Mi aveva dato il numero di telefono un amico. Ho un terribile mal di schiena ed una volta parlandone , mi aveva detto: “Per il tuo dolore devi farti fare dei massaggi” “Massaggi di che genere” avevo risposto con aria un po’ scettica. “Guarda tu puoi non crederci, ma io ogni tanto mi faccio un ciclo di massaggi Shiatsu e mi sento in forma perfetta” “Sì, va bene ma tu non hai mica male come ho Io!”. “Guarda fidati tanto male non ti fa, telefona a questa qui che è anche abbastanza vicino e poi ti riceve anche in orari strani, visto che tu sei sempre occupato”. Così dicendo mi diede un foglietto dove sopra aveva segnato un nome:”N…” con un telefono. “Dì che il numero te l’ho dato Io , e vedrai che ti tratterà bene!”. Mi colpì l’enfasi con cui aveva detto “Ti tratterà bene” ed il sorrisetto che sì stampò sulla faccia. Mi dimenticai presto di questo colloquio. Un giorno in cui ero particolarmente dolorante ed un po’ scazzato, ripresi in mano quel foglietto. Telefonai. “Eesteticaa Buuongiornooo…” Mi rispose una voce femminile un pò scialba e trascinata. Gli dissi chi ero, chi mi aveva dato il suo numero, cosa avevo, il tempo a disposizione. Mi fissò un appuntamento per due giorni dopo alle nove di sera. Pensai fra me:“questa è una sfigata che come me lavora a tutte le ore.” Arrivai alle 21 puntuale. La porta era chiusa, le luci all’interno erano accese. Suonai, dopo un po’ si affacciò un viso di donna gradevole con una folta chioma mora e due labbra carnose con infilata una sigaretta accesa. Aprì la porta. “CIIAOO” mi fece con la stessa cantilena che avevo sentito al telefono. Entrai, Lei chiuse la porta dietro di me, ci presentammo “P…, piacere” “N…” “Allora, guarda, devo finire un massaggio siediti che dopo parliamo.” Mi sedetti sul divanetto che c’era all’ingresso. Osservai l’ambiente, piccolo e carino, un carino però un po’ trascurato. Alle pareti una serie di vari diplomi e delle belle immaginette new age. Pensai tra Me ai fricchettoni amanti dell’oriente di mia antica memoria sarei andato via ma oramai ero lì. Realizzai subito che la puntualità non è la sua specialità. Dalla stanza dove stava lavorando proveniva una musica Sufi molto dolce . Mi stavo quasi addormentando, quando ritornò. La guardai un corpo di donna carino, non molto alto, ma ben proporzionato. “Un po’ corta di gambe” pensai. Indossava un kimono bianco stretto in vita. “Allora hai dolori alla schiena, facciamo un po’ di shiatsu e vedremo di distendere un po’ la tua colonna vertebrale. Mentre parlava usci dalla stanza da dove era uscita lei , una ragazza, Salutò, Salutai, Parlarono, concordarono il prossimo incontro, aprì la porta e la fece uscire. Restammo soli Lei tranquilla Io un po’ scoglionato. Mi accompagnò nella saletta da dove erano uscite prima una saletta, con una vasca per l’ idromassaggio di colore nero, un box doccia, una sauna, ed in mezzo, in terra, un materassino. Una luce fioca ed un odore d’incenso completavano l’ambiente. “Spogliati, e togliti anche l’orologio e le cose di metallo” Mi spogliai e misi le cose sopra una sedia a dondolo vicino alla vasca per l’Hidro. Mi fece sdraiare sul materassino a pancia in giù, rimise in moto il lettore cd con la musica, riaccese un bastoncino di incenso e si inginocchiò al mio fianco. Mi sistemò la posizione, mi mise a posto le braccia, appoggiò poi la sua mano calda sulla fine della mia schiena e rimase immobile per qualche secondo. Sentì il suo respiro regolare, professionale. “Rilassati, ti sento rigido, lasciati andare, svuota la mente, stà sereno!” Non riuscivo a rilassarmi. Cominciò a massaggiarmi con movimenti energici la parte alta della schiena, le spalle, le braccia, con operazioni precise . Cominciai a perdere la cognizione. MI stavo lasciando andare a quel dolce e risoluto accarezzamento del mio corpo. La mia fantasia volò al sesso, cominciai ad immaginarmela nuda, sdraiata sulla mia schiena, con le sue tettine che premono sulle mie spalle, pensai ai suoi capezzoli duri, eccitati. Quanti uomini massaggia, quanti uomini come me fanno correre la loro fantasia sulle sue tettine o sul suo bel culo. Quanti uomini si sono eccitati pensando alla sua bocca, a quelle labbra carnose, pensando alla dolce sensazione che possono dare sul cazzo, un po’ appiccicose di rossetto. Pensai a quanto lei si diverta, in quel ruolo, perché lei è ben cosciente che gli uomini si eccitano, e forse è questo il suo gioco, divertirsi ad eccitarli con gesti apparentemente innocui. La musica