Di solito la morale delle favole emerge alla fine di un racconto, questa volta però voglio anticiparla, forse come consiglio sia per chi sta leggendo che per me stesso. Spesso se ci concentriamo nella ricerca di qualcosa, non ci accorgiamo che quel qualcosa è già molto vicino a noi, e questo è quello che mi è successo. La co-protagonista di questa storia è mia cugina Francesca, sapete, ho una cugina stupenda, la classica ragazza che tutti vorrebbero farsi e per cui ho sempre avuto un debole. Caratterialmente siamo sempre stati molto vicini, da piccoli giocavamo sempre insieme. Lei è più piccola di me di un paio di anni. Mi ricordo quando in età adolescenziale abbiamo visto insieme i primi filmati porno della nostra vita. Cose innocenti naturalmente, tanto per farsi qualche risata mi ricordo. Penso che tutti abbiano passato la fase della scoperta del sesso, e mi ricordo che in quel periodo c’era un grande interesse per lo scambio di cassette, giornaletti, ecc. Eravamo minorenni e il materiale passato dagli amici più grandi diventava ambìto, se non di culto. Succedeva spesso che ci rinchiudevamo in tavernetta di nascosto a guardare tutto questo ed il bello era che invece di sfuggire spaventata o inorridita come qualcuno si potrebbe aspettare, era sempre più spesso lei che veniva a cercarmi per vedere e commentare insieme ciò che vedevamo. Il tempo passa, gli anni scorrono e arrivano le superiori, frequentate in città vicine ma diverse. Periodo buio nel quale avviene un triste ed inesorabile distacco fra di noi. Ma mia cugina è sempre rimasta per me un mito, la donna del desiderio, la protagonista delle mie fantasie, sempre più perverse, che la vedevano a me sottomessa e servizievole per esaudire le voglie di entrambi. Quando arrivo a studiare all’università, sono riuscito a farmi molte esperienze, sia col “normale” sesso che in ambito s/m. Certo di cose da imparare ne ho ancora molte, ed il fatto che non viva da solo non aiuta la mia ricerca di una slave stabile, ma insomma, non mi posso lamentare! Il sesso anale ed il turpiloquio sono una quasi routine, e spesso ho praticato fisting e dilatazioni (in assoluto la mia pratica preferita), pioggia dorata, clisteri e spank. Ho iniziato ad approfondire il bondage e la sottomissione consenziente delle mie “vittime” è una componente essenziale. Ma ecco il giorno del matrimonio dell’altra mia cugina, sorella più grande di Francesca, anche lei molto bella, forse più formosa ma meno slanciata. Non vi sto a raccontare la noiosa cerimonia ecc. ma vi lascio immaginare lo splendore di Francesca vestita e truccata da festa, in maniera elegante, provocante ma sobria, esattamente come piace a me. Francesca cerca di non incrociare il mio sguardo, sa che la sto cercando e cerca di sfuggirmi, fino a quando con una scusa geniale decide di congedarsi momentaneamente per andare a casa a cambiarsi, per metter qualcosa di più comodo per il pranzo. Chi sarà il fortunato che le da un passaggio fino a casa? Indovinate un po’. Salutiamo tutti e via in macchina. Casa sua non è molto distante dalla chiesa ed in poco tempo siamo li. Che bello poter passare qualche momento insieme a lei! Ma in macchina inaspettatamente Francesca inizia a piangere. “Perché piangi?” comincio “è un giorno di festa, no?” Non risponde, anch’io ho provato molta commozione quando le mie sorelle si sono sposate. Arrivati in casa, da lacrime leggere, il suo pianto si fa veramente forte, mi dice che vuole sfogarsi, mi dice che ha il presentimento che sarei l’unico in grado di capirla ma non ne è sicura e ha paura di perdere anche me. Mi fa giurare di non scappare inorridito. Accidenti, cos’è successo di così grave. Seduti sul letto di camera sua (ora