Mia sorella Elisa è al sesto mese di gravidanza. Negli ultimi tempi l’ho vista un po’ strana. E’ scostante, insofferente, scatta spesso per cose da niente. Da quando si è messa in maternità poi, la cosa è diventata ancora più evidente. Ha trentuno anni, capelli neri lisci a caschetto, alta un metro e settanta e un fisico che prima di restare incinta poteva senza ombra di dubbio definirsi statuario. E’ sempre stata una fanatica della forma fisica e per questo, sia da nubile che ora da sposata frequenta assiduamente una palestra dotata anche di solarium, centro estetico ecc. ecc. A me va bene perché ogni anno al mare me la gusto in costume due pezzi e vi assicuro che è un piacere per gli occhi. La cosa è ancora più piacevole perché, ormai da molti anni, mi permette di spalmargli la crema solare, all’inizio solo sulla schiena, poi sciolto qualche reciproco imbarazzo, anche sulle gambe e su fino alle chiappe. Vi confesso che ho perso il conto delle seghe che mi sono fatto dopo questi massaggi e anche dopo averla spiata di nascosto in casa ogni volta che potevo. Purtroppo tutto ciò si è interrotto quando due anni fa si è sposata ed è andata a vivere con il suo uomo. Da allora non ho avuto più grandi occasioni di potermela gustare. Io sono Luigi, ho ventisei anni e lavoro come programmatore in una società di informatica. Il mio lavoro consiste nell’andare presso le società clienti e fornire supporto ed assistenza per i loro sistemi informativi, aggiornandoli e risolvendo i problemi che di volta in volta si presentano. A volte capita che se lavoro fino a tardi un giorno, uno dei successivi resto a casa per recuperare le ore in eccesso. A me va bene così perché sono indipendente e generalmente posso tornare a casa ad ora di pranzo per un pasto decente e un riposino, invece di accontentarmi del classico panino in piedi al bar sotto l’ufficio. Ora che non va al lavoro mia sorella viene quasi tutti i giorni a passare qualche ora da noi perché si annoia a stare da sola in casa visto che suo marito sta via tutto il giorno per lavoro. Si sfoga un po’ con mamma ed un po’ con me sulle cause di questa sua insofferenza. A quanto dice mia madre è l’inattività forzata – sia lavorativa che fisica – che la rende così nervosa. Io penso che ci sia anche qualcos’altro sotto ma non lo riesco ad inquadrare. Se penso che la cosa dovrà andare avanti per altri tre mesi mi vien da piangere. Questo periodo torno a casa di meno durante la pausa pranzo perché con lei in giro, invece di rilassarmi, esco il pomeriggio sullo stressato andante. Tempo fa, uno dei giorni in cui sono tornato a pranzo, lei risentita me lo ha fatto notare: “Mamma dice che fino a qualche giorno fa tornavi a pranzo tutti i giorni invece ora che ci sono io non torni quasi mai. Ti da fastidio la mia presenza?” mi chiede. Dovrei rispondergli di si ma non ne capirebbe il motivo. La realtà è che, se avesse gli atteggiamenti di sempre, cioè di quando non era ancora incinta, non mi sarei perso un giorno con lei per niente al mondo. Siccome però lei si ostina a dire che è quella di sempre, negando l’evidenza della sua insofferenza e del suo continuo nervosismo, allora cerco di evitare l’argomento per non creare ulteriori attriti. “Ma che dici?! E’ che questo periodo lavoro con società che sono fuori città e non riesco a tornare per il pranzo. Ma è un periodo che passerà”. La sera però mia madre mi fa notare che non è bello evitare mia sorella. “Ha bisogno dell’aiuto di tutti noi per superare questo momento” mi dice. “Invece proprio quando lei è qui e gradirebbe scambiare due chiacchiere con te, sei latitante. Le giustificazioni che gli hai dato possono convincere lei, ma a me non la dai a bere. Ricorda che ora sei cresciuto, e visto che tuo padre non c’è più, devi fare l’uomo di casa”. Comincio ad arrabbiarmi: “Mamma, io ho già i miei problemi cui stare dietro. Elisa dovrebbe sfogarsi di più col marito che non con me. Cosa posso fare io per aiutarla?”