La mattina dopo mi svegliai prestissimo, senza fare rumore feci una doccia veloce, dopo essermi vestito uscii per comprare qualcosa per colazione.Quando tornai sentivo Monica e le bambine che parlavano in salotto, Monica stava dicendo che non sapeva cosa fare, avrebbe voluto che tutte e tre stessero per sempre insieme ma entrambe sapevano che il padre non l’avrebbe mai permesso, le bambine al pensiero di tornare dalle suore dopo quello che era successo il giorno prima, cominciarono a piangere, fu allora che entrai fischiettando, con le braccia cariche di pacchetti della pasticceria contenenti briosches, biscotti e una bottiglia di latte. Monica rimase sorpresa di vedermi, aveva pensato che me n’ero andato per sempre, posai i pacchetti sul tavolo, la presi fra le braccia e la baciai, le bambine si misero a ridere allora mi abbassai e le strinsi tutte e due in un abbraccio, Monica mi guardava con le lacrime agli occhi, mi alzai dissi alle gemelle di aspettare un momento mentre andavo in cucina a parlare con la mamma, potevano iniziare a mangiare quello che avevo portato.Andai in cucina con Monica e chiusi la porta alle spalle, prendendole il viso fra le mani le confessai di amarla, e che anche se era solo un giorno che conoscevo le sue figlie già le adoravo, anche lei disse di essersi innamorata di me già nei giorni passati insieme in clinica, quando passavamo le giornate facendo l’amore.Velocemente, per non fare stare le bambine da sole troppo tempo, le raccontai tutto di me, la mia era una famiglia benestante, ora che ero guarito avrei ripreso a lavorare nella ditta di famiglia, i soldi non mi mancavano, avrei potuto pensare a lei e alle bambine, per quanto riguardava il marito non doveva preoccuparsi, avevo una schiera di avvocati pronti a tutelarla per il divorzio.Lei accettò, tornammo in salotto abbracciati e comunicai alle bambina la decisione che avevamo preso, loro gridavano di gioia al pensiero di non dover più tornare in collegio.Quella mattina Monica doveva andare al lavoro, e io portai Sara e Chiara nel più grande negozio di giocattoli della città dove comprai loro un’infinità di giochi, poi le portai in un negozio di abbigliamento dove scelsero un guardaroba completo, la mattina passò velocemente, dopo essere andato a prendere Monica dal lavoro le invitai tutte al ristorante, poi anche Monica ebbe il suo guardaroba completo.Da quel giorno la mia vita cambiò completamente, se qualcuno me l’avesse detto solo qualche giorno prima l’avrei mandato al diavolo. Adoravo quelle bambine come se fossero mie, mi piaceva viziarle, loro non litigavano mai, erano sempre sorridenti e obbedienti, le figlie che ognuno vorrebbe avere, non perdevano occasione per farsi coccolare, cosa che facevo volentieri.Quelle tre femmine avevano sconvolto tutta la mia vita, e io ero pazzo di Monica e stravedevo per le mie due principesse, dopo due anni nacque Luca, la mia vita era completa.Eravamo una famiglia felice e pensavo che niente avrebbe potuto sconvolgerla, invece mi sbagliavo.Vivevamo insieme da sette anni, le mie principesse avevano da poco compiuto i 18anni, erano diventate ancora più belle di prima e io impazzivo per loro e per Luca, anche se erano grandi le gemelle erano sempre le mie bambine, quando arrivavo a casa facevano a gara con il fratellino per vedere chi era il primo che riusciva ad abbracciarmi per avere il primo bacio, anche con Monica andava sempre tutto bene, eravamo molto affiatati e non avevo mai cercato avventure fuori casa.Ricordo ancora quel giorno, ero in ufficio e mi passarono la telefonata di Monica, stava piangendo e non riuscivo a capire cosa diceva, riuscì a calmarsi giusto per dirmi che Sara era all’ospedale, non persi tempo a chiederle spiegazioni, appena saputo in quale ospedale si trovava corsi là.Trovai Monica e Chiara sedute in sala d’aspetto, davanti a loro c’erano due carabinieri, mi sentii morire, appena Monica mi vide mi corse incontro dicendomi di non preoccuparmi, Sara sarebbe guarita, volli sapere cosa era successo, Chiara stava piangendo, come sempre appena aprii le braccia lei ci si buttò, mentre la tenevo stretta mi raccontò che quella mattina mentre con Sara stavano andando a scuola, erano state avvicinate da una macchina, a bordo c’era loro padre, quando l’avevano riconosciuto avevano cercato di scappare ma lui era sceso dalla macchina, in mano aveva un coltello, era riuscito ad afferrare Chiara per i capelli e minacciando di tagliarle la gola era riuscito a strascinarla in macchina, Sara era stata costretta a unirsi alla sorella.Le aveva portata in quella che una volta era la loro casa, sempre sotto la minaccia del coltello