Naomi era distesa sul bordo piastrellato della piscina della casa paterna.Non aveva programmi per la giornata e la cosa migliore le era sembrata quella di abbronzarsi sotto il sole, unica cosa splendente in quella giornata domenicale.Il suo umore non era dei migliori e doveva farsi forza per resistere all’insorgere della noia. Ed erano appena le undici di mattina.· Naomi!… Naomi! Il telefono! -La voce di Berta, la cameriera, la stava chiamando dalla veranda, a una decina di metri.· Chi è? – chiese, seccata all’idea di doversi alzare per andare a rispondere alla chiamata di qualche sciocca amica che veniva ad assillarla con una conversazione tediosa.· E’ un ragazzo. Un amico di Massimo. -Bastò il nome per farla schizzare su come una molla.Corse rapida attraverso il prato ed entrò in casa come una furia. Non degnò neppure di un’occhiata l’anziana cameriera e, sfilandole davanti senza una parola di ringraziamento, andò ad afferrare la cornetta.· Pronto, sono Naomi! – disse affannata.· Ciao – le disse una voce sconosciuta. – Sono un amico di Massimo. Mi ha incaricato di chiamarti… -· Chi sei? – chiese Naomi.La voce esitò, poi disse un nome.Era ovvio che lei non conoscesse tutti gli amici di Massimo, e quindi invitò lo sconosciuto a dirle il motivo della chiamata.· Senti, non allarmarti, ti prego… -· E’ successo qualcosa a Massimo? – la sua voce era salita di tono.· Niente di grave… non ti agitare – la voce era sempre più esitante. – … però ha dovuto rientrare in città e desidera vederti subito. -· Perchè non ha chiamato lui? Sta male? Dimmi cosa gli è successo -· Niente di grave, te l’ho detto… però non può venire al telefono e vuole che tu venga qui… da lui… -· Vengo subito! – lo interruppe Naomi che presagiva una situazione gravissima e ritenne sensato non perdere altro tempo a far domande sciocche. – Dove devo raggiungerlo? -· Vengo a prenderti io. Faremo più in fretta. -Stavolta la voce non aveva esitato ed era stato quasi un ordine perentorio quello che era giunto alle orecchie della ragazza.Senza riflettere, per non perdere tempo e in preda a un visibile senso di angoscia, Naomi attaccò la cornetta e salì rapidamente in camera sua, dove, trascurando persino il leggero trucco che era solita mettere, indossò un paio di jeans e una maglietta bianca.Quindi afferrò la borsa-sacco che conteneva tutto quello che sarebbe potuto occorrerle e, senza neppure richiudere la porta, volò giù per le scale.· Naomi! Che cosa succede? -Sua madre, incuriosita e preoccupata per la sua espressione, le stava bloccando il passaggio in fondo alle scale, rivolgendo quella inutile domanda.· Non ho tempo di spiegarti, mamma – disse la ragazza scansandola e passando oltre. – Deve essere successo qualcosa a Massimo e ora un suo amico sta venendo qui per portarmi da lui… -· Rientrerai per pranzo? -Beate donne, le madri!, pensò Naomi mentre infilava la porta d’ingresso e si incamminava veloce lungo il vialetto che conduceva al cancello sulla strada. In un momento simile pensava al pranzo! Le gridò di no nel momento in cui tirava a sè il pesante cancello.La strada era deserta e alla ragazza non rimase che camminare avanti e indietro per ingannare l’attesa.Se avesse saputo dove andare, se quello sciocco glielo avesse detto, avrebbe preso la propria auto e sarebbe partita subito, guadagnando tempo.Il coupè rosso si fermò accanto a lei con uno stridore di freni e di pneumatici.Il bel giovane abbronzato che sedeva al volante le fece segno di salire e poi ripartì a razzo, senza perdere tempo in discussioni.Fu lei a parlare, poco dopo, per chiedere notizie di Massimo.· Sta bene. Te lo assicuro… però non farmi parlare se vuoi arrivare in fretta e incolume. -La voce era la stessa udita al telefono, ma ora aveva una diversa sicurezza.Naomi si chiese chi fosse quel giovane che non aveva mai visto tra gli amici di Massimo e se dovesse fidarsi. Scacciò subito questo pensiero e tornò a osservare la strada che correva loro incontro a grande velocità.