In un lontano paese, oltre il Catai, si pensa vicino all’Eldorado, regnava un principe ormai vecchio che il destino aveva voluto padre di una sola figlia. Nella sua lunga vita, con la sua lunga verga, era giaciuto con migliaia di donne e centinaia di mogli, ma l’unica capace di donargli un erede, era stata una donna dei bordelli del porto.Il principe a quel tempo si recava assai spesso a quelle frequentazioni, nella speranza di poter trovare, tra le gambe di una puttana, quello che gli uteri delle altre donne non gli avevano dato. Fu, infatti, una di quelle a dare alla luce Dinaa, la prediletta. Fu strappata dagli sgherri del principe non appena fuoriuscì dai lombi materni, in una notte di tempesta. Gli uomini del principe si precipitarono con il fagotto fuori della casa di mal affare, ma appena giunti in strada furono atterriti da un urlo agghiacciante. Si voltarono e dalla finestra della stanza del ratto videro il volto della madre violata che li fissava con occhi demoniaci."pagherà il principe quest’abominio. Che tu sia maledetta Dinaa".I lampi della tempesta la illuminarono come fiamme degli inferi. Gli sgherri si voltarono in preda al terrore e corsero al palazzo folli di paura.L’indomani si seppe che una donna era morta, in un bordello del porto. Dinaa crebbe a palazzo tra gli agi e i lussi e divenne una giovane. Il volto delicato e timorato era circondato da capelli neri lucenti, e la sua pelle, la più bianca delle pelli di donna. Alta e flessuosa, il suo corpo non conosceva asperità: scendeva come olio dalle spalle fin giù ai piedi. Ella passeggiò per i giardini reali, dall’infanzia al tempo in cui il seno si fece alto. Seno dal quale esalava un profumo di pubertà, caldo ed invitante tanto che, più di una volta, uomini troppo deboli furono messi a morte per aver osato violarlo.Sinceramente chi vi narra non può tacere, per onore alla verità della storia, che Dinaa mai si negò ai satiri che la insidiavano, anzi fu vista più volte mostrare il seno ai giovani stallieri dall’asta gagliarda, o i glutei ai vecchi saggi.La vecchia balia di lei, Trereuse, ammonì, una volta, il principe riguardo agli atteggiamenti spudorati della figlia:"mio sovrano, dentro le carni di quella ragazza galoppano stalloni di fuoco".Il principe per tutta risposta fece bruciare viva la vecchia insolente. Nel profondo del suo cuore, però, anche lui sapeva: la maledizione della madre celata avrebbe colpito.Fu riunito il consiglio dei saggi, i cosiddetti "saggi nerchioni" (Dinaa aveva l’occhio buono), i quali consigliarono, a malincuore in realtà, il principe di trovare un marito che potesse raffreddare gli spiriti della figlia. Messi partirono per tutte le terre conosciute ed alcuni si spinsero anche oltre, con il compito di trovare un pari per Dinaa.Un anno dopo tutti i messi furono di ritorno, ognuno con un possibile pretendente.Fu allestito un banchetto alla fine del quale, nel sontuoso salone dei balli, tutti i migliori maschi della terra furono presentati.Il visir del regno, Restif, presentò nell’ordine:"Dalle terre dure e fredde della Scandinavia, il barbaro Torensille! Due metri e venti di muscoli coperti solo da un perizoma d’orso bianco. Un torace che può sorreggere un cavallo da tiro. Lunghi capelli biondi ereditati dal dio Thor, di cui è cugino di secondo grado. La mascella quadra come un iceberg e gli occhi azzurri come il mare del nord.Dal perizoma spunta indecentemente il suo famoso fallo (la principessina si fece attentissima). Lungo fino a terra, pallido come la neve, è l’arma con la quale Torensille stordisce la balena prima di fiocinarla nelle sue epiche cacce".A questo punto due eunuchi si abbassarono a misurare con un metro da sartoria lunghezza e spessore dell’uccello finnico. "un metro e dieci, per sessanta".Un ohhh d’approvazione e meraviglia percorse la sala. "Dalla Tessaglia, Perate. Egli nacque siamese con il gemello Temide. Furono separati con un colpo di spada dalla dea Atena, colpo che però rese eunuco Temide e concesse a Perate la meravigliosa dote di quattro palle e due membri. Il corpo d’Ercole e il volto d’Alessandro Magno. Ogni facoltà in lui è doppia, la vista, il coraggio, la resistenza. Famosa la mossa con cui sodomizza due avversari contemporaneamente dopo averli sconfitti alla lotta". "quaranta più quaranta, e quattro palle". fecero gli eunuchi.Ancora la folla rumoreggiò e Dinaa fu scossa da un brivido. "Dall’Iberia, Morin. Nato da vari incroci di vari semi: moreschi, gitani, baschi, corsi, tutti concorsi nell’utero a frantoio della sua famosa madre, la toreadora Monita. Egli gareggia in virilità col toro, che può abbattere nell’arena con un solo colpo di mazza (e capite cosa intendo). La sua fava brucia come il chili e depila a fuoco i velli pubici delle donne che lo invocano. I testicoli sono neri e pesanti come le palle da cannone dei galeoni. Durante la sua adolescenza, nella natia Siviglia, gli armaioli affilavano le loro famose spade sul suo giovane membro che ora può mandare in frantumi qualsiasi lama".Gli eunuchi arrivarono con una bilancia. "sessanta centimetri, diciotto chili di massa genitale".Dinaa fu tenuta a forza dagli scudieri. "Dai deserti delle più remota provincia Romana, l’Etiopia, il nero Bandè. Abbandonato dal proprio villaggio che credette il suo