La consacrazione finalePer riprendermi dalla sera dell’iniziazione mi ci volle un po’ di tempo, forse di piu’ di quanto mi aspettassi. Analizzando cosa mi avevano fatto in poco piu’ di due giorni ce ne era per scrivere un libro di perversioni.Clisteri, frustate dappertutto, violazione di ogni mio buco, gli anelli alla fica e una serie inenarrabile di umiliazioni, bisogni corporali in pubblico. Insomma l’aspetto piu’ sconvolgente era che ne venivo fuori completamente trasformata. Non ero piu’ la giovane donna sicura di se’, ma una cagna dedita al piacere. Avevo perfino goduto solo con la frusta, mai mi sarei aspettata di giungere a tanto neanche nelle mie fantasie piu’ recondite.Cosi passai una settimana abbastanza rilassante, con la compagnia di Naomi, convalescente anch’ella da quella terribile (e piacevole) serata. L’aiutavo a mettersi degli unguenti sulla passerina, tutta scorticata dalle feroci frustate del suo Master. La poverina mi raccontava che prima di arrivare al castello era stata una prostituta, scappata da casa per cercare fortuna e finita sulla strada a battere, costretta dai suoi stessi connazionali. Una storia purtroppo simile a molte ragazze provenienti dall’Africa e dall’Est europeo.Non aveva mai piu’ rivisto i suoi genitori, che nel frattempo erano morti per la fame, e il suo Master aveva deciso di toglierla dalla strada, per farne in pratica una puttana di lusso e la sua schiava.Un bel giorno mentre mi trastullavo nei miei sogni, Marco si rifece vivo, era stato via per lavoro pensavo, invece scoprii con rammarico che aveva passato un periodo in ferie in Thailandia. Tutto bello abbronzato, appena lo vidi mi si spalanco’ la fica dalla contentezza e gli corsi incontro come un cane che fa le feste al suo padrone.Il tono era pero’ diverso, era in compagnia di una splendida orientale, alta e formosa, insolitamente pensai io, mora occhi verdi e spietati. Mi tratto’ abbastanza male, senza calore e vidi con dispiacere che la donna asiatica era al suo livello, non era una schiava ma una domina. Vestiva elegante ma con un piglio deciso, tacchi alti e trucco all’occidentale completavano il quadro.”Ciao Marika ti presento Ti-Ann-Li (capii io ma per comodita’ la chiamero’ Ann), e’ una mia amica che lavora per la mia filiale di Bangkok, stara’ con noi qualche giorno e ho deciso di usarti insieme a lei, ovviamente senza chiedertelo” furono le laconiche parole del mio padrone. “Preparati subito che sono impaziente”.Mi accovacciai ai suoi piedi come ero stata addestrata a fare con le gambe leggermente divaricate e il capo chino.”Bene, bene, vedo con piacere che ti hanno insegnato le buone maniere, e che non porti piu’ i segni della serata di settimana scorsa” disse sfiorando la pelle candida, non senza provocarmi dei lievi brividi.Solo allora mi accorsi della presenza di Ann, che mi fissava fredda e pungente “allora e’ ancora un po’ sfrontata la nostra schiava, guarda Marco come ti guarda con sfida, non sara’ mica gelosa di me, vero? A me non importa di Marco, scopa bene e mi fa godere ma non siamo fatti per andare d’accordo, se non nel tormentare qualcuno” disse con un perfetto italiano solo appena venato di un’ inflessione orientale.Molto probabilmente lei con squisito istinto femminile aveva capito dal mio atteggiamento che la sua presenza non era gradita, e che nutrivo rancore verso il mio padrone per questa ennesima cattiveria.”Cosa possiamo fare per sgranchirci un po’, il viaggio e’ stato lungo e risento ancora del jet-lag nonche’ dell’inculata che mi hai dato nel bagno dell’aereo” disse lei con perfidia, tanto per accentuare ancora di piu’ il mio dolore.”Ma non so, lei e’ una settimana che si riposa, proporrei di montare gli aggeggi che abbiamo portato dall’oriente e di farglieli provare, cosi per sgranchirci come dici tu”.Venni