· E’ qui, scendi – le disse il giovane imponendo alla vettura un brusco arresto accanto a un marciapiedi.Naomi scese rapida e felice per la velocità con cui erano giunti a destinazione.Guardò la bassa costruzione che non conosceva e la identificò per il posto in cui Massimo e i suoi amici si riunivano, per fare la preparazione alle moto da cross con cui andavano in giro a gareggiare.Non c’era mai stata, però lui gliene aveva parlato e gli elementi combaciavano.Trovò la porta d’ingresso aperta e si precipitò all’interno.Vide un corridoio e parecchie porte. Tirandosi su la borsa, che le stava scivolando dalla spalla, si precipitò verso quella più vicina.· No. Non lì. In fondo al corridoio! – l’avvertì la voce del giovane che l’aveva accompagnata.La stanza era al buio e in mezzo al letto giaceva una forma indistinta. Naomi ebbe paura del grande silenzio che l’accolse.Esitò un attimo e si voltò trepidante verso il giovane che la seguiva.· Va’ avanti! – Suonò come un ordine, ma lo stato d’animo in cui versava non le permise di notarlo e lei, malgrado la semioscurità, si slanciò verso il letto.Quando toccò la massa morbida che costituiva il rigonfiamento sotto le lenzuola, la luce si accese e il suo accompagnatore chiuse la porta dietro di se.Naomi sentì un nodo di panico stringerla alla gola e in un lampo comprese la verità: non era mai accaduto niente a Massimo, era stato tutto un trucco per farla venire in quel posto.La porta chiusa a chiave ne era la dimostrazione più che evidente. Ebbe un attimo di gioia pensando che non era accaduto niente a Massimo, ma subito dopo si rese conto della gravità della propria situazione.Il giovane aveva appoggiato le spalle contro la porta e ora la guardava, sorridendo in modo poco rassicurante.Non occorsero parole perchè la ragazza capisse.Come una volpe braccata, Naomi gettò un’occhiata speranzosa alla finestra, poi alla porta e infine i suoi occhi tornarono a posarsi sull’attraente figura in blue-jeans che la stava guardando.· Che significa tutto questo? – chiese con un filo di voce.· Quello che hai già capito. -· Cos’hai intenzione di farmi? -· Non quello che credi. -Un raggio di speranza brillò negli occhi della ragazza.· Ma allora perchè hai chiuso quella porta? Perchè mi hai portato qui? -· Innanzi tutto per controllare quanto bene vuoi a Massimo, e poi… -Il giovane si concesse una pausa, durante la quale si accese una sigaretta.· E poi? – lo incalzò la ragazza.· E poi, per vedere fino a che punto gli sei fedele. -· Non… non capisco… -· Capirai, sta’ tranquilla. E non sforzarti di indovinare, non ci riusciresti. -Naomi non seppe più cosa chiedere. Le ultime battute del giovane avevano cancellato la speranza che le si era affacciata alla mente e ora la paura le attanagliava la lingua.Per tutto il tempo che durò la sigaretta, nella stanza ci fu silenzio e immobilità poi, sotto gli occhi esterrefatti della ragazza, il giovane cominciò a spogliarsi.Vedendo che si toglieva proprio tutto, Naomi voltò la testa e sentì una lacrima scenderle lungo le gote, poi un’altra e un’altra ancora.Ora era davvero inequivocabile il motivo di quel rapimento.Rendendosi conto di non avere via d’uscita e di stare per affrontare una battaglia impari, nella quale avrebbe finito certamente per soccombere, Naomi decise di giocare d’astuzia e di tentare, con la sorpresa, l’apparentemente impossibile carta della propria incolumità.Confortata da quella speranza, cercò di sorridere.La bellezza del giovane la lasciò senza fiato e, per quanto lei non avesse quasi alcuna esperienza in fatto di uomini nudi, risolse che l’esemplare di maschio che si esibiva in quel momento per lei, era davvero notevole.Ma al pensiero di ciò che stava per accadere, tutta la sua ammirazione cadde e lei si concentrò sul proprio proposito.C’era poco più d’un metro, tra loro, e in quello spazio lei lasciò cadere la borsa, per prima, poi con lentezza studiata cominciò a spogliarsi a sua volta. Si tolse con calma la maglietta e poi fece scendere i jeans, scoprendo le sue cosce sode, tornite, abbronzate dal sole. Sganciò il reggiseno e lo lasciò cadere con un sorrisetto sul pavimento, mettendo in mostra due seni sodi, alti, tondi e di una compattezza incredibile.Trattenne soltanto le mutandine e in quella