completamente sua, visto che la sorella si è sposata), inizia a raccontare singhiozzando: “Non trovo le parole, ma tra me e mia sorella c’era qualcosa di più che amore fraterno…” Al che devo dire, forse il mio fratellino giù in basso è stato più veloce nell’intuizione che il resto di me, comunque seguo attento il suo discorso e mi mostro MOLTO interessato! “…facevamo sesso… ma non è tutto” E qui mi fissa, come per leggere nel mio sguardo ciò che penso se la sto giudicando male, invece trova solo comprensione e la spinta per proseguire. Tira un sospiro, ora vuole concludere il discorso e buttar fuori tutto d’un fiato “Lei era la mia Padrona ed io la sua schiava, lei mi comandava a bacchetta ed io eseguivo tutto ciò che Lei voleva, anche le cose che una persona normale definirebbe malate, insomma, hai presente… un rapporto sadomaso… ed ora senza di lei sono persa…” e qui si blocca e torna a piangere. L’eco di quella parola rimbomba tuttora nella mia mente. Possibile? Allora questa passione è una cosa ben piantata nei nostri geni famigliari. La accarezzo sui capelli, sono consapevole del fatto che le azioni che sto per compiere condizioneranno nell’immediato la vita di entrambi, le stringo i capelli forte e la tiro all’altezza del viso per guardarla negli occhi, e dico: “Bene, non aspettavo altro, da ora in poi sono io il tuo Master, e vedrò di proseguire il tuo addestramento” Cazzo… l’ho detto. Sembrava un film drammatico tanto la situazione era intensa ma anche forse, col senno del poi, un po’ comica. Lei è incredula, la sua reazione è di baciarmi in bocca, un bacio lungo e appassionato che contraccambio, non è un bacio tra innamorati, è un bacio di riconoscenza, e lo capisco bene. “Ora raccontami tutto quello che avete fatto, voglio capire il tuo livello”. Quando inizia il racconto, il mio fratellino si fa sentire, ma la lascio parlare, ne ha bisogno. Mi racconta tutto dall’inizio, di come lei non sia mai stata con un uomo, ma il sesso sia sempre stato il gioco preferito della sorella maggiore che l’ha sverginata con il classico fallo allacciato in vita. Francesca non ha mai “affrontato” un uomo ma è sempre stata soddisfatta dalla sorella, che la sfiniva e le ha fatto provare piaceri/dolori veramente grandi. Francesca era una vera e propria serva, esaudiva tutti i desideri, sessuali e non, della maggiore. Oltre che farsi scopare con falli artificiali sempre di dimensioni crescenti, aveva il compito di ripulire la sorella che si portava in casa ragazzi per scopare, assistere a delle vere e proprie gang e bere lo sperma colante dalla figa, dal culo o dalla bocca della maggiore senza però poter partecipare all’orgia se non come spettatrice. Ogni trasgressione anche minima alle regole imposte era naturalmente punita. Quindi Francesca era abituatissima a percosse, a portare un numero infinito di mollette sulle tette o sulle grandi labbra o a farsi dilatare gli orifizi all’inverosimile per una che non ha mai “scopato”. Doveva soddisfare la sorella tutte le sere è più, omaggiare i suoi deliziosi piedini, aiutarla nel fare il bagno e sempre più spesso fare da wc o da bidet. E queste sono solo alcune delle cose che mi ha elencato, ma vi lascio immaginare il mio stato e quanto ero eccitato per quello che stavo sentendo. Ora era venuto finalmente il momento, zittita, le ordino di spogliarsi, cosa che lei esegue. Non voglio uno striptease raffinato, ho fretta di esplorarla, finalmente il desiderio si esaudisce. Non solo scoperò la protagonista dei miei sogni ma addirittura lei esaudirà tutti i miei desideri, perché è una slave ben allenata! Mille pensieri stanno bussando alla mia testa, ma ora non voglio pensare ne al dopo, ne all’incesto che stiamo compiendo, ne