– E da tempo che volevo dirtelo – mi confessò in un orecchio – sai, penso di essermi innamorato di te! Era Luca, un mio collega, quello più carino dei tanti che lavoravano in ufficio. Qualche occhiata da parte degli altri ragazzi l’avevo notata, così come alcune attenzioni e delicatezze, ma, tutto sommato, ero abbastanza lontana da un’ipotesi simile. O, forse,non volevo illudermi, visto che Luca era proprio quello che mi piaceva di più! Manuela, questo è il mio nome, ho vent’anni e sono “impiegata” in una importante industria di Bologna, lo ammetto, godo di molti privilegi, il responsabile dell’azienda è mio padre. Con me in ufficio lavorano anche Alessia, un anno più di me, Lara e Francesca invece sono sui 35 e sono divorziate. Nell’ufficio a fianco lavorano Luca, il mio adorato, 25 anni, Marco e Matteo, il primo 18 e il secondo 22 anni. Luca è sempre pronto ad esaudire ogni mio desiderio, a lui ho donato la mia verginità con tanto amore, ma dopo sei mesi di amore e di sesso, tra me e Luca, le cose sono molto cambiate…… ********************************* Un pomeriggio, durante una passeggiata (arricchita, come sempre, da lunghissimi petting), Luca mi parlò di una festa. – Sabato prossimo sarà il compleanno di Dario – mi disse mentre il suo solito dito impertinente sfiorava il mio buchino vergine. – I suoi genitori se ne vanno a Roma per una gita lasciando a noi la villa sui colli per 3 giorni, e mi auguro che ci sarai anche tu! Ero emozionatissima pensando che avrei dormito nello stesso letto a fianco del mio Luca. Al mio arrivo venni accolta da Dario che mi presentò a diversi amici. Ne conoscevo di vista alcuni perché facevano parte della compagnia, mentre altri mi erano del tutto sconosciuti. In totale, saremmo stati una ventina di giovani equamente divisi per sesso. Ma mi colpì la presenza di un paio di donne apparentemente sulla trentina, molto belle e vestite in maniera decisamente provocante. Io indossavo una minigonna plissettata e una camicetta un po’ trasparente, con reggiseno e slip bianchi; le due… adulte, invece, non avevano avuto alcuno scrupolo a mettersi abiti ultra scollati ed ampiamente spaccati sui fianchi fino al girovita. E quelle profonde aperture rivelavano a chiunque che le due donne non indossavano alcun indumento intimo. Dovetti ammettere che trovavo piacevoli quelle tenute, ma lì per lì non diedi eccessivo peso al loro aspetto provocante. Luca aveva occhi solo per me, e sentire le sue mani che mi accarezzavano, pur imbarazzandomi un po’ (eravamo pur sempre in mezzo a tutti), mi faceva sciogliere dall’eccitazione. Tuttavia, non me la sentii di lasciarlo fare ulteriormente quando, durante un ballo, mi sollevò la minigonna infilando una mano negli slip per abbassarmeli di dietro! Nonostante la penombra (eravamo ai balli lenti), sentivo gli occhi di tutti puntati su di me, e un briciolo di pudore mi spinse ad allontanare la mano di Luca quando, però, ormai mi aveva già scoperto mezzo sedere. Un briciolo di pudore perché, per il resto, la mia fighetta era un autentico lago: sentirmi così esibita mi stava facendo impazzire! Per la prima volta! – Hai ragione, amore mio! Forse sto esagerando! – mi disse scusandosi. E per farsi perdonare mi portò da bere un long drink preparato apposta in grandi brocche posate sul buffet. Il sapore era delizioso ma, dopo qualche minuto, cominciai ad essere avvolta da una sensazione di calore: evidentemente, l’ alcool del long drink stava facendo effetto. Ciononostante, accettai di berne un’altra coppa e poi un’altra ancora. Non ero veramente ubriaca ma soltanto molto, molto allegra e sentivo i miei freni inibitori allentarsi considerevolmente. Tuttavia, ero piuttosto tranquilla: Luca era accanto