Il primo assaggio di ciò che mi sarei dovuta aspettare lo ebbi durante la notte. Luca, che ben sapeva come eccitarmi nonostante il mio stato d’animo alterato, si stese accanto a me accarezzandomi in un misto di dolcezza e di sensualità. Poi, d’improvviso, cominciò a farmi domande su domande a proposito di quello che avevo provato durante i giochi nel salone. – Ma davvero ti sei vergognata così tanto, a spogliarti davanti a tutti? – cominciò a chiedermi prendendo il discorso molto alla lontana. Poi, però, piano piano arrivò a domandarmi che cosa avessi provato nel sentirmi penetrare dal ragazzino e, soprattutto, nell’aver fatto eccitare alla follia tutti i presenti con i miei orgasmi. Luca ha sempre avuto un modo di parlarmi che mi impediva di mentirgli, e così mi sentii obbligata anche quella volta a rispondergli con la massima sincerità. Non potei nascondergli che il cazzo dell’adolescente mi aveva dilatata considerevolmente facendomi provare sensazioni paradisiache; e anche l’esibirmi in maniera tanto oscena mi aveva sconvolto i sensi oltre ogni limite. Queste ammissioni ebbero il potere di eccitare Luca che, immediatamente, volle scopare con una furia che non gli conoscevo. Fu una scopata molto bella, intensa, anche se lui volle arricchirla con una lunga serie di insulti nei miei confronti. Il fatto che avessi goduto così tanto con un altro, e, per di più, di fronte alla compagnia, gli dava il diritto di chiamarmi con i peggiori appellativi. Così io divenni la troia da monta, la cagna in calore, la svuotacoglioni. E, mentre davvero lui si stava svuotando i testicoli nella mia vagina, dalle sue labbra uscì, in un rantolo deformato dall’orgasmo, una frase rivelatrice. – Sei una troia e ti farò fare la troia! Poco dopo, travolto dalla stanchezza, Luca prese sonno, mentre io trascorsi la notte quasi in bianco, con una domanda che mi rigirava nella mente e alla quale non c’era che una risposta, che, però, io respingevo inconsciamente. – Che cosa avrebbe voluto, Luca, da me? -. Al mattino, dopo aver dormito soltanto un paio d’ore, mi alzai piuttosto presto, mentre tutti gli altri continuavano a russare. Passai una buona mezz’ora a cercare di nuovo i miei vestiti, ma inutilmente: era chiaro che qualcuno li aveva nascosti con cura, e mi rassegnai a trascorrere l’intera mattinata completamente nuda, così come mi era stato ordinato. – D’altra parte-, mi dissi, cercando un’attenuante, – il mio corpo ormai non è un segreto per nessuno! -. Poco dopo si alzarono anche gli altri, e si presentarono completamente nudi, il che risvegliò in me quel senso di vergogna che ero riuscita a respingere un attimo prima! Quando si alzò, Luca fu molto tenero con me, ma non potevo non pensare in continuazione alle cose che mi aveva detto la sera prima e durante la notte, ai terribili insulti con cui aveva ricoperto la nostra scopata e a quella promessa pronunciata durante l’orgasmo. Gli altri del gruppo accolsero la mia nudità con apparente indifferenza. Solo il ragazzino che mi aveva scopata dodici ore prima, passando in cucina, mi inchiodò con forza contro il muro palpeggiandomi dappertutto. Cercai di sottrarmi a quelle carezze, ma quando lui mi ricordò il video del quale ero stata inconsapevole protagonista, mi vidi costretta a lasciarlo fare. Sentii due dita infilarsi prepotentemente nella mia vagina, e fui colta da un profondo senso di imbarazzo quando, ritraendo le dita completamente gocciolanti dei miei stessi umori intimi, il ragazzino mi sorrise beffardo. – Ti piace fare la troia, vero? – mi disse con tono di scherno. Poi mi fece voltare e piegare in avanti sul tavolo della cucina. Con un piede mi obbligò a divaricare le gambe e riprese a frugarmi da dietro con tre dita la figa fradicia con autentica violenza, fino a quando, con la mano rimasta libera, non mi spalancò le piccole natiche. Percepii nettamente un dito bagnato dei tre incunearsi nel solco tra i glutei e fermarsi a stretto contatto con il mio buchetto vergine. Cercai di protestare, ma il ragazzino mi ordinò molto duramente di starmene immobile. Poi, con un colpo solo, affondò il dito nel mio culetto, strappandomi un gemito più di vergogna