Era passato un mese, il mio rapporto con Monica si stava rafforzando sempre di più, soffrivo quando la vedevo arrivare coperta dai lividi che le lasciava il marito, avevo deciso che avrei risolto tutti i suoi problemi, ormai ero guarito e restavo in clinica solo per lei.Avevo acquistato un appartamento, intestandolo a suo nome, ma ancora non le avevo detto niente, doveva essere il mio regalo di natale.Quel giorno quando lei arrivò mi trovò vestito e pronto per uscire, le dissi che quel giorno l’avremmo passato insieme, se senza dirle dove la portavo la feci salire in macchina.Mi fermai davanti all’istituto delle suore dove sapevo che c’erano le sue figlie, Sara e Chiara, al suo sguardo interrogativo risposi che avevo saputo che era il compleanno delle bambine, così avevo deciso che avrebbero passato la giornata con noi.Quando Monica entrò le suore le fecero un mucchio di storie perché non aveva avvisato prima e perché non era giornata di uscita ma alla fine mandarono a chiamare le gemelle.Erano due splendide bambine, entrambe bionde con del bellissimo occhi verdi, erano identiche, tutte e due vestite con la divisa della scuola, una camicetta bianca e una gonnellina blu.Corsero ad abbracciare la mamma e mi guardarono intimidite quando mi videro uscire insieme al gruppetto, Monica mi presentò e disse loro che quella giornata era una mia idea, le bambine risero felici. Passammo una splendida giornata, la mattina allo zoo, il pranzo da Mc Donald per scelta delle festeggiate, il pomeriggio andammo al luna park dove anche Monica si divertì come le figlie, le bambine mi accettarono come loro amico e vinta l’iniziale timidezza presero confidenza, prima di riportarle in collegio andammo tutti in pasticceria, mentre mangiavano il gelato Sara si sporcò la camicia con il cioccolato, subito si mise a piangere, non riuscivo a crederci, un bambino che piange perché si è sporcato mi era inconcepibile, riuscimmo a calmarla poi venne l’ora del ritorno, in macchina sia la mamma che le bambine erano silenziose.Giunti davanti al cancello sembravamo dei cani bastonati, quando entrammo la suora che ci accolse accompagnò Sara e Chiara in un’altra stanza e disse a Monica di aspettare perché doveva firmare il documento dell’uscita, sentimmo subito una voce femminile che gridava, ascoltando capimmo che stava sgridando Sara per la macchia sulla camicia, poi una vocina che cercava di spiegare che non era stata colpa della sorella ma fu subito interrotta, ci fu un silenzio irreale poi si sentì il sibilo di una frustata e le bambine gridare, subito un altro colpo e un altro grido, la solita voce ordinava loro di non piangere, io ero furioso chiesi a Monica se lei permetteva tutto ciò, lei stava stringendo i pugni e teneva gli occhi chiusi dai quali scendevano delle lacrime, rispose che non sapeva cosa fare non aveva altra scelta che lasciarle lì, decisi di pensarci io, entrai nell’altra stanza proprio mentre due suore stavano colpendo le due piccole sulle mani, le bambine dovevano stare con le braccia in avanti, non dovevano evitare i colpi ed era loro proibito piangere, non ci vedevo più dalla rabbia, le due suore rimasero a bocca aperta, mi avvicinai e strappai loro di mano le due bacchette poi ordinai loro di mettersi in ginocchio, siccome non accennavano ad obbedire le presi a calci nel sedere, quando furono nella posizione richiesta le feci allungare le mani e presi a colpirle con tutta la forza che avevo, loro gridavano e più gridavano più io le colpivo, sulle mani, sulla schiena, sulla testa, quando mi fui sfogato presi in braccio le bambine che piangevano e le riportai in macchina, seguito da Monica che si accomodò sul sedile posteriore con le bambine vicine.Guidavo con rabbia, senza parlare, Monica intimidita non osava parlare, le piccole dopo poco si addormentarono, arrivai a destinazione, feci scendere Monica e le misi