presa e condotta in una saletta per le punizioni (dopotutto ero ancora in debito) e avendo l’accortezza di bendarmi mi persi tutti i preparativi necessari.Venni nuovamente fatta sedere su una poltrona ginecologica, con la zona perianale bella rialzata e in evidenza, visto le gambe ben spalancate.Ovviamente mi immobilizzarono per evitare scuotimenti inutili e presero ad armeggiare, tirando fuori molti aggeggi da degli enormi scatoloni, appena intravisti prima che mi mettessero la benda.Il fatto di non poter vedere mi incuriosì e impaurì nello stesso tempo. Ma cosa volevano farmi? Quali strumenti intendevano utilizzare, boh, sentivo, sforzandomi al massimo con l’udito, che c’erano una quantita’ industriale di pezzi di ferro e congegni meccanici. Quando finalmente mi furono liberati gli occhi vidi con orrore cosa mi aspettava. C’era una scatola con dei fili, un generatore di corrente indovinai, ma l’orrore e’ che attaccati ai fili c’erano anche una serie di finti membri in metallo, simili a giganteschi elettrodi fallici.Inoltre un altro macchinario era quella che definirono una “fuck-machine”, un congegno elettrico che avrebbe sostituito il piu infaticabile degli uomini con protesti ed attrezzi da montare sopra, di qualsiasi forma e dimensione.”Ti piaciono i nostri strumenti di piacere, vero, puttanella, ma guardala solo a vederli ha cominciato a sbavare” mi apostrofo’ ironicamente la donna.Per prima cosa usarono un gel a doppia funzione, lubrificante e “conduttore” per l’elettricita’.Presero un grosso dildo e me lo schiaffarono in culo senza troppi preamboli. Era una settimana che non prendevo nulla nei miei buchi, ne avevo voglia si, ma l’introduzione animalesca fu’ dolorosa. Poi fu’ la volta della fica, in cui ficcarono un altro dildo di dimensioni generose.”Ahhhhh piano mi fate male” mi lamentai io, ma una sonora pacca data sulle estremita’ dei due attrezzi che fuoriuscivano di poco dai miei buchi, mi fece tacere con un sobbalzo. I due predisposero la fuck-machine, attaccando due leve per trasmettere il moto ai due grossi membri posticci.”Comincieremo con calma, per poi aumentare via via la velocita’, appena i tuoi buchi da cagna sfondata saranno ben lubrificati dai tuoi succhi”, mi informo’ Ann.E cosi accesero l’infernale strumento che comincio’ a pomparmi a dovere come uno stallone in fregola. Sulle prime non provai piacere, i due stantuffi non erano sincronizzati e fino a che uno entrava e l’altro usciva non era problematico. Quando invece si infilavano insieme, dovevo trattenere il respiro per la spinta poderosa che rischiava di spostarmi dalla mia posizione. I due membri sarebbero stati gia’ di ragguardevoli proporzioni se usati singolarmente, insieme mi sembrava per l’ennesima volta di essere squartata come un vitello al macello.”Allora ti piace il nostro regalino, piccola troietta schifosa, cosi vedrai che non avrai voglia di cazzo per un po’, su dai RISPONDI!!!”.E visto che non riuscivo a fiatare, tutta concentrata sugli arnesi che mi stavano sfondando ano e fica, pensarono bene di ricordarmi chi comandava con una tempestata di bacchettate sulle tette.”Ah si ahi si mi piace molto, basta con le verghe vi prego, prometto che saro’ piu diligente” ma questi non si volevano fermare e finirono solo quando mi videro piagnucolante come una bambina, con il seno tutto arrossato.Nel contempo Marco se lo tiro fuori e mi chiese di succhiarglielo, aumentando il ritmo della macchina, in modo da spronarmi ad un pompino piu’ focoso.Mentre i due membri si alternavano ormai senza resistenze nei miei due buchi, Marco mi scopava in bocca con movimenti di vaievieni molto decisi. Me lo spingeva cosi in fondo alla gola da sofforcarmi, provocandomi dei colpi di tosse.Quando alla fine venne, innondandomi la gola con potenti fiotti di caldo sperma, mando’ al massimo la macchina, che sussulto in un primo momento, accelerando i falli ad una velocita’ da non credere, cosi che ricevendo gli ultimi schizzi sulla faccia, venni anch’io gridando a squarciagola il mio orgasmo.”Ah ma allora ti piace veramente la mia macchina, guarda come e’ sbrodolata, gli cola tutta la fica a questa bagascia” disse Ann che fino a quel momento era stata abbastanza passiva.Mi lasciarono a riprendermi dall’orgasmo solo il tempo di vedere lei che si spogliava.Appena misi a fuoco le immagini non credetti ai miei occhi.Sembrava di stare davanti ad un miraggio, infatti Ann aveva un corpo stupendo, un seno bello pieno e florido, messo in evidenza dal colore ambrato della sua pelle. Mani e braccia aggrazziate e lunghe gambe affusolate, per non parlare del sedere che definire marmoreo non le dava giustizia.Cosi stupita da queste belta’ rimasi di sasso quando vidi spuntare in mezzo alle coscie dell’orientale una mazza nodosa di generose dimensioni, gia’ tesa e con la cappella scoperta, paonazza, gia’ chiaramente umida e luccicante per lo spettacolo appena trascorso. Cavoli Ann era un transessuale, o meglio un travestito. Solo adesso capivo perche’ all’inizio avevo notato il suo seno insolitamente prosperoso per una ragazza dell’oriente. Erano chiaramente finti quei globi di carne sfrontatamente rivolti all’insu’.Era talmente bella (o forse dovrei dire bello), che rimasi senza parole anche quando mi si avvicino’ con l’intenzione di farsi sbocchinare da me. Memore delle frustate precedenti stavo per aprire la bocca, quando Marco mi precedette stupendomi per la seconda volta in pochi minuti.Si avvicino alla splendida asiatica e comincio’ un lento pompino,da vera puttana, quando comprese che era pronta, diresse il suo membro al mio culo, incitandomi a sfondarmi “dai picchiaglielo in culo a questa piccola cagna, guarda come e’ aperta ed accogliente, vedrai che gli piacera’” e in un sol colpo sentii le dure palle di Ann sbattermi con foga sulle chiappe con uno schiocco.Nonostante la preparazione la dura intromissione mi ricondusse sul sentiero del dolore, ricordandomi che l’orgasmo di pochi istanti prima era stata solo una parentesi e che io ero li per soddisfare i miei padroni con quello che potevo, la mia sofferenza e i miei buchi doloranti.Ann si dimostro’ un buon amante e dopo aver visto Marco come la sbocchinava non avevo dubbi che anche il suo culetto aveva provato l’attrezzo che mi stava limando cosi bene. Marco s’accorse subito che mi stavo divertendo un po’ troppo e cosi passo alla parte B della giornata, applicandomi per il momento solo gli elettrodi ai capezzoli.”Cominciero’ come sempre con un bassa intensita’, no non ti preoccupare, la corrente sara’ sempre bassa e non corri rischi per la tua incolumita’, solo che soffrirai molto anche cosi, mia cara” mentre diceva questo mi bacio’ con passione facendo gustare il forte sapore di uccello eccitato di Ann, che nel frattempo aveva rallentato il ritmo, pre-gustandosi la prossima tortura “dai dai incomincia non so’ se riusciro’ a trattenermi a lungo” gli disse in un sospiro ravvivandosi i lunghi capelli corvini, lievemente sudati per lo sforzo e la passione.Marco accese il generatore e la prima cosa che provai fu un leggero pizzicore ai capezzoli, la corrente che passava era superficiale ma bastava a farmi ergere persino le aureole, inturgidendo il tutto in maniera maestosa.Appena pero’ Marco aumento’ l’intensita’ di un poco, cominciai ad avvertire un bruciore molto forte nella parte, ma Ann non fu soddisfatta di questo utilizzo a dir suo poco ortodosso.”No Marco, non cosi, se aumenti a poco a poco la corrente, la schiava fa in tempo ad abituarsi, il male c’e’ ma non e’ questo quello che voglio, fai come ti dicevo l’altro ieri, aumenta e poi scendi, poi dalle delle stoccate