che di dolore: per la prima volta in vita mia venivo penetrata nel retto, anche se solo da un dito! Il ragazzino mimò con quell’ appendice una vera sodomizzazione spingendo avanti e indietro il dito nel mio culetto, mentre, con le altre due dita, mi masturbava in vagina. Ed io, senza nemmeno che me ne accorgessi, mi ritrovai a muovere i fianchi avanti e indietro per favorire quella penetrazione. Godevo, godevo alla follia, mentre l’altra mano dell’adolescente si affannava a strizzarmi le tettine e a pizzicarmi i capezzoli accrescendo il mio piacere. Fino a quando l’orgasmo mi travolse nell’ esatto momento in cui il giovanissimo mi dilatò violentemente il cerchietto plissettato del culo con un altro dito. Dovetti mordermi le labbra per evitare di gridare, sentendo quelle due dita rigirarsi dentro di me e persino aprirsi a forbice aumentando oltre ogni limite l’ispezione anale della quale ero vittima. Perversamente contento di avermi umiliata in maniera tanto pesante, il ragazzino mi liberò d’un colpo solo dell’ingombrante presenza delle sue dita, lasciandomi ansimante piegata in due sul tavolo. – Quando gli altri sapranno che godi anche con il culo, avremo di che divertirci! – disse tra sé e sé andandosene soddisfatto della mia umiliazione. Mi ripresi dopo qualche minuto proprio mentre Luca e Marcello entravano in cucina. Non sapevo se il ragazzino avesse già parlato del mio ultimo exploit, né se loro due si erano accorti di qualcosa di diverso sul mio volto, ma, comunque, la visione di me completamente nuda li fece sorridere di gioia. Marcello, sotto lo sguardo visibilmente eccitato del mio ragazzo, mi palpeggiò con grande sensualità il seno e, poi, scese alla vulva, trovandola, naturalmente, fradicia. – Ma la tua donna ha sempre voglia! – esclamò verso Luca. E quest’ultimo volle verificare direttamente, con il risultato che è facile immaginare. – Te l’avevo detto che, dietro quel faccino pulito di ragazzina perbene, si nasconde un’autentica puttana! – rispose Luca. Io non osavo ribellarmi alle quattro dita, due per una mano di ciascuno, unite nel mio corpo, mi stavano frugando dilatandomi violentemente. Me ne rimanevo appoggiata con il sedere al bordo del tavolo e le gambe divaricate, gemendo un po’ per il dolore e un po’ per il piacere. Ma, soprattutto, ero sconvolta dalle scoperte che stavo facendo sulla mia emotività erotica. Nell’arco di diciotto ore ero passata da una vita sessuale abbastanza tranquilla e rigorosamente a due fino al punto di avere rapporti completi con un adolescente pressoché sconosciuto, di ingerire dello sperma, di avere contatti molto intimi con altri uomini, di girare nuda in mezzo a un gruppo di persone in parte sconosciute…. Ce n’era di che sconvolgere qualunque donna! E ancora non sapevo che cosa mi avrebbero riservato le ore seguenti. L’ondata di pensieri cessò improvvisamente quando il piacere di quel gioco perverso mi invase la mente. Venni scossa da vere e proprie convulsioni che mi spingevano in avanti per assorbire ogni millimetro di quelle dita, gridavo di piacere parole inarticolate, il seno mi scoppiava, mentre i miei due amanti ridevano di queste mie reazioni. E più loro ridevano, più io mi sentivo umiliata, più godevo! Quando, finalmente, la vulva venne liberata dalla presenza diventata ingombrante di quelle dita, mi accasciai per terra in ginocchio ansimante, con il fiato corto per le sensazioni provate. Ero quasi senza forze, ma riuscii a sentire abbastanza chiaramente quello che Marcello disse al mio ragazzo (ma aveva ancora senso considerarlo tale?). – C’è un bel po’ di gente che si divertirà volentieri, con una troietta come lei! Poi, i due si allontanarono lasciandomi da sola a riflettere sulla situazione in cui mi ero cacciata. A soli vent’ anni stavo diventando vittima del più odioso dei ricatti, e proprio per mano di quello che consideravo un ragazzo innamoratissimo. Ma, come mi era già accaduto le altre volte che mi ero fermata per un istante a riflettere su questa situazione, i miei pensieri vennero ben presto sostituiti da considerazioni sul piacere che provavo nell’essere vittima di simili pretese. Per chissà quale meccanismo