Cinque giorni che non vedevo Eugenio, era all’estero per lavoro e non sarebbe rientrato prima di mercoledì.Avevo davanti un week-end tranquillo, tutto lettura e bricolage, ogni tanto pensavo al professore, chissà se era al corrente della partenza del mio uomo, ero sicura che se lo avesse saputo si sarebbe fatto vivo, ma non avevo ancora capito quanto i due uomini fossero complici e quanto antagonisti, e non avevo voglia di rovinarmi quei giorni di tregua, quindi accettai un invito noiosissimo per il sabato sera ma che poteva tornarmi utile per la mia professione.Un’associazione umanitaria della mia città, organizzava una serata per raccogliere fondi da dare in beneficenza, mi aveva invitato la presidentessa, moglie di uno tra i maggiori clienti del mio studio e non potevo proprio mancare.Conoscevo abbastanza bene l’ambiente che avrei trovato, età media 65 anni, maggioranza di donne della borghesia cittadina, autorità politiche e ecclesiastiche, optai quindi per un look discreto, abito scuro e poco trucco.Arrivai con qualche minuto di ritardo, ma di solito a questi eventi non arrivava mai nessuno puntuale.All’ingresso del ristorante trovai la mia ospite che molto cerimonisamente mi invitò a salire nella sala per la cena, avrei trovato i segnaposti con i nomi su ogni tavolo, lasciai il cappotto al guardaroba e mi affrettai sulle scale, il tavolo col mio posto era già quasi completo, mancavano oltre a me altre due persone, mi presentai agli altri e mi sedetti.La signora imbalsamata accanto a me, piena di gioielli ed eccessivamente truccata cominciò subito a commentare la serata:- “A visto è venuto anche l’arcivescovo, ed il governatore del Rotary, siamo anche in attesa del sindaco con signora, è proprio una bella serata che ne dice?”.- “Si, sono proprio contenta di esser potuta venire… e i signori che stiamo aspettando al nostro tavolo invece chi sono?”.- “Siamo in attesa del l’assessore alla cultura Dottor Rossini e del professor Landri della facoltà di Economia, non li conosce? Strano sono due persone molto in vista nella nostra città, pensi che fortuna averli al nostro tavolo, oltretutto il professor Landri è un uomo molto carismatico e affascinante, vedrà”.Rivolsi qualche parola anche agli altri componenti del mio tavolo, mi sforzavo di essere comunicativa e gentile con tutti anche se l’ambiente non era certo tra i più coinvolgenti che avessi mai frequentato, arrivò anche l’assessore, tipico intellettuale ex sessantottino, mentre ci presentavano vidi la signora imbalsamata rivolgere un eccessivo sorriso a qualcuno posizionato alle mie spalle, e la sentii dire:- Ahh… professore aspettavamo proprio lei, come sta? Che piacere averla alla nostra tavola.Mi voltai per salutare anch’io, ma la sorpresa e l’imbarazzo nel trovarmi davanti ad Alberto mi fecero barcollare, era accompagnato dalla moglie del mio cliente, l’organizzatrice della serata che mi rivolse un cenno di richiesta di attenzione:- “Lorenza permettimi di presentarti Alberto Landri, è un noto e stimato professore universitario, autore di innumerevoli saggi di economia internazionale avrai sicuramente sentito parlare di lui”.Gli diedi la mano balbettando il mio nome, lui mi sorrise apertamente e disse ad alta voce:- “Ma si Lorenza, abbiamo già avuto modo di conoscerci, non ricorda?”- “No, mi scusi ma ora non ricordo proprio”.Finsi di non conoscerlo, avrei voluto essere inghiottita dal pavimento ma sapevo di non avere canche, avrei dovuto affrontare l’intera serata in un modo o nell’altro, cercavo di concentrarmi per studiare un piano d’azione, ma ero paralizzata dall’imbarazzo, che sfiga, proprio lui e proprio al mio tavolo come se non bastasse, la signora che stava alla mia destra per compiacere ulteriormente il professore gli cedette il suo posto:- “Così avrete modo di ricordarvi dove vi siete già incontrati”.Sentivo i battiti del mio cuore sovrastare le voci di conversazione generale, mi accomodai e accesi una sigaretta nervosamente.- “Sei tesa? rilassati non ti fa bene, dov’è finita la tua sicurezza di donna in carriera? L’hai lasciata a casa col tuo uomo?”.