Lo scrittore Jenny sbuffo un po’ quando sentì la porta di casa che si apriva, annunciando l’arrivo del tanto atteso ospite. Non le piaceva l’idea che uno sconosciuto sarebbe rimasto a casa loro per più di due settimane, ma naturalmente non aveva detto niente ai suoi genitori, anche perché l’opinione di una ragazza di diciotto anni non sarebbe stata presa nella giusta considerazione. Lo sconosciuto in questione era Dante Cosacchi, scrittore di romanzi rosa e amico di studi di suo padre nonché autore preferito di sua madre che, a differenza della figlia, era eccitatissima all’idea di conoscere personalmente il suo compagno di tanti pomeriggi di solitudine. Da quando suo marito Luigi le aveva dato la lieta novella lei non aveva fatto che parlare di lui quasi fosse la sua agente, di come scrivesse bene, di come fossero veri i suoi personaggi; per la signora Grazia Rinaldi parlare di Dante Cosacchi era equivalente a parlare di Manzoni o Svevo. Jenny non le aveva dato molto peso; in realtà non aveva una grande considerazione della madre che riteneva una donna frivola ed immatura, capace nella sua vita di una sola mossa azzeccata: farsi mettere incinta da Luigi Rinaldi e costringerlo a sposarla per poter condurre la vita agiata che aveva sempre desiderato, e dedicarsi all’unica cosa che le interessava veramente: se stessa. Fu quindi solo per curiosità che prese dalla collezione della madre un libro di Cosacchi e iniziò a leggerlo. Non le piacque per niente; nelle prime ottanta pagine non successe nulla, la storia d’amore tra la contessa ed il suo autista era banale, priva tra le altre cose, di quel minimo di erotismo che la avrebbe resa più interessante; i personaggi lungi dall’essere veri, come blaterava sua madre, erano totalmente privi di personalità; soprattutto quelli femminili. A voler credere a Cosacchi le donne erano persone che nella loro vita pensavano solo ad una cosa: sposare l’uomo dei loro sogni. Comunque era giunto il momento di conoscere di persona questa colonna della letteratura italiana di fine Novecento. Aveva sempre pensato che gli scrittori di romanzi rosa fossero persone molto effeminate se non proprio omosessuali, Dante Cosacchi non era affatto effeminato; dimostrava meno dei suoi cinquanta anni, il suo corpo aveva superato egregiamente le dure prove a cui era stato sottoposto dalla frenetica vita del mondo Occidentale. Non aveva pancia, i muscoli delle braccia erano tonici, il sottomento lievemente flaccido e i capelli brizzolati erano gli unici segni che il passare degli anni aveva lasciato sul suo corpo; riusciva ad indossare con disinvoltura dei blue-jeans ed una T-shirt di una marca costosa senza apparire ridicolo come accade a molti uomini della sua età, che credono di avere eternamente trent’anni; in poche parole era veramente un bel tipo. Quando Luigi gli presentò la sua famiglia lui salutò allo stesso modo la madre e la figlia, altra cosa che Jenny apprezzò notevolmente; erano pochi gli amici di famiglia che la trattavano già come una donna, Dante sembrava essere uno di questi. In quel momento la stima che Jenny aveva per Dante Cosacchi raggiunse il suo punto di massimo. Per tutta la settimana Grazia Rinaldi aveva minacciato la cuoca di licenziamento se la prima cena che Dante avrebbe consumato da loro non fosse stata all’altezza. Lo scrittore mangiò tutto e di gusto salvandole il posto di lavoro. Fece ripetuti complimenti alla padrona di casa. Grazia, che tra le altre cose aveva bevuto parecchio, iniziò a fare la civetta con l’ospite proprio sotto gli occhi di suo marito, che per sua fortuna interpretò la cosa come una burla; a Jenny invece sua madre sembrava maledettamente seria; sapeva bene che non avrebbe mai messo a rischio il suo dorato matrimonio per una botta di vita, ma sapeva altrettanto bene che se Grazia avesse avuto la certezza di