Quando aprì la porta di la porta lei lo stava aspettando appoggiata allo stipite della porta della camera da letto. L’ingresso era buio, mentre la luce del comodino in camera era accesa e, attraversando la porta, gli mostrava uno spettacolo del tutto inaspettato: la prima cosa che notò furono i capelli raccolti in due trecce che gli cadevano sul seno nudo, legati da due fiocchetti azzurri. Poi notò che era nuda, anzi, no, almeno non del tutto.Un reggicalze di pizzo nero si incrociava con un paio di esili mutandine nere tenute suda due piccoli fiocchetti di raso sui fianchi.Scese con lo sguardo per ammirare le calze di pizzo nere tenute a mezza coscia dal reggicalze.Deglutendo a fatica ritornò a guardarla in volto, proprio mentre lei, con un sorriso dolce lo stava salutando: “Ciao, amore.” Fece cadere a terra la borsa del computer, quasi senza frenarne la caduta. Era assolutamente sbalordito dalla vista e si accorse solo quando lei fu a pochi centimetri da lui che aveva uno strangolino di raso nero attorno al collo, la bocca rosso vivo e un paio di favolosi occhi che il trucco rendeva ancora più cerbiattosi.Lei si appoggiò a lui con tutto il corpo e lo baciò profondamente. La sua lingua era calda e dolce, e il sapore di lei lo invase mentre ancora stava cercando di rimettere le chiavi di casa in tasca.Il caldo abbracciò di lei gli fece dimenticare il gelo che aveva incamerato camminando dalla fermata del metrò fino a casa, sotto una pioggerellina invernale sottile ma fitta.Mentre continuava a baciarlo, con le mani cominciò a slacciarli i bottoni della camicia fino a scoprirgli il petto. Si staccò dalla sua bocca per baciarlo sul collo e sui piccoli capezzoli induriti dall’eccitazione e dal freddo. Dopo averlo mordicchiato delicatamente tornò a baciarlo sul collo e sulla bocca, mentre con le mani riprese a slacciarli i bottoni della camicia, fino ad arrivare all’ultimo. A questo punto aveva campo libero e poteva carezzargli il petto e la schiena mentre la sua lingua continuava a passare dalla bocca al collo, dal collo ad un orecchio e poi di nuovo alla bocca. La mano destra salì fino a carezzargli l’orecchio ormai inumidito dai baci, mentre la sinistra oltrepassò la cintura per incontrare una sporgenza ormai molto pronunciata che da un po’ era comparsa nei suoi pantaloni. Attraverso i pantaloni, gli accarezzava il pisello per tutta la sua lunghezza, pregustandosi il seguito. Tutto stava andando come lei si era immaginata e questo la eccitava moltissimo. La eccitava sapere che il suo uomo era eccitatissimo dalla sorpresa e, forse, ancora più eccitato nell’immaginarsi cosa sarebbe potuto accadere in seguito. Lo sguardo di lui era molto eloquente: le pupille dilatate, lo sguardo estatico che cercava di incontrare quello di lei per cercare di leggerle negli occhi le sue intenzioni.Dopo un paio di minuti le carezze al pisello non le bastarono più e, quasi di scatto, si inginocchiò di fronte a lui affondando il viso nei pantaloni, per pregustare la forma del suo attrezzo ormai duro come il marmo, con la bocca.Adesso con la mano destra gli accarezzava il petto e la pancia, con la bocca si strusciava sul suo pisellone eccitatissimo e con la sinistra cominciò le operazioni per liberarlo da tutti quegli inutili strati di stoffa. Procedeva con estenuante lentezza, adesso era tornato a baciarlo sulla bocca mentre con la mano procedeva ad abbassagli la lampo e ad infilarsi all’interno alla ricerca dell’apertura dei boxer. Finalmente, dopo un tempo che a lui sembrò un’eternità, il pisello era libero nell’aria, dritto come un missile, pronto a colpire qualsiasi bersaglio gli capitasse a tiro. Lei si staccò un attimo, lo guardò negli occhi, gli sorrise e poi si tuffò verso il basso, prendendo la punta del pisello in bocca e cominciando a leccarla e a succhiarla delicatamente.Lui, che fino a quel momento era rimasto ammutolito dagli eventi, si lasciò sfuggire un: “Oh… si… così… che bello…”.Lei ricambiò l’apprezzamento con uno sguardo profondo ed un ampio sorriso che si trasformò presto in un profondo bacio alla punta del suo attrezzo ormai eccitatissimo.Si sistemò meglio le ginocchia in modo che poggiassero comodamente sul morbido tappeto dell’ingresso e iniziò a concentrarsi sulla cappella, prendendola in bocca e massaggiandola con un lento e ritmato su e giù, facendo scorrere le labbra sulla corona e risucchiando all’interno tutta la cappella una volta