Forse non l’ho mai detto ma, oltre a dilettarmi nello scrivere, sono anche un fotografo dilettante e, con la pratica unita ad approfondimenti sulle tecniche di luci e riprese, ho ottenuto buoni risultati. Questa premessa per introdurvi a quanto di seguito narrerò. Stavo riordinando un po’ la casa quando sentii girare la chiave nella toppa della porta di casa; l’unica persona oltre me che possiede un duplicato delle chiavi è la mia adorata nipotina Monella quindi non mi meravigliai quando la vidi entrare nel salotto con la sua solita grazia e leggerezza, preceduta da una folata del suo profumo fresco e leggermente agrumato. “Ciao Monella”, la salutai, “ma non dovresti essere al lavoro a quest’ora?”; “ciao zio”, mi rispose abbracciandomi e baciandomi con il suo solito slancio, “mi sono presa una settimana di ferie perché mi è stata offerta una prospettiva di lavoro e ho bisogno del tuo aiuto per poterla realizzare”. Non capii dove voleva andare a parare perché, onestamente, non sapevo proprio in che modo avrei potuto esserle di utilità nel campo lavorativo, comunque per lei avrei fatto qualsiasi cosa compresa scalare una montagna con le mani legate dietro la schiena quindi la rassicurai: “ma certo, Monella, dimmi cosa vuoi che zio faccia per te e consideralo già fatto!”;. Lei abbassò un po’ lo sguardo e con una timidezza che non le era usuale mi spiegò che le era stata offerta la possibilità di essere presentata ad uno studio pubblicitario che cercava una fotomodella con le sue caratteristiche e che le era necessario presentare un book fotografico comprendente anche pose di nudo integrale. Aggiunse: “sai zio, tu sai che non ho inibizioni però non ho mai posato nuda per nessuno e iniziare a farlo con uno sconosciuto mi mette a disagio e rischierei di rovinare il risultato; tu sei un bravo fotografo e con te………. beh……… sono già abituata a spogliarmi perciò credo che riuscirei ad apparire abbastanza disinvolta, ti prego……… non dirmi di no! Si tratta di una occasione irripetibile.”. Io rimasi quantomeno sorpreso dalla cosa ma avevo promesso e poi……….. l’idea di guardarla attraverso l’obbiettivo mi eccitava; era un po’ come pensare di spiare dal buco della serratura, ma molto meglio! “Ok, Monella, quando vuoi sono a tua disposizione, ma ci vorrà un bel po’ di tempo, sai che per ottenere una foto decente se ne devono scattare almeno una ventina per sceglierne la migliore, quindi per realizzare un book….. “. “Appunto ho preso una settimana di ferie, così ci chiudiamo qui in casa e non usciamo finché non abbiamo finito” mi rispose candidamente; mi si stava presentando una settimana ……….. molto faticosa, sotto tutti i punti di vista, ma anche molto coinvolgente, così le dissi di aiutarmi a trasformare casa in studio fotografico e, dopo un paio d’ore di prove e sistemazione di lampade, pannelli riflettenti, cavalletti e via dicendo, mi sentivo già un re della fotografia. Inutile dirlo che tutti quei preparativi avevano anche preparato me da un altro punto di vista perché il pensiero mi andava continuamente a quello che i miei occhi avrebbero ammirato per i prossimi giorni e mi sentivo pieno di adrenalina. Monella cominciò a spogliarsi nello studio improvvisato ed io giù a scattare pose su pose mentre lei si slacciava la camicetta, mentre la lasciava cadere a terra, quando si sfilava la minigonna, con le mani dietro la schiena a slacciarsi il reggiseno; là, un paio di primi piani alle sue tette da sballo mentre già cominciavo a sudare e a risentire della costrizione dei pantaloni. E via ancora chinata ad abbassare il perizoma, altri primi piani…… ed infine eccola là, stagliata sotto le luci, completamente nuda, con un’espressione un po’ di sfida, magnificamente scolpita nel suo corpo armonioso e scattante ma pur morbido e sinuoso. Man mano che scattavo le foto di lei in piedi lì davanti a me sentivo che non avrei resistito a lungo per il desiderio che si era impossessato di me e quando lei cominciò ad ammiccare un po’ provocante persi completamente la bussola e, gettata la macchina su un tavolo, l’abbrancai come un forsennato. Non rimase sorpresa perché sapeva l’effetto che lei aveva su di me e si lasciò ghermire senza resistenza anzi, sorridendo