farla franca non avrebbe rinunciato a portarsi a letto il suo scrittore, soprattutto dopo averne apprezzato l’indubbio fascino. La segreta speranza della ragazza era che quell’uomo non osasse toccare la moglie di un amico. Fino ad allora Dante aveva garbatamente rifiutato la corte spudorata che gli stava facendo Grazia, ma per quanto ancora avrebbe resistito? E resistere era sua intenzione o stava semplicemente aspettando il momento adatto per cogliere quel frutto? Sua madre era una gran bella donna; quarantadue anni portati magnificamente; la cura del suo corpo era l’attività preferita di Grazia: palestra, piscina e sauna avevano traghettato il suo corpo verso la perfezione; creme, fanghi e un lievissimo ma costoso intervento di chirurgia estetica avevano dato al suo viso lo splendore degli eterni vent’anni. Quella donna aveva stregato più di un uomo senza mai concedersi. Se anche lui fosse stato stregato avrebbe vinto. Questo scrittore, che appariva anche abbastanza disinibito, sarebbe riuscito nell’impresa che molti altri uomini avevano solo sognato ma che nessuno fino ad ora aveva realizzato:andare a letto con Grazia Rinaldi. Jenny ne era certa. Per quella notte comunque non sarebbe successo niente, perché Dante,distrutto dal viaggio, subito dopo cena prese commiato, e si infilò in camera sua. Jenny fu l’ultima a coricarsi; nel silenzio della sua camera sentì i rumori dell’amplesso dei suoi genitori; sua madre era stranamente partecipe. Non si era mai preoccupata neanche di fingere un orgasmo, pensava Jenny visto che quasi ogni volta che la ragazza sentiva i rumori erano esclusivamente i gemiti del padre; sua madre sapeva che il sesso con Luigi era il prezzo per la ricchezza, e lei non si era mai rifiutata di pagare; se poi si fosse raggiunto il piacere fisico tanto di guadagnato. Jenny pensò che sua madre stesse pensando a Dante mentre faceva l’amore con suo marito. La mattina dopo Jenny realizzò troppo tardi. Stava andando a scuola in motorino e mentalmente si ripeteva la lezione di latino per evitare brutte sorprese, quando nella sua testa passò come un proiettile questo pensiero: Dante e la madre soli a casa. Il padre era a lavoro e il piano dello scrittore era di rimanere nella sua camera a scrivere tutta la mattina, la cuoca come ogni lunedì aveva la mattinata libera, i due piccioncini non sarebbero stati disturbati per almeno quattro ore. Mentre frenava bruscamente ed invertiva il senso di marcia Jenny sperò che la sera prima la madre fosse completamente ubriaca. La macchina della madre era al suo posto; Jenny entrando dal retro trovò tutto tranquillo. Villa Rinaldi sembrava deserta, solo dallo stanzino dove alloggiava Dante filtrava un po’ di luce ed giungeva da un mangiacassette un leggero sottofondo di Chopin. Jenny si avvicino alla porta leggermente aperta e accostando un occhio li vide. I due erano completamente nudi sul letto, Jenny ammirava la schiena della madre mentre la donna cavalcava il suo amante, Dante le passava le mani sui fianchi indugiando spesso sulle natiche mentre ogni tanto lei si distendeva su di lui permettendogli di leccarle i capezzoli. Sua madre gemeva dal piacere, l’uomo stava in silenzio con gli occhi leggermente socchiusi per assaporare fino in fondo il godimento fisico. All’improvviso Dante rovesciò la sua amante ed uscì da lei; Jenny vide il suo pene eretto. Era enorme. La ragazza si domando come facesse a tenerselo nelle mutande, Grazia protestò leggermente sorpresa mentre l’uomo la fece appoggiare con le mani al comò e si pose dietro di lei. Le rientrò nella vagina da dietro in maniera talmente brutale da farle urlare anche per il dolore, poi cominciò a muoversi lentamente col bacino; Grazia tornò sulla Luna mentre lui con entrambe le mani le massaggiava i seni; adesso, dalla sua postazione, Jenny poteva vedere entrambi i