- “Eugenio è fuori per lavoro pensavo lo sapesse, e sulla mia sicurezza non proferisco parola, la prego solo di non mettermi in imbarazzo”.Durante la cena fortunatamente, Alberto veniva continuamente fatto bersaglio di domande varie, ogni tanto, quando la conversazione non lo interessava direttamente, mi sussurrava qualcosa all’orecchio, qualcosa di imbarazzante, di eccessivo, allungava anche la mano sotto al tavolo fino a introfularsi tra le mie gambe:- “Sei bagnata? Ti eccita stare seduta qui con tutti questi benpensanti che non immaginano neanche cosa ti piace farti fare in privato, pensa solo se la tua amica, quella che ci ha invitato, sapesse dove ci eravamo già conosciuti, potevi dirle quanto ti conosco già bene e quanto ancora approfondirò”.Cercavo in tutti i modi di salvare le apparenze, sorridevo come un’ebete contando i minuti che mancavano alla fine. La signora imbalsamata che stava al mio tavolo colse l’occasione per ammicarmi un paio di volte sulla confidenza che il professore dimostrava nei miei riguardi, pensava sicuramente di avermi fatto un regalo nel cedere il suo posto ad un uomo così affascinante permettendogli di sedere al mio fianco, era vero in fondo le ero grata, non avevo sperato fino a qualche ora prima di poterlo rivedere proprio in questi giorni in cui Eugenio aveva lasciato la città? Ed eccomi servita, sola di sabato sera con Alberto al mio fianco che ogni tanto faceva capolino nelle mie mutande. Pensavo continuamente alla piega che poteva prendere il dopo cena… ma il pensiero di Eugenio ignaro del nostro incontro mi atterriva, avrei dovuto chiamarlo? Dirgli che mi ero trovata mio malgrado in quella situazione?O tacere e godermi l’opportunità?Ogni tanto riuscivo ad ascoltare qualche minuto di conversazione ma quanto mi infastidiva quel modo da “prima donna” che assumeva Alberto ogni volta che qualcuno gli chiedeva qualcosa, era proprio un saccente, del tipo “capisco tutto io, sono tutto io” eppure avrei dato qualsiasi cosa per poterci scopare, ma lui non mi sembrava uno propenso a “cose normali” era inutile illudersi. L’assessore ad un certo punto chiese ad Alberto qualche notizia sull’economia internazionale e lui cominciò il solito bla bla … poi il discorso cadde sul modello giapponese di economia industriale, ed il professore colse l’occasione che forse aspettava dall’inizio della serata:- “Bè io sono un’esperto di Giappone, lo conosco molto bene, e sono incantato oltre che dal loro modello economico anche dalle loro tradizioni, non era con te Lorenza che parlavamo di tradizioni giapponesi? Non sei anche tu un’appassionata di alcune di esse?”- “Mi scusi professore ma io il Giappone lo conosco pochissimo, a parte il sushi, non conosco nient’altro”- “Strano ricordavo di aver approfondito proprio con lei l’argomento e io difficilmente mi sbaglio”.A quel punto, pensai proprio che i nostri commensali avessero intuito tutto, più dal colore del mio volto che dai discorsi, era arrivato il momento di congedarmi, il dolce era già stato servito ed io ero esausta. Chiesi ad un cameriere se era possibile chiamarmi un taxi, ed Alberto subito intervenne:- “Lasci perdere ci penso io ad accompagnare la signorina, vieni Lorenza è arrivato anche per me il momento di lasciare i nostri ospiti”.Si alzò diede la mano a tutti, attese che facessi altrettanto e mi prese sottobraccio accompagnandomi verso le scale.Al guardaroba, prima di ritirare i cappotti, Alberto mi ordinò di andare in bagno, togliere le mutandine e consegnargliele prima di uscire dal locale, aveva già dato un’occhiata all’ingresso e aveva visto il cappannello di persone ferme a chiaccherare prima dei saluti.Obbedii ero già eccitata e poi ormai mi ero già sputtanata abbastanza per guardare ancora l’etichetta, avrei semplicemente cercato di fare le cose nel modo più discreto possibile. Facile a dirsi, molto meno a farsi, sulla porta c’era la moglie del mio cliente che congedava tutti i convenuti, chiaramente il professore mi stava aspettando li, mi avvicinai con gli slip appollotolati nella mano, cercai di passaglierli in mano casualmente mentre salutavo e ringraziavo la mia ospite, Alberto aprì la mano guardando il contenuto con calma in modo che il gesto potesse essere notato dalle persone vicine, poi mi ringraziò e li fece scivolare in tasca. A testa alta e sorridente uscii sulla strada,è fatta pensai, speravo solo che l’assurdità della situazione, portasse le persone che avevano assistito alla scena, a cercare interpretazioni diverse.Raggiungemmo la sua auto senza parlare, mi fece salire dietro tenendo lo sportello aperto, cercò qualcosa nel portaoggetti e si abbassò verso l’abitacolo- “Stenditi a pancia sotto, metti le mani dietro e non fiatare se non vieni interpellata”.Mi mise le manette intorno ai polsi, alzò la gonna in modo da scoprire il sedere, mi allargò le natiche e mi infilò qualcosa di freddo, probabilmente un oggetto metallico nel culo, contrassi automaticamente i muscoli.