Marina si era abbandonata sul letto, nuda ancora come mamma l’aveva fatta. Era sfinita dopo l’amplesso consumato con lo zio, cui aveva partecipato, ed era una novità sconvolgente per la ragazza, anche zia Amelia. Lo zio Flavio non era più nella stanza, mentre zia Amelia si era sdraiata accanto a lei, senza dire parola, e giaceva supina aggrovigliata scompostamente alle lenzuola. Zia Amelia interruppe di colpo il silenzio:”Te l’avevo detto, Marina…Non è vero che con lo zio è una favola?””Davvero” rispose la ragazza, che con la mente riandava ancora ai piaceri provati qualche istante prima, mentre cavalcava come un’ossessa lo zio, con la sua virilità profondamente infissa dentro di lei.”E non è il meglio…” aggiunse zia Marina”Come non è il meglio? chiese la nipote. “Quale sarebbe il meglio allora?””Il meglio è nel buco più stretto Marina, credimi. Hai mai pensato di provare ad avere un rapporto anale?””Mai, ho troppa paura” rispose seria Marina.”Non devi avere paura, il dolore è questione di un momento, poi passa. E se il maschio è bravo e ti prepara a dovere, il dolore della penetrazione è già piacere””Non lo so, zia…””Credimi, te lo dico per esperienza. La mia prima volta…con tuo zio, è stata stupenda. Sentirsi riempita, completamente riempita di uccello, oddio…Adesso è ancora piacevole, ma mai come la prima volta, quando ero stretta e il buchino si contraeva sul cazzo di tuo zio mandandolo in orbita. Che porco, tuo zio!!! Mi vuole sempre prendere lì, sai…dice, scherzando, che sono una troia da quattro soldi e davanti sono troppo larga, per cui mi vuole sempre scopare dietro…”Marina era sconvolta ed eccitata. In pochi giorni di vacanza la zia le si era rivelata per quello che davvero era. Una donna viziosa, che parlava in modo scurrile ma che accendeva i sensi. Era una donna cui i rapporti sessuali non bastavano mai, che sembrava pronta a lasciarsi andare a superare qualsiasi limite di perversione. Le sue parole sembravano sempre fatte apposta per scatenare il desiderio di abbandonarsi alla passione più lasciva. Marina se ne rendeva conto. Alla zia Amelia erano bastati pochi giorni, di discorsi piccanti e provocanti, per attirarla nel loro letto e nella loro depravazione. Anche il discorso che le aveva appena fatto, sui rapporti anali, non l’aveva lasciata indifferente. Certo, la paura che aveva di un rapporto sessuale di quel genere, che lei considerava contro natura, era ancora grande, ma la zia lo stesso era riuscita a incuriosirla, a solleticare i suoi istinti più nascosti e adesso non avrebbe saputo dire se il rifiuto ad abbandonarsi a quel piacere sarebbe stato ancora così categorico.Lo zio Flavio ritornò nella stanza. Era nudo, con il corpo statuario abbronzato e virilmente coperto di peli sul petto e sull’addome. Il pene era a riposo, e tuttavia anche così se ne indovinava la prestanza. Si avvicinò al letto sul quale si trovavano sdraiate le due donne, poi si portò dalla parte di Marina inginocchiandosi sul tappeto presso di lei. Le sfiorò con le labbra l’ombelico, facendola rabbrividire. Cominciò a baciarla sulla pancia, scendendo poi in maniera impercettibile verso la passera della giovane. Marina spalancò le cosce, senza alcun pudore, che sarebbe stato incomprensibile al punto in cui era arrivata l’intimità con gli zii. L’uomo si portò con la bocca sulla fica della giovane, sondandola in profondità con la lingua. Marina afferrò con le mani la nuca dello zio, premendola sul suo grembo, avvertendo in maniera inesorabile il montare dell’orgasmo. L’uomo non le diede tregua, insistendo sul clitoride con colpi di lingua lenti e lunghi, che portarono la nipote sulla cima dell’olimpo. Marina non tardò a venire in bocca allo zio, una cascata d’effluvi raccolti dalla lingua che le dava piacere, mentre la sua bocca mugolava incomprensibili parole d’abbandono alla lussuria, accompagnate da gemiti e invocazioni a qualcuno che la salvasse dall’enormità del godimento che la torturava.Il bastone dello