Ogni tanto penso a quando stavamo insieme, eravamo una bella coppia, affiatata; tutti dicevano che ci saremmo sposati. E invece no: siamo cresciuti insieme, ma abbiamo preso strade diverse. Lui la finanza e l’economia, i soldi e la carriera, Londra e New York, … Io i poveri e gli emarginati, i bambini soldato e le prostitute, le favelas di Rio e le baraccopoli di Nairobi, … Odiavo le sue leggi di mercato che lasciavano morire di fame di miei poveri; detestavo i milioni di dollari inesistenti scambiati dalle borse del mondo mentre chi imbracciava un kalashnikov e sparava era un bambino di 12 anni, con la faccia dura da uomo vissuto e lo sguardo reso ardito dalla droga presa per farsi coraggio, per scacciare la paura.E così, pur amandoci, ci siamo lasciati; anzi, l’ho lasciato. E sono partita per l’India, ad inseguire i miei ideali. Lui ora si è sposato con una collega tedesca; e io ho un fidanzato, ingegnere biomedico, nato e vissuto in Angola, che lotta ogni giorno per far finire la guerra civile nella sua terra, martoriata da 20 anni.Ogni tanto torno in Italia, ed è come se non ci fossimo mai lasciati. Le sue mani conoscono il mio corpo meglio di chiunque altro; sanno portarmi sempre più in là, sempre oltre, trascendendo i limiti di spazio e tempo, di scelte e sentimenti. I suoi baci sciolgono tutte le mie resistenze in pochi attimi. Torno con mille scuse, ma ogni volta torno per vederlo, per dare sfogo a tutta me stessa anche se solo per pochi minuti preziosi, per sentirlo dentro di me, dentro il mio corpo.Ho bisogno di lui e lui ne ha di me: non ci possiamo fare nulla.Le sue mani su di me mi provocano brividi intensi, ogni volta. Capita che mi colga di sorpresa, mentre gli volto le spalle. Mi sfiora la nuca con un dito, proprio vicino all’attaccatura dei capelli che raccolgo spesso, per evitare che mi diano fastidio con il caldo di questi giorni.Sto ferma, immobile, senza respirare … aspetto. Scende con il dito, seguendo la linea della mia spalla nuda. Chiudo gli occhi, e assaporo l’intensità delle sensazioni che il suo tocco mi provoca. Non capirò mai come riesce ad accendermi anche solo sfiorandomi con un dito; non riuscirò mai a spiegarmi la strana alchimia che improvvisamente è nata tra noi, e ogni volta si rigenera, ricoprendo di una strana magia gli attimi clandestini che ci concediamo. Lo sconvolgimento dei miei sensi mi lascia sempre più perplessa, frastornata … è come se lui avesse il telecomando del mio corpo. Mi abbraccia da dietro: “Ti sono mancato?”. Mi abbandono contro il suo petto: “Un po’. E io, ti sono mancata?”. Mi stringe ancora di più: “Certo, tu mi manchi sempre”. Anche lui; non è vero che mi è mancato solo un po’, l’ho pensato ogni giorno.Alzo la testa e la giro verso di lui; la sua lingua sta già cercando la mia, s’insinua dentro la mia bocca, mi bacia con un’intensità tale che mi lascia stordita. Il suo è un bacio appassionato, lungo, voluttuoso, profondo; un bacio che vuole cancellare la lontananza, quella che c’è già stata e quella che ci sarà ancora, tra poco; un bacio che vuole recuperare il tempo perduto, i mesi lontani; un bacio che tenta di eliminare lo strazio della separazione imminente; un bacio che dice molte cose senza pronunciare una sola parola. Mi aggrappo a lui, come se non volessi lasciarlo mai, mentre le sue mani scivolano lungo il mio corpo, facendolo fremere di sensazioni note ma ogni volta nuove e inaspettate, così intense da far male; da far male dentro, nel cuore.Lascio che lentamente mi spogli, mentre mi accorgo di essere umida già da un pezzo; sento la sua eccitazione crescere contro di me, mentre ancora mi bacia come se volesse rubarmi l’anima, e con le mani sfiora la pelle ormai nuda della mia schiena, toccando sapientemente tutti i punti più sensibili.Quando fa così, riesce quasi a privarmi della mia volontà, anzi, a pilotarla verso di lui… non penso, non parlo, non conosco, non ricordo. Sento solo il desiderio di lui, del suo corpo, del suo odore, del suo sapore; voglio che mi circondi, voglio sentirlo attorno a me, sopra di me, dentro di me. Per pochi minuti, lui sarà tutto il mio mondo, e io sarò tutto il suo.Anch’io comincio a spogliarlo lentamente, ma in poco tempo siamo entrambi presi da una frenesia incontrollabile, i baci appassionati diventano piccoli morsi, i movimenti delle mani scoordinati, mentre gli ultimi indumenti vengono quasi strappati.Scivoliamo a terra, con i nostri corpi aggrovigliati, contorti, le bocche che cercano porzioni di pelle da assaporare, odori da riscoprire, carni da possedere.Le sue mani mi