a me, e quello bastava a rendermi la donna più felice del mondo. Ad un certo punto, uno degli amici di Dario, propose di fare il classico gioco della bottiglia. Ci fu un entusiasmo generale, ma cominciai a nutrire qualche preoccupazione quando Dario annunciò che le persone sulle quali si sarebbe fermata la bottiglia avrebbero dovuto togliersi un indumento. Pensai che quella di Dario fosse una battuta, e l’alcool contribuì al recupero della mia tranquillità. Ma un colpo violentissimo ad essa arrivò dai primi giri di bottiglia, perché, in breve, tre delle ragazze si ritrovarono in slip, maglietta e reggiseno, alcuni ragazzi si tolsero i pantaloni e Luca, il mio Luca, finì in boxer! Ma ciò che mi sconvolse di più era che, sotto ai boxer, risultava evidentissima la sua eccitazione, mentre lui, ridendo, non mancava di riempire di complimenti le ragazze che si spogliavano. Per un istante pensai di abbandonare la festa. Poi, però, sia perché non sapevo come avrei fatto a raggiungere la città all’una di notte, non giravano autobus da quelle parti, sia perché, rossa dalla gelosia, avevo deciso di farla pagare a Luca per quei maledetti commenti alle altre, preferii rimanere. Mi sentivo, nonostante tutto, molto forte e determinata. Ma quando il collo della bottiglia si fermò proprio verso di me, venni colta da un panico del tutto nuovo. Mi sentivo come paralizzata, mentre, intorno a me, tutta la compagnia scandiva: – Camicetta! Camicetta! – Nonostante che, con Luca, non avessi eccessivi pudori, l’idea di dovermi levare quell’ indumento davanti a tutti mi terrorizzava. A togliermi dalla pesantissima situazione intervenne – manco a dirlo! – proprio il mio ragazzo. E nel modo peggiore! Io me ne stavo lì seduta per terra, letteralmente immobile, e lui mi venne alle spalle e cominciò a slacciarmi la camicetta. – Stai tranquilla, tesoro! E soltanto un gioco, un gioco innocente! – mi sussurrava per tranquillizzarmi. E inizialmente, ci riusciva. Ma io sentivo tutti gli sguardi su di me. Tra i ragazzi ce n’era anche un paio che io avevo sempre respinto, mentre solo in quel momento mi ricordai che alcune delle ragazze erano tra quelle che mi consideravano un tipo altezzoso e che, per questo, me l’avevano giurata. Con gli occhi velati dalla vergogna le vidi sorridere beffardamente, mentre le mani di Luca mi sfilavano la camicetta dalle spalle buttandola poco distante. Nemmeno cercai di coprirmi, incredula com’ero del fatto che il mio ragazzo avesse osato tanto, proprio lui che si era sempre dimostrato così geloso di me. Luca mi ripeté in un orecchio che si trattava soltanto di un gioco, ma, stavolta, non ne fui affatto tranquillizzata. Anche perché, al giro seguente, la bottiglia si fermò nuovamente su di me! – Adesso, finalmente, vedremo com’è fatta! – disse una di quelle che mi odiavano. Io, ovviamente, non sapevo che pesci pigliare, ma fu ancora Luca a impugnare le redini del gioco: mi fece alzare in piedi e poi mi slacciò la minigonna facendola cadere a terra e buttandola da parte. Nemmeno questa volta cercai di coprirmi: ero in slip e reggiseno davanti ai miei amici, e non facevo nulla per evitare che loro accarezzassero con gli occhi quelle mie forme sottilissime che sapevo essere abbastanza desiderate. – Dai, amore mio, non c’è niente di male a mostrarsi un pò! – mi ripeteva strusciandomi la verga rigidissima contro coscia. – E poi sei davvero bellissima. Non vedi come stai eccitando tutti quanti? Sono fiero di te! La sua voce, adesso, aveva un’intonazione lievemente beffarda. Io cercavo di non pensare a quanto mi stava accadendo. Ma, soprattutto, erano le mie reazioni fisiche a preoccuparmi: sentivo che dalla mia fighetta stava colando un rivolo di umori, e