corpi nella loro magnificenza. La ragazza non riusciva a staccare gli occhi da quella scena, soprattutto da quell’enorme pistone che entrava nelle carni di sua madre. I gemiti di Grazia divennero quasi dei sibili mentre i suoi piedi nudi iniziarono a contorcersi. Sua madre aveva raggiunto il culmine. Proprio in quel momento Dante girò lo sguardo verso la porta; i loro sguardi si incontrarono l’uomo sorrise. Solo allora Jenny riuscì a scappare, mentre dalla stanza arrivavano i gemiti rauchi dello scrittore ad annunciare la fine di tutto. Saltò sul motorino e fuggì piangendo. Due immagini erano fisse nella sua mente, i piedi di sua madre che godeva e soprattutto quel pisello smisurato. Era ancora vergine ma non era il primo che vedeva, tra riviste pornografiche ed prime esperienze adolescenziali con dei coetanei, ma così grosso mai; qualunque cosa facesse per non pensarci quell’immagine era sempre lì; solo quando pensò a suo padre riacquisto un po’ di lucidità. Quel bastardo e quell’altra troia di sua madre avevano tradito la fiducia di suo padre. Decise di affrontarlo; lasciò perdere subito sua madre che l’avrebbe liquidata, dicendole che si trattava di fantasie da bambina, ma lui la considerava una donna, lo aveva capito dal modo in cui l’aveva salutata al momento delle presentazioni. Quindi avrebbero parlato da uomo a donna. O lui se ne andava subito e per sempre o suo padre avrebbe saputo tutto e lo scrittore non avrebbe mai avuto il contratto che cercava dalla Casa Editrice di cui Luigi era proprietario e presidente. Quando arrivò di nuovo a casa trovò la madre sul bordo della piscina; aveva l’aria sognante, di sicuro stava ancora pensando alla “colta dissertazione di letteratura” che aveva avuto con Dante nella stanza dello scrittore. “Niente scuola oggi?” le chiese la madre “Non avevo studiato latino. E tu sei qui da sola?” replicò Jenny subdola “Concetta sta da sua sorella come ogni lunedì e il signor Cosacchi sta in camera sua a creare l’ennesimo capolavoro.” “Che cazzo lo chiami signor Cosacchi se mezz’ora fa gridavi Dante Dante nel più fottuto e meraviglioso orgasmo della tua vita!!” Queste parole Jenny le disse mentalmente; alla madre lanciò un banale “Ah” ed entrò in casa decisa ad affrontare il porco. Il porco la stava aspettando sulla porta di camera sua, evidentemente l’aveva sentita mentre parlava con sua madre. Con un sorriso beffardo disse. “Lo sai che non sta bene spiare nella stanza degli altri?” “Vattene oggi stesso o mio padre saprà tutto” disse lei non curandosi della sua battuta “Io non me ne andrò.” “Allora puoi salutare il tuo cazzo di contratto!” “Non sta bene che una ragazza parli così. – la derise lui – Ho detto che non me ne andrò e tu non dirai niente a tuo padre perché tra dieci giorni io sparirò dalla vostra vita mentre il cuore del buon Luigi si spezzerebbe per sempre!” “Ti ripeto di lasciar stare mia madre!” “Non ho fatto niente che tua madre non volesse e continuerò a comportarmi così. Comunque ottenuto il contratto con tuo padre torno a New York e non mi vedrai più. Non ho bisogno di Grazia per scopare!” “Vaffanculo!” gridò lei sull’orlo del pianto. Dante la guardò e sorrise, nello stesso modo diabolico di prima. Dopo averla fissata negli occhi disse “Avevi mai visto un cazzo più grande del mio prima?” “Te lo puoi ficcare nel culo” disse lei che ormai piangeva a dirotto “Io preferirei ficcarlo nel culo a te! E non credo che ti dispiacerebbe poi tanto bambina mia!” “Provaci e ti mando in galera!” “Come sei cattiva con me – continuò Dante – Io voglio solo far impazzire la tua figa come né le tue dita né quei microcazzetti da adolescente che eventualmente l’ hanno visitata, hanno mai fatto! E poi se non posso scopare con tua madre rimani tu; la vostra domestica ha sessanta anni!” Jenny non si trattenne più e allungo una pedata al bassoventre dell’uomo, Dante schivo ma la ragazza neanche se ne accorse; stava già salendo le scale quando sentì Dante che la celiava dicendo: “Non me lo rovinare sennò come faccio a farti impazzire?”