. “Intanto dovremmo riuscire a capire cosa ha. Magari convincendola a fare qualche seduta da uno psichiatra. Spesso le donne in attesa di un figlio hanno di queste reazioni. Un professionista potrebbe suggerirgli il modo più adatto per affrontare questo periodo. Se ci riusciamo la cosa sarà a beneficio di tutti, non credi?”. Più tardi, mentre ero sdraiato sul letto pensai che mia madre aveva ragione. Bisognava, in qualche modo aiutare Elisa a tornare quello che era qualche mese prima: la mia Elisa. La mattina dopo, prima di uscire per il mio giro, dico a mia madre che dovrebbe riuscire a parlare con Elisa della sua idea per vedere come reagisce. Per pranzo ci sarei stato anch’io. Lei abbracciandomi sulla porta mi dice: Grazie, Luigi”. “Grazie a te, mamma. Mi hai fatto capire quanto è importante per me la mia famiglia…..e quindi Elisa. Ci vediamo dopo”. Quando torno a casa mia madre è sola. “Ho provato a parlare della nostra idea con tua sorella ma non l’ha presa bene. Mi ha detto che lo psicologo serve a noi non a lei. Dice che non riusciamo a capire che un eventuale problema, se c’è, è di tutt’altra natura. Se ne è tornata a casa sua dicendo che non ci avrebbe più disturbato!…..Devi parlare con lei, Luigi, magari a te da’ retta. Mangia, poi, prima di tornare al lavoro, passa da lei, per favore”. Mia madre è preoccupata e anche io adesso non sono molto tranquillo. Se non stiamo attento la situazione rischia di sfuggirci di mano. Qualche giorno fa ne ho parlato anche col marito il quale mi ha risposto, demoralizzato, che non sa più come prenderla. Mi ha detto che, a sentire Elisa, lui la trascura. Dice che non è vero. E’ che lui è un uomo in carriera e i suoi ritmi di lavoro non gli lasciano troppo tempo per la famiglia. “Va bene mamma, calmati, mangio qualcosa e vado da lei. Vedrai che la calmo e te la rimando qui”. Devo suonare più volte il campanello prima che Elisa venga ad aprirmi. “Che vuoi?” mi chiede con aria fredda, “vuoi farmi anche tu il discorso che mi ha fatto mamma stamattina? Pensi anche tu che stia diventando esaurita?”. “Non dire stupidaggini Elisa, voglio solo fare due chiacchiere con te,……se ti va”. Mi guarda indecisa. Lei è ancora sulla porta e io sul pianerottolo. Poi mi accorgo che la sua aria fredda inizia a cambiare. I suoi occhi diventano lucidi. Ha sicuramente bisogno d’aiuto, ma forse ha ragione lei: non serve a niente lo psicologo. Ha bisogno di sfogarsi riguardo a qualcosa che si sta tenendo dentro da tempo ma intorno a se, i suoi familiari, con il loro comportamento ottuso e superficiale, non gli danno il coraggio di aprirsi e confidarsi. Si sposta e mi fa entrare poi chiude la porta. Mi avvicino e l’abbraccio. Lei si lascia andare e inizia a piangere. “Non ti devi più preoccupare di niente Elisa, ora ci sono io con te” gli dico convinto. La faccio sedere sul divano e gli preparo una camomilla. Mentre la sorseggia, trovandone giovamento, ci guardiamo senza parlare. Aspetto i suoi tempi senza metterle fretta…..’fanculo il lavoro, penso. “Grazie Luigi” mi dice guardando il liquido dentro la tazza che stringe tra le mani. “Se non vuoi parlarne non fa niente Elisa”, dico senza specificare di cosa, “se vuoi sto’ solo per farti un po’ di compagnia”. Mi siedo vicino a lei e cerco di incoraggiarla a sfogarsi con me. In fondo posso benissimo essere lo psicologo di mia sorella. “Che ti succede Elisa? Dov’è finita la sorella forte ed allegra che ho sempre avuto?” gli chiedo carezzandogli la