Stavo scopando con Martina; non era una cosa nuova da quando stavamo insieme. Anzi direi che accadeva molto spesso, ma quella sera c’era qualcosa di strano…Tutto era cominciato nell’estate di due anni prima; sono architetto, e dalle finestre del mio studio al piano terra si vedeva molto bene quello che succedeva per la strada; stavo parlando al telefono non ricordo con chi, probabilmente uno scocciatore, quando vidi una piccola fuoristrada parcheggiare proprio davanti alla mia finestra. Queste macchine sono abbastanza alte, e l’operazione di discesa può presentare qualche interessante sorpresa; vidi aprire la portiera e apparve lei, Martina. Rimasi subito colpito dal suo aspetto elegante, un fisico snello e sottile, un bel viso incorniciato da capelli biondi e reso più interessante da un paio di occhiali neri. Ma soprattutto mi colpirono le gambe, sensazionali, lunghe, affusolate, abbronzantissime; era ancora girata verso il volante. Poi successe l’imprevedibile; si levò gli occhiali, che depositò nel cassetto della macchina, e girò le gambe per scendere dal sedile. Nel far ciò la gonna già corta salì ulteriormente, e quando si giro il fatto che allargasse leggermente le gambe completò l’opera. Apparvero un paio di slip di un bianco quasi accecante, che, a contrasto con le gambe abbronzate, risaltava ancora di più. Rimase in questa posizione probabilmente solo per alcuni secondi, che a me parvero. Lei guardò nella mia direzione, sorrise scoprendo dei denti bianchissimi, si ricompose, scese dalla macchina e se ne andò, lasciandomi a bocca aperta. Ero sconvolto, e avvertivo chiari i sintomi di una erezione colossale; inutile dire che in tutto il pomeriggio non pensai ad altro, e così la notte successivaIl giorno dopo cominciai a ragionare e a fare attenzione alla eventuale presenza del fuoristrada nei dintorni, sperando che lei lavorasse lì vicino, o comunque che frequentasse quella zona; e fui fortunato. Il fuoristrada era parcheggiato davanti ad una grossa agenzia di viaggi. Qualche altro appostamento e la vidi entrare dopo l’intervallo del pranzo nell’agenzia; cominciai a incrociare davanti all’agenzia, sperando di incontrarla, contemporaneamente sbirciando all’interno per cercare di vederla. Durante uno di questi passaggi ero un po’ distratto e non vidi che veniva verso di me; in quell’istante squillò il telefonino e per rispondere mi girai di scatto andandole addosso. Il telefono cadde in terra ed io avevo fatto una figura da stupido; ma lei scoppiò a ridere in un modo così spontaneo che anche io mi rilassai e mi misi a ridere; fu lei poi a rompere il ghiaccio: “Guarda chi c’è, quello che sta sempre a guardare dalla finestra”, disse e aggiunse: “spero di non distrarti troppo dal tuo lavoro”.Capii che non doveva essere del tutto indifferente, e così mi feci coraggio e la invitai a prendere un caffè. Chiacchierammo a lungo, e scoprii che effettivamente lavorava nell’agenzia, aveva 35 anni, due meno di me, era divorziata con una figlia di 13 anni; la invitai nello studio, per chiacchierare più al fresco e lei accettò.Entrammo, mi accomodai alla scrivania e lei si mise a sedere sul tavolo, accavallando le gambe e mandandomi praticamente in estasi; in genere sono molto titubante, ma in questo caso mi dissi che non si poteva tergiversare oltre. Mi alzai, mi avvicinai a lei e la baciai sulla bocca; il suo profumo mi stordiva ma rimasi calmo. Lei rispose al bacio ed in breve le nostre lingue si incontravano, si toccavano, si lasciavano, in una eccitazione crescente; cominciai a toccarla, prima sul braccio, poi su un fianco, poi le misi una mano mano sul seno, non troppo grande, ma sodo e con un capezzolo che cominciava a farsi sentire sotto la stoffa leggera del vestito. Strinsi e lei rispose aumentando la profondità del bacio, inserendomi la lingua quasi in gola. Scesi con la mano a toccarle le gambe, lisce come seta, e poi risalii verso l’obbiettivo finale; inserii le mani sotto il vestito e sentii le mutandine leggere e umide per l’eccitazione. Le scostai, e passai un dito lungo la fessura, trovandola incredibilmente liscia ed umida; le nostre bocche si erano staccate, e lei mi guardava eccitata mentre il dito si apriva la strada dentro di lei, nella fica stupenda, stretta ed ricca di umori, con le labbra che si aprivano come un fiore. La guardai e le sussurrai: “Ho voglia di scoparti adesso”. Lei rispose non con le parole, ma attirandomi a sé e cominciando a slacciarmi i pantaloni; la aiutai, ed in breve il mio cazzo svettava duro e pronto a penetrarla.La misi a sedere sul bordo del tavolo, le sfilai le mutandine, le alzai il vestito; lei allargò le gambe, scoprendo una fica con dei peli rasati quasi