Sophia percepiva l’ambiente che la circondava grazie a pochi e confusi suoni. Il ritmico ticchettio dei suoi tacchi sul pavimento, senza dubbio di marmo, le giungeva smorzato da probabili pensanti tendoni appesi alle pareti, non certo alle finestre poiché era sicura di trovarsi al di sotto del piano stradale. L’eco del suo stesso respiro lasciava immaginare le dimensioni della stanza: doveva avere un soffitto alto, forse a volta, ed essere molto ampia. Camminava lentamente, attenta a qualunque suono che non fosse generato da lei stessa nella speranza di cogliere ogni dettaglio in modo da riuscire a disegnare nella mente lo spazio intorno a sé, prima che i suoi sensi fossero ottenebrati da quella nascente eccitazione che pareva intenzionata a raggiungere livelli notevolmente elevati. Sentiva il fruscio prodotto dalla seta della tunica che indossava, un suono lieve, morbido, frizzante e delicato, ma non coglieva null’altro. Non un respiro, un colpo di tosse per schiarirsi la gola, un piede mosso per trovare una posizione più comoda; non un sospiro, un sussurro, una mano passata sui capelli o infilata in tasca; nulla le poteva far supporre di non essere sola in quella stanza, tant’è che iniziava a chiedersi se la sua presenza in quel luogo non fosse frutto di uno scherzo ben condotto da colei che l’aveva persuasa ad accettare quel gioco. Le avevano detto di raggiungere il centro della stanza, ma non poteva immaginare dove si trovasse, la benda stretta sugli occhi le impediva di vedere ed aveva il sospetto di trovarsi in un ambiente poco illuminato. Aveva contato i passi, sette sino a quel momento, ancora due e sarebbero stati nove; raddoppiando la misura dei propri passi, Sophia riusciva a farsi un idea precisa delle reali dimensioni del locale. Appena contò il dodicesimo passo il tocco delicato di una mano sulla spalla la fermò. – Maestro Priore, conduco un profano. – disse una voce alle sue spalle. – Presentalo, Fratello primo copulatore. – Maestro Priore, si tratta di una donna, libera di mente e parzialmente edotta che chiede la Luce. Sophia riconobbe il suono d’alcuni passi in avvicinamento, poi sentì un rumore metallico sibilante, come di una lama sguainata, ed immediatamente dopo una pressione puntiforme sopra il seno sinistro. – Profana cosa senti sul petto? – domandò la voce di colui che veniva chiamato Maestro Priore – Una pressione. Mi pare una lama come quella di una spada. – Sophia diede la risposta rituale che l’era stata insegnata poco prima d’entrare nella stanza. – Si tratta proprio di una spada, i sensi non ti mentono. – disse il Maestro Priore – Dovrai imparare a fidarti sempre dei tuoi sensi, a non mortificarli in virtù della ragione. Questa spada simboleggia il rimorso che ti torturerà se tradirai i principi, i valori e la segretezza di questa confraternita o se ne hai chiesto l’ammissione allo scopo di servirti della nostra istituzione per ricavarne un puro piacere personale. La spada venne ritirata e subito Sophia trasse un profondo respiro. Non provava alcuna forma di paura, ma quella pressione all’altezza del cuore le impediva d’inspirare liberamente. Era in attesa degli eventi, non conosceva i dettagli del rito ed ogni rumore, ogni fruscio, attivava i suoi sensi. Le erano state insegnate solamente alcune risposte rituali senza, però, specificare quando sarebbero state poste le domande. Era consapevole d’essersi messa in una situazione che solo poco tempo prima l’avrebbe fatta sorridere o, peggio, temere per la propria incolumità, ma le recenti esperienze, i discorsi di un’amica evidentemente iniziata in quella confraternita, avevano vinto ogni reticenza grazie alle lusinghe di una nuova consapevolezza del piacere. Quella sensazione fisica che da tempo ricercava nei suoi improvvisi, quanto brevi, amori. – Profana, cosa hai sugli occhi? – domandò imperiosa la voce di prima. – Una benda! – rispose lei. – La benda che ricopre i tuoi occhi è il simbolo delle tenebre in cui ti trovi ora, della scarsa conoscenza del tuo corpo e del corpo umano in genere. Essa allude anche al modo in cui hai cercato il piacere sino ad ora, vagando ciecamente da un amplesso all’altro senza comprendere il vero significato delle tue sensazioni. La Confraternita potrà aiutarti a sciogliere questa benda, ad assumere una nuova consapevolezza di te e delle tue potenzialità sensuali, sessuali ed erotiche. Non ti sarà mai chiesto di agire contro la tua morale o contro i tuoi principi, ma ti chiederemo di vincere ogni restrizione imposta dalla tua educazione, dalla morale comune, da ciò che ti hanno indotto nella mente sino ad oggi. Dovrai liberarti da tutto ed agire liberamente, dovrai morire per poi rinascere a nuova vita, una vita libera da ogni compromesso dove sarai veramente tu a controllare i sensi, i desideri, il piacere; dove rispetterai unicamente i confini che tu stessa sentirai come tuoi limiti. Sei, quindi, disposta liberarti? – Sì. – rispose Sophia – Dichiari sul tuo onore d’essere venuta qua a chiedere la Luce della Libera Copula, liberamente, con altruismo e spirito di sacrificio per il tuo e nostro godimento? – Sì, lo dichiaro sul mio onore. – rispose emozionata la ragazza – I principi della Libera Copula, comuni a tutti i confratelli sparsi per il mondo, ci rendono inconfondibili ed inimitabili. Tali principi sono immutati dalla notte dei tempi e sono così perfetti da garantire ad ognuno la piena libertà nella ricerca della Luce. Il primo di essi è la “Tolleranza”, questa è la prima virtù d’ogni nostro Fratello. Non dovrai mai valutare un tuo confratello per mezzo dei suoi pensieri o sogni erotici, non dovrai mai giudicare un tuo confratello a causa delle sue pratiche