schiena. “Non se ne è mai andata, Luigi. E’ qui a fianco a te…… magari un po’ più cicciotta…..” dice accennando al pancione, “……ma è sempre qui. E’ che mi sento un po’ sola,….. trascurata,…… pensavo che questo periodo dovesse essere il più bello per una donna invece io lo sto passando praticamente in solitudine”. Sembra che lo sfogo sia già finito ma capisco dalla sua espressione che non ha ancora detto la cosa più importante e ho paura che si fermi lì. “C’entra qualcosa tuo marito?” azzardo a chiedergli. Da come mi guarda capisco di aver centrato il problema. “Finalmente qualcuno che inizia a rendersi conto della situazione” risponde tra il rassegnato e l’ironico. “Ma perché non ne hai parlato anche con mamma?” gli chiedo. “E che cosa dovevo dirgli? Che da quando siamo sposati mio marito non ha quasi mai tempo per me e ora che aspetto un figlio suo ne ha ancora meno? Non ricordi che quando mi faceva la corte era proprio mamma che insisteva con me affinché me lo prendessi come marito? Non che poi lo abbia fatto per questo, ma se ora gli dicessi che ho dei problemi con lui, in parte si sentirebbe responsabile e non voglio!” So che il marito è un brav’uomo, tutto casa e lavoro. Forse, preso dalla carriera, meno casa e più lavoro. So che vuole bene a mia sorella ma un po’ a modo suo, senza preoccuparsi mai di quelle che sono le esigenze di sua moglie. In fondo è un uomo ottuso che sta trascurando una donna stupenda, altri uomini si farebbero in quattro per averla. “Se posso aiutarti a riempire qualcuna delle sue mancanze……sono qui” gli dico affettuosamente. “Magari?!” mi risponde guardandomi e per la prima volta sorridendo divertita. Sono contento di aver detto qualcosa di divertente per lei anche se, francamente, non capisco cosa. Ora, evidentemente più rilassata, prosegue: “Quello di cui avrei bisogno urgentemente, per stare meglio, è un marito premuroso su alcune cose…… oppure un’amante…….”. Resto di sasso. Finalmente si è capito qual’è il vero problema di mia sorella. Detto con linguaggio da caserma…… ha bisogno di cazzo!! Lei, arrossando, inizia a ridere: “Che c’è? Ti ho scandalizzato? Oppure non pensavi che io avessi di queste esigenze? Oltre ad essere tua sorella sono una donna sai? Come quelle che guardi per strada con espressione libidinosa”. Si ferma un attimo. E’ combattuta tra il continuare e il lasciar perdere. Decide di proseguire: “Sai quanto tempo è che mio marito non mi tocca? Dal terzo mese di gravidanza! Cioè sono più di tre mesi che sto a stecchetta. Forse per lui non è un problema ma per me si…..eccome! Se a questo aggiungi che già prima non era sicuramente un maniaco del sesso e fai uno più uno, ecco che hai davanti a te una donna che, uscendo di casa, potrebbe violentare il primo uomo che si trova di fronte”. Guardando la mia espressione prosegue: “Che c’è? Ti ho spaventato?”. “No, anzi,… è che pensavo proprio il contrario!?”. “Cioè?”. “Beh…… insomma….. si…… pensavo……beato lui!!??….. ecco ora te l’ho detto.” Lei si avvicina e mi da un bacio su una guancia dicendo: “Guarda che ora fisicamente non sono più la ragazza che vedevi al mare in costume…… ho un po’ più di ciccia addosso non vedi?”