una bambina addormentata fra le braccia mentre prendevo l’altra.Davanti a noi c’era una villetta, aprii il cancello e la porta ed entrai, Monica mi seguiva, adagiai Chiara su un divano poi presi Sara dalle bracci della mamma e la misi sull’altro divano, in silenzio per non svegliare feci cenno a Monica di seguirmi.La portai in cucina e le versai un po’ d’acqua, lei prese il bicchiere con mani tremanti, allargai le braccia e lei ci si buttò piangendo, le dissi che era venuto il momento per darle il mio regalo, era per natale ma visto com’era andata sarebbe stato un regalo per il compleanno delle bimbe.Lei mi guardava come se fossi impazzito mentre io le stavo dicendo che quella casa con tutto quello che conteneva era suo, avevo comprato quella casa per lei e l’avevo fatta intestare a lei, avevo anche sistemato il suo lavoro, ora non era più in nero ma assunta regolarmente con un bell’aumento di stipendio così era finalmente indipendente, con una casa di proprietà e non avrebbe avuto problemi a chiedere il divorzio e ad avere l’affidamento delle bambine.Le dissi di non pensarci neppure a ribattere, ormai avevo deciso, siccome lei continuava a piangere pensai che c’era un modo per farla smettere e presi a baciarla, era salata per le lacrime e singhiozzava teneramente, la tenni fra le braccia continuando a baciarla finchè si calmò, quando le dissi che mi sarebbe piaciuto vedere la faccia del marito quella sera quando lei non sarebbe rientrata lei prima fece una faccia preoccupata poi si mise a ridere, fu in quel momento che le bambine entrarono in cucina, si erano svegliate, io le chiamai e mi chinai per abbracciarle, loro corsero felici e mi dissero che erano contente che ci fossi perché io facevo contenta la loro mamma che con il papà non rideva mai. Ordinammo delle pizze poi le bambine si addormentarono sui divani, il giorno dopo sarei andato per prima cosa a ordinare una cameretta.Chiesi a Monica se voleva che rimanessi anch’io per la notte, per tutta risposta mi prese per mano e mi condusse in camera, mi fece sedere sul letto e fece una cosa che non aveva mai avuto il coraggio di fare malgrado le mie richieste, improvvisò uno spogliarello, si muoveva come se seguisse della musica spogliandosi, poi mi spogliò, non voleva che facessi niente, prese il mio cazzo già eccitato fra le labbra e lo succhiò come mai, quando fu soddisfatta della consistenza si mise sopra di me e abbassandosi si penetrò la figa con il mio cazzo, cominciò a cavalcarmi, poi si avvicinò al mio orecchio e mi disse quello che ormai non speravo più, da tempo infatti le avevo chiesto se potevo incularla, ma lei non voleva, sapevo che avrei potuto convincerla facilmente oppure la potevo inculare con l’inganno o con la forza, ma non era quello che volevo, e ora finalmente mi stava dicendo che potevo farle tutto quello che volevo, non me lo feci ripetere, andai in bagno e nell’armadietto dei medicinali presi un tubetto di vasellina, prima di tornare a letto le chiesi se era sicura, non volevo avesse ripensamenti e poi non doveva farlo perché si sentiva costretta a ricambiare quello che avevo fatto per lei, mi rispose che si fidava di me e che potevo continuare.La feci mettere alla pecorina, feci uscire della crema dal tubetto e glielo spalmai sul buco del culo, provai ad inserire un dito ma lei faceva resistenza, allora per il momento ci rinunciai, ripresi con il massaggio mentre con l’altra mano le strofinavo il clitoride, riprovai ma prima misi un beccuccio al tubetto di crema e glielo infilai nel culo, era molto piccolo e non provocava molto fastidio, lei lanciò un gridolino quando sentì la crema fredda entrarle nelle budella, un dito riprovò ad entrare e questa volta grazie alla crema non ebbe difficoltà. Appena si fu abituata aggiunsi un altro dito, non avevo fretta avevo tutta la notte, la feci mettere a 69 sopra di me e le diedi il