agli altri che ci aspettano, ora volevo solo godere. Figa ben rasata, quasi da bambina e due labbra fantastiche aspettano solo i miei ordini. “Girati, voglio vederti meglio”. Si gira ed ecco una splendida sorpresa. Porta un butt-plug nel culo, un dildo fatto per rimanere incastrato. Chissà se lo porta già da stamattina presto. E’ abbastanza grande, un diametro di 6cm, quindi nulla di esagerato ma comunque fastidioso penso! “Questo è l’ultimo ordine di mia sorella, per tutta la cerimonia avrei dovuto portarlo e cercare di starci seduta sopra il più possibile.” Lo prendo alla base e lo sfilo senza troppi riguardi o avvisare, lei ha un fremito, chissà che male. E’ naturalmente sporco di suoi “umori anali”. “Ce l’hai dentro da stamattina vero? Come pensavo. Ripuliscilo con la bocca.” Esita per un istante “Ma?..”, “Non me ne frega un cazzo se è pieno di merda, ripuliscilo e basta.” Esita ancora, al che la prendo per i capelli e le tiro un calcione nel culo, cosa che forse non avevo mai fatto su una donna, le lancio il suo dildo ai piedi e faccio per andarmene. “No no, ti prego aspetta! Farò tutto quello che vuoi… Padrone, io ho bisogno di te…” prende il plug e inizia a leccarlo manco fosse un gelato in un pomeriggio d’agosto. Mi godo lo spettacolo, intanto inizio a spogliarmi. Prendo il plug dalle sue mani e glielo impianto nel culo ancora, la poca resistenza che il suo orifizio pone mi eccita da matti, la metto giù a pecora sulla moquette e finalmente le do ciò che vuole, la penetro piano, centimetro per centimetro, voglio che mi senta e impari a riconoscere il mio cazzo fra mille. Alterno un lento dentro fuori per poi accelerare. Ha il viso arrossato, non capisco se è il trucco o l’arrossamento naturale delle sue guance. Schiaffi sulle chiappe ormai paonazze e il plug. Lo sento dalla figa e muovo anch’esso, non ce la fa più, ansima, le intimo di stare in silenzio, ma al primo verso di goduria che fa sfilo velocemente da lei cazzo e dildo e lascio che il suo orgasmo si spenga e la sua goduria frenata (mi sono sentito un grande, lo ammetto, mi era già successo di negare un orgasmo ma mai così alla perfezione!! !). Ora voglio venire, le ordino di alzarsi, sta per prenderlo in bocca ma la freno con uno schiaffo “Non vorrai farmi un pompino con quella bocca sporca di merda! Girati, ti vengo dentro l’intestino” Si gira e mi offre un buco del culo semi-aperto, sporco ma caldo e accogliente. La penetro nell’ano, anche li per lei è la prima volta con un cazzo vero, all’inizio forse si sente un oggetto nelle mie mani, infatti la vedo triste in volto, come una bambola ma quando inizio a stuzzicarle il clitoride e le labbra capisce che stavolta l’orgasmo le sarà concesso, sento che sta per godere, il suo culo mi stringe in una morsa e veniamo più o meno insieme. Fantastico poi vedere il mio sperma colante dal suo culo rotto. Mi diverto ancora un po’ infilandole il mio cazzo semi moscio nel culo, senza nessuna resistenza che goduria e qualche dito, tanto per farle capire che lei è solo un giocattolo. “Grazie… grazie, non so cosa dire, graz…”, “Non dire nulla, è stato bello ma non montarti la testa. E’ stata una bella scopata, ma abbiamo ancora molto da fare. Ora vai a darti una lavata… e rimettiti questo, lo terrai fino a sera” le porgo il butt-plug “dopo ne riparliamo con calma e mi spieghi anche perché tua sorella non ti vuole più come schiava, dopotutto andrà ad abitare non troppo lontano da qui, no?” “Si, Padrone.” Dopo il nostro primo incontro, non abbiamo avuto per molto tempo la possibilità di replicare quell’esperienza fantastica. Ma l’attesa avrebbe fatto bene ad entrambi. A me avrebbe permesso di schiarirmi le idee, e a lei pure, adattarsi all’idea che