tenuta si esibì allo sguardo dell’uomo. Notò lo straordinario effetto sortito dal suo spogliarello e provò una punta di orgoglio, poi percorse la distanza che li separava.Quando furono quasi a contatto lei sollevò le braccia e, con un gesto lento, gliele passò dietro la nuca. Lo attirò a sè e offrì le labbra.La bocca dello sconosciuto era morbida e la sua lingua cercò subito di penetrarle tra le labbra. Naomi spalancò la bocca e aderì al bacio, poi, un attimo prima che le braccia muscolose dell’uomo arrivassero a cingerle la schiena, lei sollevò rapidamente un ginocchio e picchiò, con quanta più forza potè, in mezzo alle gambe del suo nemico.Sentì un rantolo soffocato contro la sua bocca, poi ebbe un attimo di terrore vedendolo rimanere in piedi davanti a lei. Forse aveva picchiato troppo piano?Se era così, se il suo colpo non era stato abbastanza forte, ora era perduta. Lui non le avrebbe permesso altre mosse astute. Si morse le labbra, vedendolo stringere i denti per resistere al dolore, e si disse “è finita”, mentre il braccio di lui si allungava per afferrarla.Poi vide la bocca dell’uomo spalancarsi, gli occhi socchiudersi e le mani artigliarsi attorno al punto in cui lei aveva picchiato. Sentì la gioia della vittoria.Stette a guardarlo cadere giù e contorcersi sul tappeto.Doveva fuggire subito, prima che si riprendesse. Non sapeva per quanto tempo l’altro sarebbe rimasto inerte, ma era certa che non poteva durare a lungo e quindi doveva battersela subito.Purtroppo il giovane era caduto sopra i suoi vestiti.Pensò di fuggire nuda, portandosi via soltanto la borsa e richiudendosi la porta alle spalle per avere il tempo di cercare nella casa se ci fosse qualcos’altro da indossare, ma, notando lo stelo robusto dell’abat-jour, pensò che poteva fare di meglio.Scavalcò senza indugi il corpo del giovane e afferrò saldamente la provvidenziale arma.Mentre si chinava per misurare il colpo, ebbe un attimo di esitazione. Con quanta forza doveva picchiare? E se lo uccideva?No, pensò in fretta, non morirà. Gli resterà soltanto un brutto ricordo di questa giornata e, col sorriso trionfante sulle labbra, calò la pesante lampada di bronzo.Ma se la sorpresa le era stata d’aiuto in precedenza, ora la tradì. Il colpo, vibrato con tutta la forza verso la testa del giovane, andò a finire contro il tappeto e lei fu così colpita dall’inattesa fuga del suo bersaglio che, per lo stupore, lasciò cadere la propria arma.L’attimo successivo una forza incontenibile la sollevava da terra e la scaraventava sopra il letto.Poi, mentre una mano piantata tra i suoi seni la inchiodava brutalmente al materasso, l’altra mano del giovane le strappò via le mutandine.Naomi agitò i piccoli piedi e cercò, a più riprese, di colpire il giovane, usandoli anche come punto di appoggio per sollevare il proprio corpo e sottrarlo alle carezze che lui cominciava a farle.La mano contro il suo petto continuava a bloccarla e l’altra spaziava sul suo corpo, brancicando le parti più intime. Quando scese a toccarla in mezzo alle gambe, Naomi dovette smettere il gioco di gambe e badare a stringere bene le cosce per impedirgli il passaggio.La mano tentò a lungo di insinuarsi, ma lei seppe resistere e passò al contrattacco usando le unghie affilate. Gli artigliò il braccio che la teneva ferma e graffiò con tutta la sua forza e la rabbia che l’accecava. Strinse finchè le unghie le si piegarono, ma la presa non si era allentata di un solo millimetro e il viso del giovane si manteneva sorridente.La ragazza era una tigre scatenata. Ora usava anche i denti, cercando di accostarli al polso sul quale già colava il sangue per le unghiate ricevute.Il primo ceffone risuonò così clamorosamente che Naomi fu più intontita dal rumore che dal male in se stesso. Il secondo le fece girare la testa di scatto e il terzo per poco non le fece perdere i sensi.Chiuse gli occhi per un attimo, ma non era affatto battuta, e lo confermò la sua reazione di nuovo decisa e violenta. Scalciò, graffiò e digrignò i denti.Il giovane in quel momento si rese conto che, se lei ne avesse avuto la possibilità, lo avrebbe sbranato. Decise che