a potenza massima per tornare indietro, cambia ritmo in modo che non si possa aspettare quando e con che intensita’ arrivera’ la scarica”.In effetti potei appurarlo subito, questo metodo era molto piu’ bastardo, prima arrivava una debole scarica quasi impercettibile, poi tutto di un colpo una molto piu’ violenta che mi faceva inarcare dal dolore e urlare come un’indemoniata.Marco godeva di questa situazione per il dolore che mi infliggeva, ma c’era di piu’. Ad ogni impulso forte di corrente involontariamente contraevo tutta la muscolatura compresa quella del pertugio anale, arrecando un piacere perverso e tutto nuovo al mio sodomizzatore che si sentiva stringere il membro come in un piacevole massaggio.Sempre continuando in questo andirivieni di alti e bassi, Marco, ripresosi dal mio pompino, si porto’ dietro ad Ann e infilo tutta l’asta fino ai coglioni nel suo incantevole e capiente culo, spingendo lei ad affondare con sempre piu’ foga nel mio povero culetto ormai slargato.Stavolta arrivammo all’orgasmo tutti insieme, Ann addirittura mi graffio’ la pancia e le coscie con le sue lunghe unghie, vibrandomi gli ultimi e decisivi assalti.Entrambi vollero farsi pulire l’uccello da me, cosi gustai e apprezzai il mio sapore e poi quello nuovo e diverso del culo di Ann.”Adesso ti propongo un po’ di riposo, prima di utilizzare i due aggeggi insieme, ti sleghiamo, vai a lavarti un po’ e poi vacci prendere qualcosa da bere e da mangiare, tutta questa attivita’ ci ha messo appetito, vero Ann” le disse gentile rivolgendosi a lei come ad un’amante.Fu’ cosi che mi tolsero dalla mia posizione, facevo quasi fatica a camminare e il culo mi doleva molto, ma mi feci coraggio e feci come mi avevano ordinato.Dopo che ebbero mangiato e bevuto (mi concessero anche di bere qualcosa) si prepararono all’ultimo atto finale, venni legata di nuovo ma in posizione differente, a delle catene pendenti dal soffitto. Una catena per ogni arto, piu’ una fascia per sorreggere il peso del corpo, passante dietro all’altezza dei reni.Regolarono anche la lunghezza dei tiranti in modo da spalancare le gambe, tenendomi leggermente col il culo piu’ in alto che la testa.La posizione era abbastanza comoda, ma esponeva pericolosamente tutto il corpo, senza esclusioni.Guardai con terrore la preparazione dei elettrodi da “interno” di lucido metallo (piu’ simili a uova), e della miriade di elettrodi a coccodrillo pronti a farmi partire per nuovi lidi di sofferenza.Mi introdussero abbastanza gentilmente le due “uova” e mi applicarono gli elettrodi nuovamente sui seni, sulle grandi labbra della fica e sul clitoride, tramite le dolorose pinzette.Solo quella sul clito mi fece molto male, vista la delicatezza e la sensibilita’ della parte in questione. I seni ormai erano quasi insensibili, dopo la fustigazione e le precedenti scariche. Le grandi labbra avevano gli anelli, ed ero ormai abituata a farmele slargare da tutti quelli che mi scopavano.I due elettrodi sulla fica pero’ vennero utilizzati per allargarla per benino in modo da esporre oscenamente il fiore interno. Le due uova metalliche erano una presenza quasi confortevole, e un calore comincio’ a pervadermi l’utero.”Adesso riceverai la punizione che meriti per avermi fatto fare una brutta figura durante il rito dell’inizziazione. Cominceremo a somministrarti scariche a tutti gli elettrodi. Poi ti faremo assaggiare la frusta in tutti i suoi modi, e per concludere applicheremo le due tecniche di tortura insieme, io al generatore e Ann alla frusta, hai capito bene? Ah dimenticavo non voglio sentire suppliche, puoi piangere e urlare quanto vuoi ma per carita’ non supplicarci, perche’ sia io che Ann ci vedremo costretti ad aumentare ulteriormente la tua pena. Giudicheremo noi quando saremo soddisfatti della punizione, hai capito