macrofallicismo un segno dei demoni, fu allevato da un’elefantessa che scambiò il pene del piccolo negro per la proboscide del suo cucciolo. Tornato al villaggio in età matura lo trovò infestato dalla maledizione della sterilità. In una notte fecondò tutte le duecentotredici donne del villaggio, compresa la moglie del capo e il capo stesso, cacciando la maledizione. Fu venerato come il dio della fertilità, e nell’ultimo anno passato in Africa inseminò seimila femmine ed altrettanti uomini assaggiarono, consenzienti o no, il suo sperma. Tale è la potenza fecondativa del suo seme che anche il nostro messo, pur uomo, attende un figlio da lui".Dinaa volse lo sguardo verso il palco dove stavano i messi di ritorno dalle spedizioni e vide il messo d’Africa con gli occhi spenti, accarezzare una pancia tonda ed innaturale e sua moglie guardarlo con pietà e disprezzo. Strabuzzò gli occhi quando gli eunuchi svolsero il membro dell’Etiope e raccolsero in una coppa l’eccesso di sperma. "un metro e quaranta, una coppa d’oro di liquido pre-spermatico "." Vissuto trent’anni nei templi Shaolin delle inaccessibili montagne del Tibet, il monaco Don. Dedito alla meditazione dall’età di uno ha raggiunto un livello di concentrazione irreversibile, presenta, infatti, un’erezione indelebile dall’età di undici anni. Nessun’eiaculazione è riuscita a smuovergli il fallo di un solo centimetro. In accordo con le più rigide regole della sua casta, mai andò in cerca di donne ma, con le doti telecinetiche, ha deposto sulla punta dell’uccello tutte le contadine della Cina meridionale con la leggerezza del fiore del giglio. Capace di donare l’orgasmo eterno"."solo venticinque centimetri!" stava dicendo l’eunuco preposto alla misurazione, quando la sua voce s’incrinò e si sciolse in un gemito. Si portò una mano dove una volta erano i genitali e la ritrasse incredibilmente bagnata d’orgasmo. Dinaa, completamente inebetita, lievitò da terra e ci vollero due cavalli da tiro per inchiodarla al trono reale.Intanto, fuori del palazzo, le due guardie di turno sonnecchiavano appoggiate alle alabarde, quando una della due vide un’ombra muoversi. "Kar, hai visto!" "cosa? " "un’ombra come di un vecchia stracciona, di là dal ponte". "sarà stato un lupo".All’improvviso una mano di vecchia afferrò Kar per la gola tagliandola. "Chi sei? " urlò l’altro alabardiere, ma non poté udire la risposta. Cadde con il cuore strappato. L’ombra si avviò verso il palazzo.Dinaa e il padre erano a colloquio: "allora, hai visto ciò che fa per te". "padre mio, accanto a me voglio un uomo dalla vera virilità. È importante ciò che portano davanti, ma ritengo altrettanto importante che non lo abbiano mai preso". Il principe comprese, con tristezza mal celata, che l’anatema della madre era già in atto.Furono controllati i buchi rettali dei contendenti, e si scoprì che il greco usava uno dei suoi membri per giochi solitari, e che i maestri di spada Sivigliani avevano violato più volte l’ano di Morin. Il buco del culo di Torensille e quello dell’Etiope risultarono così stretti che era difficile far entrare uno spillo. Inoltre, la forza fallica di Bandè, esercitata anche su diversi uomini, riempiva la principessa d’ulteriori calori. Si era alle strette conclusive, gli occhi di Dinaa si appoggiavano ora sul membro del finnico, ora su quello dell’africano. Si mordeva le labbra e le dita. Improvvisamente una delle vetrate si spalancò. Fuori cominciò a piovere e tuonare.In alto, sulla soglia della vetrata, una vecchia stracciata guardava la folla con gli occhi sbarrati. Era una strega, la madre di Dinaa. "voi tutti mi credevate morta, ma sono tornata per far pagare a te, principe crudele, il tuo delitto".La strega si stappò le vesti mostrando il suo corpo vecchio e secco. I seni le penzolavano piatti sul costato e la vagina sembrava il pelo di un gatto tignoso. Il principe si gettò ai piedi di Dinaa: "E’ tua madre, è tua madre. Perdonami figlia se non te l’ho detto prima " disse piangendo. Ma gli occhi di Dinaa erano fissi in quelli della strega-madre. Ella sentì un’attrazione erotica sconvolgente per quella donna corrotta e selvaggia. Alzò la gonna mostrandole la figa implume.Dalla bocca della strega fuoriuscì una lingua di camaleonte che raggiunse Dinaa tra le cosce. Penetrò nella vulva sverginandola. Sollevò Dinaa da terra, mentre urlava un orgasmo dopo l’altro, e la condusse a fianco della madre. Là giunta, la principessa si accovacciò leccando il pelo dell’utero che la partorì; in una notte come quella. Salì con la bocca fino ai seni flaccidi e succhiò il latte materno. La bellezza del corpo di Dinaa rendeva la scena ancora più ripugnante. Succhiato che ebbe il latte della madre, la circondò con braccia e gambe. "ora sai da chi hai avuto tua figlia". Strillò, e le due streghe scomparvero nella notte.Quello che accadde dopo è difficile narrare per chi come me ha occhi mortali. Tutti i cavalieri delle terre lontane si scagliarono uno contro l’altro, e così fecero i messi e i soldati del principe. Si scatenò una babele di lingue e di lame alla quale solo il principe non partecipava. Egli vagava con gli occhi sbarrati, da pazzo, tra le mura che crollavano e mormorava tra sé e sé: "una strega, era una strega".Di quel regno non si ebbero più notizie.
Aggiungi ai Preferiti