Avrò avuto 18 anni. Età di passaggio in cui, noi maschietti pensiamo sì alle femminucce, ma il centro del nostro mondo sono ancora il calcio, gli amici ed i giochi… E cos’altro può rappresentare il top se non una partita al calcio al computer del mio miglior amico Marco? Passiamo pomeriggi interi davanti alla tv, immersi in appassionanti ed entusiasmanti sfide, senza che niente e nessuno possa distrarci… “Ma dico io” dice sempre con fare infastidito la mamma di Marco, donna di 36 anni mora con capelli ricci, poco più alta di 1.50m e dalla corporatura piuttosto robusta, ” Dico io, invece di sprecare tutto questo tempo davanti al computer, andate fuori e cercatevi una ragazza che ne avete bisogno…” e sbattendo la porta della cameretta continua i suoi rimbrotti nei nostri confronti. Sono le cinque, orario tradizionale delle nostre partitine, e come al solito sono davanti la porta di Marco aspettando che mi apra per dare inizio ad altri nuovi entusiasmanti match. “Buonasera signora O., c’è Marco?” è la mia classica ed educata domanda “certo che c’è, dove vuoi che sia quel babbeo, sbrigati ed entra che ti aspetta.” è la consueta scortese risposta della signora. “Sempre la stessa storia” pensavo. Sempre, tranne questa volta… Questa volta la sua risposta è : “No Marco non c’è, è andato a fare la spesa ma torna subito entra così lo aspetti” e mi fa accomodare nella sua cameretta. E’ la prima volta che entro in quella stanza senza la presenza del mio amico, comunque mi sento perfettamente a mio agio, sono ormai anni che quasi ogni giorno mi siedo nella mia calda e soffice poltrona da combattimento e la signora O., come consuetudine, porta un vassoio con della fresca spremuta d’arancio, devo dire davvero squisita anche perché ottenuta dagli agrumi che lei stessa coglie da una piccola pianta che ha in giardino. Al solito poggia il mio bicchiere con su disegnati i puffi e fa per versarmi l’aranciata, ma mentre fa ciò, con un gesto maldestro, la urto e le faccio rovesciare tutto sullo scrittoio. “Idiota! Guarda cosa mi hai fatto fare…” è la sua irosa frase nei miei confronti. “Signora scusi…” cerco di balbettare, ma lei neanche lo sente e con uno straccio cerca di ripulire celermente il liquido rossastro versato. Mentre fa ciò continua a borbottare frasi poco gentili nei miei confronti ma nella foga, chinandosi, sfiora il mio imberbe viso con il suo prorompente seno… Wow! E’ davvero un seno imponente…. Per me è quasi uno shock è una sensazione forte, quella soffice “carezza” produce in me una scossa che, partendo dalla gota accende istantaneamente tutto il mio corpo fino a spegnersi sull’inguine… La osservo mentre se ne va tutta stizzita con il “paccotto” del danno da me provocato, è vestita per la casa: ha una gonna a quadri neri e grigi sotto la quale spuntano dei calzettoni di lana marroni, indossa un maglione verde, logoro con un evidente buco sul braccio e i capelli crespi raccolti dai bigodini… Obiettivamente non è una donna molto attraente, eppure è stata ed è soggetto di molti miei sogni e di masturbazioni notturne. Comunque, in attesa di Marco, inizio una partita di allenamento. Proprio quando sono nel bel mezzo di un azione d’attacco con la mia magica Juventus, sento la porta della cameretta chiudersi dietro di me: “Marco guarda che gol che ho fatto!” Urlo, fiero dell’azione appena conclusa, ma girandomi mi accorgo che a chiudere la porta non era stato per nulla il mio amico, bensì era stata la signora O. Si è cambiata, ha sciolto i capelli dai bigodini ed ha sostituito la gonna ed il maglione con una vestaglietta di seta: “Marco ha telefonato ed ha detto che fa tardi perché ha trovato folla”. Io alla sua vista sono imbarazzatissimo ed arrossisco, appreso che il mio amico non sarebbe più venuto di scatto mi alzo e provo a dire “Va… va bene, signora… allora io me ne vado” e provo ad avvicinarmi all’uscita. Lei per tutta risposta sigilla con un scatto la porta e getta via la chiave. “Ma dove devi andare?” e mentre pronuncia la frase mi spinge e mi fa ricadere all’indietro sulla poltrona. Abbassandosi una spallina del babydoll mi fa intravedere la sua infinita mammella. Ha un capezzolo enorme color rosso fuoco su cui si erge maestosamente “l’antenna” ritta. “Possibile che questa vista non ti suscita niente? Ma allora sei davvero un imbranato…” continua, avvicinandosi mentre lascia cadere del tutto lo striminzito indumento. Adesso è davanti a me totalmente nuda, è la prima volta che vedo una donna nuda, dal vivo almeno, nel senso che di conigliette di playboy ne avevo visto eppure molte, sempre bellissime con delle tettine perfette e la “topolina” rasata nei modi più improbabili, ma la signora O. è molto diversa da loro, ha un seno sì grandissimo, forse una sesta, ma non è come quello delle signorine della tv, forse a causa dell’età o più probabilmente dalla corporatura robusta è un po’ cadente e per nulla sodo, e la “topolina…” La topolina non è per niente rasata anzi è simile ad una selvaggia foresta equatoriale. Io paralizzato sulla mia poltrona la osservo mentre si arrampica e si siede sulla scrivania sbattendomi in faccia la sua vagina. “Ma vedi un po’ ‘sto fesso! Che guardi? Inizia a leccare dai!” Ed io come ipnotizzato obbedisco e appoggio le