Erano già trascorse cinque ore dal momento in cui mi ero messo alla guida della ROVER di mio padre e la monotonia del nastro autostradale mi aveva terribilmente annoiato e stancato. Accompagnavo mia madre che si sarebbe dovuta fermare una settimana a Verona per una transazione di affari. La mamma avrebbe avuto bisogno dell’auto per muoversi in loco, ma non se l’era sentita di affrontare da sola l’autostrada e per questo mi aveva pregato di farle da autista. Gli accordi erano che, una volta giunti a destinazione, sarei tornato al sud in aereo per poi riandare, dopo una settimana, a Verona e rifare in auto il percorso inverso. La prospettiva di questo doppio viaggio non mi entusiasmava, ma non avevo potuto esimermi.Erano già le 20,30 e, dopo tre infruttuosi tentativi di trovare un hotel per sostare una notte, mi stavo dirigendo verso un motel, sul raccordo Firenze-Mare, dove speravo di trovare posto.Alla "reception" del motel, uno sbiadito impiegato ci comunicò che, purtroppo, era disponibile una sola camera dotata di un unico letto matrimoniale non separabile. Non avevo intenzione di effettuare ulteriori ricerche di alberghi, per cui guardai interrogativamente mia madre che mi fece un cenno di intesa. La camera era ampia ed il letto molto spazioso. Anche il bagno andava bene e, quindi, tutto sommato, eravamo soddisfatti.Per evitare eventuali polemiche con mia moglie e con mio padre, addivenimmo con mia madre di tacere sulla scelta della camera con letto unico.Dopo aver consumato un leggero spuntino al bar del motel ed aver sostato una mezz’ora davanti al televisore, ci avviammo verso la nostra camera e, per prima cosa, sistemai, sullo scaffale di una nicchia antistante il letto, la cinepresa che, come di consueto, porto sempre con me nei viaggi.Non ero per nulla imbarazzato dalla presenza di mia madre. Mi spogliai rapidamente, indossai il pigiama e mi misi sotto le coperte, pregustando una notte di sonno profondo.La mamma era, intanto, entrata in bagno e, dallo scrosciare dell’acqua, intuii che stava facendo una doccia. Poco dopo uscì dalla toilette. Le luci bianche della stanza penetravano la sua camicia da notte, generando un gradevole fenomeno di trasparenza. Non potei fare a meno di notare le enormi tette che dondolavano maestose e libere sotto la camicia e sulle quali si ergevano due neri e grossi capezzoli. Ebbi, inoltre, modo di intravedere due cosce ben tornite e, sotto, un bosco di peli fitto e scuro che contrastava con il biancore della pelle.È inutile nasconderlo: tutto ciò – anche se si trattava di mia madre – mi procurò una grossa erezione.Ho 28 anni e sono sposato da un anno, mentre mia madre si avvia ala cinquantina. È una donna bruna, molto bella e molto ben messa. Gli sguardi degli uomini e, talvolta, anche delle donne, non lasciano alcun dubbio sulla sua avvenenza e sui forti desideri che lei ancora suscita.Non appena spenta la luce, mi addormentai profondamente. Intorno a mezzanotte, però, mi svegliai con un sussulto: avevo il pene gonfio ed ero sul punto di eiaculare. Ero reduce da un sogno molto strano: "mi trovavo a casa mia, quando sentivo suonare alla porta. All’uscio Rosetta, la figlia della portiera, veniva per consegnarmi un telegramma. Rosetta, poverina, era alta appena 1,40 anche se i tratti del viso erano molto belli. Mi vedevo un po’ a disagio in quanto l’accappatoio che indossavo si apriva e lasciava intravedere il mio pene. Nel sogno, Rosetta, che con la bocca arrivava all’altezza del mio bacino, scostava l’accappatoio, prendeva in mano il mio cazzo e cominciava a slinguarlo, procurandomi un piacere immenso…."Mi alzai velocemente, andai in bagno deciso a farmi una sega e mettere così fine alla tensione. Poi, invece, optai per una doccia semifredda che, con sollievo, mi riportò alla normalità.Tornai a letto e cercai di riprendere sonno.A quel punto mia madre, con voce impastata, mi chiese:" Roberto, ti senti bene ? T’è successo qualcosa ? "" No, mamma, è tutto OK "" E lei: cos’è questo profumo ? Sembra talco o cos’altro ? "" Si mamma, è talco. Ho fatto la doccia e poi ho messo il talco "" La doccia a quest’ora ? E perché mai ? "" Mamma, ero un po’ eccitato ed ho pensato bene di risolvere la situazione con l’acqua "" Dimmi la verità: sei arrapato ? Pensi a qualcosa che ti eccita ? "" Certo. È così. È normale, no ? "" Mi fai sentire se sei gonfio ? Sono curiosa. "" Ma, mamma, ti sembra questa, una cosa possibile ? "" Ti prego, Roberto, l’ho fatto tante volte quando eri bambino ! Fammi toccare il tuo pisello ! "" E va bene: Ma poi dormiamo. "Sentii la mano di mia madre toccare prima la mia coscia e poi introdursi