Bi..bip!!……Bi..bip!!……Bi..bip!! Odio il suono di questa cazzo di sveglia. Ne avrò cambiate più di cento e nessuna sa svegliarmi la mattina senza farmi girare le palle. Mi stiracchio sotto le lenzuola e guardando il soffitto, attendo immobile di ristabilire i giusti contatti col mondo reale. Come di consuetudine, una capatina alla finestra che dà sulla strada, per verificare se piove o c’è il sole, ma soprattutto per sincerarmi che sia lì, come sempre, come ogni mattina, da parecchi mesi ormai. Sporgo il capo a guardare giù in strada, e lo vedo con la sua eccentrica camicia dai colori sgargianti, che gesticola vistosamente, intento a trattare il prezzo di una borsa con una ragazza che ha tutta l’aria di chi non è affatto intenzionata a comprarsela. E’ Mohamed il mio amico africano che, tutte le mattine dalla strada mi saluta muovendo la sua mano in direzione della mia finestra. Non appena mi affaccio lui è lì che guarda verso di me come se stesse aspettando proprio di vedermi, ed io ho il cuore che mi batte forte ogni volta che lo vedo sorridere. Mi piace da impazzire, e rimango almeno cinque minuti ogni mattina a fissarlo, mentre sistema la sua mercanzia sul bianco lenzuolo steso sul bordo del marciapiede. Con un cenno delle dita poggiate sulle labbra mi chiede di offrirgli una sigaretta. Gliela lancio dalla finestra e lui mi ringrazia sorridendo e facendomi l’occhiolino. Non parla molto l’italiano, ma l’espressione del suo viso è più eloquente di qualsiasi parola. Il sole di giugno, batte caldo e luminoso sulla sua pelle d’ebano, come un’intensa carezza. Stamattina l’eccitazione è ai massimi livelli, e la vista di Mohamed mi risveglia sensazioni pruriginose particolarmente localizzate nelle zone più ricettive e sensibili del mio corpo. Ho voglia di lui, ho voglia di farmi prendere con dolcezza e poi con eccitante brutalità, voglio sentire la sua pelle calda di sole, il peso del suo imponente corpo di gigante sopra di me….e nel pensare ciò guardo il mio letto e mi mordo il labbro inferiore mentre l’eccitazione mi da alla testa. Torno a fissarlo dalla finestra, la mia mano scivola nelle mutande. Tra le natiche sudate un dito si insinua nella tenera carne del mio buco del culo, Mohamed mi guarda fisso coi suoi occhioni buoni ed io ricambio con uno sguardo di convenienza, sfilandomi il dito dal culo per paura che mi si legga in faccia quanto grande sia la voglia che ho di farmi sbattere. E’ tardi! Devo correre in ufficio. Faccio una doccia fredda al volo, per calmare i bollenti spiriti, indosso giacca e cravatta e di tutto punto esco di casa. Appena fuori dal portone me lo trovo davanti, alto quasi due metri che mi viene incontro per salutarmi. Stringo la mia mano intorno alla sua, forte e robusta e guardo come svanito un curioso ciondolo di metallo lucente che dondola sul suo poderoso petto scuro, tra il groviglio fitto dei suoi corti peli riccioluti. Non resisto alla tentazione di allungare una mano e lo afferro sfiorandogli con le dita il petto che si apre allo sguardo dalla camicia ampiamente sbottonata. “Cos’è? E’ bello!” gli dico stupidamente, muovendo il ciondolo tra le mie dita ma soprattutto continuando a sfiorargli la pelle col dorso della mano. Lui torna come sempre a mostrarmi sorridendo i suoi splendidi denti bianchissimi, poi si toglie di dosso il laccio con lo strano pendente e me lo regala. Nessuna parola superflua, solo un chiaro e inequivocabile gesto di amicizia. Sento forte il desiderio di baciargli le labbra a pochi centimetri dalle mie, mentre lui mi allaccia al collo quel monile che non è uno qualsiasi tra quelli in vendita sulla sua bancarella, ma il suo personale, quello che fino ad un minuto fa gli cingeva il collo. E’ tardissimo devo scappare in ufficio, lo saluto e lo ringrazio e nell’allontanarmi penso solo a quando lo rivedrò. —— Ormai sono due settimane che Mohamed non allieta più il mio risveglio la mattina. Sparito nel nulla come fosse un’immagine sognata e mai esistita. Il suo ciondolo però è segno evidente della sua esistenza fisica e concreta. “Dove diavolo mai ti sei cacciato!” penso mentre insisto ogni mattina a guardare giù in strada con la speranza di vedermelo di nuovo lì sul marciapiede a salutarmi sorridente. Se il non poterlo toccare, quando era davanti a me, mi faceva soffrire, il non poterlo neanche vedere mi procura un’angoscia davvero insopportabile. Sto impazzendo, devo ritrovarlo a tutti i costi, sapere che sta bene, capire il perché di questo allontanamento. Vago