Questa è una storia vera. Tutto si svolge ormai parecchi anni fa, quando ero ancora un ragazzino molto inesperto. Sono sempre stato più piccolo ed immaturo dei miei coetanei e a 18 anni nei dimostravo al massimo 15. Era fine estate, settembre, ed erano gli ultimi giorni di vacanza in campagna. Per tutta l’estate avevo frequentato con un gruppo di ragazzi il locale tennis club e mia madre mi aveva fatto anche prendere lezioni da un maestro. Ormai ero l’unico rimasto del gruppo ed il maestro mi dava lezione praticamente in modo gratuito. Enrico, il maestro nonchè guardiano del tennis club, era un uomo di una trentina di anni – a noi ragazzi sembrava di quella età indefinita che accomuna tutti gli adulti – abbastanza alto e muscoloso, nel complesso decisamente un bel ragazzo. Era molto simpatico e soprattutto con me aveva instaurato un rapporto di scherzosa complicità, un po’ come un fratello maggiore. Una mattina, dopo la lezione, il tennis club ormai deserto per la stagione e praticamente aperto solo per me, indugiavo da solo nella sala ritrovo e curiosavo negli scaffali. In una pila di riviste trovai un Playboy e la vista di tutte quelle foto più o meno spinte scatenò completamente i miei ormoni, tanto più che ero nel pieno delle miei primi turbamenti sessuali. Ero così preso dalla rivista che non mi accorsi che Enrico era entrato nella sala e sbirciava da dietro le mie spalle. – Vedo che ti piacciono molto! – la sua voce mi fece sobbalzare e rosso per la vergogna non seppi profferire verbo. Enrico fu molto carino, mi spiegò che non c’era niente di male, che era normale essere eccitato per queste cose alla mia età; mi confidò che anche a lui piaceva quel genere di fotografie. Insomma in men che non si dica l’imbarazzo si trasformò in complicità ed io gli confidavo tutti i miei turbamenti e le miei ancora scarsissime esperienze.La confidenza era tale che non ebbi remore a raccontargli che la cosa che mi eccitava di più era indossare degli slip di mia madre estremamente sexy e ridotti e guardarmi nello specchio: vedere il mio piccolo pene eretto che spuntava da quegli slip mi dava un senso di vertigine al quale non sapevo rinunciare. Enrico fu subito interessato al racconto e mi promise che se nel pomeriggio fossi tornato al circolo con indosso gli slip di mia madre, e glieli avessi fatti vedere, lui mi avrebbe portato molte altre riviste da guardare, ancora più eccitanti di Playboy, con l’unica irrinunciabile condizione che la cosa rimanesse assolutamente fra di noi, un nostro segreto. Il pomeriggio, puntuale, ero al tennis club con gli slip di mia madre sotto i calzoncini da tennis, con addosso un senso di eccitazione che non avevo mai provato e che mi faceva girare la testa. Girellavo per la sala del circolo quando si mise a piovere, un tipico temporalone estivo. Enrico entrò nella sala di corsa, bagnato. Il circolo era deserto, eravamo noi due soli. Senza parlare ci sedemmo vicini su un divano ed Enrico prima mi chiese conferma del mio assoluto rispetto del patto di segretezza e poi, avute da me tutte le rassicurazioni e i giuramenti del caso, estrasse dalla borsa un fascio di riviste porno omosessuali. Non avevo mai visto niente di simile! La cosa che più mi impressionò furono le immagini dei cazzi eretti e dello sperma che schizzava fuori. Non riuscivo a parlare per l’eccitazione e sentivo la testa leggera leggera. – Io ho rispettato il patto, ora tocca a te – Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quelle riviste, da quelli che mi sembravano dei giganteschi pali di carne e sempre in silenzio mi slacciai calzoncini e li feci cadere alle caviglie. Il mio cazzo era duro da farmi male e lo sentivo pulsare stretto dall’elastico dello slip di pizzo. – Bravo, hai mantenuto la promessa. Stai ancora meglio di quanto immaginassi. Sei un ragazzo molto carino – Il turbamento per le fotografie non mi faceva sentire imbarazzo per la situazione, ovviamente inimmaginabile fino a qualche momento prima. Trovai la forza di rispondere – Grazie. Io non pensavo che gli uomini lo facessero fra loro, così. Non pensavo che il loro pistolino potesse essere così grande e poi che uscisse tutta quella cosa bianca … – Enrico ancora una volta prese il suo tono confidenziale e protettivo e mi spiegò che era una cosa che nessuno diceva perchè faceva scandalo, ma che molti uomini preferivano fare sesso con altri uomini e