uscita.Poi passò a baciargli e leccargli l’asta, fino a dove emergeva dai pantaloni, andando su e giù con la lingua piatta e larga o appuntita. Con un gesto rapido ed espero, fece uscire le palle dalle mutande e passò a leccarle e a baciarle sempre più appassionatamente. Partendo dalla palle andava su leccandoglielo tutto per bene, poi quando arrivava in cima alla cappella se lo lasciava entrare in bocca, andando giù, sempre più giù, finché c’era spazio e finché non cominciava a sentirlo troppo vicino alla gola. Allora ritornava indietro e giù di nuovo fino alle balle.Tra un giro e l’altro, ogni tanto, richiedeva la sua (scontata) approvazione con domande tipo: “Ti piace così?”, “Va bene se lo lecco piano piano?”.Lui invece ogni tanto cercava di indirizzarla con frasi piuttosto vaghe e imprecise come: “Oh, si, continua così”, “Più piano”, “Più giù”, ecc. ecc. Dopo qualche minuto di quel delizioso massaggio, lei si accorse che ormai lui non avrebbe retto a lungo e che sarebbe venuto di lì a poco. Così rallentò gli stimoli, limitandosi a dei delicati baci sull’asta e sulla punta. Poi, mentre con una mano andava su è giù sull’asta, lo guardò negli occhi e gli chiese:”Come ti sembra come bentornato? Preferivi un semplice bacio?”Lui non rispose subito, non riusciva a trovare una frase adatta poi farfugliò:”E’ il benvenuto più bello che si possa immaginare… è bellissimo… sei bellissima… ti amo.””Allora posso continuare?” domandò lei”Si, ti prego, continua””Posso baciartelo e leccartelo tutto?””Si, certo, leccalo e succhialo. Lo sai che mi fa impazzire.””Posso anche succhiarlo fino a farti godere?””Si, si, fai quello che vuoi.””Ok, allora mi rimetto all’opera.”Questo scambio di battute l’aveva eccitato ancora di più e ormai era quasi sul punto di godere, se lei glielo avesse succhiato per qualche secondo sarebbe sicuramente venuto.Mai lei continuava a baciarlo delicatamente, senza quasi toccarlo e mentre lo baciava gli sorrideva. Piano, piano, quasi senza toccarlo.Lui era sul punto di venire ma lei perdeva tempo, non lo baciava voluttuosamente come aveva fatto prima, non lo leccava, non lo toccava con le mani, non faceva quasi nulla. Si alzò in piedi e lo baciò sulla bocca, lo guardò negli occhi, lo baciò di nuovo. Lui non capiva cosa stava succedendo, era come se lei volesse smettere, come se non gli importasse più nulla di lui, del suo pisello, dei baci che gli stava dando. Però non osava chiedere nulla, non osava rischiare di interrompere il gioco con una domanda sbagliata. Così si limitava a guardarla e a sorriderle in attesa delle sue prossime mosse.Finalmente si inginocchiò di nuovo e ricominciò a succhiarlo, leccarlo, baciarlo avidamente ma delicatamente come aveva fatto prima.Gli prese in bocca la punta succhiandola mentre faceva scorrere una mano su e giù sull’asta e l’altra mano teneva in mano le balle come fossero noci raccolte nel bosco. Era una sensazione favolosa che lo stava portando dritto dritto ad un orgasmo esplosivo che già si pregustava. I suoi sospiri di piacere presero forma in frasi più o meno sconnesse: “si… così… mi piace… ancora… oddio sto per venire!”Lei si fermò. Si alzò nuovamente in piedi e riprese a baciarlo sulle labbra, senza dire nulla, come se fosse perfettamente normale interrompere sul più bello. Lo guardava divertita, lui invece era paralizzato, non riusciva a capire cosa stesse succedendo. L’unica cosa che riuscì a dire fu: “Ma che fai? Perché mi lasci a metà?”Lei sorrise divertita, guardò il pisello, poi guardò lui per qualche istante. “Mi sto divertendo con lui. Stiamo facendo un gioco, non l’hai capito?””Beh, ecco, non so, non capisco che gioco sia.” Rispose lui mentre ancora cercava di capire che cosa stesse facendo lei. “Non voglio farlo venire subito, voglio sentirlo in bocca ancora bello duro ed eccitato, non voglio che finisca così in fretta. Voglio godermelo un po’.”Lui sembrava tranquillizzato dalle parole di lei: “Allora non mi lascerai a metà? Magari tra un’ora, però mi farai venire alla fine?”Lei era divertita dalla situazione in cui si trovavano, non l’aveva pianificata prima, ma le era venuta in mente mentre giocava col pisello ancora nei pantaloni. L’aveva in pugno, ad un passo dall’orgasmo, eccitatissimo e completamente in mano sua. “Certo che ti farò venire, amore” – Rispose lei alla fine – “vedrai come ti faccio godere. Ti succhierò fino all’ultima goccia e continuerò a baciartelo finché non