i capezzoli spingevano con forza sul tessuto sottilissimo del reggiseno. Insomma, sentirmi così esibita mi stavo eccitando! Ma com’era possibile, dato che, coscientemente mi vergognavo come una ladra? Luca mi venne davanti, mi abbracciò e mi baciò. La sua lingua, come sempre, ebbe il potere di far saltare la mia resistenza. In me c’era una vocina che mi ripeteva di fermarmi, di troncare quel gioco, di andarmene da quella casa, La lingua di Luca si avvitava alla mia e lappava l’interno della mia bocca in un crescendo di sensualità, tanto da riuscire a zittire ogni raccomandazione interiore alla prudenza. Quando ci staccammo, tornai a sedermi per terra piuttosto scombussolata da quanto stava accadendo, e la bottiglia riprese a girare. Stavolta si fermò verso una delle due «adulte». La donna sorrise e chiese al gruppo che cosa si sarebbe dovuta togliere. Nella compagnia piombò il silenzio: contrariamente a noi “ragazzine”, che eravamo vestite tutte con gonne e camicette o maglioncini, la donna aveva un abito intero e, quindi, non poteva fare altro che levarsi quello (le scarpe non erano contemplate dal gioco). Annalisa (questo il nome della donna) non aspettò il responso ovvio del gruppo: si alzò ponendosi al centro del cerchio, sfilate le spalline del vestito, se lo fece scivolare e tirandolo poi da sé con un calcio. E rimase completa te nuda! Ebbi vergogna di me stessa: quel corpo maturo, quelle tette erette, quella carnagione abbronzata, quel sederino tanto simile al mio ma, soprattutto, quel pube completamente depilato che luccicava di umori intimi, tutto questo mi stava eccitando! Non potevo nasconderlo a me, eppure sapevo di non essere lesbica: tuttavia, stavo prendendo coscienza del fatto che mi sarebbe piaciuto da morire accarezzare quella donna, e venni colta quasi da un senso di svenimento pensando di baciare quella splendida vulva rosata che la donna, voltandosi più volte su se stessa, adesso mostrava impudicamente a tutta la compagnia. Intanto, la bottiglia aveva ripreso a girare. Per alcuni turni indicò altre persone del gruppo, e potei vedere le mie vicine di gioco perdere man mano i loro indumenti. Quando, però, la bottiglia puntò su uno dei ragazzi, che era rimasto solo con gli slip, ebbi un sussulto: non appena l’elastico dell’intimo lo lasciò libero, per me fu l’occasione di vedere il più incredibile cazzo che potessi immaginare! Dal pube piatto e nervoso del giovane svettava un bastone di carne grosso quasi come un mio polso e lungo fino ad arrivare all’ombelico del suo proprietario, con un glande di dimensioni spropositate e completamente fradicio di umori. Il mio sguardo non poteva staccarsi da quel nervo nodoso e, purtroppo per me, non riuscivo a capacitarmi del fatto che la mia mente fantasticasse su ciò che un simile aggeggio avrebbe potuto fare nel mio corpo! Eppure, per mentalità e sentimenti, io ero un capolavoro di fedeltà a Luca: dunque, come potevo eccitarmi in questo modo soltanto guardando un cazzo (perché, sostanzialmente, il suo proprietario non mi piaceva per niente)? Per alcuni secondi, nella compagnia ci fu il silenzio più totale. – Manuela sembra non aver mai visto un cazzo! – disse ridendo proprio il ragazzo nudo rompendo quel silenzio opprimente. In effetti, non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo uccello, e questa constatazione sollevò una violenta e nervosa risata generale: in tal modo, crollava l’immagine di ragazza perbene che, pur senza eccessivi sforzi, avevo dato di me stessa fino ad allora. Ma ciò che più mi sconvolse fu il fatto che Luca rideva insieme agli altri, dandomi il sospetto che, in fondo, la sua gelosia fosse dettata solo da un senso di possesso anziché da un sentimento