interiore, però, anche il solo pormi certe domande aveva il potere di eccitarmi, per cui anche lì per terra in cucina mi ritrovai su di giri. Cercai di reagire, sollevandomi in piedi e avviandomi verso il bagno di servizio, ma lo trovai occupato. Andai di sopra in quello grande, spalancai la porta e me la richiusi a chiave alle spalle. Ma, quando mi voltai, mi resi conto che il locale era già occupato, e, per me, ciò rappresentava un’autentica trappola. Nel box della doccia, infatti, c’erano Dario ed un altro ragazzo della compagnia che stavano insaponando Annalisa, una delle due donne adulte della sera precedente, proprio quella che si era spogliata per prima durante il famigerato gioco della bottiglia. Rimasi a bocca aperta davanti a quel terzetto, ma non potei non sentirmi profondamente turbata dalla sensualità persino esagerata della situazione. I due maschi, ossessivamente eccitati, passavano e ripassavano le mani insaponate sul corpo della donna la quale si agitava gemendo, offrendo ora all’uno ora all’altro ogni particolare della propria anatomia. E, ovviamente, i due non si facevano alcuno scrupolo di accarezzarla ovunque, così come lei non aveva problemi, ogni tanto, ad afferrare le due verghe rigide o a percorrere, con mani insaponate, i corpi dei suoi due amanti. Quando il terzetto si accorse di me, fui costretta a rendermi conto che era troppo tardi per fuggire. Non perché i tre mi fossero saltati addosso ma perché erano le mie gambe a tenermi inchiodata in quel bagno lussuoso e lussurioso. Mi sentivo come paralizzata, mentre un nuovo fiotto di umori aveva preso a colarmi dalla vagina lungo la faccia interna delle cosce. La prima voce che sentii fu proprio quella di Annalisa. – Forza, bellezza, vieni anche tu nella doccia! – mi disse allegramente. Io rimasi impietrita, e mi scossi solo quando Dario venne verso di me afferrandomi un braccio e trascinandomi (lo ammetto: senza molta fatica) sotto l’acqua scrosciante. Immediatamente sentii sul corpo sei mani piene di desiderio che, grazie al sapone profumatissimo, scivolavano sulla mia pelle suscitandomi sensazioni delicate e intense. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare a quel cocktail di emozioni, senza pensare di chi fossero le mani che mi stringevano le tettine o quelle che insaponavano sensualmente la mia vulva. Ma quando due labbra si incollarono alle mie e una lingua le apri facendomi colare un fiotto di saliva in bocca, intuii che avevo superato un’altra barriera. Spalancai gli occhi ed ebbi conferma di tale intuizione: a baciarmi era proprio la donna, quella stessa sulla quale, la sera prima, mi ero vergognata tanto di fantasticare eroticamente. Le sue mani mi strinsero a sé con forza, mentre io seguitavo a rimanere immobile. Ma, piano piano, mi ritrovai a rispondere con la lingua a quel bacio piacevolmente invadente e, poco dopo, gettavo le braccia al collo della donna che, intanto, si strusciava contro di me con eccezionale sensualità. I due maschi si erano tirati un po’ da parte per godersi lo spettacolo, e dovevano avere qualche idea di come sarebbero andate le cose. Si sedettero sui sanitari del bagno masturbandosi molto lentamente, e Denis disse all’amico: – Adesso vedrai di cosa è capace! – riferendosi alla donna che mi stava aprendo le porte della bisessualità. La mia amante, infatti, d’improvviso si staccò da me. – Inginocchiati, puttanella! So che ne hai voglia: lo sento lontano un miglio, quando una ragazzina come te è nata per fare la troia! – mi ordinò con una voce estremamente autorevole. Nello stato di confusione eccitata in cui mi trovavo, mi venne spontaneo obbedirle, e piombai con le ginocchia nel piatto- doccia semiallagato. Inconsapevolmente, il mio volto si trovò esattamente all’altezza della vulva depilata di Annalisa. Lei, invece, ne era ben conscia, e con un tono di voce molto duro mi ordinò di leccarla. Stavo per riprendermi dallo stupore ed ero sul punto di riacquistare un po’ di autocontrollo quando Annalisa, con una mano, sospinse la mia testa verso il suo pube. Nonostante il profumo del sapone, percepivo nettamente l’odore intimo della donna, un profumo che quasi mi