Me ne stavo seduto in silenzio, con in mano una Coca Bacardi, in preda a strani dubbi e presentimenti funesti.Avevo elaborato una serata che doveva essere di sesso sfrenato per me, e si era tramutata in una serata di sesso sfrenato per Rossana.Lei aveva preso una quantità industriale di cazzi e di sborra, rimettendoci anche il secondo canale (che mi aveva sempre ostinatamente negato), facendomi cornuto davanti a 50 spettatori. Ora correvo pure il rischio che lei mi aggredisse, addossandomi ogni tipo di responsabilità, una volta uscita dai camerini di questo stupido Club Privè.Il tempo passava, e Rossana non si faceva vedere, ed io ero talmente impietrito, sconvolto, preso da un misto di strana eccitazione, di vergogna e di estasi, che non riuscivo ad alzarmi per cercarla.Ero come drogato, drogato da quell’esibizione sconvolgente di mia moglie.Il locale oramai era deserto, ed i pochi che erano rimasti, erano indaffarati a dare le ultime palpatine alle ragazze.Erano passate le tre, quando Rossana mi apparve davanti. Sconvolta, con lo sguardo impietrito, i capelli bagnati (segno di una veloce toeletta superficiale per toglierle la sborra dal corpo), il vestito che sembrava essergli diventato troppo grande, e le calze che non riuscivano a stare su, forse per incuria, e cadevano sulle cosce, non nascondendo degli aloni imbarazzanti.”Credevo te ne fossi andato…” mi disse con un filo di voce.La guardai incuriosito. Non riuscivo a capire il suo vero stato d’animo.Vergogna? Offesa? Rabbia? Incredulità? Estasi? Disperazione?Mi alzai, e tentai di farla accomodare, ma lei rifiutò:”Andiamo via subito, andiamocene immediatamente…””Bevi qualcosa, calmati…..””Andiamo via!” mi disse rabbiosamente, e quello fu il primo sentimento che trapelò in lei.Passammo davanti al bar, e lì il barista tentò di fermarci:”Signora, la prego, possiamo offrirle qualcosa?”Rossana passò dritta, per poi fermarsi prima dell’uscita.Tornò sui suoi passi, ed ordinò perentoriamente:”Una vodka al limone”.Il barista velocemente la servì, continuando ad osservarla incuriosito. Anche lui aveva potuto assistere allo spettacolo di Rossana, e forse aveva gradito.Io restai nella penombra, la osservai bere quasi d’un fiato la vodka (non beveva mai alcolici, ma evidentemente quella sera era fatta per sfatare tutti i tabù) senza farmi notare dal barista.Si avvicinò a Rossana la ragazza mora, quella che l’aveva coinvolta nello spettacolo, e vidi che le porse il reggiseno e tentò di parlarle.Rossana, con uno scatto di rabbia lo prese e lo strinse in pugno, poi si girò, e senza ringraziare e prestare attenzione alla ragazza si diresse all’uscita.La seguii in silenzio.Si fermò davanti alla macchina aspettando che le aprissi la porta.Si sedette, e sempre in silenzio ci dirigemmo verso casa.Furono minuti di silenzio glaciale, e non sapendo cosa dire, da cosa cominciare, gettai là la prima domanda che mi venne in mente:”Vodka al limone? Come mai ti sei messa a bere alcolici?”Si girò di scatto, e mi sgranò gli occhi increduli:”Mi sembra che questa sera di cose strane ne abbia combinate parecchie, e tu ti preoccupi degli alcolici?”Ritornò il silenzio, ma nel contempo, le immagini che avevo visto, mi ritornavano continuamente in mente, producendomi un’eccitazione senza precedenti.Temevo nel toccarla, di farla scoppiare d’ira, ritenendomi responsabile di quanto successo.Non potevo però far durare questa situazione. Non potevamo tornare a casa senza prima esserci chiariti.Fermai l’auto, e mi voltai a guardarla con fare deciso, ma attesi un suo movimento, una sua mossa prima di aprire la bocca.Rossana scoppiò in lacrime:”Scusami Fabio, scusami….Perdonami…. Non mi lasciare…. Non capisco cosa mi sia accaduto….Scusami…. Potrai mai perdonarmi?