autentico. A quel punto, un altro ragazzo chiese alla compagnia che cosa sarebbe potuto succedere andando avanti nel gioco. E Dario, che fino a quel momento se ne era rimasto un pò in silenzio, comunicò la nuova regola. – Quando la bottiglia indica una persona rimasta senza vestiti, questa esce dal cerchio fino a quando non accade la stessa cosa ad un’altra persona. Poi, i due dovranno fare l’amore davanti a tutti! Mi parve una proposta folle, ma venne accolta dalla compagnia con un grido di approvazione. Io, naturalmente, ero sconvolta: come poteva, il mio ragazzo, accettare la possibilità che la sua ragazza si facesse sbattere da un altro uomo e, per di più, davanti a tutti? Eppure, Luca fu il primo ad applaudire la proposta, e fu proprio lui a far girare di nuovo la bottiglia. Che, questa volta, si fermò su di me. – Vogliamo le tette! – fu il grido unanime ed eccitatissimo del gruppo. Ecco di nuovo quella strana paralisi dalla quale ero stata colta quando Luca mi aveva mezza spogliata davanti a tutti, ed ecco di nuovo il rivolo di umori colare, forse ancora più abbondante di prima, dalla mia fighetta. La compagnia tornò a reclamare ad alta voce il mio reggiseno, ma, naturalmente, io non sapevo né potevo decidermi. E, come in precedenza, fu il mio fidanzato a venirmi alle spalle e a slacciare l’indumento intimo che da solo celava al gruppo il mio seno. Per un istante feci il gesto di trattenere le coppe del reggiseno, ma un lungo bacio di Luca sul mio collo fece crollare ogni senso di pudore. Sentii le spalline scivolare lungo le braccia e, piano piano, la superficie vellutata dei miei seni esporsi agli sguardi dei presenti che – inutile negarlo! – percepivo chiaramente ricolmi di desiderio. Quando il reggiseno venne gettato in un angolo, me ne rimasi immobile in piedi davanti a tutti mentre, intorno a me, fioccavano commenti via via più pesanti e volgari sulla forma perfetta delle mie mammelle; ma, soprattutto, sul fatto che i capezzoli rosa pallido spingevano in avanti con prepotenza, un segno chiaro della mia eccitazione. Io piangevo silenziosamente dentro di me, ma piangeva anche la mia vagina, tanto che, sul davanti dello slip, si era formata una chiazza umida. Un particolare, quest’ultimo, che cercai di nascondere con le mani, ma troppo tardi. – Guardate: si sta bagnando come una fontana! – gridò Dario puntando l’indice proprio verso quella mia maledetta macchia rivelatrice. E il mio goffo tentativo di nascondermi venne demolito da Luca: mi scostò di forza le mani perché a nessuno fosse proibita la visione della mia eccitazione. Poi, incredibilmente, il mio fidanzato mi spalancò le braccia a croce e mi chiese, con un sussurro, di divaricare le gambe. Voltai la testa di scatto verso di lui con aria allibita, ma il suo sorriso dolcissimo abbatté ogni mia resistenza, e lo accontentai. Adesso, ero esposta davanti a tutti, e la mia eccitazione fradicia non era un segreto per nessuno. Dopo qualche istante di questa oscena esibizione, Luca mi lasciò libera di tornare a sedermi per terra. Per un momento mi coprii il seno con le mani, ma poi mi resi conto che sarebbe stato del tutto ipocrita, e, così, lasciai le mie tette libere di essere ammirate da chiunque. Intanto, la bottiglia era tornata a girare e finì puntata verso un ragazzo che non conoscevo (si chiamava Marcello). Non gli restavano che gli slip, ed io sentii un groppo alla gola pensando che, fra un istante, avrei potuto vedere dal vivo il cazzo responsabile dell’enorme bozzo che deformava l’indumento intimo. Marcello, tuttavia, non volle accontentarsi di mostrare a tutti la sua verga. Si alzò e si piazzò davanti a me, a pochi centimetri dal mio viso che, intanto, diventava rosso