. “Per me staresti benissimo in costume. Uniresti la bellezza del tuo fisico alla bellezza della maternità. Dovresti andare qualche volta al mare a prendere un po’ di sole,….. a fare qualche bagno. Ti farebbe bene”. I miei complimenti gli fanno bene. I suoi occhi iniziano ad illuminarsi. L’espressione del viso si raddolcisce. Inizio a rivedere la sorella che ricordavo. Devo solo continuare a stargli dietro….. in fondo mi piace e questo un po’ mi sorprende. “Mi ti immagini in costume con questa pancia?” dice lei rilassata “farei ridere”. “Secondo me invece gli uomini ti sbaverebbero dietro. Sei sicuramente meglio tu così che tante donne che si vedono sulle spiagge”, gli rispondo. “Ma che ne sai di come sto in costume? Il mio fisico si è appesantito, è cambiato”. “Per me è una tua fissa. Non mi sembra che ci siano tutti questi cambiamenti, a parte la pancia ovviamente. Dovresti fare una prova” la sfido. Ci pensa un attimo e poi mi dice: “Aspetta qui” e va verso la sua camera. La sento trafficare con l’armadio poi, dopo circa dieci minuti torna con un accappatoio indosso e si mette davanti a me. “Sei pronto?” chiede “ma devi promettermi di non ridere”. “Promesso” dico io pensando a ciò che vedrò. Con un po’ di imbarazzo toglie l’accappatoio e lo lascia cadere a terra. Si fa nuovamente rossa in viso quasi a pentirsi di ciò che ha appena fatto. Sta per chinarsi a raccogliere l’accappatoio ma io la fermo. “No!” Gli dico deciso. “No,….per favore…….sei stupenda ……sei….sei ancora meglio di quanto pensassi”. Rassicurata si ritira su e si lascia guardare. Capisco che in quel momento tra noi sta iniziando una complicità di cui manterremo il segreto. Mia sorella sta iniziando a farmi prendere il posto di suo marito per quelle cose in cui si sente trascurata da lui. La cosa mi elettrizza. “Sono come mi ricordavi?…..A parte la pancia?”. “Beh ……si”. “Bugiardo, dimmi cosa pensi con franchezza”. “Che sei tanta. I chili in più sulle gambe quasi non si notano…… mentre quello che si nota benissimo è ……il tuo seno….. è aumentato di parecchio mi sembra”. “Hai ragione, Luigi. Ho dovuto comprare reggiseni nuovi due taglie più grossi. Ora porto una sesta. Spero che dopo la gravidanza torni alle dimensioni originarie”. “Speriamo di no invece” mi scappa di dire quasi senza pensarci e lei mi guarda sorpresa. “Speriamo che resti così….. lo preferisco…… ti fa più…… femmina. Sì. Ti fa più femmina”. Non mi stanco di guardarla. E il costume che ha indossato non è certamente dei più casti. E’ di quelli con minuscoli laccetti che tengono due piccoli triangolini di stoffa sulle maestose mammelle a coprire poco più che i capezzoli. I reggiseni li ha ricomprati di due taglie più grosse ma il costume no. Tutto quel ben di dio deborda da ogni parte per la gioia dei miei occhi. Tutto l’allenamento che faceva in palestra fa si che, nonostante le dimensioni, è palese che il suo seno non è cadente anzi si è riempito restando alto e tonico come se le fasce muscolari del petto fossero, già loro, un reggiseno naturale. Anche i chili in più sui glutei e sulle gambe si sono distribuiti omogeneamente,in modo da non far nascere cellulite o pelle flaccida. Tutti i muscoli del suo corpo, allenati per anni, hanno fatto un ottimo lavoro e la prova è davanti a me. Mi accorgo che, se possibile, mia sorella mi arrapa più adesso che non qualche anno fa. Forse anche perché erano due anni che non la vedevo più in costume. Se continuo a guardarla così va a finire che si incazza, penso. Lei invece considera la mia espressione eccitata come il più bel complimento che abbia mai ricevuto e, incoraggiata, quasi a ringraziarmi dice: “Continua a stare qui” e torna in camera sua. Quando torna stessa scena di prima: lascia cadere a terra l’accappatoio e si gusta la mia reazione. “L’avevo comprato per cercare di invogliare mio marito….. ma lui niente!