completamente. Mi avvicinai e la penetrai con dolcezza, ma allo stesso tempo con un solo colpo lento e profondo; lei si lasciò sfuggire un gemito ma mi esortò a continuare. Cominciai a pompare con un ritmo crescente; dopo un po’ il suo respiro si fece affannoso, la bocca assunse un’espressione di piacere e mi parve addirittura di vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime; venne in un modo fantastico, e si abbatté su di me. La sua fica era ancora più umida ed io ero prossimo a venire; mi disse: “Ti prego, non mi venire dentro”. Lo sfilai e Martina, con solo due colpi di mano, mi fece schizzare; raramente avevo avuto un orgasmo così intenso, come si vedeva anche dalla quantità di sperma che continuava ad uscire e che atterrava sul suo ventre. Alla fine smise; lei mi guardò, sorrise in un modo che avrei imparato a conoscere, e mi baciò. Ci rivestimmo rapidamente perché ormai si era fatto tardi; fissammo di rivederci la sera a casa mia.E da quella ci sera ci vedemmo spessissimo, iniziando una vera e propria relazione; andavamo spesso fuori, e facevamo insieme le attività che due persone innamorate fanno: andare al cinema , a cena fuori, a vedere i negozi. La vita sessuale procedeva bene, anche se Martina era un po’ restia a provare cose nuove, per cui spesso facevamo l’amore nella classica posizione del missionario; devo dire che comunque tutto si svolgeva sempre con grande soddisfazione. Ogni tanto c’era qualche salto in avanti; ricordo in particolare una domenica di primavera; eravamo andati a fare una passeggiata e rientrammo a casa mia nel pomeriggio. Mi feci rapidamente una doccia e mi misi sul letto ad aspettarla; ero stanco e così credo che mi addormentai un po’. Mi svegliai all’improvviso e la vidi in piedi in fondo al letto; sembrava ancora un sogno. Indossava, per modo di dire, un asciugamano allacciato sul davanti. I capelli ancora bagnati erano pettinati all’indietro. E sorrideva nel suo modo. Ero steso nudo sul letto e lei notò qualche segnale di eccitazione in me; senza dire nulla si aprì l’asciugamano, lo fece cadere, montò carponi sul letto e cominciò ad avanzare verso di me. All’improvviso abbassò la testa e cominciò a baciarmi il cazzo; non l’aveva mai fatto e fu una sorpresa stupenda; iniziò a succhiarlo, prima timidamente e via via con più profondità. Dopo poco lo aveva tutto in bocca e ci giocava, percorrendolo con la lingua, succhiandolo, lasciandolo, leccandolo da fuori, leccandomi i coglioni con la punta della lingua, ficcandoselo tutto fino in gola. Le accarezzavo la testa e sentivo che non avrei resistito ancora a lungo; così glielo dissi, ma lei continuò imperterrita; cercavo di staccarle la bocca dal cazzo, ma lei continuava. Alla fine mi guardò dal basso in alto e mi disse semplicemente. “Voglio che tu mi venga in bocca”. Passarono forse 10 secondi e cominciai a schizzarle in gola una quantità di sperma che sembrava non finire mai; lei succhiava e ingoiava. Qualche goccia le usciva dai lati della bocca e quando mi guardò con un sorrisino malizioso capii che l’amavo alla follia. La tirai su e la baciai, sentendo I sapori della sua bocca e del mio sperma che si mescolavano; la adagiai sul letto e mi apprestai a ricambiare il favore. La fica era come sempre splendida: rosa, liscia, umida e profumata, ancora di più dopo il bagno che aveva appena fatto. La leccai a lungo, introducendo la lingua all’interno , mordicchiandole le labbra, sfiorando con la punta della lingua il clitoride. Lei cominciò a venire e continuò per molto, e quando le introdussi due dita dentro cominciò a tremare e a gemere in maniera incontrollabile. Mi sollevai e le infilai il cazzo dentro, trovando una fica incredibilmente bagnata. Venimmo ancora una volta rapidamente e poi giacemmo sul letto a parlare sottovoce, baciandoci e accarezzandoci.Continuò così per un po’ di tempo; ci vedevamo speso, compatibilmente con il lavoro. Da un po’ di tempo anche a casa sua, dove lei prima non voleva per la presenza della figlia. Ora invece stavamo spesso a cena anche con lei, che dopo usciva con gli amici lasciandoci campo libero. Qualche volta non usciva e si ritirava in camera sua a studiare o a giocare con il computer, e noi andavamo in camera di Martina e facevamo l’amore. Tutto procedeva bene, lei si opponeva solo a qualche mio tentativo di assalto verso il buchino rimasto ancora inviolato; diceva che non voleva e che aveva paura che le facessi male. Io non insistevo troppo e non la forzavo, ma ero convinto che prima o poi avrebbe ceduto.Ma quella sera c’era qualcosa che non andava….Dopo a vere scopato Martina mi baciò e mi bisbigliò: “Devo parlarti di mia figlia”.
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