zio, nel frattempo, era tornato in piena efficienza, duro e grosso, pronto per una nuova battaglia. Zia Amelia, che se n’era accorta, era scesa dal letto e, inginocchiatasi dietro al marito, ne aveva afferrato il membro e lo masturbava con foga mentre la bocca del consorte andava frugando la micetta di Marina.Marina, raggiunto l’orgasmo, non ne aveva ancora abbastanza, o meglio voleva di più, e lo disse a chiare lettere allo zio:”Zio, mettimelo dentro, dai…””Cosa devo metterti dentro?” chiese Flavio con voce roca, eccitata, e con una punta di sarcasmo per la reticenza che avvertiva ancora nella nipote, nella sua resistenza al lasciarsi andare.”Devi dirmelo, dimmi cosa vuoi…””Dai zio, ti prego…lo voglio…””Dimmi cosa vuoi…””Zio lo voglio…voglio…il cazzo…””Ah, questo vuoi? Questo uccellone, una bambina piccola come te? Ma lo sai che sei una golosona, come tua zia? Sei sicura di riuscire a prenderlo tutto, guarda che è un cazzone per una bambina piccola come te? Sei sicura di riuscire a prenderlo?””Sìì..Sììì…” mormorò Marina, che si era eccitata ulteriormente alle domande incalzanti dello zio. Anche i sensi di Flavio erano tesi allo spasimo, d’altra parte le sue parole nascondevano, neanche tanto a dire il vero, le sue voglie più profonde e gli stimoli che più lo facevano eccitare: il pensiero che il suo grosso uccello desiderava sfondare fichette strette, di ragazze giovani con poca esperienza.”Girati allora, porcellina, a novanta gradi con il tuo bel culetto…Guarda che culetto da sfondare, dopo pensiamo anche a lui…Allora dove lo vuoi il cazzo?””Dentro…””Dentro dove?””Dentro di me…dentro…””In bocca?””No…no…nella fica!”Flavio sorrise, inginocchiandosi sul letto, dietro la nipote. La vagina di Marina era abbondantemente lubrificata dai suoi stessi umori, colati copiosamente grazie all’orgasmo cui l’aveva fatta approdare il rapporto orale.Flavio portò la testa del pene sulle labbra della fica della nipote, velate di una leggera peluria nera. Strusciò il pene, solleticando i sensi di Marina, salendo poi con l’uccello fra le natiche e facendola fremere d’impazienza e paura, proprio col desiderio di lasciarla patire nell’indecisione sul dove volesse in effetti penetrarla.Poi scese di nuovo, con la verga dura come non mai, e la penetrò nella fica in modo deciso e irruento, facendola urlare dalla sorpresa. Senza indugio prese a montarla con foga, tenendola per le natiche, mentre la ragazza si appoggiava con i palmi delle mani al letto, e socchiudeva gli occhi al piacere che le veniva donato con quella penetrazione audace e poco rispettosa. A Marina piaceva essere presa in questo modo così rude, senza delicatezze, e da un uccello di quelle dimensioni, che la sondava in profondità, portandola a vette sublimi di godimento, ad altezze dalle quali la ragazza era resa inabile a qualsiasi tipo di ragionamento.Sfruttando proprio questo stato confusionale, zia Amelia fece fare un passo ulteriore a Marina lungo la strada che portava agli abissi della perdizione. Stesasi sul letto a gambe larghe, richiamò su di sé l’attenzione del marito, il quale capì subito le intenzioni della consorte. Senza uscire dalla vagina della nipote e quasi senza interrompere il coito, fece ruotare Marina finchè questa si trovò con la testa sopra il grembo della zia. Zia Amelia prese con le sue mani le mani della nipote, facendole mancare il sostegno e costringendola ad appoggiare la testa proprio sopra la sua pancia. Poi con le stesse mani prese la testa della nipote e se la portò sulla fica. Zio Flavio nel frattempo, che aveva sotto gli occhi la scena lubrica della nipote che veniva iniziata al rapporto saffico attivo, intensificò il suo va e vieni, agevolando con la sua monta il delirio dei sensi di Marina.”Leccamela, Marina, dai…leccamela…ti voglio sborrare in bocca…mettimi la lingua dentro…”Marina obbedì alle richieste della zia, baciando in maniera convulsa la fica della parente, leccandola per quanto le consentivano le imperiose spinte dello