Per tutta la mattina in ufficio fui come assente. Non riuscivo a concentrarmi nel lavoro. La mia testa tornava continuamente a quello che era successo tra me e mia sorella. Quello che mi sorprendeva era il fatto di non sentirmi in colpa. Anzi, dentro di me speravo che la cosa andasse avanti e non fosse stato un episodio isolato. Dipendeva tutto da Aleandra. Come si sarebbe comportata da ora in poi con me? Cosa pensava lei di quello che era successo? Avrebbe fatto finta di niente dimenticando tutto o avrebbe affrontato con me l’argomento? Mille domande mi ronzavano in testa. “Ci sei? Andrea mi stai a sentire?”. Queste parole mi riportarono alla realtà. Era Paola, la mia segretaria che stava cercando di dirmi qualcosa. “Si, ….cosa c’è?”. “Allora ci senti. Il gran capo ci vuole vedere tutti, subito dopo pranzo, in sala riunioni”. “Cosa è successo?”. “Sembra che ci sia qualcosa sul progetto che abbiamo consegnato ieri sera che va modificato. Su alcune cose il cliente non è del tutto soddisfatto”. Infatti il pomeriggio ci fu comunicato che bisognava rimettere le mani al progetto e modificarlo secondo le richieste del committente entro il fine settimana. Questo significava che avremmo fatto tardi tutte le sere. Telefonai a mia moglie e glie lo dissi ma gli dissi anche che sarei comunque tornato a casa tutte le sere. In fondo creava imbarazzo anche a me tornare a dormire da mia sorella. Era meglio far passare qualche giorno. Si lavorò per dodici ore al giorno ma alla fine si raggiunse il risultato: il progetto era di nuovo pronto per essere visionato. Il lunedì bisognava fare l’ultimo sforzo di rimettere insieme tutto il progetto per riconsegnarlo e sicuramente si sarebbe fatto di nuovo tardi. Ma poi ci sarebbe stata un po’ di tregua. Durante il fine settimana mi riposai alzandomi tardi e scopando ripetutamente mia moglie che gradiva molto quelle attenzioni ma non sapeva che mentre la scopavo pensavo a mia sorella.. Domenica mattina mia madre ci invitò a pranzo da lei dicendo che ci sarebbe stata anche Aleandra. Quando mi trovai di fronte mia sorella non sapevo come comportarmi e mi resi conto che per lei era la stessa cosa. Ci salutammo come se niente fosse ma eravamo tutti e due molto imbarazzati. “Come è andato poi quel lavoro che stavate facendo?” disse lei per rompere il ghiaccio. “E’ tornato tutte le sere alle 11” rispose per me mia moglie. “Perché non ti sei fermato da me allora?” disse mia sorella pentendosi quasi subito di aver fatto la domanda. “Non ti risponde perché non lo sa nemmeno lui” continuò mia moglie con tono ironico, “ma gli ho già detto che lunedì se si fa ancora tardi deve fermarsi da te”. A quell’affermazione io e mia sorella ci guardammo negli occhi con un’espressione complice. “Allora ti aspetto a casa Andrea, è deciso”, rispose Aleandra trovando coraggio dalle parole di mia moglie. Il lunedì sera verso le 10 arrivai da Aleandra. Era in piedi che mi aspettava per cena. Era tornata tardi anche lei da alcuni giri e indossava un paio di jeans con sopra un maglione di una misura più grossa del dovuto. Aveva sempre avuto un cattivo rapporto con il suo voluminoso petto che cercava di nascondere in tutti i modi. Mentre ero seduto a tavola lei si muoveva intorno a me per finire di apparecchiare e mettere a tavola le pietanze. Il tutto in un silenzio che mi opprimeva. La serata stava partendo male e decisi allora di allentare la tensione. “Se continui così non troverai mai marito” dissi in modo allusivo. “In che senso?”. “Continui a vestirti in modo anonimo quando invece dovresti vestire in modo più consono alle tue possibilità”. “Che cosa vuoi dire?” “Insomma Aleandra…..da quando sei diventata donna….si insomma …..da quando ti è cresciuto il seno….hai sempre avuto un certo imbarazzo ad indossare indumenti che valorizzassero il tuo corpo”. Iniziò a rilassarsi un po’ e accennando ad un sorriso, con le guance imporporate rispose: “Pensi che non mi sia mai messa davanti allo specchio con vestiti più femminili e seducenti che ho comprato per qualche occasione particolare?”. “Il fatto secondo me è che con quei vestiti poi ci dovresti uscire altrimenti quando lo trovi un marito?” dissi per far rilassare ancora di più l’atmosfera tra noi. “Ma dai,…che vai pensando….”