mie labbra sulla sua peluria… “Ma allora sei davvero un babbeo! Dove lecchi? Più sotto devi andare cretino!” Cerco di chiederle scusa ma mi afferra per la nuca e mi soffoca nella sua vagina. Io inizio ad affondare la mia lingua dentro di lei, inizialmente sono un po’ nauseato ma ad ogni affondo sento che mi piace sempre di più. Nel proseguire il mio nuovo “lavoro” scopro, dentro la sua caverna, un oggettino di cui ignoravo l’esistenza, non so cosa sia ma ben presto mi accorgo che ad ogni mia leccata su di esso la signora O. gode di più, tanto è vero che non passano che pochi istanti che le mie labbra si bagnano di un liquido buonissimo degno del nettare degli dei. Sento che è ormai sul punto di raggiungere il piacere massimo quando, tutt’ad un tratto, si sente il rumore di una chiave che entra nella toppa della porta di casa: “Oddio è mio marito!” Urla la signora O. “Scappa nella mia stanza e chiuditi nell’armadio” mi ordina. Io con il cuore in gola per la paura, eseguo istantaneamente. Naturalmente la signora O. non fa in tempo a rivestirsi ed a ricomporsi del tutto così il marito entrando la trova ancora mezza nuda: “O. ma che stai combinando qua dentro?” esclama con aria perplessa. “Non lo vedi, ti stavo aspettando! Marco non c’è, l’ho mandato a fare la spesa ed io ho tanta voglia di scopare….” Il marito sulle prime è un po’ restio adducendo come scusa di essere stanchissimo per la dura giornata lavorativa, ma lei non si fa scoraggiare e con la sua passione trasbordante lo travolge trascinandolo sul letto. Adesso sono lì davanti a me uno davanti all’altro, lei con una frenesia incontenibile inizia a succhiarlo con una maestria degna delle pornostar che tante volte avevo ammirato nei filmetti. Fatta raggiungere la posizione eretta al pene del marito, lo stende sul letto e inizia a cavalcarlo in maniero irruenta e selvaggia. E’ una vera cavalla imbizzarrita, ma che per sua somma sfortuna, non è supportata da uno stallone ma al contrario da un puledrino che dopo solo un paio di stantuffate raggiunge il piacere. Ma lei imperterrita continua ad andare su e giù sino a quando il marito le urla: “Adesso basta! Non lo vedi che sono venuto? Scendimi di dosso che devo andare a farmi una doccia” Detto ciò si allontana coprendosi con un asciugamano. Mamma mia che spettacolo! Sento il mio pene che non ne può più: “Tra poco, quando sono fuori di qui, mi faccio una grande sega!” penso tra me. Come infatti appena il marito esce dalla stanza, ancora mezza nuda, la signora O. si fionda verso di me, mi tira dal braccio e mi trascina fuori. Corriamo nel lungo corridoio in direzione della porta d’uscita, nel correre non posso che guardarle l’enorme posteriore, soffice e morbido con l’abbondante adipe che sembra danzare ora a destra ora a sinistra dei fianchi. Quando siamo in prossimità della porta, inaspettata mente devia la traiettoria… Sì, non mi conduce verso l’agognata uscita, ma verso lo studio del marito. Io trasalgo: “ma signora l’uscita è dall’altra parte!” “Ma quale uscita!” Mi urla: “Adesso finisci ciò che quell’inetto di mio marito non è stato in grado di terminare… Detto questo si sdraia pancia sotto sulla scrivania, poggiando le sue grandi mammelle sul ripiano in legno. “Dai imbecille sfondami!” e si allarga i due morbidi glutei mostrandomi la strada. Io in una sorta di trans, non curandomi del fatto che il marito sarebbe potuto sopraggiungere da un momento all’altro, mi abbasso i pantaloni e mi dirigo verso di lei. Appoggio piano la testa del mio pene sul suo ano ed inizio a spingere…. Ma niente, il mio pene non vuole saperne di entrare: “Signora non riesco a farlo entrare” balbetto, e lei:”Ma allora se i davvero un cretino, sputami sul culo e vedi come entra poi..” Eseguo l’ordine ed in effetti ecco che pian piano riesco ad Entrare… Mi fa male, infatti sento che per la prima volta il mio pene è totalmente scappellato. Continuo con cautela, ecco la seconda, la terza stantuffata. “Ma che cavolo stai facendo?” urla la signora O. “E’ questo il modo di fottere una donna? Ti ho chiesto di sfondarmi il culo, non di farmi una carezza imbecille!” Adesso basta, questa volta la signora O. mi ha fatto davvero incazzare! Inizio a martellarla con delle spinte sempre più forti e violente ed eccitatissimo le tiro i capelli e le grido: “Ti sto scopando bene adesso porca?!” Per risposta ricevo dei mugolii di piacere che mi spronano a continuare con più foga ed energia. Continuo continuo ed ecco che non riesco più a trattenermi: le vengo dentro… Che magnifica scopata, sicuramente la più bella che avessi mai fatto (anche perchè era la mia prima volta!) Lei si rialza e con aria soddisfatta mi guarda e mentre con un fazzoletto si ripulisce l’ano dal mio seme dice: “Adesso rivestiti” Mi accompagna alla porta e chiudendomi il cappotto con fare da mammina dolce mi dice: “Corri subito a casa, che fa freddo!” E dandomi un bacio sulla fronte chiude la porta. Camminando con la testa tra le nuvole per ciò che mi è appena successo incrocio Marco. “Dove vai? Perchè non vieni a casa mia che ci facciamo una partita al computer?” mi dice “No grazie, per oggi ho giocato abbastanza, adesso sono stanco!” e sorridendo mi allontano.
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