era giunto il momento di mettere fine alle schermaglie.Usò le ginocchia per bloccarle le gambe e da quel momento tutto divenne più facile. Con una sola mano potè bloccare entrambe le braccia della ragazza e gli rimase libera l’altra per accarezzarla.Le prese i seni, uno alla volta e li strinse con delicatezza. Era difficilissimo contenere la stretta della mano e mantenerla dolce e delicata, mentre il resto del corpo era impegnato a vincere la strenua resistenza della ragazza.Con le dita titillò a lungo i capezzoli piccoli e grinzosi e in capo a un paio di minuti ebbe la gioia di vederli ergersi, tendersi, puntare verso di lui in una reazione che, seppure inconscia, era per lui la prova che lei cominciava ad avvertire un certo piacere nascente.Si dette da fare più che potè sui due globi perfetti e da quelli scese piano verso il ventre che continuava a contorcersi.Le accarezzò a lungo i riccioli castani del pube e percorse piano la linea che segnava la fine delle cosce e l’inizio del pancino levigato. Poi azzardò uno spostamento per sostituire la bocca alle dita.Naomi lanciò un grido strozzato e reagì con più veemenza, ma la forza stava venendo meno in lei ed il giovane cominciò a farsi più ardito.Allentò appena la stretta alle braccia e si accorse che lei non ce la faceva più a liberarsi. Forse lo sforzo l’aveva davvero esaurita e ora sarebbe caduta in sua completa balia. Ebbe la sensazione che anche la stretta delle cosce ora fosse meno tenace di fronte al suo tentativo di separarle, ma ricordando la sorpresa iniziale, non si concesse alcuna esitazione.Qualche attimo dopo si accorse di avere avuto ragione a non fidarsi di quell’apparente arrendevolezza. Infatti, mentre già lui spaziava quasi padrone del suo corpo, giovane e perfetto, la ragazza ebbe un nuovo, veemente ritorno di energie.Stavolta lottarono senza esclusione di colpi. Lei ce la mise tutta. Sapeva che era la sua ultima possibilità, dopo avrebbe ceduto definitivamente sia perchè non aveva più forza, sia perchè un certo languore provocatole dalle carezze stava impossessandosi dei suoi sensi.Anche il giovane si rese conto che erano alla svolta decisiva e usò ogni sistema, lecito e illecito, per bloccarla, per fare sbollire l’ultimo tentativo di ribellione.Alla fine i nervi della ragazza cedettero e il suo corpo ricadde sul cuscino, mentre le sue braccia, senza forza, si rilasciavano inermi dentro la stretta del giovane.· Hai perso. – le disse il giovane sorridendole.· Fa’ pure, bastardo! – sibilò prima di arrendersi la ragazza. – Spero che Massimo ti uccida quando verrà a sapere cosa mi hai fatto. -Le rispose un altro sorriso. Nulla sembrava capace di turbare la maschera sorridente del giovane.Naomi chiuse gli occhi e si lasciò andare, sentendosi sull’orlo di un precipizio di orrori che presto l’avrebbe inghiottita. Invece gli attimi successivi furono dolci, teneri e pieni di carezze delicate e di piccoli baci morbidi che ricoprirono come una pioggerella sottile tutta la sua pelle sudata per lo sforzo della lotta.Suo malgrado, Naomi avvertì il benessere inatteso nascere in lei e si fece forza per ricacciare quella sensazione che deplorava, che non poteva permettersi dopo aver tanto lottato per evitare che lui la toccasse.Purtroppo per lei, i suoi sensi non ubbidirono al comando del cervello e a misura dell’intensità dei baci del giovane, in lei cresceva un’onda di piacere.Poi l’onda divenne un mare e la testa di Naomi prese a vorticare in quel turbine di sensazioni voluttuose che annullavano il raziocinio per lasciare spazio incondizionato all’istinto.E il suo istinto, in quel momento, stava tradendo il suo cervello che si opponeva.Si accorse di avere aperto le cosce solo quando la spinta contro il suo sesso fu incontenibile e dovette rinculare contro il materasso, non riuscendo a sopportarla. Cercò un briciolo di forza, con la quale opporsi ancora, ma i suoi nervi rifiutarono la collaborazione, e al colpo successivo, insieme al dolore straziante del suo imene che si lacerava, Naomi avvertì di essere diventata donna. Voleva piangere, urlare, gridare e lottare ancora, e invece godette