. “Parlo sul serio. Hai 41 anni…… con tutto quel ben di dio che hai addosso dovresti fare la felicità di un uomo…… e lui la tua”. “E’ che allo specchio non mi piaccio” mi rispose scoraggiata “penso sempre che uscendo con quei vestiti tutti gli uomini guarderebbero qui” disse prendendosi, senza rendersene conto, il petto e facendolo oscillare su e giù con le mani “invece che negli occhi”. “E tu lasciali fare. Devi esserne orgogliosa. La cosa è del tutto naturale”.”Grazie del complimento, Andrea” rispose tra l’imbarazzato e il compiaciuto. “Mi cambio e vengo a cena” continuò andando in camera. Tornò dopo pochi minuti in camicia da notte e mangiammo discorrendo del più e del meno. Ero contento che il nostro rapporto fosse ancora intatto dopo quello che era successo. Dopo cena anch’io mi misi in pigiama e con due dita di grappa in un bicchiere mi misi sulla poltrona a vedere la televisione. “Non vieni a letto?” mi chiese. Acc!!…. Avevo dimenticato che la mia stanza non era agibile. “Puoi vederla di là…..” continuò indicando la TV. Decisi di rispondergli con franchezza: “Pensavo di dormire sul divano,…… si insomma,…… dopo quello che è successo l’altra settimana…..”. Lei allora fece una cosa che mi sorprese. Si chinò verso di me poggiando le mani sui braccioli della poltrona, mi diede un bacio sulla guancia mettendomi di proposito la scollatura della camicia da notte, e quindi le sue voluminose mammelle libere, a pochi centimetri dal viso e rimase così qualche secondo fissandomi mentre io guardavo palesemente lo spettacolo. Si rialzò e ciò che disse sorridendomi prima di andare in camera mi tolse ogni dubbio su dove avrei dormito: “Tu sei l’unico uomo che quando me le guarda non mi imbarazza”. Quando andai in camera aveva acceso la televisione per me e nel vedere se c’era qualcosa di interessante, neanche a farlo apposta ci trovammo davanti Emanuela Folliero che presentava i “Bellissimi” di Retequattro. Non so se vi è mai capitato di vederla a quell’ora: scollature vertiginose fin quasi all’ombellico con le enormi tette che si ritrovano ad un passo dal saltar fuori. Mi rivolsi a mia sorella e dissi. “Lo vedi? Così si fa”. “Non credere” rispose, “lei si veste così perché lavora nel mondo televisivo dove l’immagine è tutto,….. e poi le mie sono ancora più grosse. “Intanto anche per te l’immagine dovrebbe essere tutto e non c’è bisogno ovviamente di vestire in quel modo, basterebbe mostrare quanto basta. Comunque non mi sembra che tu le abbia più grosse di lei” continuai girandomi verso di lei, sorridendole e spostando più volte lo sguardo, in modo provocatorio, dalla TV al suo petto. “Dici?” disse rossa in viso, dandomi una gomitata quasi di sfida. Si mise seduta sul letto, sbottonò qualche bottone vicino la scollatura e con le mani tirò su le mammelle schiacciandole tra di loro. “Lo vedi? Così come le ha lei è palese che le ho più grosse io”. Mi misi in ginocchio a cavallo delle sue gambe davanti a lei e presi i lembi sbottonati allargandoli un po’. Avevo davanti di nuovo le zinne di mia sorella. La vista del solco tra loro mi fece indurire il cazzo all’istante. “In effetti sembrerebbe vero” dissi stando al gioco e facendo la parte del perito che esprime un parere competente. Lei allora sbottonò altri due bottoni e le ritirò nuovamente su: “Allora?”. Ripresi i lembi della scollatura aprendoli e facendo ancora la parte dell’indeciso. A quel punto Aleandra mise dentro la scollatura prima una mano poi l’altra e le tirò completamente fuori. Questa volta mi trovai di fronte oltre al solco anche i capezzoli. Iniziò molto lentamente ad alzarle schiacciandole tra di loro e a rilasciarle guardandomi chiaramente eccitata. Non ce la feci più e abbassandomi su di lei infilai il viso in mezzo a quelle stupende zinne sentendo un suo sospiro di piacere mentre me le schiacciava in faccia. Iniziai a leccarla tra le tette quando le rilasciava giù per poi ciucciargli i capezzoli quando le tirava su e le posizionava come due biberon. Lei ansimava più della volta precedente e il suo lasciarsi andare mi fece capire senza più dubbio alcuno che anche lei voleva andare avanti con quanto ci stava accadendo. Scesi dal letto e iniziai a togliermi i calzoni e lo slip mostrandogli, senza più nessun imbarazzo, la mia potente erezione a dimostrazione di quanto mi arrapava. Lei di rimando si scoprì, tolse la camicia da notte adagiandosi sui cuscini e tirò in parte su le zinne nell’invito evidente a metterci in mezzo il mio cazzo. Mi misi a cavallo e glie lo poggiai nel solco. Lei lo avvolse in quella massa di morbida carne e io iniziai a fare su e giù poggiandomi alla spalliera del letto. Non scorreva bene senza lubrificante.Lei lo aveva capito e allentò la presa facendolo uscire. Con naturalezza glie lo misi davanti la bocca e gli dissi “Lo devi insalivare ben bene”. “Hai ragione” rispose indecisa, “ma non l’ho mai fatto”. “Non ti preoccupare, ti insegno tutto io. Ti darò molte lezioni. Diventerai esperta solo per me”. Un po’ impacciata iniziò a leccare e ciucciare la cappella e mi accorsi subito che era già brava. Mi sollevai leggermente e iniziai