sessuali. Ogni pensiero che coinvolga uomini o donne consenzienti e desiderosi, che ne rispetti l’anima e lo spirito, è lecito tra di noi. Questo ti avvicina al nostro secondo principio: quello della “consapevolezza”. Ogni uomo o donna con cui t’unirai dovrà essere pienamente consapevole di ciò che sta per fare, questo ti dice quale sia il nostro punto di vista su chi utilizza minori o dementi per le sue pratiche. Tempo fa li punivano noi stessi impalandoli su di un tronco arroventato… oggi ci limitiamo a segnalarli alle autorità del paese in cui scopriamo quest’onta. Attenta profana! Anche l’utilizzo delle piena consapevolezza del tuo potenziale erotico, che apprenderai da noi, a discapito di un altro profano, indifeso di fronte a tale forza, sarà punito dalla confraternita. Non dovrai mai utilizzare questa conoscenza per ottenere vantaggi personali che non sia il puro e semplice piacere. Sophia ascoltò con attenzione le parole che giungevano da un punto indefinito davanti a lei e le soppesò una ad una. L’allusione al fatto che potesse mai usare il proprio corpo come merce di scambio l’offendeva, poi capì che c’erano tanti modi di farlo per motivazioni apparentemente lecite e moralmente accettabili. Non credeva di riuscire ad apprendere nozioni, conoscenze o atteggiamenti tali da incrementare quello che lei riteneva già un forte potenziale erotico, ma tanto valeva far finta di crederci. In fondo quella confraternita iniziava ad apparirle come un club di single che avevano trovato il modo di sopperire alla cronica mancanza di materiale umano con cui accoppiarsi. – Profana. – continuò la voce – ti è stato detto che dovrai superare alcune prove. Sei pronta a subirle? – Si. Sono pronta. – rispose lei. – Profana, questa istituzione ha lei sue leggi di cui ti ho elencato i punti salienti. Sei stata edotta su di esse? – Sì, mi sono state spiegate e le accetto senza riserve. – Ora dovrai giurare. – Sono disposta a giurare. – confermò lei – Fratello primo copulatore, fai avvicinare il maestro di cerimonia con la Coppa di Venere. – disse quella che oramai Sophia identificava come “la voce”. – Bevi, profana. Sophia ingoiò una lunga sorsata di quello che all’odorato aveva riconosciuto come un ottimo vino bianco, poi porse la coppa ad un invisibile figura alla sua destra quindi pronunciò la formula che l’era stata insegnata. – Io m’impegno sul mio onore al silenzio più assoluto su tutti i particolari di questa Confraternita e sulle prove che sto per subire, qualunque sarà il loro esito. – Bevi ancora profana. La ragazza afferrò con sicurezza la coppa e trangugiò un altro lungo sorso senza più odorarne il contenuto. Una smorfia di disgusto apparve sul suo volto, il liquido era sempre vino ma decisamente amaro come se vi fosse stata miscelata dell’Angostura o qualcosa di analogo. – Questo vino divenuto amaro è il simbolo dell’amarezza dei rimorsi che ti colpiranno se tradirai il giuramento. Puoi ancora ritirarti, questo è il punto che divide la tua essenza profana dalla gnosi di una consorella. Nessuno ti potrà accusare di nulla se ti ritirerai ora, nessuno ti riterrà pavida, resterai quella di sempre anche per i tuoi amici che ti hanno condotta qua. Se decidi di continuare dovrai, però, arrivare sino in fondo… a qualunque costo. L’ultima frase provocò in Sophia una fitta d’eccitazione, quell’allusione al qualunque costo le faceva sperare in qualcosa di più della semplice bevuta da un bicchiere di vino, qualcosa di stupendamente trasgressivo ed eccitante. – Sono pronta e decisa a seguire il cammino… a qualunque costo! – affermò ponendo l’accento sulle ultime tre parole. Una mano afferrò quella della ragazza con una forza quasi brutale e la strattonò inviandole il silenzioso ordine di muoversi. Sophia la seguì docilmente, non le era stato detto nulla su quella parte del rito, ma sentiva di dover apparire remissivamente sottomessa in questa fase. Venne condotta in quello che immaginò essere uno degli angoli della grande stanza, quindi l’accompagnatore si scostò ponendosi al suo fianco e, sempre tenendola per mano, le ordinò di camminare lentamente e senza timore. La ragazza eseguì stringendo spasmodicamente la mano, sua unica guida essendo privata della vista, passo dopo passo cresceva in lei la convinzione d’essere tra una lunga fila di persone, ne percepiva la presenza nonostante l’assoluto silenzio. Non sapeva cosa stava per capitarle e i sensi spinti all’estremo delle loro capacità stavano fornendo una lunga serie di dati discordanti. L’impressione di una folla lasciava il posto al vuoto assoluto per poi tornare a presentare alla mente l’immagine di tante persone intorno a lei. Si sentiva osservata, scrutata e valutata, improvvisamente la corta tunica di seta le parve inconsistente e si sentì nuda e indifesa. Precipitò, ancora una volta, nella convinzione d’essere sola, abbandonata, spersa nel buio indotto dalla benda. Ritrovò nell’unico contatto con la realtà di quella mano che stringeva l’appiglio per non precipitare nel baratro generato dalla mente in forza delle sue paure ataviche e si concentro su di essa; stava per stringerla con ancora più forza quando questa scivolò via, abbandonandola. Sophia provò immediatamente un profondo sconforto, il timore del vuoto tornò prepotentemente ad insidiarle la mente distogliendo l’attenzione dai sensi. A causa di ciò venne colta di sorpresa dalla prima e delicata carezza sui fianchi. Inaspettatamente si materializzarono più mani che si posarono, con discrezione, sul suo corpo consolandola, spingendola a vincere il timore della solitudine per via della tangibile prova di non essere sola in quello ch’era diventato il suo buio universo. Inizialmente