stordì. Mi ritrovai ben presto con la bocca a stretto contatto con quella vulva adolescenziale, tutta rosata, depilata integralmente, quasi discreta, per niente volgare. Ne sentivo la morbidezza sulle mie labbra che, intanto, si stavano infradiciando soprattutto degli umori intimi della donna. – Leccala! – m’intimò lei con voce ancora più dura di prima. – E entra fino in fondo: mi eccita sverginare le troiette come te! Fu a quel punto che, cedendo completamente, aprii la bocca , con la lingua, cominciai a percorrere la fessura delle grandi e delle piccole labbra per aprire quello scrigno prezioso. Annalisa, intanto, aveva preso a muoversi piuttosto scompostamente, commentando con volgarità il piacere che la mia lingua vergine le stava regalando. Mi resi ben presto conto che stavamo offrendo ai ragazzi uno spettacolo di rara bellezza e sensualità; con la coda dell’occhio potevo intravedere i due che si masturbavano lentamente per far durare il loro piacere. Le mani di Annalisa mi spinsero la testa spasmodicamente contro al suo pube e un fiotto di umori mi colò sulla lingua nello stesso istante in cui il suo grido di felicità raggiunta si librò nel bagno. Poi fui finalmente libera, e ricaddi sul pavimento del box della doccia, mentre la donna se ne rimase senza fiato appoggiata alla parete. In quell’istante, Dario si alzò e venne verso di noi brandendo il cazzo durissimo. La cappella violacea pulsava dicendola lunga sull’eccitazione del giovane. Mi ritrovai a immaginare che effetto mi avrebbe fatto sentirmi penetrare da quel piolo di carne, e mi sentii subito doppiamente eccitata. Ma quando Dario mi fece mettere a quattro zampe e prese ad accarezzarmi nel solco tra le natiche, mi spaventai sul serio. Capii in pieno le sue intenzioni quando, con due dita, cominciò a frugarmi nel retto. Ma l’altro giovane, prevedendo una mia ribellione, parlò alla donna. – Lo sai che abbiamo un video molto interessante, di questa troietta? Il messaggio, chiaramente, era diretto a me, e l’effetto fu immediato. Quando percepii il glande caldo e fradicio di Dario appoggiarsi al mio buchetto, mi contrassi soltanto per un istante. Poi, le forti mani del giovane mi abbrancarono sui fianchi e la cappella prese a spingere con forza crescente. – Stai ferma e rilassati, Manuela! Poi ti piacerà! – mi disse con voce arrochita dal piacere. Io cercavo di rilassarmi il più possibile, conscia del fatto che, comunque, non avrei potuto evitare quella sodomizzazione. Mi augurai che fosse l’unica della mia vita, ma sapevo che non sarebbe stato così: Luca aveva un’autentica adorazione per il mio sederino, e mi aveva fatto capire, prima di quella serata maledetta, che tutti i suoi amici gli avevano espresso giudizi altrettanto lusinghieri se non addirittura volgari, su di esso. Andai avanti con questi pensieri per allontanare quello su ciò che mi stava accadendo. Quando ripresi un pò di concentrazione sul glande che si stava aprendo lentamente un varco nel mio corpo, percepii delle dita che mi penetravano nella figa fradicia, mentre altre tanto forti quanto delicate giocherellavano con i miei capezzoli stringendoli e facendoli roteare. Erano le dita di Annalisa, mentre la mia vagina, dilatandosi in maniera oscena, stava ospitando quasi un’intera mano dell’altro ragazzo. D’improvviso, la grossa cappella spinse più forte e mi sentii lacerare in mille pezzi. Cacciai un grido acutissimo, e percepii quel fungo violaceo, che adesso mi pareva immenso, sprofondare nel mio retto come se non dovesse mai finire! Il dolore era fortissimo, ma l’umiliazione di essere così usata lo era ancora di più. E, poi, i commenti intorno a me si dimostravano come sempre feroci: le mie lacrime suscitavano risate di scherno da parte del terzetto. – Ha un buco strettissimo! – disse Dario agli altri commentando volgarmente le sensazioni che stava provando. – Questo culetto mi fa impazzire! – Non si può dire altrettanto della sua fighetta, le ho quasi infilato una mano!! replicò l’altro ragazzo La sodomizzazione andò avanti millimetro dopo millimetro fino a quando non sentii i grossi testicoli dell’amico del mio ragazzo che mi sbattevano sulla vulva. Il