che in realtà non c’era nulla di male e che anzi per lui era ancora meglio che con le donne. Mentre lui parlava mi accorsi che il suo cazzo, come una specie di serpente spuntava dalla gamba dei suoi calzoncini corti. La vista del suo cazzo mi fece perdere ancora di più il controllo e senza pensarci allungai una mano per toccarne la punta. – Sei un ragazzino curioso …. Vuoi vederlo? – Annui deciso Enrico si tolse i calzoncini, rivelando di non portare nulla sotto ed il suo cazzo come spinto da una molla balzò in posizione eretta. Era grandissimo, con la cappella circoncisa rossa, gonfia e pulsante. Non riuscivo a staccare gli occhi. Allungai le mani, era così grande che con una mano sola non riuscivo a circondarne completamente la circonferenza. Non riesco a ricordare cosa ci dicemmo, io ero completamente soggiogato dalla eccitazione e dalla foia. Enrico mi insegnò a leccare la cappella e a raccogliere con la lingua le gocce di sperma che facevano capolino dalla punta. Mentre lo leccavo con perduta dedizione Enrico riuscì in qualche modo a spogliarmi completamente e cominciò a stuzzicarmi lo sfintere dell’ano con un dito. Quelle carezze mi eccitavano ancora di più e senza accorgermene spingevo il sedere indietro in modo da andare incontro al suo dito. Intanto cercavo di far entrare almeno la parte sommitale della sua cappella nella mia bocca, stuzzicando con la punta della lingua la sua stretta fessura. Enrico infine, dopo averlo bagnato con la sua saliva, forzò con il suo grosso indice il mio ano e cominciò a farlo andare avanti e indietro nel mio stretto buco del culo. Io ero in estasi completa e mentre lui mi penetrava con il dito, ebbi un orgasmo che mi fece gemere come un cagnolino e mi fece pure eiaculare dello sperma caldo e denso. In quel momento anche Enrico venne e i suoi schizzi potenti di sborra mi arrivarono in bocca, sulla lingua, in faccia. L’odore acre dello sperma, il suo sapere salato in bocca, un rivolo che mi colava dall’angolo della bocca, tutto mi fece sentire allo stesso tempo completamente perduto e completamente felice Avevo ancora la bocca piena dello sperma di Enrico, quando lui prese la mia testa fra le mani e mi diede un lungo delicatissimo bacio, con la sua lingua che entrava nella mia bocca e duellava con la mia. Io tremavo per l’emozione e d’altra parte l’eccitazione che mi pervadeva non mi faceva sentire sazio di quello che avevo avuto. In quel momento ero veramente una piccola cagna assetata di cazzo, che godeva del sentirsi scandalosa e perversa. Ero in questa situazione quando mi accorsi che uno spettatore aveva seguito tutto. Girando gli occhi, vidi infatti accanto a noi il farmacista del paese, a tutti noto come il dottore, un cinquantenne burbero e temuto da noi ragazzi, abituale compagno di doppio di Enrico. Il dottore era nudo e ricordo che notai il suo torso prominente e peloso, alla base del quale si faceva notare il suo cazzo eretto. Il suo cazzo era del tutto diverso da quello di Enrico, più corto ma di circonferenza assai maggiore ed inoltre non circonciso: la vista della guaina di pelle che lasciava occhieggiare il volume rosso e rigonfio del glande e ancora di più il volume eccezionalmente grande dei testicoli che pendevano scuri e pelosi mi fecero precipitare ancora di più in uno stato di eccitazione quasi folle. Nessun imbarazzo, addirittura nessuna sorpesa: senza dire una parola allungai una mano per toccare quel nuovo oggetto di desiderio. – Sei veramente una piccola troia, ti ho visto come leccavi Enrico -era la voce del dottore, roca per l’eccitazione – Si sono una troia, lasciami leccare anche il tuo cazzo, mettimelo in bocca – sentivo la mia voce ma era come se parlasse qualcun altro – Avrai il mio cazzo, ma come dico io. Enrico, giralo che voglio sentire come è il buchetto di questo signorino – Enrico fu tenero come suo solito, mi accarezzava la testa e mi diceva frasi affettuose e tranquilizzanti in un orecchio, mentre mi faceva mettere carponi sul divano, il viso affondato nel suo petto ed il culo rivolto verso il dottore. Ero eccitato e spaventato al tempo stesso, e quando sentii le grandi mani del dottore che separavano le mie natiche per scoprire l’ano, da un lato sentivo un fremito di eccitazione che lo contraeva, ma dall’altro ero pronto a gridare. Il dottore mi conquistò. Sentii una cosa morbida, calda e bagnata che accarezzava il mio buco