. Jenny chiuse con violenza la porta di camera sua e si buttò sul letto a piangere. Nella sua mente ritornava come una nenia la frase di Dante “ far impazzire la tua figa…far impazzire la tua figa…” Quell’uomo era malato di sesso; aveva realmente intenzione di sverginare una ragazzina che aveva più di trenta anni meno di lui? O era stato solo un modo per spaventarla nella speranza che Luigi così non avrebbe mai saputo della rumba che aveva ballato con sua moglie? Jenny si alzo e si diresse allo specchio. Certo non era bella come la madre; bassina ed un po’ grassottella con quei capelli ribelli e leggere tracce di acne. In quel momento le venne in mente un verso di Mogol: era bella o era bella solo la sua età? Il motivo per cui Dante la voleva era chiaro: una verginella inesperta da modellare a proprio piacimento. Jenny giurò a se stessa che non gli avrebbe mai permesso questa cosa. Il modo più semplice era di non restare mai sola con lui; non le sembrò poi difficile, suo padre in nome dell’ospitalità non sarebbe mai uscito senza di lui, e sua madre poi gli stava sempre appiccicata; e se anche doveva succedere lei si sarebbe subito infilata in camera sua e si sarebbe chiusa a chiave; quell’uomo non sarebbe mai entrato in camera sua con violenza, tanto più che la cuoca dormiva li a fianco e avrebbe certamente sentito le sue urla. La sera di martedì però le cose non andarono così. Dopo cena Luigi propose alla moglie ed all’amico di andare al cinema. Dante, gelando il sangue di Jenny, disse “Stasera preferisco guardare la partita in TV! In America non riesco mai a vedere un po’ di calcio! Andate voi due come una coppia di giovani sposini!” Jenny sperava che la madre vista l’assenza di Dante declinasse l’invito, Grazia invece disse sorridendo “Tanto giovani non più ma sposini sicuramente! Mi preparo in un attimo Gigetto mio!” Jenny non potette fare a meno di pensare che la madre stesse pagando il conto matrimoniale per l’ennesima volta. Ma il problema grave era che lei e Dante sarebbero stati soli fino a tardi; tutta la sicurezza che aveva crollò in un attimo, la serratura della sua stanza chiusa non sembrava più una valida protezione, il sonno della cuoca le sembrò d’un tratto pesantissimo e soprattutto si accorse con terrore che una parte di lei voleva che succedesse. Non andò in camera sua, lo avrebbe fatto dopo che i suoi genitori fossero usciti. Si sedette sul sofà e accese la TV. Appena si fu spento il rumore della macchina di Grazia che partiva, Dante entrò nel salotto dicendo “Adesso siamo soli bambina mia!” “Solo mio padre può chiamarmi bambina mia, stronzo!” “Solo chi mi scopa può chiamarmi stronzo! Non mi dire che adesso hai voglia anche tu bambina mia?” “A che ora comincia questa cazzo di partita?” cambiò discorso lei “Non me ne frega un cazzo della partita! Io voglio scopare con te! Adesso!” Jenny, che seduta sul divano non voleva guardarlo, non si era accorta di come lui fosse vicino. All’improvviso sentì la sua mano che le accarezzava i capelli; rimase immobile mentre quello da dietro il divano cominciò a baciarle il collo; la mano scivolò dentro la camicetta; a massaggiarle il seno sinistro. Jenny sentiva che il suo corpo accettava queste attenzioni;sentiva la pelle d’oca, sentì i capezzoli che si inturgidivano, sentì l’inizio della lubrificazione. Con uno sforzo disumano riuscì ad urlare “No!” ed ad alzarsi. Dante la guardo sorpreso ma si riprese subito, sorridendo come suo solito le disse “Mi faccio la doccia e vado in camera mia. So che verrai lì anche tu!” Ed infatti lei ci andò. Lei aveva gli stessi vestiti, solo i piedi erano nudi. Lui era in accappatoio. Quando la