per la città e penso che può avere avuto problemi con il permesso di soggiorno, e che forse nella più triste delle ipotesi e già tornato in Africa e non lo rivedrò mai più. Me ne torno a casa sconsolato, mi tolgo via ogni indumento di dosso e mi sdraio sul letto con su solo il suo ciondolo che mi accarezza il petto. Passano ore, il cielo si ingrigisce e comincia a piovere, e viene giù tanta di quell’acqua da sembrare un’uggiosa giornata autunnale. Ad un tratto il suono forte del campanello. Mi alzo di getto, mi infilo al volo almeno le mutande e vado ad aprire “Chi è?” chiedo previdente “Sono io, Mohamed!” mi risponde una voce al di là della porta chiusa. Apro velocemente, col cuore in gola, e me lo trovo davanti tutto bagnato e con l’espressione di chi palesemente ha bisogno di essere aiutato. Non indugio neanche un secondo a farlo entrare, e lui sorride vedendo il suo ciondolo al mio collo, segno che non mi ero affatto dimenticato di lui. Lo tempesto di domande, relative a dove mai fosse finito in questi giorni, e perché mai si trovasse qui completamente zuppo nel pieno della notte. Le sue risposte vaghe e per lo più incomprensibili, non mi interessano in verità, sono troppo felice di rivederlo….e tutto il resto non ha importanza. Gli dico di togliersi via i vestiti bagnati e lo costringo a farsi una doccia calda per non rischiare di prendersi un malanno. Ora è completamente nudo davanti a me e la luce si riflette sulla sua pelle bagnata delineando i tratti marcati e robusti della sua muscolatura. Nudo e col suo pisellone ciondolante tra le cosce massicce e sode mi segue lungo il corridoio che porta al bagno, lasciando sul pavimento vistose impronte umide con i suoi grandi piedi da gigante. Apro il rubinetto della doccia e l’acqua comincia a scendere rumorosa. Lui si pone sotto il getto caldo e rigenerante, mentre io mi siedo sul bordo della vasca e non riesco a togliergli gli occhi di dosso. Comincia a insaponarsi e le sue mani scivolano sul suo corpo mentre la schiuma bianca e cremosa contrasta con evidenza con il tono scuro della sua pelle. Stare lì a guardare è un intenso e pericolosissimo piacere per gli occhi, per non parlare poi dell’effetto devastante che ha sui miei organi genitali. Il fatto che stia li a guardarlo non sembra dargli fastidio, anzi, a giudicare da come mi guarda mentre si insapona la minchia e le palle, sembrerebbe quasi che la cosa gli provochi piacere. In un attimo mi ritrovo arrapato a più non posso e guardo l’acqua scivolare copiosa sul suo cazzone eretto che ormai ha raggiunto dimensioni inumane, confermando la leggendaria, ma in questo caso quanto mai realistica, dotazione di serie propria degli uomini di colore. Chiusa l’acqua esce dalla doccia e si appresta verso me tutto gocciolante. Comincio ad asciugargli le gambe risalendo su per le cosce. Poi una delicata strofinata tra le natiche e sulla sacca gonfia delle palle. Il suo cazzo è dritto verso il mio viso, duro e nodoso come un ramo d’albero. Lucidissime gocce vischiose fuoriescono dalla grossa cappella scura e carnosa, mentre inaspettato un breve ma violentissimo schizzo di sperma caldo sul mio viso mi fa improvvisamente sobbalzare. Afferro con entrambe le mani quel cazzo poderoso e impaziente di sborrare, e comincio a leccare con trasporto la grande cappella ruvida assaporando le bianche e premature gocce di sperma. Qualche leccatina ancora lungo l’asta e poi mi ritrovo a imboccare quel paletto di carne con una foga e una voglia ormai inarrestabili. Mohamed mi accarezza il capo pronunciando incomprensibili parole nella sua lingua, e si code per una buona manciata di minuti il succulento pompino. Poi mi sfila via il cazzo dalla bocca che ancora sbava vogliosa e mi solleva di peso prendendomi tra le sue braccia e portandomi come un bambino di là in camera da letto, dove l’ampio lettone sta per diventare( ne sono sicuro) il luogo fisico in cui consumerò la più elettrizzante scopata della mia vita. Mi adagia sul letto di schiena, mi sfila via le mutande e mentre con una mano mi palpa l’uccello con l’altra, fruga perverso tra la piega umida delle mie chiappe. Sento le sue mani su di me accarezzarmi in ogni ! dove e la voglia e il desiderio, diventano insopportabili. Lo faccio stendere sul letto e comincio a baciarlo sulla bocca intrecciando la mia lingua con la sua e succhiandola carnosa come fosse la punta del suo cazzo. Prendo a leccargli il viso, il collo, scendo giù sul petto cosparso di ispidi peli riccioluti e