avrebbe avuto una nuova guida ed eccitarsi sempre di più a questa nuova situazione. Ci siamo sentiti per telefono, via sms. Siamo andati a bere un caffè insieme. Io non ho mai esagerato nell’esprimere la mia autorità in pubblico, ma qualsiasi mia richiesta era esaudita. Se scrivevo un messaggio come “Ci vediamo alle 16”, così doveva essere, semplice no? Francesca era stata abbandonata dalla sua Padrona, sua sorella maggiore, ora sposata e decisa a mettere la testa a posto. Sinceramente ho i miei dubbi su questo, che invece non si sia decisa a voler dedicare ogni sua attenzione al marito? Nel senso… per schiavizzarlo e ammaestrarlo? O viceversa, che sia a sua volta diventata succube di un marito/Padrone? O che il marito le abbia intimato di dimenticare l’s/m, altrimenti niente matrimonio? Come sia andata veramente non lo sappiamo, ma indagherò, ciò che importa è che io adesso avevo una schiava, e che schiava! Da dove cominciare? Beh, le prime regole che le ho imposto sono state abbastanza semplici, portare il butt-plug quando è a al lavoro e ripulirlo con la bocca una volta arrivata a casa. Masturbarsi tutte le sere alla stessa ora, anche se era in luoghi pubblici, ma senza farsi scoprire, leccandosi poi le dita o i dildo che ha usato, vestirsi sempre abbastanza provocante ma non troppo, e comunque cose a cui la sorella l’aveva abituata, non volevo stravolgere di punto in bianco la sua vita, volevo cercare di continuare il percorso, piuttosto che sprecare il lavoro già fatto. Inoltre non aveva naturalmente il permesso di accettare inviti o avances di amici e ammiratori. Le avevo concesso eventualmente di poter andare con ragazze lesbiche o bisessuali, ipotesi comunque all’apparenza remota. Per il resto una vita normale direi, amici, famiglia (anche lei vive ancora con i suoi), lavoro, sport, televisione, comunque doveva sempre rendere conto a me di tutto. Finalmente la casa libera dai miei che sono via da stamattina fino a domani. Ed io ho tutto il tempo visto che non sono preso da esami universitari o impegni lavorativi vari. Le do appuntamento alle 4 di oggi. La risposta via sms “Si, Padrone”. Eccitato al pensiero mi scarico guardando i Simpson in tv, mangio qualcosa, navigo e leggo la posta, ecc. Verso le tre e mezza inizio a radunare qualche strumentino, niente di elaborato, cose che si possono comunque trovare in tutte le case. Eccola, suona il campanello, è in motorino. Si presenta a me, si toglie il giubbotto. Che schianto. Mini, calze autoreggenti a rete nere, scarpe alte, ma senza tacco, maglietta aderente che lascia fuori l’ombelico ed un filo di trucco che però non le fa perdere quell’aria da ingenua che mi eccita incredibilmente. La bacio, spontaneamente. So che è un errore, ma ne ho troppa voglia, un bacio lungo, bagnato, infinito. E ora si comincia. Andiamo in camera mia, le ordino di spogliarsi, di rimanere con calze, tanga e reggiseno. Non porta il plug, come le ho chiesto io. Che senso avrebbe mettere un plug con un perizoma? Le ordino di mettersi in diverse posizioni e mentre l’ammiro, scatto delle foto con la macchina digitale. Vedo un mega punto interrogativo sul suo volto ma non osa chiedere. Scatti su scatti. “Queste finiranno su internet, sto costruendo un sito, un tuo fun-club, ti piace l’idea?” Non risponde “Allora puttana, ti piace l’idea? Si che ti piace, di che non vedi l’ora di vederti su internet da casa.” “Si, voglio masturbarmi guardando le mie foto su internet” Cazzo questa volta è lei che con la sua decisione mi spiazza. Fantastico. Ho già pensato a tutto, ho trovato il dominio su internet, di quelli gratis, il programma per le immagini, in modo da oscurarle il viso… se farà la brava! Ora via tanga, reggiseno e