Era l’ultimo dell’anno e c’era grande fermento in casa. Tutti eravamo intenti a vestirci per il cenone di capodanno e come sempre succede per ognuno di noi c’era qualcosa che non si trovava: mio padre la cravatta, mio fratello le scarpe, mia madre la gonna e mia sorella il rossetto preferito mentre io ero alle prese con la zip dei pantaloni che non si chiudeva. Inoltre a peggiorare le cose c’erano gli amici di famiglia con i quali dovevamo passare la mezzanotte che erano venuti da noi con largo anticipo. – “Mammaaaaa! Non mi si chiude la zip!” gridai – “Fatti aiutare da tua sorella io ho da fare” rispose lei – “Neanche per sogno – mia sorella – se non trovo il rossetto non esco nemmeno di casa!” – “Gina puoi dare tu una mano ad Alessandro?” aggiunse mia madre Alessandro è il mio nome e Gina è la moglie di Alberto, entrambi amici di famiglia. Hanno circa l’età dei miei genitori ma sono molto giovanili, Gina poi, pur essendo un po’ grassoccia è sicuramente una donna sensuale. Non molto alta, bionda, due tette enormi, come ho detto un po’ grassottella ma con due gambe molto belle e asciutte. Quella sera vestiva con giacca e gonna verdi, una camicia bianca, calze e scarpe con tacco alto nere. – “Va bene. Dai Alessandro andiamo in camera tua e vediamo di risolvere questo problema” Salimmo le scale fino alla mia camera e appena entrati Gina si mise seduta sul letto. – “Avvicinati – mi disse – che vediamo che si può fare” Ero in piedi davanti a lei che intanto trafficava con la mia zip chiusa quasi a metà e diceva: – “E’ proprio incastrata! Mi sa che cosi non risolviamo niente” e intanto quel suo lavorare intorno alla mia patta con il dorso delle sue mani che di tanto in tanto mi sfioravano il pene cominciava ad eccitarmi. – “E’ meglio se te li togli i pantaloni perché cosi non riesco ad aggiustarli” aggiunse Ebbi un esitazione perché sentivo il cazzo che diventava duro ma per non sembrare imbranato mi feci forza e me li sfilai. Gina prese i pantaloni ed io rimasi davanti a lei mentre la camicia aprendosi al centro lasciava chiaramente vedere il mio uccello in tiro. – “Ecco fatto” disse porgendomi i calzoni e alzando il viso non potè non notare il rigonfiamento – “Cos’è successo? – disse sorridendo – ti sei eccitato?” – “Beh, sai…la situazione….lo sfiorare…” – “Oh, ma non ti devi vergognare. Sono cose che succedono, è normale e poi non pensare che sia offensivo. Non c’è complimento più spontaneo e vero che si possa fare ad una donna di questo” – “Davvero non ti sei offesa?” – “Ti ho detto di nò. Piuttosto… adesso cosa fai? Non puoi mica uscire cosi!” Nell’infilare e sfilare molte volte i pantaloni gli slip si erano spostati lasciando uscire lateralmente un testicolo e Gina lo notò. – “Ma guarda qua – disse indicandolo – come è gonfio, deve proprio essere pieno” allungò una mano e lo toccò. – “Non è l’unica cosa gonfia – dissi con tutto il coraggio che avevo – guarda qua!” e mi abbassai le mutande lasciando finalmente il mio pene libero. Gina lo prese dolcemente in mano e aggiunse “Uh, è gonfio davvero…. e tutto questo è successo per colpa mia?” – “Credo proprio di si” le dissi. Lei si alzò tenendomi il cazzo con una mano, con l’altra mi accarezzò il viso, mi diede un bacio sulla guancia e disse: – “ Adesso andiamo che si è fatto tardi. Mi pare che abbiamo scherzato anche troppo” Allontanandosi si fece sfilare il cazzo dalla mano e usci dalla camera. Avrei voluto farmi una sega ma non c’era più tempo, dovevamo andare al cenone. Passammo la serata a tavola a mangiare tutti insieme e a mezzanotte ci fu il