allora?” facendo cadere nel contempo una feroce sberla sul mio sesso spalancato.”Si ahhhhhhhhhh ho capito signore….ho capito ahhhhhh (una nuova pacca sulla fica datami da Ann, mi ricordo che dovevo salutare anche la mia nuova signora, o signore ^_^) si signora la ringrazio per la punizione che mi vorra’ impartire”.Bene per il momento era il turno della corrente, Marco mi fece provare ad uno ad uno tutti gli elettrodi cosi per farmi capire come funzionavano. Inutile dire che quello che trovai piu’ dolorosi erano i due interni e quello sul clito. La corrente impazzita correva tra le due uova interne e sul clito facendomi contrarre in maniera incontrollata come una marionetta azionata da fili invisibili.Stavo per pensare che non sarei riuscita a non supplicare quando ecco che era gia’ il turno della frusta.Quella serpe di Ann comincio’ da lontano, ma avevo gia’ capito dove voleva arrivare.Prima i piedi, sempre con un sottile giunco, poi le caviglie e l’interno delle coscie, il culo proteso verso il basso, la schiena (in parte protetta dalla fascia che mi reggeva), la pancia, i seni e perfino le braccia……nessuna parte venne risparmiata dalla crudele fustigatrice che alternava la sottile bacchetta di giunco con un gatto a nove code dotato di mille correggie e mille nodini infidi.Ma per la prima parte vidi che risparmiava il sesso, girandogli intorno, senza mai sfiorarlo. Ero gia’ in affanno, non era la prima volta che mi frustavano, ormai ero abituata, ma il ritmo era indiavolato. Contrariamente alla cultura occidentale, che interponeva un lasso di tempo tra un colpo e l’altro per far assaporare il dolore, la sua tecnica era tendente alla demolizione fisica e psicologica della vittima.Non lasciava infatti neanche il tempo per respirare tra un colpo e l’altro e dopo poco mi ritrovai sbuffante e sudata come dopo una lunga corsa.Ah gia’ dimenticavo, nel contempo tutto il mio corpo era diventato di un forte colore rosso, solo le parti protette dalle catene e dai sostegni aveva mantenuto il colore originario. Tutta rossa dicevo a parte la fica….ma sapevo che sarebbe stata una tregua momentanea.”Adesso finalmente ti faro’ gridare veramente, ti frustero’ senza pieta’ sulla fica, questo perche’ da buona trans e’ la cosa che non potro’ mai avere pienamente, si mi potro’ operare nei migliori ospedali (chissa’ tra quanto) ma non potro’ mai avere la sensibilita’ che hai tu naturalmente. Come vedi in tanti anni ho modellato il mio corpo e anche mentalmente sono una donna, ma questo membro che pende tra le gambe non vale neanche un quarto dell’attrezzo che ti porti tu in giro, per questo saro’ particolarmente bastarda e infoiata nello strapparti ogni lamento e centimetro di pelle”.Ma questa e’ pazza, pensai io, il fatto di non avere la fica la manda in aceto, cosi mi girai verso il mio padrone e gli chiesi rassicurazioni sui propositi di Ann, e lui come al solito mi disse che non avrei patito cicatrici o segni permanenti.Contrariamente a prima prese a colpirmi in maniera metodica e lenta, niente frenesia per il momento. I colpi giungeva precisi e potenti, l’impulso del dolore martellava il cervello con violenza, e un calore bruciante si irradio’ dalla mia fica in pochi colpi. Aveva intriso le correggie della frusta con una sostanza irritante e dopo circa una decina di colpi, senza volerlo, stavo gia’ implorando di smettere.”Su dopo averti visto all’opera, pensavo avresti resistito di piu’, mi deludi un po’ cara la mia troietta” disse Ann con malcelata ironia. Anche Marco non era molto contento, cosi prese a far funzionare il generatore scaricando corrente mentre Ann non colpiva e fermandosi solo per farmi assaporare il successivo colpo.Si fermarono solo dopo che il sangue comincio’ a sgorgare dalle mucose ferite. I muscoli del corpo erano tutto un crampo, per gli