di vergogna e di eccitazione. Poi, con studiata lentezza, cominciò a far scendere l’elastico dello slip fino a quando il glande turgido e fradicio non batté proprio contro le mie labbra. Il resto della compagnia rise di gusto al mio gridolino di sorpresa. Ma, soprattutto, fu la mia immobilità a colpire gli altri del gruppo: quell’enorme cappella violacea rimbalzava sulle mie labbra e io non facevo niente, assolutamente niente, per allontanarla! Anzi, rimasi – se possibile! – ancora più immobile quando Marcello si prese in mano l’uccello e cominciò a strusciarmene la punta su tutto il viso: prima gli occhi, poi il naso, infine le labbra socchiuse. E qui percepii nettamente il glande spingere sulla mia bocca per cercare una soddisfazione che, fino a quel momento, io non avevo mai concesso a nessuno. Volsi lo sguardo verso Luca per cercare un po’ di solidarietà, ma inutilmente: il mio ragazzo mi osservava sorridendo e si accarezzava lentamente l’uccello durissimo attraverso lo slip. Ma come poteva eccitarsi vedendo la propria donna oggetto di attenzioni così pesanti da parte di un altro uomo? Come era possibile che non protestasse per quelle tracce bagnate che il membro di Marcello aveva lasciato abbondanti sul mio viso? Come poteva accettare che le mie narici (e, purtroppo, la mia mente, ma questo lui non lo sapeva!) s’inebriassero del profumo muschiato di quell’uccello poderoso? Quanto a me, mi sentivo come ubriaca. L’odore di maschio eccitato mi stava sconvolgendo la mente, e la macchia umida sul mio slip si allargava a vista d’occhio. Dentro di me stava crollando tutta una serie di certezze: l’amore del mio ragazzo, il mio pudore, l’immagine che mi ero costruita presso i miei amici, persino le mie stesse tendenze erotiche (visto che la mente tornava spesso a certi desideri nei confronti di Annalisa (la donna adulta nuda della compagnia). E questo crollo, naturalmente, mi rendeva debole e, purtroppo, schiava di qualunque emozione particolarmente violenta. Dopo qualche secondo, Marcello si allontanò da me con un sorriso che era quasi una sfida, e la bottiglia riprese a girare. Fu Luca a metterla in movimento con notevole energia, e dopo tantissimi giri, il collo dell’oggetto si fermò nuovamente su di me. Mentre la bottiglia si arrestava, la mia testa prendeva a girare come impazzita: adesso, mi sarei dovuta togliere lo slip, tutti i miei amici mi avrebbero vista completamente nuda! Chissà quante chiacchiere, chissà come sarei stata guardata dalle amiche. Ma l’impegno a togliermi lo slip in pubblico era proprio una di quelle emozioni violentissime in grado di rendermi schiava alle quali ho appena accennato. Come in trance, mi alzai in piedi e, dopo aver infilato i pollici nell’elastico delle mutandine, lentissimamente le abbassai fino a terra lanciandole in un angolo con un calcio. Restai così, immobile in piedi davanti a tutti, mentre nella stanza si era fatto un grande silenzio. Nel mio folle imbarazzo, avrei preferito essere inondata da commenti volgarissimi, e, invece, mi sentivo accarezzata, palpeggiata, persino violentata da quegli sguardi. Cercando di reagire, lo feci con rabbia. – Volete guardarmi meglio? – gridai al gruppo. – Volete lustrarvi gli occhi fino in fondo? – E, di mia iniziativa, ripresi la posa di assoluta offerta che mi aveva fatta assumere Luca poco prima, con le braccia spalancate e le gambe divaricate. Per un istante mi convinsi di poter dominare la situazione. Ma non avevo fatto i conti con le reazioni del mio corpo: un rivolo di umori intimi, infatti, aveva preso a fluire dalla mia vagina lungo la faccia interna delle cosce. E fu proprio l’inevitabile scoperta di questo particolare a scatenare i primi commenti sulla mia