……Sono proprio così brutta con questa roba addosso?” La “roba” che indossa è un completo intimo bianco formato da reggiseno con le coppe in velo trasparente, tanga con il davanti in velo che lascia intravedere il pelo nero di mia sorella e calze autoreggenti. Un coordinato da infarto completato da scarpe con dieci centimetri di tacco. “Dipenderà dal fatto che per lui non ho indossato le scarpe ma ero in pantofole?” mi domanda ironica. “No. Dipende dal fatto che tuo marito è un pirla!” gli rispondo io deglutendo a fatica, senza staccarle gli occhi di dosso. Ho l’uccello che è duro e dritto come un obelisco e, senza esagerare, quasi delle stesse dimensioni. Sono sempre stato orgoglioso dei miei ventiquattro centimetri di cazzo. Restiamo a guardarci per qualche minuto e iniziamo a capirci senza parlare, semplicemente guardandoci. Non ho il coraggio di fare niente anche se gli salterei addosso. Penso che ci vorranno una quantità industriale di seghe per sostituire una donna così. Poi mia sorella mette le mani dietro la schiena e, sganciatosi il reggiseno se lo toglie e me lo lancia. Ho davanti a me il più bel paio di zinne che abbia mai visto…… e sono quelle di mia sorella. Mi ha lanciato una sfida da cui non posso esimermi. Sbottono i calzoni, sollevo il bacino e li tiro giù fino alle caviglie insieme alle mutande. Il mio cazzo svetta prepotente davanti a mia sorella che a quella vista lancia un gemito come se fosse stata penetrata. Si avvicina e si inginocchia davanti a me liberandomi delle scarpe e degli indumenti. Allargo le gambe e lei si avvicina con il viso al mio uccello. Lo prende in mano accarezzandolo, accennando ad un lento su e giù. Mi guarda sorpresa di avere un fratello con un arnese di quelle dimensioni. Se lo mangia con gli occhi. Il movimento diventa sempre più evidente. Ogni volta che la sua mano scende lo scappella completamente, poi, risalendo, la rimanda nel suo fodero. Mi fa un po’ male perché è completamente asciutto e nonostante il piacere che provo per la situazione che sto vivendo, ho il viso contratto. Mia sorella se ne accorge, lo scappella completamente e chinando la testa fa cadere sulla punta una gran quantità di saliva. Ora va su e giù che è un piacere ma piano piano siamo alla situazione di prima. Questa volta china la testa e prende in bocca la cappella. Mentre la ciuccia, con la mano continua a segarmi vigorosamente. Poi mi mette le mani sulle gambe e inizia a farmi un bocchino da paura. Non avrei mai pensato che una donna – che non fosse una professionista del settore – riuscisse a far sparire nella sua bocca un cazzo come il mio. Invece mia sorella mi sta facendo ricredere. Chiudo gli occhi e mi lascio andare pensando a quanto ci sbagliavamo io e mia madre. Mia sorella non aveva nessun problema anzi, non c’era donna più donna di lei. Ad un certo punto lo molla e se lo mette tra le zinne calde e morbide, iniziando a farmi una succulenta spagnola. Sto per venire, non ce la faccio più e non ho intenzione di resistere. Mi voglio scaricare qui ed ora su di lei o come lei meglio crede. Continua a fare su e giù con le zinne e quando si accorge che sto venendo lo imbocca nuovamente e mi lascia svuotare così in lei. Non ricordo di aver mai fatto una sborrata più lunga. Sembrava non volesse più finire. Lei ad occhi chiusi e con espressione estasiata continua ad inghiottire golosa senza farne cadere neanche una goccia finché non è sicura che avevo finito. Lo rimette tra le zinne e ricomincia da dove aveva lasciato poco prima, imprimendo al su e giù un andamento più dolce, quasi a cullarlo. Il mio cazzo, che era rimasto abbastanza vispo, a quel trattamento riacquista le sue notevoli dimensioni per la gioia di mia sorella che salitami a cavallo, si posiziona la cappella sulle labbra della fica e lentamente lo ingoia fino in fondo con quell’altra bocca sedendosi con le sue chiappe sulle mie gambe. Si tiene con il busto leggermente scostata da me a causa del pancione e questo mi permette di gustarmi le sue mammelle. Sta’ per qualche minuto ferma così come a ritrovare un qualcosa di cui aveva perso cognizione. Me lo munge con i muscoli