classico brindisi con scambio di baci e di auguri. Quando fu la volta di scambiarli con Gina lei, prima di baciarmi sulla guancia, mi sussurrò nell’orecchio: – “Se l’anno comincia come è finito allora sarà un buon anno” Non capivo se lo diceva come augurio per me, per lei o per entrambi ma mi limitai a sorriderle. La notte continuò tra fiumi di vino e liquori con i miei genitori c i loro amici impegnati nei soliti balli di inizio anno. Poi suonarono per l’ennesima volta il valzer delle candele ma questa volta in una versione lentissima. – “Adesso mi dovete prestare vostro figlio perché voglio ballare con un bel ragazzo giovane” disse Gina rivolgendosi a mio padre e mia madre. Ballammo stretti guancia a guancia e devo dire che la cosa un po’ mi imbarazzava perché temevo i commenti dei miei ma poi vidi che i fumi dell’alcool avevano fatto il loro effetto facendo si che praticamente ci ignorassero. Ballavamo cosi stretti che potevo chiaramente sentire i suoi capezzoli su di me ed il suo ancheggiare me lo stava facendo diventare duro – “se continuiamo cosi va finire che mi eccito davvero” le dissi – “me ne sto accorgendo…. lo sento proprio bene…” rispose Era un po’ brilla ma non ubriaca e tornati al tavolo fece sapere a mio padre che non se la sentivano di andare a casa in auto e mia madre allora disse loro di fermarsi a dormire da noi. – “Vi ringrazio, sono davvero tanto stanca…anzi se non vi dispiace vi precedo” disse Gina – “Non vorrai mica andare a casa da sola?- disse mio padre – ti accompagnamo tutti” Si vedeva chiaramente che ai miei genitori e ad Alberto seccava andare già a casa e allora intervenni. “Papà non serve…. se volete l’accompagno io, tanto più che avevo già intenzione di andare a dormire… sai queste non sono proprio le mie feste…” – “Se non ti dispiace e a Gina sta bene…” aggiunse mio padre – “Non c’è problema” dissi mentre Gina faceva cenno di si con la testa Salutammo tutti e ci dirigemmo verso l’auto. In macchina cercai di parlare, di riallacciarmi alle cose avvenute il quella giornata cosi diversa ma lei, quasi sprofondata nel sedile, rispondeva a monosillabi. Sembrava davvero stanca e un po’ ubriaca. E cominciavo a pensare che non sarebbe successo più nulla. Arrivati a casa salimmo alle camere, le indicai la sua ma lei si diresse verso la mia e si mise a sedere sul letto: – “Vieni un po’ qui che vediamo se i pantaloni hanno retto” sorpreso ma felice mi avvicinai a lei che cominciò subito ad armeggiare con la mia lampo. La situazione si stava ripetendo e mi stavo nuovamente eccitando. – “si – disse facendo su e giù con la zip – mi pare tutto a posto anche il tuo armamentario” mi sfiorava con malizia la patta e io non sapevo di preciso come agire e quindi la lasciai fare. – “Ti sto facendo di nuovo lo stesso effetto?” mi chiese – “Beh…mi pare evidente” – “Sei proprio un porcellino ma io sono una donna molto più vecchia di te e molto sposata quindi è meglio che ti calmi. Aspetta… c’è un filo che esce dalla lampo….” E cercò di strapparlo senza però riuscirci. – “Apriti i pantaloni che lo tolgo” e cosi feci rimanendo con i calzoni all’altezza delle ginocchia Gina cominciò a trafficare sfiorandomi continuamente. Ormai era chiaro: si stava divertendo a stuzzicarmi ma dopo quello che aveva appena detto non riuscivo a capire se voleva dare un seguito a questa situazione. Poi si fermò a guardare il mio cazzo ormai duro e disse: – “Ma ti sei di nuovo eccitato davanti a questa vecchia signora?” – “Gina tu non sei vecchia e anzi ti trovo molto eccitante…” – “su, su…stai buono…”disse sorridendomi