vide sulla porta si avvicinò a lei e la fece entrare. Jenny sentì la porta che si chiudeva e respirò profondamente intanto che lui aveva già ripreso a baciarle il collo. Niente mani brutalmente sul seno stavolta; fu molto più dolce. La girò a sé e la baciò. Jenny non ricordava di essere mai stata baciata così bene da nessuno. La sua lingua si muoveva delicatamente accennando appena ad entrarle in bocca, quella di lei si lasciava guidare dalla maestra; intanto i due erano caduti sul letto. Jenny non si accorse nemmeno che lui le aveva completamente aperto la camicetta. Lui la adagio col ventre sul materasso e tornò dedicarsi al suo collo. Senza farle cambiare posizione le tolse la camicia e iniziò ad esplorare con al lingua tutta la sua schiena; Jenny sentì il reggiseno che veniva aperto, forse con la bocca, e le sue mani che scendevano sul suo ventre fino a raggiungere il bordo dei jeans. Lei alzò un po’ il bacino per permettergli di aprire la lampo intanto che con la bocca continuava a percorrere la sua schiena. Poi lui fece il primo gesto brusco da quando avevano cominciato: tiro giù di colpo i pantaloni della ragazza fino alle ginocchia per poi toglierli del tutto più delicatamente. Le mutandine fecero la stessa fine. Ora Jenny era completamente nuda, ancora sdraiata sul ventre; lui adesso percorreva tutta la lunghezza del suo corpo dalle caviglie fino al collo ed ogni volta che arrivava su, Jenny sentiva il suo pene premerle contro il sedere. Solo allora si ricordò di come fosse enorme. Finalmente lui la fece girare e per la prima volta si guardarono negli occhi. Poi lui fu sopra di lei a dedicarsi ad entrambi i seni. Jenny non aveva mai immaginato che il seno potesse dare così tanto piacere, ma c’era ormai solo una parte del suo corpo che bramava il piacere: la più importante. La ragazza che aveva le mani tra i capelli dell’uomo gli spinse la testa verso la sua inviolata intimità. Dante indugiò un poco, poi cercò il clitoride con la lingua. Jenny urlò quando fu toccato per la prima volta, poi mentre affondava sempre di più le sue dita nei capelli di lui, cominciò ad assaporare un piacere mai provato. La sua figa stava veramente impazzendo. L’orgasmo arrivo quasi inatteso. La ragazza strinse le sue gambe intorno al dorso del suo amante ed urlo al mondo il suo godimento. Dante iniziò a risalire, poi si alzò con le braccia. Jenny capì che era il momento di aprirgli l’accappatoio che finì in un angolo assieme ai jeans e alle mutandine. Il suo pene si ergeva maestoso; Jenny lo accarezzò piano, poi cominciò a masturbarlo aiutata dall’uomo che aveva posto la sua mano su quella della ragazza. Ad un certo punto lei si ritrovò un preservativo in mano; lo apri e lo srotolò attorno a quel cilindro di carne. Tutto era pronto. Il primo membro che la violò era enorme ma non sentì dolore, avvertì la lacerazione dell’imene ma la sua vagina ottimamente lubrificata accolse il pene dell’uomo senza problemi. Dante si muoveva con garbo ma anche con decisione. Anche il secondo orgasmo fu inatteso ma stavolta Dante non si fermò. La ragazza ebbe il suo terzo orgasmo mentre l’uomo con gli stessi versi rauchi che Jenny aveva sentito quando lo vide con la madre, scaricò il suo piacere nel lattice del preservativo. La ragazza fece appena in tempo a tornare nella sua stanza prima del ritorno dei genitori; si infilò tra le lenzuola.Non riuscì a prendere sonno. Aveva ogni singolo dettaglio di quei momenti nella sua mente; il primo bacio, lei prona sul letto mentre lo scrittore le leccava tutta la schiena, la sua lingua che le ha dato il primo fantastico orgasmo, e poi quando è entrato dentro. Si sentì subito eccitata e iniziò a masturbarsi, poi si arrestò. I suoi genitori già dormivano; si spogliò completamente e piano piano scese le scale per entrare un’altra volta nella stanza di Dante. Anche