….Era una cosa imprevista. Mi attendevo un attacco, con una lista delle mie responsabilità, la mia volontà affinché lei provasse cose nuove e nuove esperienze, ed invece…Presi la palla al balzo, e cambiando repentinamente il mio programma, la guardai severo:”Non mi sarei mai aspettato niente del genere…” e calcando vergognosamente la mano ” Una donna sposata… Davanti a tutti quegli uomini…”I singhiozzi erano ininterrotti.Veramente Rossana sembrava disperata, al limite del suicidio!La lascia sfogarsi, fino a che, dopo aver preso il fiato mi chiese con un filo di voce:”Vuoi lasciarmi?”Era da lei: decisione drastiche ed irrevocabili.”Rossana, quello che hai fatto è stato una cosa inimmaginabile… Comunque credo che anch’io ho le mie responsabilità. Credo che, non solo non ti lascerò, ma che anzi… Ti amo più di prima!”Mi si gettò al collo, e mi abbracciò vigorosamente.La baciai, ritrovandogli in bocca il gusto del limone. Sempre meglio della sborra altrui…”Hai oltrepassato ogni limite… Credo che da oggi, non potrai più dirmi di no…!””E’ anche causa tua se è successo tutto questo”.”Ferma lì! Non crederai mica che io ti abbia chiesto di scoparti mezza platea per farmi piacere?””No, ma se non mi avessi costretta ad entrare in quel locale… Forse il vino bevuto al ristorante…””Rossana, non tirare fuori scuse. Questa sera la vena “puttana” che c’è in te, è uscite perentoriamente fuori, e si è impossessata delle tue azioni. Ti avevo chiesto mille volte di lasciarti andare, ma non credevo che i tuo freni inibitori cedessero all’improvviso così. Non ti riconosco più!”Rossana continuava a guardarmi, lacrimando, ed a fatica tirò fuori queste parole:”Ti prego… Non parliamo più di questo… Ti prego di perdonarmi…”Feci la faccia dura, e la redarguii:”Rossana, sia ben chiaro che da oggi molte cose sono cambiate. Non potrai più nasconderti dietro a quegli stupidi tabù che avevi fino a poche ore fa. Ti rendi conto che se io mi fossi scopato una mezza dozzina di donne, tu mi avresti ammazzato?”Tacque, e si risistemò sul sedile in silenzio, cercando di ricomporsi.Io ero arrapato al massimo. Il cazzo mi doleva come non mai, e dopo un attimo, che mi è sembrato un’eternità, di silenzio, mi gettai su di lei, tentando di toccarle la figa.”No… No… Ti prego… Ho male in ogni posto…” si lamentò subito ” ti scongiuro… Non posso…”Mi bloccai disperato:”Ma Rossana! Non ne posso più! Porco Giuda, sto per scoppiare! Tu sei ridotta uno straccio, ma io sono carico da impazzire!”Rossana mi guardò con un’ultima lacrima che le rigava il viso:”Ti prego… Credo che non riuscirei nemmeno a farti una sega… Mi duole perfino il braccio…. Mi brucia dappertutto, e non vedo l’ora di andare a casa. Ti scongiuro… Domani potrai chiedermi qualsiasi cosa, e ti prometto che l’avrai… Ma non ora… Sono quasi le 4 del mattino… Non ne posso più!”Sgommai, e ripresi la strada verso casa.Ero inebetito. Avevo assistito ad uno spettacolo incredibile, che mi aveva portato ad uno stato di eccitazione straordinario, ed ora rischiavo di accontentami di una mia masturbazione. Stavo veramente incazzandomi.Il silenzio era ritornato padrone della situazione, ed i miei nervi erano al limite della sopportazione, come pure il mio cazzo, che non voleva saperne di starsene buono. Mi sembrava che ad ogni battito cardiaco, volesse scoppiarmi nei pantaloni.Per raggiungere il nostro paese, feci una deviazione. La facevo spesso, quando rincasavo tardi, per poter passare nei sobborghi del capoluogo, a divertirmi e sbirciare dai finestrini le mignotte, che a decine passeggiavano lungo i viali.Lei se ne accorse, ma non aprì bocca.Erano le 4 del mattino, e le strade erano praticamente deserte. Anche le mignotte sembravano essersene tornate a casa, nonostante fosse estate, e qualche balordo in giro c’era ancora. Non ne potevo più, e l’istinto fece sì che mi fermassi davanti ad una di loro.La rabbia cominciava a farmi ribollire il sangue, ed il cazzo era duro da un’eternità.Una bella rossa, con i capelli abbastanza lunghi e mossi, con alcuni bei boccoloni che le circondavamo il viso, altissima, con un paio di gambe da capogiro. Non sottili, ma abbastanza robuste, con due cosce resistenti come piacevano a me.Un sorriso mi accolse, ma quando vide Rossana accanto a me divenne seria:”Quanto?