furtivamente nello spacco del mio pigiama per afferrare il mio cazzo che, ovviamente, era tirato al massimo." Mio Dio, Roberto ! "" Cosa c’è adesso, mamma ? "" Ma è enorme ! Il tuo pisello è troppo grosso ! È bellissimo, ma è anche mostruoso ! Come fai a penetrare tua moglie ? L’avrai stracciata, poverina ! Il tuo cazzo è almeno il doppio di quello di tuo padre. Posso tenerlo in mano ? Mi piace toccarlo, accarezzarlo. "" Mamma, se, però, continui ad accarezzarlo, finirà che io sborrerò e sporcherò tutto. "" Figlio mio, io sono più eccitata di te; e dal momento che ci troviamo soli, in questa camera e in questo letto e nessuno lo sa, non vedo perché non possiamo divertirci. La tua sborra la puoi dare a me. Attendimi una attimo. Torno subito. "Mentre la mamma andava in bagno, mi alzai anch’io, avviai la cinepresa coprendo la lampada d’avvio con un calzino per nascondere la messa in funzione e posizionai con esattezza la videocamera verso il letto. Poi mi spogliai, accesi le luci dei due comodini ed attesi.Da lì a poco tornò mia madre. Era completamente nuda ed i suoi seni sembravano ancora più grossi. Guardò con desiderio la mia nerchia che adesso torreggiava imponente. Si chinò su di me e mi baciò, strusciandomi la lingua sin sotto il palato. Le agguantai le tette e cominciai a leccarle e succhiarle furiosamente. Le feci aprire le cosce ed infilai la lingua dentro la sua grossa fica tormentando il clitoride e strapazzando le grandi labbra. La sentii venire nella mia bocca con un fiotto di liquido acidulo e vischioso. Mi disse di sbatterle il cazzo nella vulva e di farle male. Io, invece, preferii accovacciarmi sul suo collo ed introdurre tra le labbra il pene stramaledettamente pieno. Le intimai di succhiarlo e, poi, di aprire la bocca mentre mi masturbavo lentamente. Era giunto il momento: un fiotto di sborra schizzò prepotentemente e si adagiò sulla sua lingua, mentre il resto penetrava e scendeva in gola. Con gli occhi semichiusi dal piacere vedevo che lei inghiottiva con un’espressione beata stampata sul viso.Stranamente il mio cazzo non si era completamente ammosciato. Mi bastò puntare lo sguardo sulle mammelle, che sembravano due grossi budini, per riprendere vigore. Le dissi di mettersi a pancia sotto, posizionando due cuscini sotto il bacino. Aprii le sue grandi natiche e vidi subito il buco del culo, coperto da una leggera peluria. Mi abbassai e cominciai a leccarlo, lasciando cadere dentro un po’ di saliva per lubrificarlo e renderlo più elastico. In questo mio "fare" lei, intanto, veniva per la terza o quarta volta. Strofinai il mio batacchio nella fessura delle natiche e poi, dolcemente, cercai di introdurlo. Considerate, però, le mie misure, l’operazione non riusciva, anche perché la mamma, in quel posto, era vergine e provava dolore. Ebbi un’idea. Allungai una mano e presi dal piano del comodino la lattina di crema di nocciole americane , di cui mia madre era ghiotta; introdussi e girai il cazzo dentro la scatola sino a quando la crema non si fu ben spalmata. Dissi, quindi, a mia madre di mettersi alla pecorina e così, lentamente, riprovai ad entrare nel suo culo. Questa volta la manovra ebbe successo e riuscii ad affondare il mio enorme cazzo nel suo culo, sverginandolo e penetrando sino allo stomaco. Quando compresi che stavo venendo, sfilai repentinamente il pene dal culo e, ancora una volta, glielo affondai in bocca, costringendola a bere la sborra che copiosa veniva fuori.Ma mia madre non era ancora sazia. Mi pregò di fotterla in fica, ma io non lo feci sia perché ero esausto, sia perché mi riservavo di effettuare questo intervento durante il viaggio di ritorno.La cinepresa aveva sicuramente immortalato le nostre prestazioni: adesso ero curioso di vedere il filmato, di ricreare atmosfera e sensazioni e di ricreare atmosfera e sensazioni e vedere di sperimentare, alla prossima occasione, qualcosa di nuovo.L’indomani arrivammo a Verona e la sera ci lasciammo in aeroporto con l’intesa che ci saremmo rivisti fra sette giorni per il viaggio di ritorno.Trascorsi l’intera settimana in agitazione: non vedevo l’ora di tornare su a Verona. Avevo visto più volte il film girato in camera ed ogni volta mi arrapavo terribilmente. Mia moglie aveva le mestruazioni per cui non era possibile scopare. D’altronde volevo conservarmi per mia madre e cercavo di non disperdere energie. Avevo un chiodo fisso in testa: scopare mia madre, alla quale ormai pensavo come una troia che mi procurava sensazioni nuove e sconvolgenti. Neanche mia moglie, che era una giovinetta e accondiscendeva con gusto a giochi d’amore particolari, mi aveva mai propinato un piacere