caste, le mani si fecero sempre più sfrontate spingendosi oltre il limite del lecito consolamento, evitavano accuratamente la nuda pelle per soffermarsi unicamente nella porzione di corpo coperta dalla tunica. Premevano, palpavano saggiando la consistenza della sua carne; se una sfiorava maliziosamente un punto erogeno, come ad esempio i capezzoli, per poi allontanarsi, subito un’altra prendeva il suo posto stringendo con forza la mammella. La seta amplificava le sue sensazioni, ogni tocco, leggero o intenso che fosse, veniva accolto dalla pelle di Sophia come un potentissimo stimolo; la mancanza della vista spingeva la mente ad indugiare nelle più segrete ed eccitanti fantasie erotiche. La ragazza senti crescere la propria eccitazione oltre il limite del sopportabile, era tentata di lasciarsi cadere sul pavimento per concedersi senza remore a quelle mani ed aprirsi incondizionatamente al possessore di una coppia di esse, ma era confusa. Tutti quegli stimoli la disorientavano al punto di non capire più quale fosse la sua reale posizione, poteva essere in piedi o stesa sulla schiena, oppure carponi per quello che riusciva a capire. Troppe mani, troppe le fantasie che nascevano e poi morivano nella mente, troppe le cose che voleva mettere in atto per soddisfare il desiderio nato in lei. Quando una mano le sfiorava i glutei lei spingeva il sedere verso il punto di contatto e lo sollevava a mo’ d’invito, ma con questa mossa perdeva il contatto dell’altra mano in prossimità del pube, allora tornava a cercarla. Lo stesso capitava, contemporaneamente in alto, sul seno quando lo spingeva in direzione di quella che pensava fosse un incipiente carezza che poi si dimostrava solamente un leggero tocco. Sophia non sapeva più come porsi, come invitare quelle mani ad appoggiarsi nei punti che voleva lei, quelli più efficaci per il suo corpo; affranta da questi inutili tentativi sentì l’eccitazione smontarsi e precipitò nella disperazione non riuscendo a comunicare i propri desideri. Fu a questo punto che la voce tornò a farsi sentire: – Fratello primo copulatore, la profana ha appreso i suoi limiti. Conducetela da me. Tutti s’allontanarono da lei, solamente una mano rimase a contatto della sua ed in essa vi riconobbe la confortante stretta della sua guida. Venne nuovamente portata al centro della stanza dov’era attesa dal Maestro Priore. – Profana, il viaggio simbolico che hai appena compiuto sta ad indicare il buio e la confusione che regna nei tuoi sensi. Hai visto com’è facile cedere all’aspetto materiale di queste lusinghe, trascurandone quello più profondo, con il risultato di rimanerne solamente confusa e disorientata. Se non conosci a fondo la tua sessualità non potrai mai godere di essa. Lasciando libero sfogo unicamente al tuo aspetto animale t’illudi di provare piacere, ma è la mente guidata dalla gnosi la vera ed unica fonte di piacere. Chiedendo la Luce hai fatto il primo passo verso questa conoscenza, ma per avanzare devi liberarti dai tuoi preconcetti, devi ripulire la mente da tutto ciò che, di errato, vi risiede. L’Acqua ti monderà! Sophia non fece in tempo a riflettere sulla parola “acqua”, nel tentativo di comprendere il significato attribuitole dalla voce, che venne investita da una doccia tiepida. Almeno un secchio l’era stato versato sulle spalle e sul petto. Istintivamente Sophia si ritrasse ponendosi sulla difensiva nel timore di ricevere un’ulteriore bagno iniziatico, magari di acqua gelata. Iniziava a comprendere come i seguaci di quella confraternita amassero giocare con i sensi, nulla di meglio quindi, secondo il loro metro di giudizio, di una doccia calda seguita da una fredda; ma non vi furono altre sorprese. Il maestro priore prese la parola per domandarle se fosse ancora intenzionata a proseguire nelle prove; Sophia annuì. Immediatamente la mano della guida ghermì la sua per condurla in un nuovo viaggio. Questa volta la ragazza contò tre svolte a sinistra, come se stesse percorrendo il perimetro della stanza in senso antiorario, prima di ritrovarsi nuovamente nel mezzo della selva di mani pronte ad esplorare senza alcun pudore il suo corpo. Il senso di solitudine, il timore del buio e l’incertezza provati prima non si fecero più sentire, ora conosceva meglio l’ambiente, sapeva di quelle mani e non le temeva. Si abbandonò completamente alle loro carezze, non tentò più di assecondarle o d’invitarle ad indugiare nelle zone erogene; assorbì ogni stimolo passivamente con il corpo ma attenta nel gustarlo sino in fondo con la mente. Non cercò il piacere ed il piacere arrivò inatteso. La stoffa bagnata aderiva alla pelle rinfrescandola nei punti di contatto. Sophia, che aveva tenuto tra le mani la seta prima d’indossarla, sapeva quanto fosse leggera e trasparente; una volta bagnata doveva lasciar intravedere il colore della pelle e senza dubbio disegnava fedelmente ogni curva del corpo. Si sentiva più desiderabile ora che sapeva di mostrarsi in una tenuta decisamente eccitante e questo le donava sicurezza. Infatti, appena aveva intuito d’essere ormai prossima al gruppo di persone aveva lasciato la mano della sua guida e per dirigersi da sola sino in mezzo a loro. Non si era fermata al primo tocco ma aveva proseguito sin quando non aveva sentito di trovarsi nell’esatto centro, nel punto in cui le mani di ognuno di loro potevano raggiungerla. Non era solamente lei a porsi in modo nuovo ma anche le mani l’accarezzavano con più attenzione, se prima erano chiaramente intenzionate a confonderla con dei tocchi disordinati, a volte volgari altre troppo delicati, ora la sfioravano maliziosamente insistendo nei punti giusti evidenziati dai sospiri. L’eccitazione