hai parlato peggio di una squillo.” “Guarda che, caso mai, da oggi lo sei pure tu.” Nel pomeriggio le ragazze avevano studiato insieme a casa di Irene. Non era una novità, così come non era insolito che, alla fine dei compiti, uscissero a fare due passi. “Finito presto, oggi.” “Si, ma’. Facciamo un giro.” “Divertitevi. Ma non prendi freddo con quella gonna così corta?” “No, ma’. Stai tranquilla.” In strada le ragazze si erano fatte coraggio l’una con l’altra, scherzando su quanto sarebbe accaduto da lì a poco, con Sabrina che palesava una sicurezza che non aveva. “…..ma non è troppo corta quella gonna???” “finiscila, cretina. Mi hai detto tu di vestirmi in modo adeguato.” “Uhmmm! Appena ti vede, impazzirà!!” “Sabrì, magari inizi tu, che dici?” “Ti tiri indietro?” “No! Ma non so da dove devo iniziare. Non vorrei che….” “Lasciamo che sia lui a decidere. Penso che sia meglio …” “Ma ci pensi dove stiamo andando?” “meglio non pensarci. Dai, siamo arrivate.” Il medico aveva sentito il citofono squillare. Avrebbe voluto volare per andare a rispondere. Invece, si era alzato lentamente dalla poltrona dov’era rimasto in attesa, sin da quando la segretaria e le due assistenti erano andate via, ed aveva misurato i passi. “pronto?” “Dottore, sono Sabrina.” “Ti apro, secondo rialzato, scala E” “Grazie.” “Sabri, io non vengo. Ho paura.” “Non fare la scema! Non vorrai farlo incazzare. E poi, se vai via tu, vado via anch’io.” “Ma tu lo hai già fatto!” “Ieri era diverso. L’ho fatto per Antonio. Oggi, invece…” La voce del dottore, proveniente dal citofono, le aveva interrotte. “ragazze se al posto mio vi sentisse qualcun altro sarebbe la fine. State tranquille e salite. Vi controllo le bocche e andate via meglio di prima. Statene certe. Sono bravo.” Parlava loro tenendo le dita incrociate per scaramanzia. L’idea di sentire nuovamente le labbra di quella ragazza lo stava ubriacando. Poi, se l’amica era come lei ci sarebbe stato da sentirsi male. Non poteva rinunciarci. “… e per il costo, bastano 300 euro” – Speriamo che capiscano – si era detto. 300 euro!! Le due giovani si erano guardate solo un attimo, poi Irene aveva aperto il portone superando l’uscio. Avevano suonato alla porta. Il dottore era lì dietro, eppure aveva atteso qualche attimo prima di aprire. Cazzo!! Se Sabrina era bella, Irene lasciava senza fiato. Le aveva salutate senza smettere di tenere gli occhi addosso alla nuova arrivata. “Sabrina buonasera…. E lei deve essere Irene, piacere. Accomodatevi.”
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