spasmi involontari che generava la corrente e io non riuscivo piu’ neanche a fiatare. Mi tolsero tutti gli elettrodi e mi scoparono a turno nella fica senza pieta’, pensando solo al loro piacere. In una scena finale vidi Marco sopra di me con Ann che lo inculava di brutto. Vidi questo prima di svenire in un meritato oblio.Il mattino dopo mi svegliai nella mia stanza con ancora tutto il corpo dolorante.Mi alzai per andare al bagno e allo specchio potei vedere tutto il mio essere ricoperto di echimosi e striature scure.Quando pensai che era ormai tutto finito, ecco che colsi la presenza di un biglietto sul cuscino, un messaggio di Marco.Mi diceva che tutto sommato era contento di me ma rimaneva solo un’ultima prova, dopodiche’ sarei stata libera di andarmene. Sarebbe tornato tra una settimana e poi sarei stata di nuovo libera.La settimana passo’ nuovamente senza sorprese, ero talmente conciata male che nessuno mi cerco, e ancora una volta mi stupii delle capacita’ di recupero del corpo umano. 7 giorni dopo c’erano solo degli invisibili solchi al posto delle staffilate che tattuavano la pelle dopo quella terribile sera.Venni condotta lontano dal castello in una casa di caccia, dove trovai nuovamente il mio amore Marco in compagnia di un suo nuovo amico, un arabo, cosi a prima vista. Un bel uomo sulla quarantina, forte e possente come un toro, rimasi insomma soggiogata dal nuovo venuto e la cosa non passo’ inosservata a Marco:”ehi Marika, vedo che il mio amico ti piace, bene non so se sara’ ancora cosi quando tornerai libera”. Era passato ormai molto tempo dal io arrivo e non sapevo piu’ neanche in che stagione eravamo, ma molto presto sarei tornata al mio lavoro e questo sarebbe stato solo un ricordo.L’arredamento del casino di caccia era molto spartano, un cavalletto per le punizioni (del tipo in voga per le fustigazioni pubbliche della legge islamica), tappeti e corde un po’ ovunque, un grande camino acceso in un angolo.Senza reticenze mi posero sul cavalletto a pancia in giu’, lasciando che il nuovo venuto (Ali, tanto perche’ mi piaciono i nomi corti) mi palpasse a suo piacimento. Aveva un tocco dolce e delicato quanto quello di una donna, in palese contrasto con il suo fare molto deciso.Si spogliarono entrambi e vidi che era un eunuco, capperi prima il trans e adesso un emissario di qualche emiro……mah…..Volle vedere come me la cavavo con il sesso orale e per questo ovviamente lo aiuto Marco, visto che lui era impossibilitato per ovvi motivi ad avere un coito.Mentre spompinavo Marco si diede da fare sul mio culo con un frustino da cavallo, striandomi nuovamente le chiappe con delle belle righe rossastre (eh gia’ quasi quasi mi mancavano……).Poi Ali chiese a Marco di scoparmi e incularmi, e ovviamente lui non si fece pregare. I buchi mi dolevano ancora un poco ma la questione sarebbe stata anche piacevole se nel frattempo l’arabo non avesse usato ancora il suo frustino per segnare altre parti del mio corpo rimaste ancora “candide”.Finita questa parte iniziale dell’operazione complottarono un po’ in arabo, percui non capii un accidente di quello che si dicevano, ma intuii che parlavano di me.Ogni tanto Marco sembrava fare una richiesta, l’eunuco ci pensava su, mi infilava un dito nel culo o nella figa e riprendeva a contrattare.Marco mi voleva vendere ad un emiro, le mie caratteristiche fisiche si sposavano alla perfezione alla richiesta del famoso e ricco uomo arabo che Ali rappresentava, ma voleva in sintesi la mia approvazione.VENDUTA!!!Ma come poteva pensare una cosa simile. Marco avrebbe avuto la possibilita’ di incontrarmi, ma mai avrebbe potuto posare di nuovo una mano su di me.Orami della mia vecchia vita non rimanevano che deboli traccie nella mia mente, per convincermi mi dissero che mi avrebbero trattato da regina per il resto