…””No bello… Cosa vorresti fare?””Niente, Lei guarda solamente. Questa notte ha già fatto il pieno… Dimmi, quanto?””Cento in auto, centocinquanta in camera”.”Senti, sali su che non ne posso più… Ci metteremo senz’altro d’accordo”.Salì sul sedile posteriore, e nel frattempo Rossana mi lanciò un’occhiata da incenerirmi.Partimmo, e decisi che forse, data la situazione, valeva la pena di farsi la puttana in camera.Era la seconda puttana che mi facevo. La prima avevo 17 anni, ed eravamo in compagnia. Ora a quasi 40 anni, stavo ripercorrendo la stessa strada.Ci accompagnò nella camera ad ore.Rossana non voleva salire con noi, ma io la costrinsi:”Io ho visto te, adesso tu vedi me!” e la spinsi su per le scale.La rossa si chiamava Tatiana, ed indossava un mini vestitino azzurro, che le metteva in risalto non solo il colore dei suoi capelli.Appena entrati si tolse con un solo movimento il miniabito che indossava, restando in mutandine.Il pelo rossiccio, le usciva dai lati delle mutandine bianche.Aveva due seni da impazzire, che restavano alzati, sfidando la gravità.Le gambe poi erano favolose. Mi ci sarei aggrappato per ore.”Senti Tatiana, facciamo le cose con calma, e ti garantisco una buona mancia””Duecento?””Duecento. Però devi farmi fare un giro speciale. Sono in tiro da un bel po’, ma voglio riuscire a darti una ripassati in tutti i buchi”Mi sentivo in dovere di parlare così violentemente. Mi aiutava a sbollire la rabbia.”Per me…” rispose prendendosi subito le duecentomila.Mi spogliai, osservando sempre Rossana, che se ne stava in silenzio.Tatiana si tolse le mutandine, e le gettò, a mo’ di sfida, addosso a Rossana:”Guarda come si fa signora….”Mi prese il cazzo, e cominciò a massaggiarlo delicatamente, poi ci sputò sopra e mi chiese che servizio pretendevo:”Tutto” fu la mia risposta.Si dette da fare con un buon servizio di bocca, dopodiché, mi attaccai alle sue gambe, e cominciai a leccargliele, senza pensare a quante lingue avevano già leccato quei punti quella sera stessa. Mi infilò il preservativo, mi sorrise maliziosamente e si distese a gambe aperte.Mi alzai ad osservare la scena.La rossa era lì immensa, a gambe aperte, con le tettone che ballonzolavano ad ogni movimento. Era volgare, estremamente volgare, e sorrideva soddisfatta della sua volgarità.Presi Rossana per un braccio, e le chiesi come ultima possibilità:”Finisci tu, o finisce lei?”Rossana si divincolò, e si girò verso il muro.Mi buttai su Tatiana, e la penetrai in un colpo solo. Credetti di caderci dentro.Il mio cazzo è bello robusto. Non lunghissimo, ma certamente ha una notevole circonferenza, ma Tatiana non aveva una figa, aveva una caverna per elefanti.Ero talmente eccitato che, nonostante tali dimensioni, dovetti fermarmi per non venire subito.Cominciai a toccarla dappertutto, tuffando la mano nella rossa peluria della figa. Lei si dimenava tutta, e sembrava piacerle (almeno sembrava guadagnarsi le 200.000), mentre Rossana, sempre in piedi, aveva cominciato a gustarsi lo spettacolo.Erano le gambe che mi piacevano in quella puttana, e continuavo a passarle centimetro per centimetro, con la lingua, con le mani, con il cazzo. Glielo passavo sulla liscia pelle, che chissà quante palpatine aveva subito solo quella notte.Leccavo, massaggiavo, tastavo, finché, oramai pronto, la rigirai e la misi alla pecorina:”Pronta bella rossa?””Prontissima! Infila e sborra, che mi stai sui costi…”Il linguaggio mi eccitò maggiormente:”Vai a tassametro o a colpi brutta troia?””Tu inculami e poi sborra, che fuori c’è la fila per Tatiana…. E dì alla tua amica di guardare come si prende un cazzo in culo!”La penetrai, e facendolo mi girai verso Rossana:”Guarda, sono bravo come i tuoi nuovi conoscenti? Vienimi vicino!”Si avvicinò lentamente, ed io potei passargli la mano sulle cosce, che mi sembravano ancora insozzate di sborra, mentre stantuffavo il puttanone.Sborrai quasi subito, in quanto non ero abituato a infilare il cazzo in culo, e lo spazio ristretto, attorno al mio cazzo aveva velocizzato l’azione.Riempii il serbatoio del preservativo di una