eccitazione. Finalmente, il silenzio si era rotto; ma, ancora una volta, fu il mio Luca a stupirmi più di tutti. – La regola del gioco prevede che le due prime persone a restare nude debbano scopare davanti a tutti! – ripeté ad alta voce. – Mi spiace che tocchi proprio a te, amore mio, ma la regola è questa. Annalisa, infatti, si è dovuta spogliare prima che ne parlassimo, per cui non conta. Non restavo, dunque, che io, e avrei dovuto farmi possedere da quel ragazzino rimasto nudo prima di Marcello, quello dotato di una verga eccezionale. Ero letteralmente stravolta, ma il prescelto dalla sorte mi venne a fianco per portarmi al centro del cerchio. Come se il mio corpo si muovesse indipendentemente dalla mia volontà, mi stesi per terra e allargai le gambe spontaneamente. Il ragazzino, che sarà stato appena più giovane di me, mi si stese sopra senza dire una parola e prendendosi in mano il suo membro, con un solo colpo poderoso, immerse l’enorme uccello nella mia fighetta ruscellante di umori. Lo accolsi con un gemito ma, poco dopo, stupita di me stessa, rispondevo ai suoi affondi con grida, con sospiri, persino con incitazioni a penetrarmi sempre di più e sempre più violentemente. Intorno a noi, tutti gli altri ci osservavano con aria chiaramente eccitata. Luca si era abbassato i boxer e si stava facendo accarezzare il membro dall’altra donna « grande», che si chiamava Barbara, mentre alcuni degli altri maschi erano venuti a masturbarsi a pochi centimetri da me e dal mio amante occasionale. Questi, intanto, mi stava facendo raggiungere vette di piacere che mai avrei immaginato di poter toccare. L’andirivieni di quell’uccello formidabile dentro al mio corpo scatenava in me sensazioni sconvolgenti, ma mi rendevo anche conto che era soprattutto la situazione, quell’ essere costretta a esibirmi e a umiliarmi davanti a tutti, che mi eccitava maggiormente. Ad un certo punto, il ragazzino, stringendomi violentemente una mammella, prese a scaricare il succo dei suoi testicoli nel profondo del mio utero, facendomi vedere le stelle dal godimento. Sollevai il bacino per assorbire meglio la verga, strinsi le natiche sode del mio amante per attirarle sempre di più dentro di me, mi allacciai con le gambe alle sue, gridando dal piacere. Poi, finalmente, la quiete e con essa l’arrivo di profondi sensi di colpa e della vergogna più sconvolgente. Il ragazzino si sollevò da me lasciandomi a gambe divaricate, mentre un fiume di sperma fluiva lentamente dalla mia vagina rimasta dilatata. Fu allora che Luca mi venne vicino accarezzandomi la figa. Infilandomi tre dita, estrasse una manata di sborra e me ne cosparse il seno mentre mi baciava in bocca. Lo abbracciai con autentico amore, ma, subito dopo, il mio sguardo andò ad incrociare i suoi occhi che esprimevano soltanto una profonda, inarrestabile eccitazione. I suoi occhi come il suo cazzo che, durissimo, affondò dentro di me immergendosi nel mare di sperma lasciato nella mia vagina dal ragazzino di poco prima. E io venni nuovamente travolta dal piacere; ma, stavolta, da un piacere che nasceva dal cuore, oltre che dal mio corpo, un piacere profondo che mi fece contrarre con violenza quasi dolorosa i muscoli vaginali intorno alla verga di Luca per spremere ogni stilla di sperma. Ma anche un piacere perverso quando sentii il mio fidanzato parlarmi all’apice dell’orgasmo. – Adesso sei la mia troia, e farai tutto quello che voglio! Quando Luca si staccò da me, sotto al mio sedere c’era un autentico lago di sperma alimentato da tutto quello che lui e il precedente avevano riversato nella mia vagina. Chiaramente, rappresentavo uno spettacolo di straordinaria oscenità, così mollemente abbandonata a quella mancanza di