le aveva costrette a spogliarsi, con una cintura aveva cominciato a picchiarle, poi aveva legato Chiara al calorifero e portato Sara sul letto, voleva che Sara lo baciasse sulla bocca ma lei non voleva, allora aveva ripreso a colpirla con le mani al viso, si era tolto i pantaloni e cercava di infilare il suo cazzo in bocca a Sara, lei girava la testa dall’altra parte allora lui si alzò, si avvicinò a Chiara e con il coltello le tagliò una ciocca di capelli dicendo che il prossimo colpo avrebbe tagliato via un orecchio, entrambe le ragazze gridavano, lui con calma si portò ancora con il cazzo davanti alla bocca di Sara che questa volta la aprì. Subito cominciò a scoparla in bocca, spingeva sempre più in fondo, provocando dei conati a Sara, poi si alzò, prendendola per le ginocchia le fece aprire le gambe e senza tanti complimenti la penetrò, Sara era vergine, gridò con tutto il fiato che aveva mentre suo padre la violentava, sentiva il sangue che usciva e le bagnava le cosce, per sua fortuna dopo un po’ svenne, il padre continuò a violentarla.Chiara riuscì a liberarsi e senza che lui se ne accorse scappò, arrivò in strada dove fu soccorsa dai passanti che chiamarono i carabinieri.Quando arrivò la pattuglia trovò Giorgio che stava ancora violentando Sara e che per farla riprendere la stava prendendo a pugni sulla faccia, l’avevano preso e portato via.Arrivò finalmente il medico che stava visitando Sara, ci disse che era conciata male ma che si sarebbe rimessa, poi fece entrare Monica dicendole di rimanere pochi minuti, quando uscì era sconvolta, la presi fra le braccia e le chiesi come stava Sara, lei mi rispose che era sveglia e che le aveva detto che non voleva che io la vedessi in quelle condizioni, ormai non potevo più volerle bene, non era più la mia bambina.Anche se il medico non voleva io entrai lo stesso nella stanza, Sara era irriconoscibile, aveva il viso gonfio, un occhio era completamente chiuso, mi avvicinai al suo letto e mi chinai a baciarla piano, quando si accorse che ero io cominciò a piangere, le dissi dolcemente di calmarsi altrimenti il medico mi avrebbe mandato via, volevo abbracciarla ma non sapevo dove toccarla, le dissi che sarebbe guarita presto, i calmanti che le avevano dato cominciavano ad avere effetto e lei si addormentò, rimasi a guardarla pensando che chi le aveva fatto del male l’avrebbe pagata cara, le diedi un bacio e uscii.Fuori Monica mi aspettava, la presi fra le braccia e la lasciai sfogare, quando si calmò decidemmo che sarebbe andata a casa per occuparsi di Luca.Chiara rimase con me, anche lei aveva dei grandi lividi sul viso, i polsi erano fasciati per medicare le ferite lasciate dalla corda che il padre aveva usato per legarla, era molto agitata, continuava a piangere, cercai di consolarla, volevo portarla a casa ma lei non voleva lasciare la sorella da sola, l’infermiera ci portò in un salottino dove c’era un divano che veniva usato dai parenti per restare più comodi la notte, dissi a Chiara di sdraiarsi e provare a dormire ma lei non mi voleva lasciare così mi sedetti sul divano tenendole la testa appoggiata alle mie gambe, le accarezzavo i capelli, alla fine si addormentò, ogni tanto si svegliava spaventata, si assicurava che io fossi sempre lì e si riaddormentava.La mattina passò il medico, disse che Sara si era svegliata, che fisicamente si sarebbe rimessa presto, per quanto riguardava il trauma psicologico subito, sia lei che la sorella avrebbero avuto bisogno di molto aiuto, firmò il foglio per le dimissioni e mi spiegò come fare le medicazioni necessarie.Andai a prendere Sara, un’infermiera la stava aiutando a vestirsi, quando fu pronta la presi in braccio e seguito da Chiara chiamai il taxi che ci portò a casa dove Monica ci aspettava, adagiai Sara nel suo letto, poi dissi che sarei uscito, di non aspettarmi perché non sapevo quando sarei tornato.Tornai la mattina dopo, quando entrai in casa Monica e Sara mi corsero incontro, erano state sveglie tutta la notte per aspettarmi, non mi avevano rintracciato perché il cellulare era spento e non sapevano cosa pensare, risposi che non dovevano più preoccuparsi, avevo sistemato tutto, dissi di non chiedermi altro.Andai a vedere come stava Sara, come mi vide entrare mi sorrise dicendomi che aveva avuto tanta paura al pensiero che io me n’ero andato perché non la volevo più, le risposi che lei sarebbe stata per sempre la mia principessa e che le avrei voluto sempre bene.La vita riprese come sempre, Monica non mi chiese mai dove avevo passato quella notte, e io ne fui felice perché sapevo che si fidava di me.Passarono due settimane e arrivò finalmente quello che