crebbe raggiungendo ben preso gli altissimi livelli di prima; Sophia lasciò la mente libera di seguire i pensieri e le sensazioni che preferiva, non tentò di guidarla la dove percepiva fisicamente lo stimolo più intenso. Scoprì in quel momento che la mente libera riusciva a cogliere gli stimoli e le sensazioni in assoluto più efficaci. Lo sdoppiamento, o meglio, la separazione tra mente e corpo inizialmente la disorientò; ma quando comprese il modo di unire gli stimoli apparentemente contrastanti sfiorò l’orgasmo. Rimase sconvolta dal piacere provato unicamente grazie a quelle carezze, non credeva possibile provare sensazioni così intense in assenza di uno stimolo diretto e mirato alle zone genitali. Nessuna mano aveva sfiorato il clitoride, al più si erano limitate a rasentare il pube, eppure godeva di un piacere sconosciuto, tanto delicato da apparire infinito ma così efficace da spingerla al limite del piacere. Con il respiro che tradiva il suo stato di godimento si lasciò cadere sulle mani che sentiva sulla schiena e queste, come s’aspettava, la sostennero pur senza smettere di muoversi. Altre mani scivolarono sui glutei e si aprirono sulle natiche per sorreggerla. Sophia si lasciò sollevare, era come semisdraiata su di una poltrona umana formata da infinite mani, un letto di carezze. Dolcemente una mano solitaria sollevò il lembo di tunica che, a stento, ricopriva il pube; allora quelle sui glutei l’invitarono ad aprire leggermente le gambe. Sophia non oppose resistenza, l’unico suo pensiero in quel momento era di sedare definitivamente il desiderio di orgasmo che provava. Si aprì offrendo il pube ed attese il tocco finale, quello decisivo. La mano scivolò sulla delicata peluria giocando a lungo con i morbidi riccioli, quindi divaricò le labbra con una lentezza esasperante. Sophia si aspettava uno stimolo diretto sul clitoride, lo desiderava così intensamente che le pareva già di sentirlo, ma la mano si limitava a mantenere le labbra divaricate nonostante le evoluzioni improvvise impresse al pube dalla ragazza nella speranza di far scivolare un dito all’interno di esse. La mano attese sin quando la ragazza si calmò rilassando in modo evidente i muscoli dei glutei e gli addominali, quindi aprì ancora di più le labbra. In quel momento Sophia percepì un soffio lieve diretto tra le labbra, una leggera corrente d’aria che rinfrescava la pelle calda e umidissima. Lo stimolo era delicatissimo, il clitoride veniva solleticato in modo quasi impercettibile ma efficace. Sophia sentì il piacere tanto atteso nascere lentamente; l’eccitazione stimolata dalle mani appoggiate ovunque sul suo corpo e il soffio tra le labbra della vulva le donarono un orgasmo che si sviluppò ed esplose alla stessa velocità con la quale era stato generato. Il piacere montò lentamente, crebbe sino a farle temere d’impazzire, poi non calò come al solito ma rimase fisso a quella, per certi versi dolorosa, intensità a lungo prima di calare e prepararsi ad investirla con una nuova rinascita. Le ondate si susseguirono una dopo l’altra senza mai perdere d’intensità sin quando, stremata, fu la ragazza a fermarle con la propria volontà. Sophia venne teneramente sostenuta dalle mani ed accompagnata nuovamente al centro della stanza dove, ai limiti della coscienza, udì la voce del Maestro Priore. – Profana, in questo viaggio simbolico ti sei lasciata guidare dalla mente prima che dagli istinti. Hai controllato gli stimoli ricevuti guidandoli dentro di te per trarre il massimo piacere, non ti sei lasciata governare da loro ma li hai dominati tu. Al termine sei stata toccata dall’Aria, essa ha terminato il compito iniziato dall’Acqua e ti ha ulteriormente purifica. Hai imparato a conoscere il potenziale di uno stimolo leggero e delicato quanto solo quel soffio d’Aria poteva trasmetterti; ebbene, per quanto inconsistente e labile, quel soffio ti ha portato alle più alte vette del piacere. La luce inizia a rischiarare la tua mente sino ad oggi ottenebrata dai luoghi comuni e dall’empirica ricerca del piacere. Ora devi ancora compiere un viaggio, l’ultimo, quello che ti farà raggiungere la piena Luce grazie al Fuoco. Tu, profana, sei una fiamma del Fuoco unico che tutto pervade. Sei in conflitto e vivi la solitudine dell’io perché ti consideri una fiammella distinta dalla Fonte. Ti porteremo a comprendere che sei parte integrante del Fuoco universale e che non sei sola. Dovrai dirigere il tuo “calore”, il tuo “ardore”, verso il cuore del tuo vero e più nascosto essere. Sophia restò immobile ad ascoltare quelle parole che fluivano attraverso il suo corpo allo stesso modo di come, poco prima, aveva fatto il piacere generato dall’orgasmo, le vibrazioni trasmesse dal suono e dal significato intrinseco delle parole la ponevano in uno stato di totale estraniazione; le pareva d’essere al di fuori del corpo, intenta ad osservarsi da un punto di vista sino a quel momento sconosciuto. Studiava la propria figura in piedi al centro di quella stanza circondata da un numero imprecisato di persone, vedeva chiaramente i segni del recente piacere sul proprio volto e capiva dalla posizione assunta quanto era stanca. Non provava alcuna emozione verso il suo aspetto fisico, sapeva che quello era il luogo in cui viveva lo spirito ma comprendeva, ora, che non sarebbe stato lì in eterno. Quel corpo era solo il mezzo utilizzato dalla sua mente e dallo spirito per evolversi, per compire un altro passo verso la perfezione. Stava a lei stabilire in quale direzione spingere la propria intima essenza nel corso di questa vita; poteva sbagliare o fare la scelta giusta, in ogni caso qualunque via avesse scelto era sempre meglio dell’immobilità in cui