La donna che si presentò quella mattina a casa sua, era la dodicesima colf che, negli ultimi due anni, cercava di resistere al suo carattere quasi isterico. Da due anni, da quando, cioè, era morta sua moglie e lui aveva abbandonato le scene dei teatri più famosi al mondo dove era conosciuto col nome d’arte di Mago Berlot, il più famoso illusionista degli ultimi anni, come lo definiva la stampa.La morte di Elena, travolta da un’auto in una nebbiosa e anonima strada di Parigi, aveva cambiato la sua vita. Niente pareva più importante senza quella piccola e fortissima donna che aveva avvolto la sua vita e lo aveva guidato nei momenti difficili; senza quel piccolo corpo nervoso e morbido, protagonista di notti di sesso e parole dolci.Marco, questo era il suo nome, si era chiuso in se stesso e si era ritirato in quella grande casa in riva al mare, sugli scogli di una Liguria inondata da un sole che, lui, non riusciva più a vedere.L’unica persona che cercava di aiutarlo era sua figlia Mara che però, avendo una famiglia e un lavoro impegnativo, non è che potesse fare molto. Si limitava quindi a trovargli persone che si occupassero di lui e di quella casa. Ma, regolarmente, doveva far fronte all’abbandono di domestiche inferocite per il carattere impossibile di suo padre.Quella mattina, accompagnò Luisa, una donna sui quarant’anni, silenziosa e seriosa con i tratti del viso spigolosi e decisi. Sapeva in quale posto andava a cacciarsi ma aveva bisogno di lavorare e ,in fondo, aveva lavorato in posti addirittura peggiori. O almeno così credeva…Marco la guardò di sfuggita, quando sua figlia gliela presentò, impegnato com’era nel tentativo, a dire il vero quasi disperato, di piantare un chiodo nel muro di salotto per poter appendere una vecchia crosta rinvenuta il giorno prima in un cassetto. Passava le sue giornate così, rovistando nei cassetti, leggendo uno dei tanti libri della sua biblioteca o seduto sul terrazzo a guardare il mare.In quel periodo era stranamente calmo e le cose filarono lisce per settimane.Un giorno seduto sulla sua poltrona, smise di leggere un noioso volume sulla rivoluzione francese e se lo appoggiò sulle ginocchia. Luisa era intenta a spolverare uno dei tanti inutili soprammobili del grande salotto e Marco notò il suo culo. Lei indossava una gonna stretta e lunga, assai scomoda per lavorare, pensò, e muoveva ritmicamente quella notevole estremità. Per la prima volta, da tanto tempo, sentì qualcosa che si muoveva, in basso. Aveva da poco compiuto cinquantadue anni e, nonostante, tutto aveva conservato un fisico asciutto e integro.Nei giorni che seguirono, cominciò a guardarla con più attenzione. Pareva che lei non ci facesse caso, oppure…Ma vestiva quasi sempre in maniera che l’immaginazione non avesse il minimo appiglio per potersi espandere. E, quasi d’improvviso, si ricordò che, non molti anni prima, riusciva a “condizionare” un’intera platea di spettatori e a fargli fare o dire ciò che lui voleva.Andò in cucina e lei alzò gli occhi . Lui la guardò, alzò la mano e disse le stesse parole che aveva detto mille e mille volte nei suoi spettacoli, con lo stesso tono di voce, basso e melodioso.Lei si bloccò all’istante, con gli occhi sbarrati. Lui si avvicinò. Quella mattina indossava dei pantaloni larghi e informi. Le “ordinò” di spogliarsi completamente e lei lo fece.Aveva un corpo stupendo e ben modellato. Un culo tondo e due tette sode e ben disegnate.Si rese conto che il suo cazzo era durissimo e le sue mutande non riuscivano a reggere lo sforzo di cotanta erezione. Fece piegare in avanti Luisa e le fece appoggiare le mani al tavolo di cucina. Le fece allargare leggermente le gambe e cominciò a leccarle la fica e il buchetto del culo .Era dolce e gli pareva di sentire aromi familiari. Poi la fece sdraiare sul tavolo e le succhiò i capezzoli. Cercò di resistere ma durò poco. La fece mettere di nuovo piegata in avanti e le infilò lentamente il cazzo nelle fica che, stranamente, si era inumidita. Reazione chimica inconscia?Venne quasi subito e si mise a sedere in terra, esausto, ad osservare quella fichetta circondata da peli nerissimi e lunghi, che colava il suo sperma. Era uno spettacolo tremendamente arrapante che lo rapì per un bel po’. Si scosse, la fece andare in bagno a lavarsi per bene, la fece rivestire e rimettere nella stessa posizione in cui l’aveva trovata. Ci si mise anche lui e la risvegliò. I suoi occhi ebbero una lieve incertezza, lui le disse buongiorno e uscì dalla stanza, con un lieve sorriso. Forse, la sua vita, finalmente, stava cominciando a cambiare…
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