lo scrittore stava già dormendo. Lei entrò nel letto e si strinse al suo corpo notando che era completamente nudo; con la mano trovò il suo pene e inizio a massaggiarlo; a quel punto Dante si svegliò. Non disse una parola; la ragazza sentiva il membro che si irrigidiva nella sua mano, Dante continuava a guardarla senza parlare; Jenny smise di masturbarlo con la mano e si mise a cavalcioni su di lui. Sentiva il pene duro sotto la sua vulva bagnata e iniziò a muoversi per accarezzarlo con le grandi labbra. Vedeva l’uomo con gli occhi socchiusi e sentiva il suo respiro farsi affannoso. Era riuscita a sorprendere un uomo come Dante e a ridurlo in suo potere, anche se solo per una scopata. Stava provando il piacere del controllo. Fece rientrare il pene di Dante dentro di lei, e cominciò a muoversi ritmicamente cercando di cogliere il maggior piacere possibile, ora l’uomo aveva posato le sue mani sulle natiche di lei e accompagnava i movimenti del suo bacino. Jenny arrivò all’orgasmo, lui ne aveva ancora. La ragazza continuò a muoversi sempre più velocemente. Anche Dante arrivò; inarcò il collo all’indietro e sussurrò “Oh Jenny!” . Poi tutto finì. La mattina dopo Jenny non riusciva a pensare ad altro; da un lato si odiava un po’ per quello che gli aveva permesso: Dante era un depravato maniaco sessuale che aveva approfittato della sua ingenuità, ma da un lato moriva dalla voglia di sentire ancora una volta il suo pene entrarle dentro. Non aveva mai immaginato che il sesso potesse dare tutto questo piacere; fino ad allora aveva praticato la masturbazione ma non le sembrava niente di eccezionale; si era data una spiegazione allo stesso tempo romantica e razionale: il sesso si deve fare con una persona speciale altrimenti è un semplice solleticamento del corpo. Dante non era una persona speciale, lo odiava per la storia con sua madre, le facevano schifo i suoi romanzi, non era né colto né educato. Eppure l’aveva fatta godere come mai aveva goduto in vita sua. In quel momento Jenny capì una cosa: il sesso e l’amore sono due entità distinte che a volte si incontrano. Sua madre non amava Dante, lei non amava Dante ma entrambe ne desideravano il possesso fisico. Jenny moriva dalla voglia di fare nuovamente sesso con lo scrittore, non riusciva a trovare nessun motivo per il quale non avrebbe dovuto farlo di nuovo. Finche lui fosse restato a casa loro, voleva approfittare del miglior maestro che avesse mai potuto desiderare. Durante il giorno non ebbe modo di restare sola con lui. Non voleva che la giornata finisse senza essere stata con lui, lo avrebbe avuto anche se erano in casa i suoi genitori. Aspettò il momento più propizio e tornò da lui. Lo sorprese mentre scriveva. Si guardarono negli occhi, ma nessuno disse niente. Jenny moriva dalla voglia di rivedere il suo pene eretto. Lui era ancora seduto mentre lei gli apri la patta ed infilò le mani nei suoi boxer; il membro di Dante raggiunse presto una magnifica erezione mentre la ragazza continuava ad accarezzarlo per tutta la sua lunghezza. A Jenny balenò in mente un’idea che fino a dieci minuti prima avrebbe ritenuto folle; si avvicinò col viso al pene dell’uomo, ne sentì l’odore; non era un buon odore, ma la inebriava. Diede un piccolo bacio alla punta, poi comincio a scendere con la lingua percorrendo tutta la lunghezza del membro. Non era un rapporto orale come quelli che aveva visto nelle cassette hard: niente cazzi a stantuffo nella sua bocca; lei lo leccava, lo baciava lo accarezzava con le guance e con i capelli; lo sentiva fremere sotto quelle attenzioni e sentiva il respiro dell’uomo farsi sempre più affannoso. Si fermò. Mentre Dante la guardava deluso iniziò a spogliarsi finché non fu completamente nuda, si diresse verso il comò e si appoggiò al pianale porgendo a Dante la schiena. Lo scrittore capì subito: la ragazza