cantilenante, l’odore dolce dell’incenso, le sue mani sul mio corpo. Mi sentì la mente in subbuglio, Cercai di cacciare i pensieri di sesso, non volevo avere una erezione, mi sentì notevolmente in imbarazzo. Come mi leggesse nel pensiero, mi fece girare a pancia in alto. Cominciò a massaggiarmi il petto, la pancia, l’inguine. Tenevo gli occhi chiusi, mi diedi un contegno da stato di meditazione, invece pensavo: “voglio strapparti le mutandine a morsi, leccarti la figa fino allo sfinimento, cacciarti il cazzo in bocca. Lei massaggiava tranquilla, di tanto in tanto aprivo gli occhi, la vedevo su di me . Mi abbassò lo slip sopra l’inguine, cominciò a premermi con le mani ai lati dell’inguine, ad un centimetro dalle palle. Contro la mia volontà sentì il cazzo che lentamente,ma inesorabilmente mi diventava duro e cominciava a premere contro gli slip, fino a fuoriuscirne. Tenevo gli occhi chiusi, mi sentivo un po’ stupido. Lei con noncuranza, continuava a premere nei vari punti dell’inguine, ad ogni nuova pressione delle sue mani calde, il mio cazzo aveva un guizzo, come radiocomandato. abbandonando ogni pudore, si ergeva gonfio con tutta la cappella fuori. “Toccamelo, toccamelo!!” penso “Dai toccalo, lenisci il mio spasmo, non torturarmi così” ad ogni carezza il cazzo si gonfiava sempre di più , fino a farmi male. Mi venne la voglia di masturbarmi, di fare qualsiasi cosa pur di lenire questa dolorosa erezione, priva di qualsiasi sfioramento del membro. “Ciucciamelo, accarezzamelo con i tuoi capezzoli, prendilo dentro alla tua fica, fai qualcosa.” Lei tranquilla, godeva nel vedere la mia sofferenza. Con le mani cominciò a massaggiarmi i piedi. Sono molto sensibile nelle estremità, testa e piedi sono per me punti erogeni. Sentì le sue mani premermi sulle varie parti del piede, sulla pianta, sulle falangi. Ad ogni movimento il mio cazzo vibrava come una corda di violino, sentivo il dolore che mi partiva dalla base delle palle e saliva fino alla cima della cappella, il mio uretere si apriva come supplicasse succedesse qualcosa. Niente, nessun segno di compassione, nè una mano, nè una bocca, nè una vagina, niente che alleviasse il suo dolore, che lo menasse furiosamente fino a dargli pace con una copiosa sborrata. Lei non poteva non essersi accorta del supplizio che stava dandomi, anzi quello era il suo gioco, lasciarti là, nel deserto, assetato. Anzi il suo gioco era spingerti nella zona di non ritorno, di vederti soffrire, di pensare a come ti saresti masturbato poi da solo, ripensando a lei con le sue mani sul tuo corpo, a un millimetro dal tuo cazzo. Continuava a massaggiarmi i piedi, le gambe, non poteva sapere cosa stava movendo dentro di me con quei semplici massaggi alle estremità. La mia fantasia era partita, mi sentivo lei nuda addosso, con la lingua mi leccava le dita dei piedi, poi le mordicchiava, le teneva teneramente fra le sue labbra, le bagnava con la sua saliva, faceva con i miei piedi, quello che doveva fare sul mio cazzo. Tutti questi pensieri sommati alla sensazione delle sue mani sul mio corpo continuavano a concentrarsi sul mio cazzo, che si ergeva, vibrava,sussultava senza più alcun ritegno. Senza che io potessi niente, mi assalì un dolore lancinante, alle palle, poi salì lentamente lungo tutto il cazzo. Sentìì lo sperma salire lentissimamente dalle palle su,su , come fosse tutto al rallentatore, fino alla sommità della cappella che pulsava violacea. Cominciò ad uscire, non a schizzare, ma a tracimare lentamente, mentre le palle si contorcevano, ed il cazzo vibrava in aria, usciva copioso gocciolando sulla mia pancia. Usciva senza controllo, con il piacere della sborrata, ma trattenuta, mista al dolore. Dolore, più lunghezza della fuoriuscita, più l’imbarazzo della situazione, moltiplicarono l’orgasmo fino a farlo diventare un immenso godimento. Senza dire nulla, si alzò e mi porse uno scottex, e si allontanò. Mi pulì, con la vergogna in viso, e mi rivesti. Mi aspettava nell’ingresso, si era tolta il kimono e si era vestita con una maglietta scollata, che lasciava trasparire le sue tettine turgide. Pensai “Ti sbatterei qui in terra, ti leccherei, vorrei farti urlare” Dissi ”Quanto ti devo?” Mi disse la cifra e poi con noncuranza “Quando facciamo per la prossima volta?, sempre il Mercoledì alle 21 Va bene?” “Sì “ risposi Lei aprì la porta ed uscimmo. “Ciiaoo” mi disse “Ciao” dissi “Ti strapperei le mutandine a morsi!” pensai.
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