mi condusse nella mia stanza e, spintomi giù sul letto, si diede da fare a spogliarmi sveltamente per poi mettersi a cavalcioni su di me, conducendo senza por tempo in mezzo il mio pene gonfio e duro tra le labbra rosee della sua vagina che evidentemente non necessitava di stimoli per essere lubrificata in quanto anche lei si era eccitata recitando quel ruolo. Infatti le bastò lasciarsi scendere su di me per farsi penetrare senza difficoltà e con un grande senso di soddisfazione per entrambi che non aspettavamo ormai altro. Dimostrò tutta la sua capacità nel condurre il gioco dall’inizio alla fine senza lasciarmi il tempo di prendere iniziative ma continuando a cavalcarmi senza posa, ora accelerando, ora rallentando, fino a portare entrambi sull’orlo dell’orgasmo dove riuscì a farci rimanere per qualche minuto regalando ad entrambi attimi di estasi di piacere. Decise di finire insieme a me perché la sentii contrarsi nello spasimo dell’acme e contemporaneamente scivolare giù sul pene serrato nella sua vagina che lo risucchiò facendolo eiaculare violentemente dentro di lei in una successione di schizzi che mi lasciarono completamente svuotato. Ero esausto e mi sentivo come se fossi stato “aspirato” da una pompa meccanica grazie alla capacità ed alla intensità con cui Monella aveva atteso al suo compito e, normalmente, sarei caduto in un sonno profondo ma lei non era del mio stesso avviso perché mi scosse un po’, poi, solleticandomi la faccia coi suoi lunghi e morbidi capelli, mi sollecitò: “hei, zietto, mica è ora di dormire adesso! Ricordi che dobbiamo lavorare? Dài, adesso che Monella ti ha riportato un po’ di tranquillità, riprendi la macchina e ricomincia a fotografarmi; voglio che tu ci metta tutto te stesso per ritrarmi al meglio, in fondo adesso che ti sei soddisfatto dovresti avere più lucidità per farlo no?” e mi strizzò l’occhio con fare complice. Un po’ riluttante e con gran fatica mi tirai su e mi accinsi a riprendere il lavoro interrotto mentre lei, come se non ci fosse stato niente in mezzo, si rimetteva in posa. Stavolta, effettivamente non offuscato dai richiami sessuali, riuscii a darle delle indicazioni più professionali, come un vero fotografo e mi diedi da fare con lampade e riflettori per cogliere la sua bellezza senza errori di ombre spioventi o, peggio, di prospettive scorrette. Sembra facile ritrarre un corpo nudo, specie quando se ne ha uno così bello a disposizione dove i difetti sono ridotti veramente al minimo ma vi assicuro che basta poco per rovinare il capolavoro che madre natura ha concepito! Terminammo la giornata l’uno più stanco dell’altra e finimmo per coricarci presto per recuperare le forze per il giorno dopo. Credo di aver continuato a guardarla nel sogno attraverso l’obbiettivo perché alla mattina mi svegliai con un’erezione da quindicenne e con una sana duplice fame: di cibo e di sesso. Sentii profumo di caffè provenire dalla cucina e dopo poco vidi Monella arrivare con la colazione per entrambi su un vassoio. Le chiesi solo cinque minuti per rinfrescarmi in bagno e, finalmente ben sveglio, tornai a letto per consumare con lei quello che aveva preparato; debbo dire che aveva rispettato tutti i canoni di un buon allenatore sportivo perché c’era quanto di meglio per rifornire di energia e vigore un atleta prima di una gara. Comunque mangiammo entrambi di buona lena e passammo subito al lavoro, così come eravamo usciti dal letto, cioè completamente nudi. Sfruttando il letto disfatto pensai di realizzare delle foto un po’ ammiccanti, con dei sottintesi abbastanza espliciti e le feci quindi assumere pose diverse che potevano corrispondere alle diverse fasi prima e dopo un rapporto. Forse la cosa le veniva particolarmente naturale o riusciva ad immedesimarsi bene nella parte ma quando successivamente sviluppai quelle pose sembrava anche a me che le avevo scattate di trovarmi ad ammirare una donna dapprima in attesa, poi invitante, quindi esplicitamente vogliosa ed infine rilassata nel dopo rapporto. Vero è che invece riprendemmo quelle pose alla rovescia, ovvero partendo da quelle che la ritraevano ormai rilassata per finire invece con quelle in cui era palesemente eccitata e questo le