voleva essere presa nello stesso modo in cui aveva visto quell’uomo prendere sua madre. Jenny vide Dante, attraverso lo specchio del comò che prendeva un preservativo nel cassetto del comodino e se lo infilava, chiuse gli occhi quando lui fu vicino. La sua vagina bagnata accolse senza fatica l’enorme membro dello scrittore. Dopo aver provato, la sera prima, il piacere del dominio stava provando adesso il piacere della sottomissione. Anche a voler scappare era completamente in balia di lui che la cingeva con le braccia e da dietro le spingeva dentro con inaspettata violenza,il suo sesso; ma non provava dolore. Raggiunse un orgasmo intenso, lo raggiunsero insieme. Caddero sul letto e lo fecero ancora e ancora; avevano raggiunto una perfetta intesa sessuale: l’uno sapeva cosa voleva l’altra e viceversa. Lei gli prese il pene in bocca. Dante raggiunse l’ennesima erezione della nottata, steso sul letto con le mani affondate nei capelli della ragazza, ancora una volta la sua bocca e la sua lingua solleticavano il membro dell’uomo. Stavolta Jenny non si fermò. Lo schizzo non fu eccessivamente violento, a Jenny il sapore del liquido seminale non piacque, ma comunque ripulì tutto il pene dell’uomo con la lingua perché era quello che Dante si aspettava, e poi era eccitante, terribilmente eccitante per lei che aveva conosciuto il suo primo uomo ventiquattro ore prima, mostrarsi così disinibita al suo maestro. Quando finì si sdraiò affianco a lui e i due si abbracciarono, entrambi nudi sul letto, e finalmente decisero che era il momento di riprendere un po’ fiato. In quei giorni continuarono ad incontrarsi clandestinamente ogni volta che si presentava l’occasione. Quasi sempre in camera di lui; un paio di volte in bagno sotto la doccia o seduti alla bersagliera sulla tazza; in cucina sul tavolo, svariate volte sul divano. Una volta mentre lei dettava per telefono una versione di latino ad una compagna, lui le calò i pantaloni e le leccò il pube. Jenny raggiunse un magnifico orgasmo mentre affrontava un ablativo assoluto di difficile interpretazione. .Venne infine il momento della partenza di Dante, con un giorno di anticipo. Lo scrittore aveva il treno per Roma alle cinque del mattino e, per non disturbare eccessivamente la famiglia Rinaldi, aveva deciso di alloggiare in albergo quella notte. Grazia che aveva cercato inutilmente di stare un’altra volta col lui, era rassegnata a perderlo per sempre; Luigi sembrava soddisfatto del contratto firmato. Jenny era consapevole che sarebbero passati degli anni prima di cadere nuovamente in una passione così travolgente. Nessuno, nemmeno Dante, si accorse di quanto stesse male la ragazza. Lei non lo amava, ma non voleva che uscisse dalla sua vita per sempre. Sentiva di non poter rinunciare a quel corpo, al suo pene forte e gentile. Era passata mezz’ora da quando un taxi lo aveva portato via; Jenny prese il motorino e andò al suo albergo. Il portiere non la fece salire; chiamò Dante in camera e fu lo scrittore a scendere. L’uomo la guardò con uno sguardo di rimprovero, ma fece un cenno al portiere, come per dire che era tutto a posto, e accompagnò la ragazza in camera sua. Quando furono soli disse: “Non dovevi venire qui, posso mettermi nei guai!” “E finisce così?” “E come vuoi che vada avanti? Tu appena maggiorenne, ma anche con un qualche anno in più sarebbe stato lo stesso! Tra noi c’è solo una perfetta intesa sessuale. Ti prego dimmi che non ti sei innamorata di me!” “No! Non ti amo, ma non arriverò mai più al piacere che ho provato con te e non posso rinunciarci!” “Dovrai farlo! E’ stato bello, meraviglioso, anche per me. Ma è finita!” “Almeno scopami per l’ultima volta!” Detto questo lei lo bacio e lo trascinò sul letto. Andarono avanti per un po’ con dei preliminari poi lei si arrestò e lo guardò negli occhi. Solo lui conosceva, quel suo