aveva vissuto sino a quel momento. In quello stato la ragazza non comprese cosa stava realmente accadendo intorno a lei, furono le parole del Priore a risvegliarla. – Nel tuo interno – pronunciò la voce – si accavallano arcobaleni di colori: qualche luce rifulge roteante su se stessa; altre luci, come fiamme vaganti, si confondono con il fuoco vitale che ti attornia. Sophia stava lentamente tornando in sé per riprendere pieno possesso del suo corpo e dei sensi ad esso collegati. – Quando osservi con i tuoi occhi lanci raggi di fuoco – continuò il Maestro Priore In quel momento Sophia percepì un calore molto intenso sotto il palmo della mano destra, istintivamente la ritrasse, poi comprese che doveva lasciarla immobile ed attendere. – Quando ti trovi in movimento sprigioni fiamme di fuoco. Il calore scese lungo le gambe, come se una candela accesa le fosse passata lungo il corpo ad una certa distanza. La sensazione era piacevole e Sophia si concentrò per non perderne alcuna sfumatura. – Quando riposi il fuoco ti avviluppa! La tunica di seta, oramai quasi asciutta, venne slacciata e lasciata cadere in terra. Sophia sapeva d’essere completamente nuda al loro cospetto. La situazione tornava ad eccitarla, solo che ora voleva vedere, aveva bisogno anche del senso della vista. – Conoscere il fuoco della passione nelle sue molteplici espressioni è possedere la potenza della passione stessa. Ma questa conoscenza da la schiavitù ai pavidi mentre concede libertà ai forti. La Via della Copula non è per i pavidi Cosa chiedi Profana? – La luce Maestro! – rispose Sophia – Vi è una via esoterica ed una essoterica. Molti sono adatti per quest’ultima e possono trovare facilmente il cammino nella vita di tutti i giorni. Ma la via esoterica, o iniziatica, per quanto se né possa scrivere, non si può descrivere, per quanto se né possa parlare, non si può concettualizzare. Devi sentirla dentro di te! Ti domanderò per l’ultima volta: cosa chiedi profana? – La luce, Maestro. – E la luce sia per te che sei stata purificata dal Fuoco! Una mano sciolse la benda dagli occhi di Sophia consentendole, finalmente, di vedere. La luce fioca non ferì i suoi occhi così che l’ambiente in cui si trovava si manifesto chiaramente al senso sino a quel momento mortificato. Solamente il volto dei presenti rimaneva ancora ignoto poiché erano tutti incappucciati. La ragazza sapeva cosa doveva fare a quel punto: rintracciò la propria tunica in terra e la raccolse con un movimento aggraziato, quindi percorse, con tutta la dignità possibile nonostante la totale nudità, la distanza che la separava dal braciere fiammeggiante posto nel fondo della stanza e qui vi butto l’indumento. – Ora che ti sei liberata dall’ultima tua veste profana – disse la voce del Maestro Priore – puoi scegliere chi tra noi ti condurrà nell’ultima parte del rito. Fratelli, mostratevi! Tutti i presenti si levarono i cappucci mostrando il viso a Sophia. La ragazza rimase a lungo interdetta, tra i seguaci di quella confraternita vi erano parecchie persone a lei note. Uomini e donne, ragazze e ragazzi, di cui non aveva mai sospettato nulla, alcuni di loro le erano addirittura parsi freddi nei confronti del sesso in quanto arrossivano ed evitavano ogni discorso inerente tale argomento. Ora se li trovava lì come soci, o meglio fratelli, in quel gruppo di pazzi e sfrenati copulatori. I volti degli astanti mostravano un’espressione divertita ma comprensiva, evidentemente il suo sgomento era un classico degli iniziati, si domandò chi tra loro l’aveva toccata e dove, chi l’aveva portata all’orgasmo con il semplice soffio. Domande oziose. Sophia si ridestò e raggiunse il maestro ponendosi innanzi a lui in attesa. L’uomo, con un ampio gesto della mano mostro a lei tutti i fratelli posti ora in circolo e disse: – Scegli! Questa parte del rito d’iniziazione prevede che sia tu a decidere per te stessa. Sophia fissò negli occhi uno ad uno i presenti, anche le donne, poi indicò un ragazzo posto alla destra del maestro e disse semplicemente: – Lui! – Vuoi enuclearci la tua scelta? Non sei tenuta a farlo se credi. – Posso spiegarla senza problemi. Il ragazzo che ho scelto è già stato “vittima” delle mie attenzioni in passato. Ho provato a sedurlo, ma senza risultato. Evidentemente non ero in grado d’esprimere a fondo il mio desiderio e lui mi ha rifiutata. Ora, posso averlo ed ho scelto lui. Il Maestro Priore trattenne a stento una risata, si controllò poi disse: – Vedo che hai compreso bene i primi insegnamenti, brava! Fratello primo copulatore, tocca ancora una volta a te completare il rito. – Così sia. – ripose lui lanciando un’occhiata d’intesa verso Sophia. I fratelli ruppero il cerchio nel punto che dava verso la parete orientale della stanza, quindi si disposero in fila in modo da formare un corridoio umano che conduceva ad un altare composto da un grande letto e sette grandi candelabri posti su di un basamento rialzato di tre scalini sul piano della stanza. I candelabri erano sistemati in numero di quattro sul primo scalino ed in tre sul secondo, in modo da disegnare un triangolo equilatero inscritto in un quadro, al centro di tutto stava l’alcova. Sophia accetto la mano offerta dal ragazzo e si lasciò condurre verso il luogo rituale, in quella stretta riconobbe la guida dei due primi viaggi iniziatici, sorrise all’idea di aver scelto istintivamente la stessa persona che già l’aveva sorretta in precedenza. Senza dubbio questa sua decisione era stata vista dai fratelli come frutto di una profonda ispirazione spirituale, poiché non era stato solamente il maestro a sceglierla ma lei aveva scelto il maestro, un cerchio perfetto che si stava per chiudere su quel