lentamente a scoparla in bocca affondando sempre di più il mio cazzo mentre lei assecondava il movimento con sempre più sapienti insalivate. Ogni tanto, per non venire subito, lo tiravo fuori e glie lo strofinavo in faccia avvicinandogli le palle alla bocca che lei faceva ballonzolare con la lingua. Poi mi sedevo su di lei e glie lo rimettevo in messo alle zinne dove ora, bello lubrificato scorreva divinamente. Quando arrivò il momento di venire lo tolsi con l’intenzione di sborrargli sulle zinne come la volta precedente ma lei con un movimento repentino alzò la testa e lo prese in bocca bloccandomi il bacino con le mani e iniziando a ciucciarmi più avidamente. Voleva farsi sborrare in bocca!! Non ritenevo giusto però che io venissi e lei no così, nonostante le sue proteste, mi tolsi e la feci sdraiare al centro del letto. Mi misi sopra di lei nella posizione del sessantanove e glie lo rimisi in bocca. Dritto su di lei, la scopavo in bocca e con le mani gli impastavo le enormi zinne che sembravano ancora più gonfie a causa dell’eccitazione. Poi mi abbassai verso la sua pancia, gli sfilai lo slip, gli spalancai e tirai su le gambe poggiandoci i gomiti in mezzo per bloccarla in quella posizione. Vedere la fica di mia sorella, contornata da una folta peluria nera ben curata, che colava di umori, fu per me l’avverarsi di un sogno che avevo coltivato per vent’anni.Lei intanto, mentre mi ciucciava, ansimava e mi massaggiava e strizzava le chiappe avventurandosi con le dita anche nel solco a sfiorarmi il buco del culo. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Affondai la faccia nella sua fica e venni come non mi era mai successo riversandole in bocca un fiume di sborra. Come drogato non sentii per niente il senso di rilassamento che prende dopo aver goduto. Continuai a scoparla in bocca in modo più dolce dedicandomi completamente alla sua fica intenzionato a rendergli lo stesso servizio che lei aveva fatto a me. Poggiato sui gomiti, li allargai ancora di più. Con i pollici gli spalancai le labbra della fica, con le altre dita le chiappe e iniziai a leccarla a fondo andando su e giù fino a lambire con la lingua il suo buco del culo. Ciucciavo il suo clitoride che era eretto e duro come i suoi capezzoli. Quando affondavo la lingua in più possibile nella sua fica, emetteva dei lunghi gemiti di soddisfazione. “Fratellino miooo…. così mi fai morire…. ooooh siiiii…… ancoraa,… dai… dai… non ti fermare per favore… spingiii… siiii…non pensavo potesse essere così belloooo…” e spingeva in alto il bacino quando io affondavo la lingua in lei. Poi le sollevai ancora di più le chiappe così da potermi gustare anche il suo bel buchetto. Era privo di peli, contornato da un anello muscolare marrone scuro e pulsava al ritmo dei sospiri di mia sorella. Ci poggiai sopra la punta della lingua e iniziai a forzare andando a tempo con lei. Quando lo vedevo rilassarsi spingevo il più possibile, per poi ritirarmi quando si contraeva. “Cosa mi stai facendo?….” disse lei con un tono di voce roca, tra il sorpreso e l’imbarazzato, ma chiaramente sempre più eccitata. “Lasciati andare” le risposi, “pensa solo a godere che a quanto vedo ne hai proprio bisogno”. E ripresi la mia opera. La leccavo a lingua piena dal clitoride a tutta la fica e il buco del culo in un su e giù continuo, accompagnato dai suoi gemiti, e mi accorsi che quando arrivavo su quest’ultimo e lo forzavo con la punta, lei spingeva in su il bacino ancora con più decisione, aumentando chiaramente l’intensità dei gemiti e dicendomi frasi da vera troia. Iniziai allora a carezzargli con l’indice il buchetto e contemporaneamente gli ciucciavo la fica. Poi iniziai a forzarlo e notai con piacere che non opponeva resistenza. Spinsi ancora e il mio dito sparì come risucchiato dentro il suo culo. Lei iniziò a venire in modo impressionante. Iniziai a fare dentro e fuori con il dito mentre mi riversava in bocca una quantità di umori pari alla mia sborrata. “Siii…. siii…. dai spingi…” tirai fuori il dito per carezzargli la fica ma lei: “Nooo…. che fai,…. rimettilo subito dentro,… ti prego!! Rimettilo dentro dai…”. Mi insalivai indice e medio e glie li infilai in culo in un sol colpo iniziando a stantuffarla. “E’ stupendooo!… dove sei stato fino ad oggi Andrea…fratellino mio. Fammi godere… fai godere la tua sorellina come tu solo puoi fare… aaaaahhh!! Così mi uccidi… ma non ti fermare…godoooooo!!” e la sentii rilassarsi quasi priva di sensi. Il suo respiro piano piano tornò alla normalità mentre io, con il cazzo poggiato tra le sue tette, che a quello spettacolo si era già ripreso, la massaggiavo dolcemente tra le cosce.
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