vaginali come se volesse assimilarne perfettamente la forma e le dimensioni. “E’ enorme fratellino” sussurrava con voce rotta dal piacere mentre dondolava su di me, “……è veramente enorme. Proprio adatto per togliere alla tua sorellina tutta la fame che ha” prosegue mentre inizia a tirarsi su lentamente come se volesse farlo uscire. Si ferma quando era rimasta dentro solo la cappella e resta qualche secondo così con le mie mani che gli carezzavano le chiappe e i fianchi. Sento chiaramente i suoi umori che colano lungo la mia asta e solo quando ridiscende di botto facendolo sparire completamente in un attimo dentro di lei capisco che aveva aspettato proprio quello, cioè che i suoi umori me lo lubrificassero per bene. Si dondola nuovamente e poi ripete l’operazione. Lo fa più volte con frequenza sempre maggiore finché inizia a fare un su e giù costante. Sembra che la fase precedente gli sia servita per prendere le misure. Infatti ora riesce ogni volta a farlo uscire tutto tranne la cappella. Le sue mammelle seguono il ritmo e né io né lei cerchiamo di bloccarle. Vogliamo arraparci sempre di più l’uno con l’altra. Ha i capezzoli e le aureole gonfie che chiedono di essere ciucciate e così faccio mentre lei mi cavalca come un’ossessa quasi urlando il suo piacere. Con quel trattamento Elisa viene quasi subito. E’ un godimento liberatorio, un ritorno a quella giovialità nella vita che credeva aver perso definitivamente. Gode e contemporaneamente piange per la felicità non finendo mai di ringraziarmi. Rallenta il ritmo sollevandosi le mammelle e offrendomele da ciucciare: “Finché non nascerà il bambino le ciuccerai ogni giorno tu,……vuoi?” Secondo voi potevo rifiutarmi di aiutare mia sorella? Mentre gli ciuccio le zinne che lei alternativamente mi offre, inizio ad accarezzargli il forellino anale e mi accorgo che lei gradisce quel trattamento visto che ogni volta che lo tocco aumenta il livello dei suoi gemiti. Si solleva come aveva fatto precedentemente lasciando dentro solo la cappella e tirando leggermente indietro il culo, mentre continua a tenere le mammelle sollevate offerte alla mia bocca, con il chiaro intento di facilitarmi il massaggio del suo buchetto. In quella posizione, mentre gli ciuccio le zinne, tiene la testa all’indietro, gli occhi chiusi e geme senza inibizioni. Quando mi stacco da lei tira su la testa, apre gli occhi e, mentre gli massaggio il buco del culo, ci guardiamo senza vergogna ma solo con tanta voglia di godere. Il suo ano inizia a rilassarsi sempre di più e le mie dita fanno a turno a forzarlo senza entrare ma solo a saggiarne la resistenza. Poi , raccolti un po’ dei suoi umori, lo lubrifico e sempre guardandola negli occhi inizio a spingergli il dito medio dentro. Lei apre la bocca come per gridare ma il grido gli rimane in gola. Sembra rimasta senza fiato ed io mi fermo con la punta del dito dentro. Invece d’un tratto scende su di me impalandosi con il cazzo e facendo entrare completamente il mio dito nel suo didietro. Si ritira su e scende nuovamente: “Porco…..sei un porco…..ecco cosa sei”. Inizia a ripeterlo ad ogni su e giù come una cantilena. Non capisco più niente. Continuo a lubrificargli il buco del culo con i suoi stessi umori e con la mia saliva inserendoci poi uno due tre dita. Dopo un po’ di quel trattamento sembra che abbia preso cazzi nel culo da una vita tanto le dita vi scorrono dentro facilmente. All’ennesima volta che si solleva la blocco in quella posizione e lo sfilo dalla fica. Sposto il bacino un po’ più giù sul divano mentre lei mi guarda smarrita, sorpresa, quasi a chiedere perché avessi interrotto quella meraviglia. Quando gli poggio la cappella sul buco del culo si illumina nuovamente. Spinge leggermente