buona dose di sborra. Me lo tolsi, lo feci dondolare tenendolo con due dita, poi dissi a Rossana:”Ne vuoi assaggiare cara?”Lo alzai, e Tatiana ridendo disse:”Per 50.000 te la bevo d’un sorso!”La guardai stupito, dopodiché gli feci un gesto di consenso.Tatiana si distese sotto di me, completamente nuda, con le gambe sempre oscenamente aperte.Cominciò a leccarsi la bocca, strofinando la lingua su quelle due labbra pesantemente colorate.Io rovesciai il preservativo, e la mia sborra cominciò a colare giù.Il filo continuo di sborra cadde sulla bocca di Tatiana. Questa, sempre ridendo, cominciò a leccarsela per bene, mentre io cominciavo a fare oscillare il preservativo affinché, per evitare di sporcarsi, dovesse muovere repentinamente la testa per afferrare anche le ultime gocce.Strizzai per bene l’affare, dopodiché la sentii schiocchiare la lingua:”Ottimo… Ora sgancia il dovuto”.Mi ero di nuovo eccitato, e mi gettai in mezzo alle sua cosce, e gli diedi due belle leccate -la mia specialità- prima che lei, prendendomi per i capelli mi bloccasse:”Che fai, raddoppi?”Ero già arrivato a 250.000. Troppo per le mie tasche, e dovetti lasciare l’offerta. “Dimmi, è la tua amichetta?” Mi chiese Tatiana.”No, l’ho conosciuta questa notte in un night, La stavo portando a casa, ma ero troppo arrapato, e lei non voleva darmela….””E’ sposata, ha la fede al dito”.”Chi cazzo se ne frega, sono sposato anch’io”.”Anch’io” rilanciò ridendo Tatiana mentre si infilava le mutandine “chissà i rispettivi consorti cosa stanno facendo…””Il tuo non deve essere geloso” ripresi io.”Scherzi? Con i soldi che porto a casa mantengo tutti i comfort… Ci vorrebbe pure fosse geloso.La vendo quasi tutte le sere, e a buon prezzo”.”Certamente non sei economica””Vatti a sbattere le negre allora””Ce ne sono di carine””Allo stesso prezzo mio, altrimenti trovi dei cessi. Ma dimmi “- disse indicando la silenziosa Rossana- “ora che te ne fai di quella?””Devo ancora pensarci….” Tatiana si stava vestendo, e mettendosi le mutandine mi si avvicinò, mettendo in mostra le sue bellissime gambe.”Ti piacciono vero?””Bellissime. – e così dicendo ricominciai ad accarezzarle, fino a giungere al limite delle mutandine, al che lei chiuse le cosce fermandomi- Lavori solo sulla strada?””Anche in privato… Ecco il numero del cellulare, se mi vuoi ancora….””Anche con il marito?””Tu porti tua moglie?”Non risposi, ma risi in silenzio….E così facendo, ero già rivestito, e salutandola, presi per un braccio Rossana, e uscì dalla porta.”Incredibile -sbottai appena sceso dalla macchina – Ti sei sbattuta sei uomini, ma non tuo marito.Ho dovuto pagare una puttana perché la mia legittima consorte aveva figa, culo ed altri accessori talmente a pezzi che ho dovuto sborsare 200.000 lire per soddisfarmi… Spero non considerai questo fatto come una vendetta, e che tutto sia ora alla pari!””Non ti ho detto niente””Perfetto. Ora andiamo a dormire, che devi essere sfinita…!”Erano le cinque, e stava facendosi l’alba.Rossana si diresse in bagno, ed aprì l’acqua per farsi una doccia.Io rimasi dentro il bagno, rifiutandomi di uscire.Lei, con le lacrime che ancora le solcavano il viso, cominciò a spogliarsi.Le calze erano intrise di sborra, smagliate, e cadevano dalle cosce di Rossana.Il vestito era tutto stropicciato, e sotto mi accorsi che non aveva più le mutandine, forse dimenticate o forse finite come ricordino in casa di qualche giovane “inculatore”.Rimase nuda un attimo a guardarmi, poi aprì il box doccia e si mise sotto il getto caldo.Le ultime tracce esteriori, di quanto aveva passato Rossana, furono lavate via dalla doccia. Passò lentamente le mani tra le natiche, e potei vederla stringere i denti.Continuò a massaggiarsi lentamente, sotto l’acqua calda, facendo numerosi gargarismi, forse per lavarsi anche quella cavità.Si lavò accuratamente ogni parte del suo corpo, quasi volesse così togliere ogni traccia, ogni segno di quanto aveva subito.Io la osservavo in piedi, davanti la porta del bagno. Guardavo quella donna che credevo di conoscere