della mia vita, anche se avrei continuato ad essere trattata come un oggetto, vista la scarsa propensione all’emancipazione femminile del mondo arabo.Come prova finale mi dissero dovevo passare una specie di test, che nel caso di esito positivo, mi avrebbe anche insegnato l’inzio della sorte per chi tentava di fuggire dall’harem.Non so cosa mi prese ma dissi di si, cosi Ali contento per l’ottimo affare trasse da una sacca di pelle due involucri sconosciuti, avvolti in fogli di carta trasparente.Era la temibile punizione del fuoco sacro di Allah.Altro non erano che due pacchi di peperoncino finissimo, avvolti in due contenitori di carta, rigidi abbastanza per essere introdotti nella vagina e nel culo, ma che a contatto con l’umidore naturale erano in grado di liberare la “bruciante” sostanza in profondita’.Mi girarono sul panchetto e mi legarono molto stretta, per, disse Ali, non consentirmi di farmi male da sola.Quindi prese ad armeggiare con i due involucri inumidendoli con un unguento oleoso.Senza troppi fronzoli me li piazzo’ in profondita’ nei miei due buchi, resi gia’ larghi e fradici dalle attenzioni di Marco.Sul primo momento non sentii niente se non un piacevole senso di riempimento, ma appena le mie secrezioni cominciarono a disgregare il sotille foglio di carta una spiacevole sensazione fluii in me facendomi ardere dal male.”Vedi mia cara puttanella bionda, questo e’ solo l’inizio di una temibile agonia, qualora decidessi di scappare dall’harem del Sultano. Sarei direttamente io ad impartire tutte le torture necessarie a procuranti una morte lenta e dolorosa”, disse Ali in un italiano stentato. “Sempre io sono l’addetto nel somministrare eventuali punizioni per le tue manchevolezze, e visto il mio stato, non potresti comunque usare le tue armi di seduzione per farmi cambiare idea. Mi dovrai mostrare in pubblico la stessa devozioni che dovrai usare per il Sultano, ricordati che e’ meglio avermi come amico…che come nemico!!”Intanto il tempo passava e il bruciore alla fica e all’intestino era diventata insopportabile cosi presi ad urlare e a scalciare come una pazza fino a che Ali decise che poteva bastare come dimostrazione e decise di effettuare un lavaggio interno per la vagina e un bel clistere per l’intestino.”In caso estremo dovrai tenere dentro il peperoncino per tutta una notte, adesso l’hai tenuto solo per 10 minuti, quindi vedi di fare la brava, ok?” dicendo questo prese due canule con attaccata una vaschetta piena di un liquido che avrebbe attenuato e poi eliminato gli effetti della sostanza rossa.Me ne introdusse una in fica e l’altra in culo senza troppi complimenti, anche se il suo tocco era ritornato gentile allo stesso tempo. Man mano che il liquido fluiva in me, la sensazione di bruciore si attenuo’ e in breve tempo comincio’ a darmi piu’ fastidio la sensazione di pienezza, soprattutto all’intestino. La vagina restituiva infatti l’acqua pregna della sostanza bruciante, mentre per l’intestino ci vollero piu’ applicazioni successive.Non vi dico l’imbarazzo ogni volta che mi liberavo, non so se mi bruciava di piu’ l’ano al contatto col peperoncino o la faccia rossa per la vergogna. Per commiato Ali si fece leccare il sedere per molto tempo e intravidi che il suo affare doveva aver conservato parte dell’ardore di un tempo, perche’ divenne piu’ turgido che all’inzio.”Bene Marco penso che abbiamo finito, slegala e salutala, ho intenzione di partire subito, ho una nave che mi aspetta a Genova per condurci dal Sultano”.Marco mi slego’ mi bacio’ per l’ultima volta e mi aiuto’ a rivestirmi, non l’avrei piu’ rivisto, il giorno seguente lasciai il castello di buon ora e con esso lasciai per sempre la mia vita per trasformarmi in un’odalisca…….ma questa e’ un’altra storia…..
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