calze, ed ecco foto fantastiche in cui si lecca il seno, primipiani del culo, della passera e dei piedini, altro che Penthouse! “Vedi i miei stivali li per terra, mentre mi spoglio dagli una ripassata con la lingua, anche le suole naturalmente!” E cosi’ con quella lingua a punta si avvicina e inizia a succhiare i miei stivali come se fosse la cosa più naturale del mondo. Mi spoglio. Le ordino di succhiarmi i piedi stavolta, mentre continuo a fotografare. Mi spompina gli alluci, che meraviglia, passa la lingua fra le dita. Sotto la mia guida si sofferma sul mio cazzo, che porta ad una erezione completa e sul mio culo. Le schiaccio la testa fra le mie chiappe. I suoi capelli lunghi mi solleticano leggermente. Sta limonando col mio culo, sento la sua lingua insinuarsi. Per chi non ha ancora provato magari per paura o perché “è una cosa da froci” do il consiglio di pensarci bene! Come ultime foto, la faccio mettere a pecora, le dico di allargarsi le chiappe, mostrare alla macchina fotografica i suoi buchi sfondati e… ma manca il tocco di classe!?! Le scrivo con un pennarellone rosso sulle chiappe l’originale scritta “SFONDAMI” e scatto altre foto. E’ ora di dedicarmi alla mia pratica preferita, oggi voglio vedere quanto Francesca sia capiente. So che è abituata a portare plug nell’ano, farsi penetrare con dildo molto grandi, ma chissà se ha mai ricevuto dentro una mano! “Bene, sdraiati sul letto e rilassati, oggi ho deciso che ti sfonderò il culo Ma prima voglio divertirmi un po’”. Le schiaffeggio le chiappe, le ha belle sode, rotonde e sempre più paonazze sotto i miei colpi. Un culo a mandolino che ha un unico proprietario… Prendo un po’ di lubrificante, un olio che ho preso apposta in farmacia e glielo spalmo tra le chiappe soffermandomi sul suo orifizio. Lei geme di piacere per questi miei massaggi, uso modi delicati, oggi sono di buon umore e ho più voglia di sesso che altro, ci sarà molto tempo per congegnare torture e punizioni disparate quando i miei andranno in ferie, eh eh! Ed ecco un giochino che mi piace molto, prendo un astuccio pieno di pennarelli, sapete quelli piccoli che hanno un diametro di poco maggiore ad una biro, sono molto lisci, lunghi e… tanti. Quando la penetro con uno solo, manco si accorge! Due, tre, quattro, cinque. Cinque pennarelli nel culo. Infilo il sesto nello spazio tra un pennarello e l’altro. Mi piace molto questo gioco perché riesco a dilatarla gradualmente, trovo sempre lo spazio per infilare un nuovo pennarello. Sei, sette, otto. Per il nono vedo che fa una smorfia e per il decimo sibila… “Sssshhhhhh”. “Come va?” Chiedo “Mi hai fatto male” In risposta le infilo senza troppi complimenti l’undicesimo ed il dodicesimo “Aahi, fai piano per favore!” “Cosa? Cosa hai detto?” Le sfilo d’un botto tutti i pennarelli, non se l’aspettava e ha contratto il culo per il male. Prendo la cintura di cuoio. “Troia che non sei altro, ora vedi. Mettiti a pecora e guai a te se ti muovi. Conta!” Le tiro una cinghiata “Conta le cinghiate ho detto!” Questa volta le faccio male. Le lascio disegnata la cinghia sulle chiappe. “Ahhh. Uno, due, tre,…” “Fino a dieci stronza” “Cinque, sei, sette” Com’è eccitante il rumore del cuoio che sbatte. Uno schiocco perfetto. E quel culo tondo che lei porge, per facilitarmi il lavoro. “Dieci” e sospira, la pena è finita… “Bene, da capo altri dieci! Troia che non sei altro” “Uno, due”. Vedo le lacrime che sgorgano. Inizia a piangere, non per il male, ha capito di essere solamente un oggetto, il mio giochino e questo la eccita, la sua figa cola, mi bagna il lenzuolo e se ne vergogna. “Quattro, cinque,…” Il sesto non arriva, la accarezzo invece, le do un bacio inaspettato e rumoroso, smack, sul gluteo. La