aspettavo, una scatola portatami da un corriere, conteneva delle videocassette, dissi a tutti di non disturbarmi perché avevo del lavoro da sbrigare e mi chiusi nello studio, infilai la videocassetta contrassegnata con il numero uno nel video e aspettai, la prima inquadratura mostrava un lungo corridoio, in entrambi i lati c’erano delle porte di ferro con un’apertura all’altezza degli occhi, l’obbiettivo si avvicinava a una di queste porte, la porta si aprì e si vedeva l’interno della cella, c’era una brandina con sopra qualcuno che dormiva, entrarono tre uomini, si misero davanti alla branda e rispondendo ad un comando presero a calci l’uomo che dormiva il quale si svegliò improvvisamente, una forte luce si accese e la luce lo accecava, ora riuscivo a vederlo bene in faccia, era lui, il maledetto, il bastardo che aveva picchiato e violentato la mia Sara, il bastardo che aveva picchiato Chiara, il bastardo che aveva fatto fare una vita d’inferno a Monica e alle bambine prima che gliele portassi via, Giorgio.Non sembrava così sicuro di sé adesso, chissà se stava ricordando che anche lui amava svegliare Monica prendendola a calci senza motivo, e chissà se si ricordava come finivano sempre quelle serate, ci avrebbero pensato loro a ricordarglielo.Giorgio fu preso per i capelli e trascinato fuori dalla sua cella, passarono davanti alla guardiola dell’agente di guardia che l’inquadratura mostrò che dormiva, o fingeva di dormire?Il gruppetto arrivò in una cella più grande, avevano messo due brandine legate insieme in mezzo alla stanza, Giorgiò capì quello che volevano fargli e cercò di scappare, riuscì a raggiungere la guardiola e picchiò i pugni sul vetro ma la guardia non si mosse, fu ripreso dai compagni e trascinato nella cella, cominciarono a picchiarlo cercando di colpirlo dove i segni non sarebbero stati visibili, poi tutti e sette gli uomini presenti lo convinsero a farsi spogliare, quando furono tutti nudi dissero a Giorgio di mettersi in piedi sul letto e accesero della musica, doveva spogliarsi al ritmo della canzone e doveva cercare di farli eccitare, dopotutto la sua ex moglie ci riusciva no?Giorgio si muoveva come un orso ammaestrato, e cominciò a spogliarsi fra le risate di scherno dei compagni, quando fu nudo si trovò davanti tutti i cazzi da succhiare, avevano avuto tutti l’accortezza di non lavarsi per alcuni giorni, come sapevano piaceva a lui, Giorgio cominciò a succhiare un cazzo alla volta, non poteva evitarlo allora cercava di farli venire in fretta ma loro avevano altre intenzioni, lo fecero sdraiare sulla schiena, due di loro si misero alle sue spalle e ognuno di loro prese una sua gamba alzandola e divaricandola verso l’esterno, in quel modo rimaneva aperto come un pollo, quando capì cosa volevano fargli cominciò a divincolarsi, ma non riuscì a liberarsi, vide che quello che aveva il cazzo più grosso si avvicinava a lui, senza troppi complimenti gli ficcò due dita nel culo facendolo urlare, ridendo disse agli altri che era vergine e tutti scoppiarono a ridere, poi si fece silenzio il tipo si prese il grosso cazzo con la mano e lo diresse verso il culo di Giorgio, lo appoggiò al buco del culo, lo lasciò per qualche secondo e poi iniziò a spingere, la faccia di Giorgio si trasformò, cominciò a gridare, a minacciare, a implorare ma il cazzo entrava in lui senza pietà, si vedevano delle strisce di sangue uscire dall’ano e bagnargli le cosce, il tipo spingeva sempre più finchè tutto il suo cazzo sparì nelle budella di Giorgio, cominciò poi a scoparlo mentre altri si facevano succhiare il cazzo da Giorgio, quando il tipo non ce la fece più tirò fuori il cazzo di colpo, provocando n altro grido di dolore a Giorgio, si avvicinò con il cazzo sporco di sangue e di merda alla bocca di Giorgio, glielo infilò fino in fondo e sborrò, Giorgio fu costretto ad ingoiare tutto, poi fu la volta di tutti gli altri, ognuno ebbe la possibilità di inculare Giorgio, alcuni usarono anche dei manici di scopa, altri si facevano leccare il culo dopo aver cagato, alla fine tutti decisero di concludere la serata con una pisciata collettiva e Giorgio doveva essere il loro cesso, lo misero in ginocchio sul gabinetto alla turca che stava in un angolo, doveva rimanere con la bocca aperta e gli altri lo dovevano centrare, fu centrato da getti di piscio che doveva ingoiare, per finire prima di farlo tornare nella sua cella, dovette pulire e mettere in ordine tutta la cella tenendo il manico della scopa nel culo.Così finiva la prima videocassetta, nella scatola ce n’erano altre quattro, ma per quella sera ero soddisfatto così.
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