zio, che non le dava tregua.Flavio sentì che la ragazza stava di nuovo partendo verso vette paradisiache, e allora si affrettò ad interrompere il suo va e vieni, estraendo l’uccello dalla fica della giovane, per sdraiarsi sotto di lei e portarsi di nuovo con la bocca sopra il suo sesso. Leccò gli umori che la passerina della giovane aveva prodotto in gran quantità, e aggiunse, per la gioia della nipote, la stimolazione di due dita, con le quali si diede a torturare il nocciolo del clitoride e a penetrare nella buca lasciata sgombra dal cazzo appena fuoriuscito. L’azione riportò presto Marina sulla soglia dell’orgasmo. Zio Flavio, sentendo il montare del piacere della nipote, si portò con la lingua sopra, al centro, dove fra le stupende natiche bianco-lattee si apriva la sublime visione del forellino anale, bruno e inviolato.Flavio leccò dall’esterno l’anello, per poi intrufolare la lingua dentro e sentire l’incalzare dei gemiti di Marina. Con un dito intriso degli umori della fica della giovane, penetrò lo sfintere, senza sforzo apparente, e cominciò a stantuffare con una certa veemenza dentro a quel canale vergine e inviolato.Marina non smetteva di leccare la zia, anche se ogni tanto cercava di girare la testa dalla parte di zio Flavio, preoccupata delle attenzioni eccessive che questi prestava al suo posteriore. Zia Amelia, che per quanto riguardava il sesso col marito aveva un’intesa a cui non occorrevano parole, aveva compreso la volontà del consorte di prendersi la seconda verginità della giovane, e forzava con le mani la nuca di Marina per distoglierla dai preparativi che Flavio andava portando avanti dalle parti del suo culetto.Quando però un secondo dito si aggiunse al primo che Flavio aveva introdotto nell’ano di Marina, non ci fu per Amelia la possibilità di trattenere la giovane, che si liberò dalla pressione delle sue mani e lanciò un grido, di dolore e di protesta:”Aahh…oddiooo…bastardo, lasciami…aaahh…””Stai buona Marina…stai buona…lascia fare lo zio…non ti farà male…””Stronza…anche tu…mi fa già male….aaaahhh…””E’ solo un attimo Marina…lascialo continuare…credimi, ti piacerà…”Lo zio Flavio non intervenne con parole, non smettendo per un attimo il lavoro che aveva iniziato. La ragazza si era irrigidita troppo e la stretta del suo sfintere sulle dita era davvero eccitante per l’uomo, che mentalmente proiettava queste contrazioni sull’uccello che già si predisponeva a sperimentarle.Senza farsi notare, quando zio Flavio era ritornato nella camera, aveva riportato con sé un flaconcino di umettante, un prodotto favoloso, già sperimentato in altre occasioni in cui si era trattato di violare buchini posteriori un tantino stretti. Questo testimoniava che le intenzioni di Flavio sul culetto di Marina erano già predeterminate, e non erano frutto di un raptus improvviso che aveva tolto i freni inibitori alle voglie dell’uomo.Prese allora l’umettante e con esso si cosparse le dita, estratte dal retto di Marina, nel quale erano penetrate con troppa brutale violenza. Quando di nuovo forzarono lo sfintere, la reazione della ragazza non fu come la precedente, forse per il fatto che non si trattava della prima penetrazione oppure grazie alla lubrificazione dell’umettante, che favoriva l’intrusione.Lo zio la penetrò per un po’ con le dita, finchè si rese conto che la ragazza si era abituata a quel calibro nel suo intestino. Poi si rialzò, posizionandosi a pecora dietro di lei e, puntando la testa infuocata del suo uccello sull’anello raggrinzito dello sfintere, si apprestò a violarla con il suo grosso cazzo:”Marina, ti sfondo il buchetto…ti apro…””No, zio…ti prego…non farmi male…””Ti farò bene…vedrai…prendilo…”Cominciò a spingere, introducendo la cappella oltre la stretta dello sfintere. Si fermò un attimo, per permettere a Marina di abituarsi alla nuova misura della penetrazione, poi riprese a spingere, fermandosi soltanto quando i testicoli furono a contatto con le natiche della ragazza. Marina aveva