faccio sdraiare, mi sdraio sopra di lei e la infilo nella figa dolcemente. Questo non se lo aspettava. Un avanti ed indietro lentissimo. Ha le gote arrossate. Mi guarda come una cerbiatta indifesa. Su e giù, su e giù. Sento che cambia il respiro, al che mi fermo e le chiedo. “Giurami che farai tutto quello che voglio” Esita, “Ma…” Le do due colpi d’anca decisi, il respiro aumenta ancora d’intensità, le sue pupille sono spalancate. “Si, tutto… tutto…” Mi sfilo, la giro. E’ talmente sconvolta che la sposto di peso e la rimetto a pecora, ancora un po’ di lubrificante e via con i pennarelli. “Otto, nove, dieci”. “Siii, ancora…” “Dodici, tredici… Quindici, sedici…” “Mmmhhh” “Diciannove, venti” Cazzo, ho finito i pennarelli. Se ne avessi altri potrei spaccarla! Ora immortalo il momento, una foto. La scritta “SFONDAMI” un po’ cancellata ma leggibile, una figa colante ed un culo rotto e sfondato. Meglio delle solite foto ricordo che si fanno in vacanza! Pian piano le sfilo i pennarelli. “Bene, sei veramente sfondata, toccati!” Con le sue dite affusolate si tocca il buco del culo e quando riesce a farci entrare quattro dita fino alla base inizia a singhiozzare. Ma non è ancora finita. “Sei pronta per prendere la mia mano dentro?” Gliela porgo, la bacia, lecca le mie dita. Mi ungo ben bene. Non voglio mettere i guanti, pelle contro pelle. Ho le unghie cortissime, me le mangio, e la pelle liscia. Non corro rischi di danneggiarla. Mano molto unta e lo stesso il suo culo. Tre mie dita entrano senza difficoltà. Dentro è bollente. Sento che pulsa. Entra il mignolo. Movimenti lenti ma decisi. Inizio a giocare col pollice, di cui subito entra la punta. Movimenti di spianta, rotazione. Lei mi aiuta, spinge quel suo culo verso di me, vuole sentirmi dentro e arrivare a quell’orgasmo finalmente e farmi contento. Arriva il momento delicato. Le nocche. Spingo delicatamente. Superate le nocche è tutta discesa. La mia mano viene risucchiata dentro di lei, la chiudo a pugno finalmente. Mi avvolge. E’ una sensazione strana, stranissima. Lei non ce la fa più, per l’eccitazione si è pisciata addosso, io invece ho il cazzo duro come non l’ho mai avuto. Inizia a contrarsi, sta facendo tutto lei, mi sta scopando il braccio ed io accompagno i suoi movimenti, muovo la mano, la ruoto, la sto violentando. Urla, piange, gode! “Ahhhhh, uuhmmmmm” Un orgasmo lunghissimo come non ne aveva mai provati. La mia mano è schiacciata e avvolta da lei, e mi trasmette le sue sensazioni. Si accascia, e si passa la lingua sulle labbra. E’ talmente rilassata che non faccio fatica a sfilare la mano. E’ aperta, sfondata, si è aperto qualche taglio e c’è un pochino di sangue, ma niente di esagerato. E’ talmente aperta che mi viene voglia di rituffarci la mano. Dentro e fuori per due tre volte e poi mi sdraio di fianco a lei. Mi fissa. Mi abbraccia, mi bacia, “Padrone… Padrone. Ti amo. Ti voglio ancora…” Si accorge della mia erezione. Io non ho ancora goduto. Le sorrido e le dico “Fai tu!” Al che si avvicina al mio cazzo, prima lo spompina un po’, poi cambia idea, sa che adoro venirle dentro e ci si siede sopra. Se lo infila nel culo. Entra che è un piacere, me lo avvolge ed in un colpo solo le mie palle aderiscono alle sue chiappe. Ma ecco qualcosa di nuovo, invece di muoversi su e giù, contrae e rilassa i muscoli del suo culo. Sento che me lo sta risucchiando, se non fosse attaccato a me, le arriverebbe in gola. Pochi movimenti di questo tipo, lenti giri d’anca ed ecco che scarico le mie tensioni nel suo intestino. “Mmhhhhh” Si accascia su di me col mio cazzo ancora ben impiantato nel culo. Mi sussurra all’orecchio… “Ti amo” E così ci addormentiamo.
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