energie che mi prende sempre dopo un piacere profondo e, quindi, così nudamente offerta agli sguardi vogliosi del gruppo. I ragazzi che avevano assistito molto da vicino alle mie due scopate adesso si stavano masturbando quasi con furia e, in pochi secondi, percepii molti getti di sborra spiaccicarsi sul mio corpo in diversi punti. Alcuni schizzi mi giunsero persino sul viso e sulla bocca, e cercai di evitarli. Ma Marcello, che ne era l’origine, mi bloccò le mani e mi parlò con un tono quasi cattivo. – Devi imparare a bere lo sperma, mia cara! La sua voce dura mi fece impressione, e lasciai che quella crema biancastra mi colasse sulle labbra, pur senza farla penetrare nella mia bocca. Ma lui mi chiuse il naso costringendomi ad aprire le labbra, finché un ultimo getto di sborra mi arrivò proprio dentro la cavità orale. Cercai di sputarla, ma Marcello, con un tono ancor più imperioso di prima, mi obbligò a inghiottirla. Ebbi un conato di vomito, e cercai con lo sguardo l’amore di Luca, ma il mio fidanzato mi guardava nuovamente eccitato ed annuiva con la testa. Obbedii. Quando mi ripresi completamente dallo stato di torpore erotico nel quale mi trovavo, riuscii a rialzarmi e cercai i miei indumenti. Intorno a me c’erano soltanto persone completamente nude che, accarezzandosi l’una con l’altra, stavano aspettando la mia ripresa. Tutti ridevano delle mie goffe ricerche, fino a quando mi dovetti rendere conto che i miei vestiti erano spariti: io, la più pudica della compagnia, adesso me ne stavo come una cretina senza nulla addosso dopo che due maschi, uno dei quali a me completamente estraneo, mi avevano scopata facendomi gridare di piacere! Mi abbattei su una poltrona sentendo che, dalla mia vagina, continuava a fluire un rivolo di sperma, e mi ritrovai a pensare che non potevo sapere a quale dei due maschi appartenesse. Insomma, ero davvero caduta in basso, e non sapevo proprio come rimettermi in sesto! Luca mi venne vicino e quasi lo aggredii per non avermi protetta e per essersi eccitato nel guardarmi godere mio malgrado sotto gli affondi del cazzo di quell’adolescente. – Vedrai se, adesso, non andrà a raccontare a tutti quello che ha fatto! – gli gridai con rabbia. – Ma della mia reputazione proprio non te ne frega niente? Luca mi parve subito indifferente a queste osservazioni. Si rialzò e andò nella stanza accanto, dalla quale tornò portando con sé una telecamera. Nel silenzio generale la collegò al televisore del salone e, poi, accese i due apparecchi. E io mi sentii svenire: sullo schermo apparve la fedelissima registrazione della mia scopata con il ragazzino, grida reciproche comprese! Finalmente lo schermo si oscurò. Mi voltai verso Luca guardandolo quasi con odio. Ma come aveva potuto fare una cosa simile proprio l’uomo che amavo? D’accordo: io mi ero lasciata andare e avevo persino raggiunto un orgasmo con un altro maschio. Ma da questo a riprendermi in video… Luca, naturalmente, rispose con il più completo mutismo alle mie proteste. Allora chiesi dove fossero finiti i miei indumenti. – Non ti deve interessare. Tanto, fino a tutto domani staremo tutti completamente nudi! – mi disse con un sorriso quasi cattivo. – Che cosaaaa? – gli gridai in faccia. – Beh, ormai tutti ti hanno vista e, quindi, non dovresti avere alcun pudore! – continuò lui. – In secondo luogo, non mi sembra che ti sia dispiaciuto esibirti. E, poi, non ti conviene protestare: o vuoi che qualche copia del video arrivi nelle mani dei tuoi colleghi o peggio di tuo padre? Ormai, il gioco di Luca era chiaro: un autentico ricatto sessuale! adesso, era in grado di ottenere da me tutto ciò che gli fosse passato per la mente!
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