modo da porcella di guardarlo. Jenny aveva in mente un’ ultima idea. Lei disse: “La prima volta mi dicesti che volevi mettermelo in culo!” Dante non disse una parola. Finì di spogliarla e la fece girare sul ventre, come aveva fatto la prima sera che passarono insieme; le accarezzò tutto il corpo con entrambe le mani, poi le posò sui suoi fianchi e le alzò il bacino. Ora Jenny era sulle ginocchia col viso affondato nel cuscino. Lei sentiva lo scrittore passargli le dita tra le natiche. Dopo un tempo che le parve interminabile lui le infilò un dito nell’ano. Jenny provava un po’ di dolore ma piano piano cominciò a passarle: il suo culo cominciava ad adattarsi all’ospite. Dante infilò un altro dito e ancora una volta attese che il retto della ragazza si abituasse alle dimensioni, accadde così anche col terzo dito. Intanto aveva cominciato a sfregare il suo pene contro il corpo della sua amante per fargli riprendere l’erezione. Quando fu pronto si sputò sulla mano e se lo bagnò, poi con dell’altra saliva lubrificò il buchino che stava per accoglierlo. Appoggiò la punta del pene all’ano della ragazza e spinse. Jenny provò un dolore lancinante; lanciò un urlo e in cuor suo sperò che l’uomo uscisse da lei, Dante non lo fece. Aspettò un po’ poi iniziò a muoversi molto lentamente; ogni volta che spingeva Jenny sentiva dolore, ma non desiderava più che lui uscisse. Voleva sentirlo dentro, voleva provare quel dolore. Dante uscì senza aver finito. Si mise un preservativo (ogni volta a Jenny sembrava che li creasse lui dal nulla) lo indossò, e tenendo la ragaza nella stessa posizione le entrò nella vagina. Questo a Jenny piaceva molto di più; iniziò anche lei a muoversi roteando il bacino, mentre prima era rimasta immobile per paura di farsi male davvero, era consapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta che Dante entrava in lei, voleva fissare questi momenti per sempre nella sua mente. Godette come non mai. La posizione le dava una stimolazione perfetta e Dante sembrava averne ancora per molto. Gli orgasmi si succedettero l’uno dietro l’altro. Arrivò anche lui. Jenny non l’aveva mai sentito urlare così. L’ultimo orgasmo lo raggiunsero insieme. Era finito tutto da un minuto scarso quando qualcuno bussò alla porta. Jenny spaventata si coprì istintivamente con le lenzuola, mentre Dante che era andato in bagno a gettare il profilattico rientrò nella stanza completamente nudo e chiese attraverso la porta chi fosse e che cosa volesse. Nessuna risposta ma solo un’altra energica bussata. Dante si accosto alla porta e ripetette le parole precedenti quasi urlando. Ancora una volta si sentì solo bussare. Era impossibile che il misterioso scocciatore non avesse sentito Dante parlare da dentro la stanza, si trattava di qualche scherzo o di qualcosa di più preoccupante. I due amanti si guardarono e lui, con un cenno, la invitò a nascondersi in bagno. Lei eseguì senza fiatare. Lo scrittore indossò un accappatoio e tornò alla porta; chiese nuovamente chi c’era lì fuori e ottenne nuovamente la solita bussata di risposta. Jenny lo sentì bestemmiare e poi udì la porta che si apriva. La curiosità però era troppa. La ragazza scostò un po’ la porta del bagno e guardò nella stanza ma da quella postazione il corpo di Dante le copriva tutta la visuale. Uno sparo riecheggiò per la stanza. Jenny vide una chiazza rossa allargarsi sull’accappatoio candido dello scrittore. Dante barcollando si appoggiò a chi gli aveva sparato come per chiedere pietà, ma la risposta fu un altro sparo. Spinto all’indietro dal suo assassino il corpo ormai senza vita di Dante cadde supino sul pavimento con la testa rovesciata all’ indietro e gli occhi sbarrati e vitrei verso Jenny. Sulla porta Luigi Rinaldi, con la pistola in mano, guardava la figlia piangendo.
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