Mi chiamo Sabrina e sono una bella bruna slanciata di trentotto anni, con stupendi occhi verdi, ma soprattutto con una fantastica bocca da pompini, come dicono gli uomini. Ora, tenetevi forte, sono ancora vergine! La ragione è mio fratello Paolo che è stato ed è il mio unico amore, il mio unico padrone. Vivevamo a Brescia, con nostra madre vedova, che aveva un negozietto di merceria in un quartiere popolare. Quell’anno mia madre ha scoperto che Paolo era diventato un bel giovanotto, uguale a suo padre: scuro come il carbone, peloso, alto e robusto. Da allora gli lascia fare tutto quello che vuole. A quell’età (avevo appena compiuto 18 anni) mi succhiavo ancora il pollice. In una calda notte di estate, nella nostra stanza comune (mia madre dormiva in soggiorno per mancanza di spazio), Paolo mi ha messo il cazzo tra le labbra dicendo che alla mia età avevo bisogno del “pollice” di un uomo al posto del mio che era diventato troppo piccolo. E così ho passato metà di quella notte memorabile a imparare docilmente a soddisfare “l’uomo” con la bocca. Senza sapere bene come, ho capito che quel “pollice” sarebbe diventato la mia passione. Per i tre anni successivi mio fratello si è occupato così bene della mia educazione orale che sono diventata una specie di gola profonda. Mi ha assicurato che con quel dono sarei stata la felicità e la disgrazia degli uomini.Una sera di giugno Paolo mi ha portata in un campo da pallacanestro. Lì, in un piccolo capannone che serviva da spogliatoio, a quell’epoca senza docce ne altre comodità, ho fatto il mio primo pompino collettivo a dodici fusti tutti sudati. Ho usato la tecnica che mi aveva insegnato mio fratello e che chiamava “a tre velocità”.Prima in ginocchio fra le gambe aperte dell’uomo, comincio a leccargli le palle e il cazzo annusando gli odori intimi e forti che ne emanano, perchè gli uomini adorano che la donna li veneri con sottomissione e devozione. Poi aspiro l’uccello fra le labbre calde e polpose, ingoiandolo lentamente in attesa che il tizio perda la pazienza e, eccitato, mi pesi sulla nuca per farmelo ingoiare più a fondo. La “terza velocità” inizia quando il tizio si alza e comincia a scoparmi davvero in bocca. A questo punto impazziscono davanti alla mia gola profonda e stretta e perdono ogni ritegno. Mi piace da impazzire!Non dimenticherò mai quel brulicare di sessi maschili intorno alla mia faccia, mentre Paolo aveva qualche difficoltà a mantenere l’ordine. Il primo che mi ha riempito la bocca in “terza velocità” ha gridato agli altri che aspettavano impazienti il loro turno:-” Ehi, ragazzi, mi sembra di scopare la fica di una vergine. E’ pazzesco!”.Non ho assolutamente provato nessun disgusto o voglia di vomitare dopo tutti quei pompini, anzi! Mi piaceva da matti quella disponibilità della mia bocca, quel trattamento brutale, quei forti odori di maschio.Tornando a casa, Paolo mi diceva come era fiero di me e io ero felice di fargli quel piacere. Mi ha fatto vedere un mazzetto di banconote ringraziandomi per aver posto le basi del suo futuro capitale. La nostra società è cominciata così. Mio fratello aveva intenzione di iniziare un importante commercio con l’America Latina. Dato che da noi si costruiva molto, c’erano molti cantieri in zona, e Paolo mi portava regolarmente nelle baracche per soddisfare gli operai immigrati, sempre vogliosi e arrapati. Questo tipo di prestazioni è durato altri tre anni, fino a quando i soldi sono stati sufficienti per cominciare l’affare. Però la cosa è continuata anche coi clienti di mio fratello. A ventiquattro anni Paolo si è sposato con una bella donna ma un po’ inibita. Gli va bene per fare la madre dei suoi due maschietti, e