letto dove il principio femminile si sarebbe unito a quello maschile. Una volta entrata nell’ordine d’idee e nello spirito di quella confraternita non era difficile agire in modo da dimostrarsi degna di farne parte. Aveva deciso d’iniziare l’amplesso con una reciproca stimolazione orale dei genitali, si vedeva già sdraiata su di lui intenta a succhiargli avidamente il membro nella posizione volgarmente definita: “69”. Un altro cerchio, il principio femminile che dona piacere a quello maschile e ne riceve da lui a sua volta, il serpente che si morde la coda, l’alchemico Uroboros, serpes qui caudam devorat, il Taoista Yin e Yang. Sophia si accorse che il suo gioco stava diventando reale, non solo si sarebbe unita con quell’uomo ma ogni sua mossa, ogni posizione, ogni stimolo, tutto il piacere, era già stato scritto. Raggiunto il bordo del palco su cui stava il letto il ragazzo si fermò ed attese che gli altri fratelli si disponessero a cerchio intorno a loro, quindi contemplò gli occhi della ragazza per leggerne le emozioni e rassicurarla ed iniziò a salire verso il letto. Sophia, raggiunta la sommità del basamento, riuscì ad avere una visione completa della sala e delle persone al loro interno, in quel momento realizzò che stava per avere un amplesso sotto lo sguardo di almeno una trentina d’individui. Questa constatazione intacco non tanto il suo pudore quanto l’orgoglio, temeva d’apparire goffa e inesperta ai loro occhi. Il ragazzo parve leggerle nel pensiero quando le sussurrò: – Non ti preoccupare. Queste persone non sono qui per giudicarti, ma per eccitarsi grazie a te. Qualunque cosa farai, in qualsiasi modo ti muoverai, loro sapranno vedere ed apprezzare la tua sensualità. Sii naturale, lasciati andare e non cercare di apparire diversa da quella che sei, vedrai che sarà una bellissima esperienza per tutti. Ora da inizio a questo amplesso nel modo che vuoi tu, poi rilassati. Sophia non staccò gli occhi da quelli del ragazzo per un solo istante e vide la sincerità delle sua parole, si sentì subito rassicurata al punto di riuscire quasi a dimenticare le presenze intorno a sé. Nella mente il sesso riprese il dominio assoluto dei pensieri, ora esisteva solamente il ragazzo ed il piacere che bramava avere da lui. La ragazza sorrise e si sedette sul bordo del letto mentre con gli occhi invitò il giovane a farsi avanti, quindi aprì le gambe in modo da farlo avvicinare il più possibile, voleva sentire il suo corpo, toccarlo, accarezzarlo, denudarlo ed eccitarlo prima di spremerlo a fondo. Sophia rimase stupita dai suoi stessi pensieri, non le era mai capitato di voler “spremere” un ragazzo. Questa insana volontà nasceva, senza dubbio, dal forte stato d’eccitazione in cui si trovava, dal prepotente bisogno di godere ancora e sempre più intensamente. L’orgasmo di prima era servito solamente a risvegliare un appetito a lungo sommerso, la voglia normalmente ritenuta appagata dai suoi regolari amplessi appariva adesso come un casto pensiero. Solamente ora si accorgeva di quanto labile fosse stato il suo desiderio in precedenza poiché nessuno era stato capace di risvegliarlo, o stimolarlo, al limite massimo. Non capiva se questa nuova e sconosciuta intensità fosse dovuta alla situazione, al gruppo intento ad osservarli o semplicemente al ragazzo tanto desiderato in passato, sta di fatto che era intenzionata a coltivarla per godersela sino in fondo. Sophia prese le mani del giovane e se lo portò praticamente a contatto del seno nudo, quindi infilò le mani sotto la sua tunica e la sollevò sin oltre la vita. Non si stupì di trovarlo già pronto ma restò allibita dal fatto che sotto la veste non indossasse altro. Si domandò se tutti i fratelli adottavano quella tenuta durante i riti della confraternita, in questo caso era circondata da persone praticamente nude che l’osservavano liberare la sua passione. Forse era il caso d’iniziare a preoccuparsi. Il ragazzo prese il lembo inferiore della tunica dall’altezza della vita e se lo portò oltre la testa per sfilarla, nell’istante in cui ebbe il viso coperto e le mani imprigionate dal tessuto Sophia appoggiò le labbra al suo membro e lo ingoiò. Lo fece entrare profondamente nella gola prima di rilasciarlo aspirando con forza, quindi afferrò i glutei del giovane e lo trattenne contro di se mentre scorreva con le labbra tutta la lunghezza del pene. Lui, colto di sorpresa, rimase impacciato dalla tunica, i suoi disperati tentativi di liberarsi sfumavano nel piacere che sorgeva inarrestabile nella zona genitale, dovette lottare con se stesso e con le stupende sensazioni generate dalle labbra della ragazza per riuscire a denudarsi del tutto. Lo stimolo era troppo intenso da controllare, doveva staccarsi da quella bocca se non voleva terminare subito il rito, allora accarezzò dolcemente i capelli dell’inizianda sin che lei non sollevò lo sguardo verso il suo e comprese. Sophia vide il piacere e lo sforzo negli occhi del ragazzo, capì quanto intenso fosse il piacere ch’era riuscita a dargli e rallentò sino a fermarsi ma non lo lasciò allontanare, lo trattenne forte per i glutei in modo che il membro eretto le svettasse a pochi centimetri dal viso. Si divertiva a guardarlo negli occhi per poi leccare dolcemente il glande, quindi lo fissava nuovamente ed ingoiava il pene; giocò in quel modo sin che fu certa d’averlo eccitato al limite, allora rilasciò la presa sui glutei e lo invitò a sdraiarsi sul letto. Il ragazzo acconsentì, era un buon segno quando la ragazza da iniziare prendeva l’iniziativa ed indicava al suo uomo cosa volesse da lui, gli amplessi passivi stavano, genericamente, ad indicare un approccio inoperoso alla confraternita. Lui raggiunse