frugano delicatamente tra le cosce e la sua bocca tortura i miei capezzoli tesi, finché finalmente sento le sue dita sprofondare ardite dentro la mia fica bagnata e aperta, come una rosa rossa umida di rugiada che chiede solo di essere annusata ed assaporata. Ed è quello che lui fa, come se mi avesse letto nel pensiero… la sua lingua accarezza quelle labbra spalancate che lo attendono frementi, succhia l’unico organo del corpo umano creato apposta con il solo scopo di procurare piacere.Mentre lo fa, ruota su se stesso, stando sopra di me… e mi trovo la sua erezione in faccia, schiudo le labbra e l’accolgo nella mia bocca avida. I movimenti del suo bacino mi aiutano a succhiarglielo, è come se mi stesse scopando 2 volte, la fica con le dita e la lingua, la bocca con il cazzo che mi riempie, impedendomi quasi di respirare. Poi si ferma, esce e mi fa segno di mettermi a quattro zampe. Ubbidisco, allargando bene le gambe, appoggiando i gomiti a terra, inarcando la schiena e spingendo il culo verso l’alto; so che gli piace vedermi in questa posizione, guardarmela da dietro, così aperta. So già quello che farà, ormai è un rito, avevamo iniziato ancora quando stavamo insieme, una delle tante volte che stavamo cercando d’inventare qualche gioco o qualche posizione nuova… Prende la bottiglia di olio di oliva dalla dispensa, s’inginocchia dietro di me e ne versa un po’ sulle mie natiche esposte; lentamente, con maestria, lo spalma, massaggiandomi con il palmo aperto delle mani, in modo che ogni volta il mio culo si apra sempre di più, permettendogli di vedere il mio buchino. Poi si siede dietro di me, e riprende lo stesso lavoro con le palme dei piedi, ungendomi anche le cosce aperte, finché insinua il dorso del piede nelle pieghe della mia carne, che si aprono subito, mentre i miei umori ricominciano a colarmi tra le gambe e l’unghia del suo alluce mi stuzzica il clitoride, provocandomi un piacere misto a qualche fitta di dolore, quando per sbaglio mi graffia. Quando comincio a gemere, toglie il piede, torna ad inginocchiarsi dietro di me, strusciando il suo cazzo eretto sulle mie natiche, finché lo imploro di penetrarmi e farmi godere. Continua a passarmelo nell’interno coscia, stuzzicandomi l’entrata della fica, per poi spostarsi di nuovo; ogni volta muovo il bacino, nel vano tentativo di catturarlo e imprigionarlo dentro di me, ma lui mi conosce troppo bene… Ad un certo punto la sua mano aperta mi preme tra le scapole, costringendomi ad appoggiare anche testa e spalle per terra, e sempre tenendomi schiacciata in questo modo, mi penetra in un colpo solo, aiutato dai miei umori e dall’olio che ha “raccolto” dalle mie natiche. Non riesco a soffocare un gemito di sorpresa, presto sostituito da quelli di piacere, mentre il suo bacino sbatte contro il mio culo. “Adesso continua tu”, si ferma; mi sollevo sui gomiti e comincio a muovermi avanti e indietro, abbastanza lentamente… so che lui sta guardando il suo cazzo lucido entrare e uscire, quasi ipnotizzato dai miei movimenti. Questo pensiero mi eccita ancora di più, mentre sento i miei seni ondeggiare e i capezzoli eretti sfiorare ogni volta il pavimento.All’improvviso le sue mani mi afferrano i fianchi e mi tirano verso di lui, che mi penetra in profondità. Mi solleva le ginocchia da terra, tirandole indietro, in modo che possa avvinghiarmi con le gambe ai suoi fianchi; mi pianta i gomiti sulle anche e mi prende i seni con le mani aperte, sollevandomi da terra. Con le mani cerco di aggrapparmi a qualcosa, trovo una sedia e l’afferro, reggendomi al sedile, mentre lui si solleva in piedi e facciamo l’amore così, con passione, con foga, come se fosse l’ultima volta, nel tentativo di possederci uno con l’altra, di fondere i nostri corpi, visto che le nostre menti e le idee non possono.Ormai abbiamo imparato… non dobbiamo guardarci negli occhi mentre facciamo l’amore, perché poi sarebbe troppo difficile lasciarci ogni volta. E ogni volta sarebbe peggio. Parlano i nostri corpi per noi… ed è terribile lo stesso.Ora che abbiamo finito, restiamo distesi per terra, sul tappeto del salotto, abbracciati, nudi, lui con la testa sul mio seno e io che gli accarezzo i capelli.Poi come ogni volta, nel momento in cui lui lascerà il mio miniappartamento di città, ci scambieremo uno sguardo triste, velato di lacrime trattenute a stento, e ognuno di noi scioglierà il groppo alla gola lontano dall’altro, io abbracciata al cuscino del divano, lui probabilmente in auto mentre torna a casa.Domani riparto per l’Angola.
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