Questo racconto è il resoconto del momento in cui io ero nell’ufficio di Rosemarie, direttrice di un famoso topless bar di Québec City. La stavo intervistando e le avevo chiesto alcuni ragguagli sulla divise delle cameriere che servivano ai tavoli. Indossavano solo una giacca nera del frak su un tanghino argenteo e la farfallina al collo. D’argento anche la bombetta leggera che portavano sul capo. Scarpe nere con tacchi alti. La cosa sorprendente era che da sotto le code il tanghino non si vedeva neanche quando le code si allargavano mentre servivano al tavolo. Sembrava che il culo fosse nudo e allora avevo chiesto dov’era il trucco. La direttrice, soddisfatta della mia curiosità verso un’idea che era sua, decise di chiamare una cameriera per mostrarmi come funzionava. ———– … Bussarono alla porta ed entrò una ragazza che si mise quasi sull’attenti davanti a lei, un piede leggermente più avanti dell’altro e le mani dietro la schiena. Vista da dietro, mostrava di possedere un culo davvero generoso e mi augurai che le facesse alzare le code della giacca del frack. – Ciao Belle. Come ti trovi qui? – Bene signora, grazie. – Era come un soldato appena arrivato in caserma. – Il signore seduto dietro di te… – disse Rosemarie, mentre Belle non accennò neppure a guardare chi fossi, – è un cliente molto importante per noi e conto sulla tua collaborazione. – Certamente, signora. – Rilassati Belle. – Sorrise per metterla a suo agio. – Non siamo ad un esame e nessuno ti boccerà se non agisci come ci aspettiamo. Voglio mostrare il tuo costume, non te. – Belle non si mosse. – Vorrei che ti avvicinassi al signore in modo che possa infilarti le mani sotto le code del frack per sentire che il culo è completamente nudo. – Sì, signora. Belle si girò verso di me con apprensione, mentre io riuscivo a fare l’indifferente. – Le piace, dottor Martini? Vero che la divisa rende la ragazza di un erotismo unico nel suo genere? – Assolutamente. – ammisi. – Ma anche la ragazza è bellissima. La ragazza tradì un attimo di imbarazzo. – Non per nulla si chiama Belle… he he. – aggiunse soddisfatta. – Ti puoi mettere a portata della sua mano? Dopo un attimo e con estremo imbarazzo, si portò al mio fianco destro. Seduto in poltrona trovai facile e piacevole portare la mano su per le sue cosce fino ad arrivare al culo. Era sodo, bello, morbido, liscio, pieno, fresco, rotondo, vellutato, generoso. La palpai con piacere ma anche con eleganza, godendomi quella inaspettata disponibilità di una ragazza che non avevo neanche sognato di incontrare. Ma ancora più mi eccitò l’idea che lei potesse provare un odio profondo nei miei confronti per il potere che avevo assunto, in virtù del quale non poteva opporsi alle mie molestie. – Vero che il culo pare assolutamente nudo? – E’ assolutamente nudo, – risposi infilando le mani nella fessura. – Non c’è assolutamente nulla tra le chiappe. Il pene mi si stava gonfiando e prima o poi avrebbe chiesto la sua parte. – Ora, Belle, voglio che gli mostri come le mie cameriere portano le mutandine… Ti togli la giacca per favore? Belle si allontanò subito come per togliersi le mie mani di dosso, si portò alla scrivania e mise una mano sotto la giacca al seno destro, poi a quello sinistro ed infine sfilò la giacca e la lasciò cadere nella sedia di fianco a lei. – Ha sganciato i capezzoli dalle due mollette di gomma che li fissano alla giacca. – spiegò Rosenarie. – Ora porta solo il cravattino, i sandali e… il tanghino. Con i tacchi che portava, il culo si presentava ancora più alto e rotondo di quello che era, d’altronde non è un mistero per nessuno che i tacchi a spillo servano a questo. Per quanto alto, però, le natiche proteggevano alla vista l’orifizio anale, e così non potevo vedere il particolare che mi attizzava e incuriosiva. Non dissi nulla e rimasi a guardare quel didietro, con il pene che esprimeva esattamente la mia aspirazione più importante in quel momento. Si girò verso di me senza attendere ordini dalla direttrice; era lì