anche per l’immagine sociale a cui tiene molto, ma non ha mai rinunciato ai servizi della mia “gola profonda”. Avevo ventidue anni ed ero ancora vergine. Gli affari si ingrandivano, i viaggi in America Latina aumentavano e io accompagnavo Paolo come segretaria privata. Per lunghi anni ho quindi acquisito una grande e intima conoscenza di quegli uomini latini così mascolini. Piaceva quasi a tutti umiliare la donna che, per loro, è solo una femmina buona per soddisfare i capricci dei maschi-padroni. Le mie capacità orali piacevano moltissimo, dando loro un’occasione in più per dominare la donna. E’ fra di loro che ho imparato a fare delle “foglie di rosa” prodigiose, e siccome quegli scuri latini sono quasi tutti molto pelosi tra le chiappe la cosa diventa dura, in mezzo a tanti forti odori. Questo non l’ho mai detto a mio fratello, temendo la sua reazione. Però ho fatto anche questo per lui, per amor suo. Nessuno ha mai saputo che ero sua sorella.Un mese fa i due figli di Paolo, Fabio e Luca, festeggiavano il diciottesimo compleanno. Sono gemelli non monozigoti. Mio fratello mi ha detto che bisognava far loro un regalo indimenticabile. Una settimana prima ha detto loro di non masturbarsi neanche una volta in quei giorni, senza precisare perchè, ma assicurando loro che non l’avrebbero rimpianto. Nel loro grande appartamento ci sono due bagni e sulla porta di uno Paolo ha scritto “guasto”. C’ero dentro io, seduta sulla tazza in attesa di essere offerta in dono ai miei nipoti. Dal salone arrivavano il rumore e le risate degli ospiti. Improvvisamente ho sentito davanti alla porta le raccomandazioni e gli incoraggiamenti che Paolo dava ai suoi figli. Quando sono entrati tutti e due ero emozionata come se fosse la prima volta. Stavano davanti a me, alti e belli, bruni come il padre, e stavano già tirandosi fuori i cazzi in erezione.Fabio, il più deciso, ha detto:-“Grazie zia, per questo regalo!”.Avevo le lacrime agli occhi dall’emozione. Ho cominciato le mie “trevelocità” ma i ragazzi erano così eccitati e ansiosi che si sono svuotati subito in fondo alla mia gola, giusto con qualche colpo frenetico. Ma la dose di sborra era abbondante, calda e profumata. In venti minuti ho fatto loro tre pompini ciascuno. Ne volevano ancora ma dovevamo uscire per non far insospettire gli ospiti.La settimana scorsa, compivo trentotto anni, e Fabio e Luca hanno voluto farmi un regalo indimenticabile. Sono quindi venuti il sabato pomeriggio con altri sette ragazzi, tutti giovani e sportivi, e tutti fanno lotta greco-romana. Ero piacevolmente sorpresa, ma ho prima chiesto se Paolo lo sapeva. Quando mi hanno assicurato di sì, mi sono messa subito docilmente fra le cosce di Luca che si era seduto in poltrona, con me davanti in ginocchio. In questo modo gli altri potevano vedere cosa li aspettava. Fabio commentava e spiegava per filo e per segno le “tre velocità”. Si è chinato al mio orecchio per dirmi che nessuno, ovviamente, sapeva che ero la zia.E’ stato un pomeriggio meraviglioso. Non ho avuto l’indigestione nonostante i numerosi pompini che ho fatto a quei nove giovani fusti. La sera ero in famiglia per festeggiare normalmente il mio compleanno, con la pancia piena di sborra e circondata anche dai miei nipoti che si comportavano come se niente fosse successo.Paolo, conoscendo gli accadimenti del pomeriggio, non è riuscito a resistere e mi ha trascinata in bagno fino a dopo il digestivo. Si è abbondantemente soddisfatto nella mia bocca, che in realtà appartiene solo a lui, aggiungendo il suo sperma denso e caldo a quello dei suoi figli e dei loro amici. Mio fratello, il mio Paolo, il mio padrone: grazie!
Aggiungi ai Preferiti