così forte.E finalmente giunse il giorno del ritorno. Fui a Verona verso le ore 15 e, all’aeroporto, trovai mia madre che mi abbracciò con trasporto e mi disse che, se non ero stanco e non avevo nulla in contrario, si poteva intraprendere subito il viaggio di ritorno. Per me stava bene e così ci dirigemmo verso sud.Alle 21 eravamo vicino Firenze. Mia madre mi chiese se non era il caso di fermarci nello stesso motel in cui avevamo sostato nel viaggio di andata, lasciandomi intendere di essere ben felice di ripetere l’esperienza già fatta.Al pensiero che da lì a poco l’avrei chiavata con furore, che avrei potutoleccare la sua grande fica per tutta la notte e strizzare le sue mammelle, mi sentii salire la sborra nelle palle.Come la volta passata, consumammo un leggero spuntino e ci avviammo quindi verso la camera assegnataci che – a scanso di sorprese – avevo direttamente chiesto con letto unico. Come l’altra volta e senza che la mamma se ne accorgesse, piazzai la videocamera sulla solita nicchia, regolando lo "zoom": questa notte volevo riprese più ravvicinate e più intime.Dopo la doccia mi misi a letto e attesi che mia madre uscisse a sua volta dal bagno. Fremevo dal piacere e non vedevo l’ora di scoparmi quella gran ficona. I pensieri più strani attraversarono la mia mente: le avrei sborrato sul viso, nei capelli e per un attimo pensai che sarebbe stato bello (ove fosse stato possibile) metterla incinta. Ma ormai deliravo ed ero consumato dall’attesa e dalla passione.La mamma si presentò nuda, in tutto il suo fulgore, e, senza alcun disagio, venne verso di me; al vedere la mia torre in tutta la sua imponenza, ebbe un sussulto di piacere che manifestò con un sorriso.Si chinò e strofinò i grandi seni sul mio pene; l’afferrai con forza e le dissi di "sedersi" su di me per ‘venire’ e versare nella mia bocca il miele della sua fica. Lei lo fece ed io cominciai a leccare la vulva umida e allappata con sapienza e ritmo, mentre con le mani protese verso l’alto tormentavo le sue mammelle. Non passò molto tempo che la sentii mugolare: stava venendo. Un rivolo di liquido sgorgò nella mia bocca ed io lo assaporai con gusto e poi lo mandai giù avidamente. La feci mettere distesa e iniziai a leccarle l’interno delle cosce, le gambe, arrivando sino ai piedi. Misi in bocca il suo alluce e lo spompinai con cura. Lei fremeva e pronunciava frasi sconnesse: mi chiese di chiavarla e di farle male. Mi alzai, appoggiai il mio cazzo sulla sua nera e bagnatissima fica e dolcemente arrivai sino in fondo, toccando la sua folta peluria con le palle. Aspettai a muovermi perché volevo far durare, il più a lungo possibile, questi momenti di estasi. Lei mi guardò e mi supplicò di stantuffarla. Cominciai così ad andare su e giù con forza, ma con ritmo decelerato. Con le mani stuzzicavo i capezzoli e di tanto in tanto mi abbassavo sulla sua bocca per infilarle dentro la lingua ed esplorare il suo palato e la bianca chiostra dei denti. Ma, era chiaro, non potevo trattenermi oltre. La sborra salì velocemente e si riversò dentro come un torrente in piena. Estrassi il cazzo dalla fica e le sparai l’ultima scarica sulle labbra e sui capelli.Era stato bellissimo, ma ero distrutto.Verso le quattro del mattino, mi svegliò e mi chiese di chiavarla ancora. Le proposi prima un "sessantanove" e lei accettò di buon grado. Ci sistemammo "di fianco": avevo la testa tra le sue cosce e leccavo e mordicchiavo il suo clitoride duro e teso. La mia lingua si muoveva con destrezza e con lussuria. Dal movimento del suo bacino compresi che stava avendo un orgasmo. Infatti, poco dopo, mi venne in bocca, mugolando e pronunciando chissà quali parole. Il mio pene era pronto ad entrare: la feci mettere alla pecorina e la penetrai in fica con forza, mentre con le mani tenevo strette le sue bianche chiappe. Quando fui al culmine, la pregai di bere il mio sperma e lei obbedì, godendo a lungo e raccogliendo con la lingua ogni goccia.Poi ci addormentammo e, l’indomani, tornammo alle nostre case.Nel lasciarmi mi disse:" è stato bellissimo. Ma non è più da ripetere. Ognuno di noi due ha la propria vita, i propri impegni ed i propri problemi. Ed è a questi che bisogna guardare. "Compresi che la sua fame di sesso, perora saziata, era stata soppiantata dal suo proverbiale lucido raziocinio di donna di affari e dal sentimento di madre.Non risposi. Mi ripromisi, però, di tornare sull’argomento in prosieguo di tempo, quando, molto probabilmente, i ricordi delle due notti di amore trascorse in un motel toscano sarebbero riaffiorati nella sua mente imperiosi e struggenti.
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