e poi aggiunse – “E adesso come fai? Riuscirai a dormire cosi conciato?” – “Ho paura che sarà difficile prendere sonno” – ”E cosa farai? Mica ti masturberai?” – “Penso proprio di si, guarda com’è diventato!” e feci l’unica cosa che mi sembrava giusta in quel momento: mi abbassai gli slip e le misi il pene davanti agli occhi – “E’ proprio grosso – disse sfiorandomi con la punta delle dita l’asta – e anche le palle sono proprio piene, devi avere un sacco di roba qua dentro. Dimmi un po’: penserai a me mentre ti masturbi?” – “sarà inevitabile” – “e cosa penserai di farmi o di farmi fare?” e d’improvviso mi prese il cazzo in mano cominciando a masturbarmi dolcemente – “Proprio quello che stai facendo” Gina prese la mia mano e la posò sul suo fantastico seno – “Ti piacciono le tette della tua Gina?” – “Ho sognato di toccartele dal primo giorno che ti ho vista” – “Me ne ero accorta. Chissà quante seghe ti sei fatto pensando a me” – “Tantissime” – “Lo immaginavo, infatti ogni volta che andavo via da casa vostra mi eccitavo moltissimo pensando che saresti corso in camera tua a masturbarti” – “E ti masturbavi anche tu?” – “Mi sditalinavo fino a sfinirmi. Sono più troia di quanto puoi sospettare” Si sbottonò la camicia e fece uscire le tette dal reggiseno e prendendomi la testa mi fece appoggiare la bocca sui suoi capezzoli. – “Succhiali….succhia le tette della tua troia” Le succhiai e le leccai con avidità. Erano morbide e piene proprio come me le ero immaginate. Poi mi tirai su e mettendole l’uccello davanti al viso le dissi: – “Fammi vedere adesso quanto sei puttana!” Gina non se lo fece dire due volte e cominciò a succhiarmelo. Lo lecco dalle palle alla punta della cappella mentre si era infilata una mano sotto la gonna cominciando a masturbarsi. Poi, quando stavo per venire la fermai e le dissi: – “Ti voglio! Te lo voglio mettere dentro!” – “No! Anzi è meglio che ci fermiamo adesso, potrebbero arrivare i tuoi genitori e Alberto” – “Ma non ce la faccio più! Ti devo avere” – “E va bene ma faccio veloci”. Si alzò, si tirò su la gonna e messasi alla pecorina disse: – “Dai allora, infilami quel tuo grosso cazzo!” Cominciai a scoparla con forza e ad ogni colpo Gina gemeva e si lasciava andare a dire frasi come “Sfondami…. si, cosi…. rompi la fica a questa puttana….spaccami bastardo” ecc. Ormai ero attizzato come una bestia e gridai: – “Ti voglio rompere il culo” e contemporaneamente sfilai il pene dalla vagina e lo appoggiai al suo buchino e cominciai a spingere. Gina disse solo un timido no ma in realtà non fece alcuna reazione. Cominciai ad incularla come nelle mie più belle seghe e le i sembrava proprio gradire – “Bastardo… mi stai inculando…. mi vuoi proprio rompere il culo” – “Si, te lo spacco e poi ti vengo dentro” – “Si sborrami nel culo, voglio sentirti venire dentro di me” Fece appena in tempo a finire la frase che senti il mio sperma innondarle il culo. Si girò e accarezzandomi il cazzo mi disse: – “Mio piccolo figlio di puttana…. dobbiamo farne ancora qualcuna di queste scopate” Stavo per risponderle ma fui bloccato dai rumori che arrivano dall’ingresso; erano tornati Alberto ed i miei genitori. Ci salutammo con un veloce bacio e andammo nelle nostre camere infilandoci ognuno nel proprio letto. Poco dopo sentii la porta della mia camera aprirsi e mia madre che diceva a mio padre: – “Guardalo, dorme come un angioletto. Deve essere proprio stanco” e lo ero davvero ma non per i motivi che credevano loro. Se vi è piaciuto fatemelo sapere. Ciao
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