cazzo rimase immobile dentro di me per alcuni istanti. Poi cominciò a tornare indietro fino a uscire dal mio culetto. E, subito dopo, rieccolo dilatarmi fino allo spasimo, ma, questa volta, senza progressione. Come un autentico ariete, sprofondò dentro di me fino ai coglioni e, poi, cominciò il solito avanti e indietro. Il dolore aveva ceduto il passo a un mio certo torpore anale, ma questa sensazione di calma apparente stava trasformandosi in qualcosa di molto più subdolo. Favorito da commenti e insulti molto volgari diretti alla mia persona, un piacere perverso si stava irradiando dal mio culetto definitivamente sfondato. Mi ritrovavo a gemere di godimento a ogni affondo, mentre Dario ansimava come un animale contro il mio collo. Sentivo la saliva che gli colava dalla bocca sulla mia schiena, mentre lui accelerava progressivamente le spinte nel mio corpo. Annalisa, adesso, se ne stava in un angolo per terra a masturbarsi vigorosamente, mentre l’altro ragazzo aveva deciso di non perdere l’occasione (che doveva apparirgli irripetibile) di godersi quella bella ragazzina: si spostò davanti a me e, approfittando di un mio gemito, mi ficcò l’uccello in bocca. – Succhiami per bene la cappella, che così ti riempiamo da tutte le parti! – mi intimò sorridendo. Troppo sconvolta dalla situazione in cui mi trovavo per tentare la benché minima rivolta, e presi a ciucciare quel cazzo durissimo. Sentivo il glande bollente contro il mio palato e le vene dell’uccello pulsare avanti e indietro tra le mie labbra. Per la prima volta venivo presa da due maschi contemporaneamente, e scoprii che la cosa mi piaceva. Ma ciò che mi sconvolgeva maggiormente era il godimento che provavo nell’essere umiliata dalle loro parole, dagli incitamenti a succhiare con maggiore energia, ad aprirmi il culetto per quello e per altri cazzi. I due maschi si eccitavano ulteriormente descrivendosi l’un l’altro le sensazioni provate a violentarmi, e questo non fece altro che abbassare la loro resistenza. D’improvviso, la mia bocca venne invasa da un autentico fiume di sborra che il giovane, trattenendomi la testa, mi costrinse a bere fino all’ultima goccia. E proprio quando gli ultimi schizzi giunsero nel mio stomaco, dall’altro cazzo cominciò a eruttare un’altra colata di sperma che mi riempì, in ondate crescenti, il culetto ormai sfondato. Fu in quel momento, quando ebbi finalmente la bocca vuota dal membro e la testa libera di muoversi, che, volgendo casualmente lo sguardo verso la porta del bagno, mi accorsi di Luca: era lì, nudo, eccitato come mai lo avevo visto, e stava riprendendo con la telecamera tutto ciò che io stavo subendo! – Ecco un altro filmato da collezione! – disse con sarcasmo zoomando sulla mia bocca dalla quale colava un rivolo di sperma biancastro, mentre l’audio era costituito dai grugniti bestiali di Dario che sborrava nel mio culo! Quando la sua verga finalmente si sfilò dal mio ano (procurandomi un’ulteriore fitta dolorosa al passaggio della cappella rimasta gonfia), mi lasciai piombare sul pavimento fradicio in una posizione realmente oscena: il sedere mi era rimasto sollevato e le gambe spalancate e leggermente ripiegate, cosicché i miei orifizi tanto martoriati diventavano – me ne resi conto solo dopo aver ripreso fiato – un autentico invito alla ripresa in video. E Luca, naturalmente, ne approfittò per fare alcuni primi piani, descrivendomi in ogni particolare cosa stava fissando sulla videocassetta: il mio buchetto ancora spalancato, la sborra che ne usciva e che colava sulla figa, il solco tra le natiche ricoperto di oscena crema biancastra… – Se tuo padre e i dirigenti dovessero vedere questi filmati – disse il mio ex ragazzo – tu e la tua famiglia dovreste emigrare in Alaska! Per cui ti conviene evitare che le mie videocassette giungano nelle loro mani! E ci fu una risata generale. Ormai, la trappola era completa: non potevo rifiutare nulla di ciò che Luca mi avrebbe chiesto o, meglio, ordinato. Adesso, ero veramente un oggetto nelle sue mani, e il tono di voce che aveva usato mi faceva presagire che non si sarebbe negato davvero nulla!
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