del culo e mi resi presto conto che il dottore me lo stava leccando. Passata la paura, mi lasciai andare alla dolce sensazione di quella lingua che frugava gli anfratti del mio culo, con attenzione e senza fretta. Presto l’eccitazione ritornò a mille, tanto più che Enrico, continuando a sussurrarmi complimenti, cominciò a stringermi fra le dita i capezzoli, facendomi provare un dolore sottile che si fuse presto in piacere, chiedendomi di fare lo stesso con lui. Il mio cazzo diventò nuovamente rigido e sentii che anche la verga di Enrico si stava raddrizzando contro la mia pancia. Non so quanto tempo passò, ad un certo punto il dottore fece entrare un dito nel mio buchino, ammorbidito e lubrificato dalla sua saliva. Il dito era grosso, ma non fece fatica ad entrare, e poi cominciò a muoversi nelle mie viscere, stimolandomi la prostata. Ero come impazzito, mugolavo di piacere, invocando il dottore di non smettere, di andare più a fondo. Il dottore allora inserì un secondo dito e la dilatazione dell’ano all’inizio fu tale che lanciai un grido, sostituito subito da altri mugolii di passione quando sentii la massa delle sue dita che si muoveva all’interno di me, moltiplicando le sensazioni che provavo. Fu allora che Enrico mi scostò leggermente da sé e si tirò un po’ su, in modo da mettere la punta del suo cazzo all’altezza della mia bocca. Poi premendo dolcemente sulla mia testa letteralmente mi imboccò con il suo cazzo, ora completamente eretto e ancora deliziosamente odoroso di sperma. Il cazzo di Enrico in bocca, e le dita del dottore che entravano e uscivano sempre più veloci dal mio culo saturarono completamente i miei sensi, tanto che quasi non percepii la voce sempre più roca e quasi spezzata dall’eccitazione del dottore che diceva – Ecco adesso ti faccio sentire il mio cazzo, bel culetto – Le dita del dottore uscirono da me, presto sostituite dalla pressione di qualcosa di molto più grosso, caldissimo ma morbido come il velluto che spingeva contro il mio ano. Enrico, che non aveva smesso di accarezzarmi mi disse di spingere come facevo quando andavo in bagno e mentre lo facevo sentii un dolore fortissimo, lancinante, come un lampo che mi attraversò il cervello. Lanciai un urlo, subito soffocato da Enrico che sospinse di nuovo il suo cazzo nella mia bocca, più a fondo di prima, facendomi avere degli urti di vomito. Intanto sentivo il dolore del culo trasformarsi in una sensazione di pienezza estremamente piacevole, che faceva sussultare il mio cazzo dolorante per quanto era duro. Capii di avere scoperto un nuovo livello di piacere, che trasformava il mio corpo in una specie di marionetta affidata alle emozioni. Il dottore cominciò a muoversi avanti e indietro facendo penetrare sempre più a fondo il suo pistone nel mio retto. Io un po’ mugolavo, un po’ cercavo di leccare il cazzo di Enrico. Le spinte del dottore erano sempre più forti e presto sentii lo schiocco ritmato delle sue palle che colpivano le mie natiche, costringendomi per altro ad ingoiare sempre di più il cazzo di Enrico. La sala risuonava dei nostri gemiti, con il dottore che accompagnava ogni nuovo colpo con un “SI!” sempre più alto, aumentando continuamente il ritmo. Io non riuscivo quasi a respirare, e controllavo a malapena gli urti di vomito che il cazzo di Enrico mi provocava cercando il più possibile di respirare con il naso. Il ritmo degli affondi del dottore nel mio culo era ormai parossistico, quando Enrico tenendomi la testa fra le mani cominciò a scoparmi in bocca ad un rito indiavolato, fino a che sentii quasi contemporaneamente sia nel culo sia in bocca l’esplodere della loro eiaculazione. In pochissimi secondi tutto cambiò: sia il dottore, sia Enrico si accasciarono sudati e svuotati sul divano, ed io sentii fortissimo il vuoto che il cazzo del dottore aveva lasciato nel mio ano dolorante e ancora vibrante, dal quale cominciò a colare un rivolo di sperma che mi scendeva lungo una gamba e che faceva il paio con quello che avevo in faccia e con la chiazza spessa e densa che sulla mia pancia testimoniava che anche io ero venuto, seppure senza accorgermene nel delirio sensuale nel quale mi trovavo. Una stanchezza profondissima e soddisfatta conquistò allora tutto il mio corpo e anche io mi lasciai cadere sul divano in quel groviglio di gambe, braccia e sessi ormai soddisfatti
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