così bene, ma che ora mi sembrava cambiata completamente.Chiuse l’acqua, si avvolse nel suo accappatoio, e con un asciugamano in mano, mi passò davanti sfiorandomi appena.Era finita una notte magica o tremenda. Sarà il domani a deciderlo, comunque una notte che avrebbe certamente cambiato la mia vita, e soprattutto quella di Rossana.La domenica passò tranquillamente, tra silenzi e sguardi pieni di dubbi.Dopo una nottata così, era normale -pensai- passare una giornata in silenzio, a godersi la bambina.Il lunedì mattine me ne andai a lavorare con mille pensieri in testa.Era stata un’esperienza assolutamente imprevista, nuova e sconvolgente.Quando tornai nel pomeriggio, trovai Rossana ancora a casa, con il viso stravolto, davanti ad una tazza di caffè. Non si era recata al lavoro.Era talmente sconvolta, che non se l’era sentita di uscire. Alla mattina si era svegliata, ed era come se fosse precipitata dal sogno alla realtà. Un grosso senso di vergogna e di colpa le aveva impedito di uscire di casa.La tranquillizzai, e dolcemente la convinsi che quello che aveva fatto non aveva per niente incrinato il nostro rapporto, anzi, me ne assumevo io la responsabilità, in quanto io ero stato l’artefice di tale esperienza.Credo comunque, che quello che più la spaventava, era il fatto che aveva scoperto in sé un lato nuovo della sua personalità.Lei così austera, così “signora”, mai avrebbe pensato di lasciarsi scopare da una decina di sconosciuti, davanti ad altri quaranta, in un locale di infimo ordine, e senza nessun ritegno.Parlandogli dolcemente, accarezzandola amorevolmente, finimmo con il finire a letto, e lì, la scopai con un vigore nuovo e forsennato.Lei sembrava davvero cambiata, e mi offrì per la prima volta il culo, anche se gli doleva dalle svariate penetrazioni del giorno prima.Per me era la prima volta che lo penetravo, e sicuramente me ne doleva per il fatto di averlo avuto per 20 anni a disposizione, ed ora lo trovavo già ben allargato. Nonostante il suo indolenzimento, la penetrai con vigore, e lei, in silenzio, ma muovendosi con il mio ritmo, mi fece raggiungere un orgasmo troppo veloce.La sborra usciva lentamente dal buco, ed io la osservavo assente. Era una visione che avevo solamente sognato, ed ora era diventata realtà.Lei mugugnò, si rigirò nel letto, e con uno scatto felino me lo prese in bocca, pulendomelo per bene.Mai l’aveva fatto, nemmeno dopo una sana e calma sborrata in figa. Ora me lo leccava dopo avergli sborrato in culo. Evidentemente si sentiva ancora in colpa, e cercava in tutti i modi di farsi perdonare.Certamente per la sua testa, erano passati dubbi atroci.La paura di un divorzio, di una cacciata di casa, e soprattutto della perdita della bambina, evidentemente l’avevano terrorizzata.Me lo succhiò talmente, che si rizzò di nuovo, e ricominciai a scoparla selvaggiamente, strizzandole i seni, mordendoli, e cominciando, come ero solito, a inveirgli contro, chiamandola puttana e troia.Questa volta quegli aggettivi, acquistavano un significato nuovo. Prima era per fare scena, ora forse era la verità, ma continuavo ad amarla!Lei mi prese a morsi, fino a farmi male, nel mentre io aumentavo il ritmo.Mi fermai prima di venire, e presi dal cassetto segreto, il fallo di gomma, e senza stare a lubrificarlo, glielo infilai nella figa, che sembrava una pozzanghera.”Forse non sei più abituata a prenderne uno solo…” e dopo averglielo infilato, la girai, e tentai una doppia penetrazione.Feci una gran fatica, ma fu lei che mi aiutò, e dopo vari armeggiamenti, si trovò con due cazzi in corpo, e con la voce rauca dal dolore e dal piacere.Poco ci mancò di finire giù dal letto, ma lei venne morsicandomi l’avambraccio posto alla sinistra del suo viso, ed io per la seconda volta riempii il suo culo.Questa volta, sfiniti ci lasciammo cadere sul letto a riposare.Lei sfilò il fallo di gomma, lo gettò in un angolo, e mi baciò appassionatamente:”Sei contento della tua puttana?””Sei stata grande… E ti giuro che ti amo sempre di più”.
Aggiungi ai Preferiti