mi chiederai di smettere. Voglio che tu mi venga in bocca, sulle labbra, sulle tette, dovunque. Voglio farti godere come mai prima, voglio che tu mi dica tutto quello che ti passa per la testa e cercherò di soddisfare ogni tuo desiderio al meglio delle mie possibilità.””Oddio, amore, non mi viene in mente nulla di più eccitante di quello che hai fatto finora, non so proprio cosa dire.” Rispose lui quasi scusandosi. Ancora per un paio di volte lei tornò a baciargli il pisello fino quasi a farlo godere per poi smettere, in attesa che l’ondata di eccitazione scemasse leggermente. Sempre più in fretta, però, lui si avvicinava al punto di non ritorno, al momento della massima eccitazione massima prima dell’orgasmo.Stando al gioco, lui propose di farsi spogliare completamente prima di continuare. Sarebbe stato comunque piacevole, ma gli avrebbe dato qualche minuto per calmare meglio la sua eccitazione prima del prossimo round.L’idea le piacque molto e cominciò a spogliarlo togliendogli la camicia, poi le scarpe, le calze, i pantaloni, le mutande. Ogni volta che sfilava un capo, lo piegava accuratamente sulla sedia, prima di procedere col sucessivo.Lo guardò. Era bellissimo, completamente nudo, col pisello ancora perfettamente dritto, pronto a subire ancora le sue angherie e pronto a ricompensarla della fatica con abbondanti fiotti del suo caldo sperma.Di nuovo si inginocchiò di fronte a lui, aprì la bocca e lo invitò ad entrare. Lui diresse la punta dell’uccello infuocato verso le labbra di lei che lo attendevano fremendo. Appena superate le labbra, lei cominciò a succhiarlo più forte che riusciva mentre faceva entrare almeno metà dell’asta in bocca. Adesso anche lui partecipava al crudele gioco di portarlo al punto di venire per poi smettere. Era lui ad avvisarla di smettere, giusto un attimo prima che fosse troppo tardi.E ogni volta che smetteva, lei si alzava per baciarlo sulla bocca, per dirgli quanto lo amava e quanto quel gioco le piacesse. Ormai le bastava meno di un minuto prima che lui la fermasse e ci voleva invece sempre più tempo prima che lui fosse abbastanza calmo per un altro giro.Le bastava prenderlo in bocca per pochi secondi per sentirlo di nuovo gonfiarsi allo spasimo e poi la sua mano che la allontanava da lui pregandola di smettere.Dopo circa una decina di questo alternarsi, entrambi decisero che il gioco era durato anche troppo, che era tempo di arrivare al dunque ed arrivarci nel modo migliore.Non ci volle molto, forse meno di un minuto, perchè si ritrovasse ad un passo dall’orgasmo. “Ti prego, non smettere adesso, continua a succhiare, così… si, ohhhoooohhhh…”Lei appoggiò due dita sotto le balle, vicino al sedere, dove il pisello scompare all’interno del corpo. Cominciò a premere ritmicamente, con lo stesso ritmo con cui faceva entrare e uscire la cappella della bocca. Le sembrava che il pisello fosse sempre più duro e grosso, come se la pressione delle dita fungesse da pompa gonfiandolo sempre più.Lui emise una sorta di grugnito liberatorio nell’esatto momento in cui cominciò a venire. Lei continuò i movimenti che stava facendo, cercando di sincronizzarsi con gli schizzi, in modo che tra uno schizzo e l’altro, lei riuscisse a premere sotto le balle e a far uscire e rientrare la cappella in bocca.Quando ormai l’orgasmo stava finendo, lui lo prese in mano, lo fece uscire dalla bocca appoggiandolo sulle labbra di lei e cominciò a masturbarsi. L’orgasmo riprese un minimo di vigore e altri schizzi la colpirono sulla bocca cadendole poi sul seno.Era stato l’orgasmo più intenso che avesse mai provato, mai aveva goduto così intensamente e così a lungo. Sentiva un forte formicolio alle labbra; gli era successo altre volte di avvertire questo formicolio dopo una bella scopata, ma mai così intensamente.Lei si era eccitata un casino nel vedere lui così eccitato e nel ricevere un orgasmo così intenso e prolungato. Era eccitata e felice, più eccitata che felice, però. Perchè si sa, la felicità dura un attimo, ma l’eccitazione è dura a morire…Lui si accasciò sul divano esausto, mugugnando una qualche frase d’amore di cui lei colse solo il “ti amo” finale. Lo baciò sulla bocca e gli disse “Ti amo anch’io, tesoro. Adesso riposati un po’, io intanto mi faccio una bella doccia e poi torno per il bis… questo gioco mi ha talmente eccitata che stasera non ti lascerò tranquillo un attimo.
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