in basso e la cappella inizia ad entrare. Poi si ferma così per abituare i muscoli anali alle mie dimensioni. Piano piano mi accorgo che la stretta si sta addolcendo e allora spingo un po’ verso l’alto mentre contemporaneamente mia sorella spinge verso il basso e lentamente ma inesorabilmente il mio cazzo sparisce nelle viscere di Elisa. “E’ bellissimo” dice dopo qualche secondo lei. La prendo per le chiappe e inizio a farla tirare su finché anche nel culo rimane solo la cappella. Poi la faccio scendere fino a rientrare tutto in lei. Ogni volta la sento più morbida e il nostro godimento inizia nuovamente a salire. Prende le mie mani e se le mette sulle zinne facendosele strizzare mentre lei fa un su e giù furioso sopra di me, con il mio cazzo che sparisce ad ogni affondo completamente nel suo culo. Quando stiamo per venire di nuovo la blocco e la faccio scendere posizionandola a pecora sul divano. Vado in cucina e prendo un cetriolo di dimensioni notevoli con la bottiglia dell’olio. Torno da lei e dopo averle dato una succulenta leccata le infilo il cetriolo nella fica. Mia sorella ora è tra l’imbarazzato e l’eccitato. Quest’ultima sensazione si trasforma quasi subito in piacere ed ha il sopravvento sulla prima per cui parte di nuovo con sospiri e gemiti. Poi mi olio per bene il cazzo e glie lo spingo nuovamente nel culo. “Sei matto Luigi….. così mi uccidi…. è troppo bello oooooddddiiooo…..siiiiiii dai fratellino che mi devi far recuperare il tempo perdutoooooo…… spingi porco…… sfonda il culo di tua sorellaaaaa…… ti piace èèè??…..ne hai mai sverginati di più belli?…. mi stai facendo morire….. oohhh che gusto…… non ti fermare, ti prego…. ti supplico ….continua….. inculami dai…. porco…. inculami…. continua così……. dove sei stato fino ad oggi?? Sto venendoooooo……fammi venire dai….. siiiiii sto venendo aaaaaahhhhhhh”. “ Se sapevo che eri così troia ti saltavo addosso dieci anni fa sorellinaaaa …..hai un buco di culo che sembra fatto apposta per il mio cazzo Elisa…..che gustooooo…..”. Mentre me la inculo con foga alterno carezze al suo pancione e alle sue stupende zinne che incontrollate sbattono continuamente tra loro. Veniamo insieme ed è un’altra sborrata mostruosa per entrambi. Quando gli tolgo il cetriolo dalla fica, è come se avessi tolto il tappo ad una bottiglia di spumante. I suoi umori schizzano addosso al mio uccello quasi a volerlo lavare. Mi fa sedere sul divano, mi risale a cavallo e mi abbraccia facendomi affondare il viso tra le sue zinne Cadiamo in uno stato di dormiveglia per circa un’ora, poi quasi all’ora che torna generalmente suo marito la saluto e torno direttamente a casa. Dico a mamma che avevo fatto una lunga chiacchierata con Elisa, che lei si era iniziata a confidare e che proseguendo per qualche tempo sicuramente le cose sarebbero tornate a posto. Mia madre sembra subito sollevata da queste mie parole e non la finisce di ringraziarmi. Mi dice solennemente: “Luigi, come madre farò qualsiasi cosa per te se tu mi assicuri che veglierai e proteggerai me e tua sorella. Tu da ora in poi sarai l’uomo di casa. Non hai che da chiedere, mi hai capito?” Sicuramente le poche ore che avevo passato con mia sorella quel pomeriggio e quello che era successo mi avevano cambiato perché, per la prima volta guardo quella vedova cinquantaduenne che mi è di fronte come si guarda una donna e non una mamma. Le sue parole sicuramente non volevano avere il doppio senso che gli stavo dando io. Continuo però a pensare che anche per lei sono circa dieci anni che è in astinenza e l’aiuto che sto dando ad Elisa lo potrei dare anche alla mamma…. chissà….. questo ed altro per il bene della famiglia!
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