per mostrarmi la sua corsetteria. Aveva quel cravattivo così vezzoso che la faceva sembrare una santarella, due seni davvero inusuali per noi europei, una vita così sottile (questa, davvero inusuale per i Canadesi), e infine aveva quel tanghino. Copriva esattamente la sola fessura del sesso e il rigonfiamento che mostrava era sicuramente offerto dalle grandi labbra esuberanti. Alzai il viso e le osservai gli occhi. Era nervosetta ma, vedendo che la guardavo, riuscì a rilassarsi e a sorridermi con una professionalità che da noi pare una dote ormai scomparsa. – Potresti girarti a mostrargli il culo, Belle? – Certamente signora. – rispose. E mi girò la schiena. Ero talmente turbato che mi sentii in dovere di guardare la direttrice per vedere che cosa pensasse di me e mi domandai se non fosse meglio mostrare un certo imbarazzo. Stava ancora seduta sull’angolo della scrivania, soddisfatta della sua creatura. – Qual è il parere di uno scrittore come lei? – E’ davvero una ragazza stupenda. – ripresi. – Ma volevo vedere il funzionamento del tanghino. Si può dare un’occhiata al suo… come dire, funzionamento posteriore? – Certo. – si affrettò a dire spostandosi dalla scrivania. – Belle, vuoi piegarti in avanti e allargare un po’ le gambe in modo che il nostro illustre ospite possa toccare con mano il nostro brevetto? Belle attese il solito secondo di etichetta, poi si piegò avanti piano tenendo le gambe ritte e divaricate, fino ad andare a tenersi con le mani alle caviglie ed allargare così fessura del sedere per ospitare il mio sguardo. Le natiche, allargate dalla posizione china della ragazza, mostravano il tanghino rigonfio che copriva il suo sesso rigoglioso, con l’elastichino che spariva eroticamente in un buchetto praticamente invisibile. – Fantastico. – mi riuscì di ripetere, inghiottendo saliva. – Fantastico. – Questa è una posizione di relax. – precisò Mary Rose. – In questo momento l’elastico che collega il tanghino alla pallina alloggiata nel retto non è in tensione perché è piegata in avanti. Se non le fa senso, provi a tirarlo in fuori e vedrà che è mollo. Ciò è dovuto al fatto che la lunghezza dell’elastico inferiore del perizoma è stato regolato per la posizione eretta della ragazza. Alla fin dei conti deve essere teso solo quando stanno in piedi. – Giusto. – dissi. – Posso… davvero? – Gliel’ho appena suggerito. Belle ne sarà onorata. Avvicinai le dita all’elastico che stava tra il sesso e l’orifizio, con il pene che stava pulsando all’impazzata. Non aveva neppure un pelo, l’avevano preparata proprio bene. Riuscii a prenderlo senza pizzicare la poverina che si esponeva e provai a tirarlo un po’ in fuori, verso di me. Feci sfilare piano l’elastichino di due o forse tre centimetri dal suo alloggiamento, godendo del senso di fastidio che la ragazza doveva provare mentre il piccolo ingombro le strofinava lo sfintere. Il mio piacere malvagio aumentò e tirai un ultimo colpetto per sentirlo in tensione. Poi lo mollai e lo vidi rientrare, tirato dal richiudersi dello sfintere al di qua della pallina. Ebbe un accenno di pelle d’oca. – Grazie, Belle. – conclusi. – Può alzarsi, è stato davvero piacevole. Lei è una ragazza… – Belle. Credo di aver capito con una certa sicurezza che il… il dottor Mieli… desideri sodomizzarti. Sentii ribollire l’apparato sessuale. Belle non rispose. – Sei disposta a lasciarlo fare? – Ma no… – dissi, imbarazzatissimo. – Certo signora. – intervenne imprevedibilmente Belle. – Brava Belle. – si affrettò a dire la sua superiore. – A che albergo gliela mando? La stava trattando come un pacco, ma non me ne importava niente. Anzi, lo trovava ancora più eccitante. – All’Hotel Frontenac. – risposi. – La vuole stasera? – No… Cioè sì… – Affare fatto allora. Hai sentito Belle? – Certo signora. – Grazie. – risposi. Poi misi a fuoco “affare fatto” e le domandai inquieto: – Quando… le devo? – Per carità, nulla né a me né alla signorina. E’ un omaggio della casa.
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