mio gelato da succhiare per distrarla mentre continuavo con la manipolazione, lei succhiava con gusto, ma io non volevo venire le chiesi se era pronta, al suo cenno affermativo la feci girare e sdraiare su un fianco, io mi sdraiai dietro di lei, le feci alzare una gamba e indirizzai il mio cazzo verso il suo buchetto, lo appoggiai solamente, volevo che lo sentisse, lei spinse all’indietro per accoglierlo dentro di se, le dissi che così si sarebbe fatta male, doveva lasciarmi fare, mi presi il cazzo con una mano e lo strofinai sul suo buchetto, poi piano piano spinsi, la prima volta scivolò via, ci riprovai e questa volta la punta entrò, sentii che lei si irrigidiva e mi faceva male allora portai l’altra mano davanti e trovata la sua figa iniziai a masturbarla.Mentre si rilassava spinsi ancora un po’, lei lanciò un piccolo grido ma rimase immobile, mi faceva venire in mente le bambine con la suora, quando non potevano piangere, mi fece tenerezza, le dissi di girare la faccia verso di me così che potessi baciarla, con la lingua nella sua bocca e un dito sul suo grilletto sentii che stava per venire allora approfittai per dare il colpo decisivo, lei era scossa dai brividi dell’orgasmo, e involontariamente si muoveva e spingeva il suo culo contro di me penetrandosi profondamente il culo, quando l’orgasmo passò io rimasi immobile con il mio cazzo ficcato profondamente dentro di lei, sentivo le contrazioni dei suoi muscoli, dei piccoli brividi che continuavano anche dopo che l’orgasmo era passato, le chiesi se le facevo male, lei decise di non mentire e disse che si le stavo facendo male, ma che prima mentre veniva il dolore era sopraffatto dal godimento, le chiesi se riusciva a resistere se provavo a muovermi un pochino, mi disse di si.Dolcemente tirai fuori un po’ il mio cazzo per poi spingerlo di nuovo dentro, lei mi disse che era un dolore sopportabile e che potevo continuare, sapevo che mentiva, mentre il mio cazzo entrava e usciva da lei la sentivo stringere i denti, misi altra crema per fare meno attrito e finalmente sentivo che il mio cazzo scivolava senza problemi, anche lei si rilassò dicendo che ora il dolore era pochissimo, senza fare uscire il mio cazzo dal suo culo le chiesi se se la sentiva di cambiare posizione, la abbracciai mettendomi sdraiato sulla schiena e trascinandomela sopra, poi le chiesi di alzare la schiena per mettersi seduta con il mio cazzo nel culo, lei ci provò, quando ci riuscì la presi per le anche e la aiutai ad alzarsi ed abbassarsi con il palo infilato nell’ano, le chiesi anche un’altra cosa che non aveva mai voluto fare perché era la richiesta preferita del marito, la dissi di masturbarsi da sola, lei ci provò e probabilmente dovette prenderci gusto perché la sentii venire allora la martellai più forte, lei gridava un po’ per il dolore e un po’ per il godimento, si calmò anche quell’orgasmo e mi trovò ancora con il cazzo nel suo culo.La feci alzare piano e il cazzo uscì con un plop, si mise a ridere, la misi alla pecorina e quando le introdussi nuovamente il cazzo nel culo si lasciò scappare un gemito di dolore, passata la punta il resto la seguì agevolmente, presi a scoparla nel culo ora più forte favorito dalla posizione, sentivo che lei non sarebbe mai venuta perché ora il dolore stava diventando insopportabile, mi chinai di più su di lei finchè riuscii a raggiungere la sua figa, bastò un dito dentro di lei ed esplose in un orgasmo, non ce la facevo più, incurante delle sue lamentele la scopai violentemente e sentii il mio cazzo eruttare nel suo culo, quando mi calmai mi sentivo un verme ma lei mi consolò dicendo che non era stato tanto male e che con la pratica non avrebbe sentito più dolore. Quindi voleva riprovarci, ero al settimo cielo.Andammo a fare la doccia insieme, ridendo e schizzandoci come due bambini.
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