il centro del letto ed attese le mosse della ragazza, era pronto a soddisfarla e a seguire il suo desiderio, gli piaceva quella giovane e si ricordava benissimo i suoi tentativi di sedurlo in passato; quando la vide avvicinarsi carponi e ruotare in modo da porre il pube all’altezza del suo viso comprese cosa voleva, si limitò a sussurra un “vacci piano” prima di infilarsi tra le sue cosce aperte ed affondare la lingua tra le morbide labbra del pube. Come si era aspettato percepì subito la bocca di lei intorno al membro, questa volta più morbida e delicata, coscienziosamente intenta a fornire un piacere non troppo intenso. Sophia sentì un mormorio d’approvazione levarsi dall’insieme dei fratelli, evidentemente tutti i suoi ragionamenti sul cerchio e sul significato esoterico di quella posizione avevano colto nel segno. Felice di questo si rilassò e lasciò che il piacere, nato in basso nei genitali ed in alto nella mente, fluisse attraverso il suo corpo per scambiarsi di posizione per ruotare dal basso verso l’alto e viceversa. La lingua del ragazzo cadeva sempre, ed inesorabilmente, nei punti giusti, pareva guidata dai suoi stessi pensieri o, forse, era semplice abilità unita all’esperienza. Sta di fatto che l’intenso piacere le fece dimenticare la sua supplica e Sophia cercò di restituirgli parte del godimento concentrandosi sul glande. Lo leccò, lo succhiò, lo cinse con le labbra per poi scorrerne tutta la lunghezza aspirando al contempo mentre la lingua non smetteva un instante di scorrere sulla sensibile pelle. Iniziò in quel modo una gara per vedere chi sarebbe riuscito per primo a strappare un gemito di piacere tanto lungo all’altro da essere inteso come segno di resa. Il coinvolgimento era tale da generare una passione di tale intensità d’irradiarsi a tutti i presenti. I fratelli ruotavano intorno al letto per osservare ora lei impegnata ad ingoiare il membro ora il loro fratello che spingeva con costante regolarità nella gola della ragazza, la quale si muoveva sul viso del ragazzo in modo da strofinare il pube sulla lingua. Pareva che il rito dovesse concludersi in quel modo, con un piacevolissimo orgasmo generato dalla reciproca stimolazione orale sin quando, la ragazza, sollevò il viso ed allontanò il pube dalla lingua del primo copulatore. Sophia riprese fiato, inspirò a fondo più volte mentre tentava di ricacciare indietro l’imminente orgasmo. Aveva interrotto bruscamente ogni azione quando aveva capito di non poter resistere oltre. Era sicura che anche lui era ormai al limite e non voleva sprecare la possibilità di sentire dentro di se, profondamente piantato nel ventre, il magnifico fallo che sino a quel momento aveva tenuto tra le labbra. Sino a quel momento l’intenso stimolo fisico aveva generato, oltre al piacere, innumerevoli fantasie sulle possibili posizione per unirsi a lui. Si era vista stesa sotto, carponi, adagiata su di un fianco, sopra di lui e seduta sul suo membro, ogni possibilità l’eccitava e generava un’incontenibile desiderio, ognuna di queste posizioni le prometteva un intenso piacere tanto da non sapere quale preferire. Bramava ognuna di loro e voleva provarle tutte, una dopo l’altra, ma sapeva di non poter resistere a lungo, quindi optò per quella che le consentiva di gestire l’amplesso e godere allo stesso tempo dell’eccitazione dipinta sui volti delle persone intorno a loro. Lentamente Sophia si spostò verso i piedi del ragazzo, portò il pube sopra il suo bacino sino a percepire il membro puntare sulla pelle del ventre e raddrizzò la schiena sollevando il busto. Si sedette, avendo cura di non pesare troppo, sulla pancia del ragazzo di cui non poteva vederne il viso ma riusciva ad immaginare la sua espressione eccitata. Spinse il pube contro l’attaccatura del pene e se lo pressò con una mano sul proprio bacino, come per voler dimostrare ai fratelli innanzi sin dove le sarebbe arrivato una volta dentro. Era partita con l’intenzione di far scivolare subito il membro dentro di sé, voleva accoglierlo, sentirlo, farsi aprire da quel pezzo di carne e colmare con la sua presenza il forte desiderio che provava, ma l’espressione dipinta sul viso dei fratelli la convinse a giocare ancora un po’ con la loro eccitazione. Da qui le studiate manovre d’avvicinamento, i lunghi ed intesi ancheggiamenti che facevano ondeggiare il seno e spingevano, poco alla volta, il pube ad aprirsi intorno al membro sin che non si posizionò alla perfezione sopra di lui prima di scendere lenta e lasciarsi penetrare. Calò sul pene con una lentezza esasperante, si aprì a lui e, centimetro dopo centimetro, lo inglobò completamente in sé. Finalmente lo aveva dentro. Sophia aveva desiderato quel momento sin dalle prime fasi del rito quando i fratelli, giocando con la sua eccitazione, l’avevano spinta ad annullare ogni altro pensiero. Chiuse gli occhi e si concentrò su quella presenza ingombrante nel ventre e si mosse in modo da coglierne ogni sfumatura. Si strinse intorno a lui comprimendo prima gli addominali poi i muscoli pubici, lo fece ritmicamente, meccanicamente, senza alcun pensiero di controllo sulle sensazioni che ne ricavava, si lasciò trasportare dall’istinto ed invadere dal piacere. Quando non le fu più sufficiente stringerlo dentro di sé iniziò a sollevare il corpo per farlo scorrere. Diede il via ad un movimento che la vedeva salire e scendere mentre le anche seguivano un’evoluzione longitudinale, il risultato era di sfruttare completamente tutta la lunghezza del membro. Sophia era in piena estasi, ascoltava solamente il piacere che nasceva nel ventre e lo lasciava scorrere per tutto il corpo senza curarsi di quello, che per riflesso, generava nel ragazzo. Solamente