quasi subito e il suo odio, la sua angoscia, il suo dolore si trasformarono in uno strano sentimento di gratitudine.Mentre i colpi si succedevano lenti dentro la sua carne appena aperta, le sue braccia, divenute indipendenti, si allungarono oltre le spalle del giovane e gli si posarono attorno alla nuca.Un attimo dopo erano le sue labbra a volere il bacio e da quel momento il succedersi lento dei colpi divenne frenetico e i baci si susseguirono ai baci con una cadenza parossistica.Naomi si aggrappò alla gioia che lui le dava e, preda dell’istinto che le carezze dell’uomo avevano scatenato, divenne furiosa, com’era stata nella lotta, anche nel fare l’amore.Si amarono per un tempo lunghissimo, si avvinghiarono e si rotolarono sul letto e si morsero, si baciarono, si graffiarono, si carezzarono languidamente e quando i getti caldi del seme si sparsero su di lei, arrivando a bagnarle il seno, Naomi continuò a stringere il giovane a se, a tenerselo contro per ancora subirne il piacevole peso.Nella stanza regnava il silenzio più assoluto e il giovane, risvegliandosi in quell’atmosfera idilliaca, imprecò contro di se per aver corso un grave rischio nell’appisolarsi. Ma quando guardandosi accanto vide che la ragazza dormiva a sua volta profondamente, respirò sollevato e si allungò sul letto per raggiungere le sigarette nel taschino della maglietta.Aspirò con piacere la prima boccata di fumo e tornò a poggiare la testa contro il cuscino. Era stanco, sfinito, ma non poteva ancora concedersi il riposo che il suo corpo reclamava.Un sospiro prolungato ruppe il silenzio stagnante nella stanza e lui si voltò in direzione del rumore. Naomi aveva aperto gli occhi e si stava stiracchiando. Proprio come una gatta. O più precisamente, come una tigre.Il giovane si guardò il braccio striato da profondi graffi in rilievo, tutti arrossati di sangue e sorrise tra se. Davvero una piccola tigre. Però, che carne tenera e morbida aveva! Era una tigre di velluto.Sentì il bisogno di dirglielo.· E’ un peccato che tu sia la ragazza di Massimo – le disse a bruciapelo. – Mi piacerebbe tenerti con me. -Inaspettatamente la ragazza sorrise.· Massimo non saprà mai quello che è accaduto qui, oggi – disse e lui si rese conto di essere riuscito ad andare oltre le aspettative.· Vuoi dire che non glielo dirai? -· Proprio così. – Gli occhi della ragazza ammiccarono soddisfatti. – Dopotutto non sei male e fai l’amore in un modo splendido. -· Le circostanze non erano favorevoli a una perfetta esibizione – disse il giovane.Lei emise un fischio di sorpresa.· Figuriamoci allora quando io sarò in grado di collaborare! -· Non credo che te ne darò l’opportunità – disse lui e gli occhi della ragazza si sgranarono per la sorpresa.Il giovane continuò:· Non è possibile, per tanti motivi. Primo, oggi ti ho fatto un grosso torto e quindi tu devi volerti vendicare; secondo, Massimo lo verrà a sapere comunque, dato che se non glielo dirai tu, troverò il modo di metterlo al corrente; terzo, e più importante, io ho già una ragazza alla quale voglio bene. -Se l’avesse schiaffeggiata, Naomi sarebbe stata meno avvilita.· Non capisco… – disse piano.· Eppure ti ho fornito un sacco di elementi per capire. -· E’… è stato tutto per fare un torto a Massimo? -· No. Sbagli ancora. – il giovane si alzò dal letto, dopo aver schiacciato il mozzicone nel posacenere del comodino. – Non è stato per fargli un torto… ma per rimettere le cose in pari. -· Lui ha… ha fatto qualcosa alla tua ragazza? -Lui stava vestendosi.· Chiedilo a lui – le disse mentre infilava la testa nel buco della maglietta, dal quale riemerse sorridente. Poi si chinò e raccolse i vestiti della ragazza. – Questi li porto con me – le disse avviandosi alla porta.· Ma come farò a rientrare? – strillò Naomi.· Tu resti qui… ad aspettare Massimo. Ci penserà lui a farti rientrare e, già che ci sei, quando lo vedi, digli che la mia ragazza si chiama Anna, qualora se ne fosse dimenticato. -Aprì la porta e uscì.· Ma tu chi sei? Qual’è il tuo nome? – gridò Naomi.Le rispose solo il silenzio della stanza vuota.
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