- “Stai calma, è un portasigari è piccolissimo non può darti fastidio ti ho abituato a ben altro”.- “E le auto che ci passano accanto? Potrebbero vedermi”.- Ma che intuizione geniale, è per questo che ti ho scoperto il culo cosa pensavi”.Avevo la figa bagnatissima, ero già su di giri, avrei accettato qualsiasi cosa e decisi di lasciarmi andare, avevo voglia di essere la sua schiava, quella sera più delle altre.Arrivammo a casa sua in pochi minuti, dovetti salire così com’ero, con le manette e l’intruso metallico che fuoriusciva appena dalle natiche, mi fece stendere sul divano e si allontanò per qualche minuto.- “Cara la mia bambina tutta bella depilata da poco, stasera sarai punita duramente perché hai finto di non conoscermi, ti vergogni di frequentare i professori universitari?”- “No professore, avevo paura di tradirmi, mi perdoni e comunque accetterò qualsiasi punizione, vorrei solo sapere se Eugenio saprà di questa sera”.- “Certo che lo saprà, ho un’accordo col tuo uomo, posso vederti quando voglio, soprattutto se lui è fuori città”. Prese un frustino e cominciò a frustarmi sulle natiche:* “Non voglio un lamento, se vuoi puoi piangere ma senza emettere un suono altrimenti torniamo subito di là nel dungeon”.Quando cominciai a contorcermi dal bruciore, smise mi aiutò ad alzarmi, mi spogliò nuda, cominciò a strizzare i miei capezzoli guardandomi negli occhi:* “Stranamente sei bella anche questa sera, sei migliorata dopo le mie critiche, se continui così diventerai il mio ideale di schiava, ora se fai la brava togliamo il portasigari dal tuo buchino e ci mettiamo qualcosa di più idoneo, sei contenta?”Non risposi, cercai solo di rilassarmi, ero eccitata e volevo venire.Prese del lubrificante, iniziò a infilarmi un dito nel culo poi due, lo sentivo allargarli per dilatare meglio l’orifizio, a tre dita iniziai a venire, si fermò subito. Mi fece alzare, non avevo notato, a ridosso della parete una sedia di strana fattura, aveva la spagliera decorata con ideogrammi giapponesi dorati e fissati sul sedile due dildi di legno scuro, uno grande e uno leggermente più piccolo, non fu una cosa semplicissima ma riuscii comunque a sedermici sopra facendomeli penetrare nella figa e nel culo, poi mi vennero legate le mani ai braccioli anch’essi finemente decorati.- “Bene tesoro, ora che sei bella comoda rispondi a qualche domandina, ogni tua titubanza verrà punita, quindi voglio solo la verità con risposte chiare”.- “Sarò sincera”.- “Voglio che mi racconti cosa hai fatto di bello con Eugenio ultimamente”- “Mi ha depilata, mi ha infilato il pennello da barba nel culo”- “Poi?”- “Mi ha legato e frustato”- “Andiamo avanti, ti è piaciuto?”- “Non tutto”Mi arrivò uno schiaffo sul viso a tutta forza.- “Non è vero, ti è piaciuto eri tutta bagnata, voglio sapere se ti ha inculato”- “Si, prima con un dildo e poi col suo uccello”- “Quante volte sei venuta?”- “Varie volte, forse tre, non ricordo con precisione” Non riuscivo a stare seduta e ferma, mi facevano male quei perni che sentivo ormai nella pancia e poi volevo venire, avevo voglia di godere, sentivo l’orgasmo impellente, quanto ancora per essere appagata?* “Hai voglia di essere scopata?”- “Si, ti prego fottimi” Mi sfuggi il “tu” involontariamente, sperai che non ci facesse caso, inutile dire che mi sbagliavo.- “A chi ti stai rivolgendo? Fottimi a chi? Pensavo potesse bastare per stasera ma noto che hai bisogno di essere addestrata più duramente, non sei neanche lontanamente la schiava ideale”.- “Perdono, sono confusa, spossata, chiedo perdono.- “Ora ti libero, iniziamo l’addestramento vero la prossima volta, comunque parlerò con Eugenio, anche lui dovrà contribuire più seriamente, è finita l’era dei giochetti”.Mi liberò come promesso, mi fece inginocchiare e si fece fare un pompino tenendomi per i capelli, poi mi fece girare e inginocchiare sulla sedia, mi prese nel culo brutalmente, fino a farmi esplodere in un orgasmo senza fine, continuai a tremare per alcuni minuti, lo guardai mentre si ricomponeva, lo adoravo, ero la sua schiava devota, niente di sentimentale, solo dedizione fisica.Chiamò un taxi e feci ritorno a casa mia, stava già albeggiando, era un nuovo giorno, una donna nuova rientrava nella sua abitazione.
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