una spinta in controtempo del giovane le ricordò di non essere sola su quel letto, allora riaprì gli occhi e ricordò dov’era e con chi era. Ciò che vide la spinse verso un nuovo e superiore livello d’eccitazione: i fratelli intorno a loro erano visibilmente eccitati, chi si limitava a guardare senza riuscire a staccare gli occhi da loro, ed in modo particolare dal suo ventre, chi, invece, approfittava della situazione per trarne la sua parte di godimento. Alla sua destra una donna, apparentemente giovane come lei, era chinata in avanti con il viso distorto dal piacere e ondeggiava regolarmente. Sophia dovette sforzare gli occhi per mettere a fuoco la figura del fratello dietro alla ragazza intento a muoversi contro di lei seguendo il ritmo che lei stessa dettava salendo e scendendo sul ragazzo sotto. Poco più in la due sorelle inginocchiate ai piedi di un altro fratello se ne contendevano il membro giocandoselo a suon di baci. Ovunque Sophia posasse lo sguardo poteva cogliere scene di piacere, corpi uniti, accarezzati, stuzzicati, baciati, leccati, penetrati ed anche già coperti di seme. Una grande orgia in cui lei era il riferimento e lo stimolo iniziale. La impressionava notare come le altre donne, quelle prese da un fratello, venivano penetrate con la stessa cadenza dettata da lei. Si sentì al loro posto e si unì al loro piacere spingendo il suo corpo verso l’orgasmo. Sophia urlò con tutto il fiato che riuscì ancora a catturare prima di perdere il controllo delle sue azioni, rilasciò sonoramente tutta la tensione erotica accumulata e precipitò in quel piacere che pareva intenzionato a sfondarle il cervello tanto era intenso. Una dopo l’altra s’inseguirono le ondate di piacere, senza tregua. Sophia si mosse nel tentativo d’assecondarle, riprese dentro di sé più volte il membro del ragazzo sin quando, esausta, si sedette su di lui tenendolo dentro, allora colse il fremito che indicava l’orgasmo del ragazzo e si preparò ad ascoltare il suo seme espandersi dentro il ventre. Lo lasciò godere sino in fondo rimanendo ben pressata contro di lui e colse, nonostante la grande dilatazione, il calore del seme. Sempre più lucida mano a mano che s’allontanava dal proprio orgasmo, Sophia riuscì a vedere nei volti dei fratelli quelle espressioni, specchio dei pensieri, che prima l’erano sfuggite. Mentre il ragazzo pulsava le ultime gocce di seme la ragazza contò quanti occhi erano fissi sulla sua vulva e sul membro che teneva dentro, molti di questi occhi si spostavano dal punto d’unione al ventre, approssimativamente nel punto in cui doveva arrivare il pene del ragazzo e fissavano eccitati la pelle che lo conteneva. Altri occhi fissavano i suoi e tentavano il suo stesso gioco: quello di coglierne i pensieri e di leggere quanto reale piacere aveva provato. Sophia si alzò sollevando prima il sedere in modo da facilitare l’uscita del membro del ragazzo, poi scese dal letto e rimase in piedi di fronte agli altri. Sentiva un forte calore nella zona genitale ed un’intensa umidità colare tra le gambe dischiuse, allora abbassò lo sguardo e vide un piccolo rivolo di sperma scendere lungo la coscia sinistra, istintivamente lo raccolse con un dito, se lo portò vicino al viso per leccarlo ma notò lo sguardo di una sorella, allora lo offrì a lei. L’avvicinarsi del Maestro Priore con in mano una mantella nera la distrasse e sentì solamente due labbra appoggiarsi al suo dito e succhiare via il seme rimasto, rimase quindi in attesa. Il Priore le offrì la mantella e l’aiutò ad indossarla poi sguainò la spada che si era allacciato in vita e disse: – Io ti inizio. – e sottolineò la frase battendo leggermente la punta della spada sul marmo. – Ti costituisco – altro colpo di spada – Ti creo – terzo colpo di spada – Apprendista libero copulatore. A quel punto il maestro rinfoderò nuovamente la spada ed abbracciò Sophia prima d’affermare ad alta voce: – Sei mia sorella! Il rito pareva terminato. Sophia venne raggiunta da molti dei confratelli intenzionati a congratularsi con lei, notò la mancanza di alcune donne tra di loro e le cercò con lo sguardo. Le trovò ai piedi del letto cerimoniale intente a spogliarsi mentre il suo iniziatore, il Fratello Primo Copulatore, le attendeva disteso. Qualcosa le diceva che quella nottata non era ancora finita, si sentiva fisicamente distrutta ma ancora eccitata, mentre era tentata d’afferrare la mano di uno dei confratelli per seguirlo in qualche angolo tranquillo del tempio. Ma sentiva di non poter sopportare un altro orgasmo. Ovunque posasse il suo sguardo poteva notare delle coppie o gruppi di tre, quattro ed anche cinque persone intente a sfiorarsi, baciarsi, toccarsi in modo esplicito. Si domandò se quella era la norma delle loro riunioni ed iniziò a temere che tutta la grande teoria esoterica non servisse altro che a giustificare la loro passione per le orge. Fu il Maestro Priore a prenderla per mano, questa volta, per condurla in un giro antiorario nella sala ed a spiegarle le usanze della confraternita. Venne allora a sapere che le orge non erano la norma, anzi erano decisamente rare. Solo l’iniziazione di un fratello era occasione per il libero sfogo dei più trasgressivi istinti. Le riunioni solitamente non prevedevano incontri erotici salvo chiaro e libero intento dei fratelli presenti. Tutta l’attività sessuale si svolgeva al di fuori del tempio, all’interno della sala si studiava solamente il proprio corpo, gli istinti e le sensazioni, imparando a trarre il massimo da loro. Sophia lanciò un’ultima occhiata all’insieme dei fratelli prima d’uscire dal tempio e si sentì fiera d’appartenere a quel gruppo.
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