riuscì particolarmente convincente perché, anche aiutata dalla mia vista che progressivamente non le celava il mio stato di eccitazione (ero nudo, ricordate?) effettivamente finì per essere lei questa volta a non riuscire a continuare perché troppo desiderosa di sesso. Non ebbe bisogno di chiedermelo esplicitamente perché le bastò strusciarsi voluttuosamente sulle lenzuola aprendo sfacciatamente le gambe sia in posizione supina e poi, non paga, rovesciandosi a pancia in giù per mostrarmi le sue grazie aperte e frementi che già luccicavano di umori invitanti. Mi fece cenno di sedermi accanto a lei ed io non mi feci certo pregare, poi mi prese una mano e se la strusciò sul sesso bagnato con un silente ma palese invito a praticarle un massaggio molto intimo. Non sono un Casanova ma cosa fare in questi frangenti non mi è sconosciuto così mi diedi da fare per esplorare in lungo e in largo quel canyon delizioso dispensatore di piaceri così intensi. Mi eccitai terribilmente nel vederla contorcersi sotto le mie mani allorché le dita leggere le sfregavano i punti di maggior sensibilità e non passò molto prima di ritrovarmela sul plateau in attesa di godere del tutto. La tenni così al meglio, evitando di proposito di farla precipitare nell’orgasmo per beneficiare il più a lungo possibile di quello spettacolo strepitoso che mi stava offrendo. Mi chinai finalmente a leccarle il clitoride che si ergeva, quasi piccolo abbozzo di pene, a richiedere il piacere che meritava. Lo presi tra le labbra e con la punta della lingua cominciai a tracciare dei cerchi tutto intorno; ogni giro era accompagnato da sospiri e gemiti, quasi lamenti imploranti il raggiungimento dell’acme. Cominciò infine a sollevare violentemente il bacino per indurmi a leccarla con maggior forza e decisi di accontentarla infilandole di colpo tutta la lingua tra le grandi labbra infilandogliela giù nella vagina fin dove arrivavo. Mi rovesciò in bocca un buon quantitativo di ulteriori liquidi e subito dopo venne ………… venne…………. venne ancora ripetutamente non so se tre, quattro o cinque volte; certo non pensavo a contarne le volte ma solo a darle tutto quello che voleva finché ce la faceva e ci riuscii perché alla fine, esausta, mi afferrò la testa per farmi smettere. Mi sentivo tutto bagnato ed avevo la bocca piena del suo sapore, avevo un pene al calor rosso e non le diedi neanche il tempo di riprendersi perché la sovrastai mettendomi a cavalcioni sopra la sua testa e, spingendo senza troppi riguardi, le infilai il membro nella bocca cominciando a stantuffarvi dentro come un forsennato. Lei era troppo stanca per rispondere e partecipare ma io non me ne avvidi tanto ero eccitato e continuai a cercare piacere sfregandomi su e giù contro la sua lingua inerte. La guardavo mentre facevo tutto ciò e il vedere il suo viso disfatto dall’orgasmo appena provato e le sue guance che si gonfiavano e si sgonfiavano a seconda del movimento del pene nella bocca mi mandava alle stelle. Cercai di prolungare un po’ rimanendo in bilico subito prima dell’orgasmo e per far questo scivolai fuori dalla sua bocca per strusciare il glande sulle sue labbra morbide; avrei voluto avere non uno ma venti peni per poter godere a lungo quello che provavo ma presto un movimento troppo accentuato mi fece perdere il controllo e mi abbandonai al piacere prorompente che accompagnò il geyser di sperma che le si rovesciò sul viso ricoprendolo di liquido biancastro che le scolò giù sulle guance. Sarò un maniaco ma quello spettacolo decuplicò il piacere che provavo e mi pervase una sensazione di incredibile soddisfazione mista a possesso. Stavolta, quando mi accasciai stremato accanto a lei, Monella non ebbe la forza di voler tornare subito al lavoro ma mi lasciò addormentare insieme a lei, guancia a guancia, impiastricciati dal mio stesso sperma il cui odore ormai sovrastava ogni altro presente nella stanza. Quel giorno la finimmo lì con le foto e più o meno, con particolari diversi ma sempre con reciproco soddisfacimento, i giorni successivi si svolsero in modo analogo facendomi collezionare un buon numero di orgasmi ed un ancor più congruo numero di fotografie !
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