urlato durante tutta la penetrazione, gemendo convulsamente, pronunciando parole sconnesse e imprecazione mai sentite sulla sua bocca. Si calmò quando l’uccello fu completamente infisso dentro di lei: si sentiva riempita completamente, completamente sfondata nell’ano, dove si sentiva trafitta da un’enorme punta che le dilatava le natiche e l’intestino in maniera che lei avvertiva quasi impossibile. I suoi gemiti risuonarono di nuovo nella camera quando lo zio riprese a muoversi piano dentro di lei, e diventarono urla e implorazioni quando l’uomo cominciò a scoparla con vigore, mentre la teneva stretta a sé con la forza delle sue braccia muscolose. Zia Amelia era rimasta in disparte, sgrillettandosi la fica con entrambe le mani, eccitata dalla visuale dello sverginamento della nipote. Raggiunse in breve tempo l’orgasmo da sola, e fece partecipe di ciò gli altri due amanti, con parole lascive ad essi indirizzate:”Marina…troia….sei una troia sfondata…adesso ne puoi prendere quanti ne vuoi, di cazzi…davanti e dietro…aaaahhh….vengoo…aaahh…””Brutto porco…te la sei fatta finalmente…ti stringe il cazzo quel buchetto vergine, vero?”Dopo aver goduto da sola, Amelia si portò con la bocca sopra la fica umida di Marina, baciandola e leccandola con passione. Il desiderio non si era attenuato neppure con l’orgasmo appena raggiunto, e il vedere a pochi centimetri da lei, il palo del marito che dilatava a dismisura lo sfintere della nipote, accese di nuovo a pieno l’impeto della sua lussuria. Penetrò con la lingua la fica della nipote, sentendola gemere in modo diverso da prima. Il dolore della penetrazione nel retto si era attenuato, e ad esso si aggiungevano ora le carezze che la sorella di sua madre le andava donando con la sua sapiente lingua. Il sentirsi sempre con un’estrema evidenza, l’abbondanza di quel pene che la riempiva completamente, assieme a quella lingua, una lingua di donna, la lingua di sua zia, che la sondava nell’intimità del suo essere, la portarono di nuovo in paradiso. Marina si abbandonò completamente al possesso di quei due diavoli che la stavano violando in ogni parte, il suo sfintere si rilassò completamente e si arrese alla furia del pene che la penetrava e la sua fica alla dolcezza di quella bocca che la torturava e fu allora che il piacere divenne troppo grande per essere sopportato da una sola persona. Marina sborrò violentemente in bocca alla zia, venne in maniera trionfale sulla sua lingua, un nettare copioso stillò e grondò sulla setosità delle sue splendide labbra di ventenne.Lo zio Flavio la sentì arrivare e sprofondò ancora più profondamente in lei, con i residui centimetri di cazzo che aveva conservati proprio per aumentare la grandiosità dell’orgasmo della ragazza. Non si era sbagliato sulla nipote, ancora una volta aveva avuto ragione lui: quella era una che i cazzi li sapeva prendere bene, davanti e dietro, e in bocca, e sapeva goderne a piene mani. Lasciò il pene fermo, interamente confitto nell’ano della nipote, finchè non ne sentì placarsi l’orgasmo. Poi non si trattenne più, e con pochi colpi di maglio nel retto della fanciulla raggiunse anch’egli l’apice del piacere. La sborra schizzò copiosa nell’intestino di Marina, lo sperma caldo e vischioso invase le sue viscere e prolungò la piacevolezza delle sue sensazioni di piacere. Zio Flavio si abbandonò stremato sopra di lei, con tutto il suo peso, l’uccello ancora dentro l’ano della ragazza: entrambi erano sudati e accaldati, l’amplesso era stato completo e appagante per tutti e due. Doloroso forse da principio, per Marina, che però nel proseguimento del coito si era abbandonata al piacere, aveva oltrepassato la debole barriera delle sue paure, proprio come l’enorme fallo dello zio aveva oltrepassato la resistenza del suo sfintere. Ora poteva godere a pieno le delizie del sesso, era libera di dare sfogo alle sue voglie e di assecondare quelle dei suoi amanti. Era libera, ora…
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