mordo tremante i suoi duri capezzoli. Il suo addome si contrae al passaggio della mia lingua che si sofferma roteando nel solco dell’ombelico. Sorvolo sul suo nerchione umido e vibrante, al quale mi riprometto di riservare un trattamento speciale per dopo, e proseguo a leccare le sue lunghe cosce muscolose fin giù alle caviglie fino a lambire le dita dei suoi grandi piedi. Mohamed guarda estasiato mentre gli lecco e gli mordo le palle, e da come si tocca la minchia è chiaro che muore dalla voglia di mettermelo in culo. E’ arrivato il momento finalmente, e la voglia di farmi sbattere mi stringe la gola. Mi sistemo carponi nel centro del letto e aspetto con le chiappe divaricate di essere inculato fino allo sfinimento. Mohamed si mette alle mie spalle e comincia a deflorarmi a fatica col suo grande cazzo. “Dai fottimi!!” gli grido muovendomi all’indietro verso di lui e spingendomi dolorosamente il suo randello su per il culo. Il bestione, incentivato dalla mia richiesta, comincia a sbattermi con forza, afferrandomi per i fianchi e spingendomelo dentro con vigore e con un ritmo parossistico. Il piacere è supremo, la libidine è esaltante e la goduria si muove sui binari che conducono dritti all’orgasmo e all’appagamento dei sensi. Mohamed capisce che sto godendo come una cagna e si guarda bene dal rallentare il ritmo dell’inculata. Sento però che anche lui gode: le sue mani affondano con forza nella mia carne e il suo uccello duro come l’acciaio è pronto a riempirmi il culo di sperma ” Dai vienimi dentro!! ” gli grido con la voce rotta per i violenti colpi che ricevo da dietro. Ma qualche secondo prima di eiaculare mi strappa via il cazzo dal culo, si alza in piedi sul letto e mi imbratta di sborra le natiche, la schiena fin su al collo e alla nuca con un getto denso, caldo e interminabile. Tremo estasiato mentre il suo liquido vischioso mi cola lungo le gambe e le braccia. L’odore di sperma è inebriante. La pioggia ha smesso di venire giù e i primi barlumi dell’alba anticipano una giornata di sole. Mohamed dorme profondamente sul mio letto, ed io rannicchiato al suo fianco mi crogiolo nel calore emanato dal suo corpo, respirando l’odore buono della sua pelle e masturbandomi alla vista del suo poderoso uccello che riposa pur sempre enorme, adagiato tra le cosce tornite. Mentre muovo la mia mano intorno al mio cazzo, mi torna forte la voglia di succhiarlo. Non resisto alla tentazione: avvicino la mia bocca, sfiorando con le labbra la pelle nera del prepuzio, poi con la lingua comincio a solleticare la punta della cappella intrufolandomi nel buchino dilatato e provocando un’istintiva reazione. L’asta comincia a gonfiarsi a vista d’occhio, la pelle del prepuzio a tendersi sempre più fino a scoprire un’odorosa cappella turgida che si riversa nella mia bocca fino a riempirla e a soddisfarla. Succhio dolcemente ingoiandolo fino alle palle e rimanendo immobile per qualche secondo a ! godermi quella sensazione oscena di riempimento, mentre con la mano mi violento l’uccello fino a farmi male e fino a schizzare tremante il mio piacere sulle candide lenzuola. Il mio culo è stato appagato così come il mio cazzo, ora la mia bocca chiede assetata di ottenere anche lei soddisfazione. Nel frattempo, inevitabilmente, Mohamed si è svegliato ma in silenzio ha lasciato che gli succhiassi il cazzo, desideroso anche lui di riempirmi la bocca. Quel tizzone nero è tornato ad avere dimensioni mostruose e la mia bocca scivola lungo quell’asta venosa come se stessi suonando un armonica. Torno ad infilarmelo in bocca con più fatica di prima, viste le ritrovate dimensioni e succhio con avidità la grande cappella che anticipa con dense gocce di sperma un’eiaculazione che si appresta a compiersi. Mohamed comincia a scoparmi la bocca picchiandomi la cappella sul palato e infilandomela prepotente in fondo alla gola. Lo sperma comincia ad eruttare copioso dal piccolo cratere colandomi e schizzandomi violento contro la lingua e il palato; io lo ingoio senza remore in uno stato incosciente di depravazione. Bi..bip!!…..Bi..bip!!…..Bi..bip!! La sveglia suona come sempre, stessa ora, e stessa voglia da parte mia di prenderla e schiantarla contro il muro nel tentativo di zittirla. Solita sbirciatina fuori dalla finestra. Certo mi costa un pò affacciarmi e non vedere più Mohamed che mi saluta dal marciapiedi con la sua camicetta sgargiante, era diventata un’abitudine. Ma basta che mi volto e lo vedo lì ogni mattina nel mio letto, che dorme beato tra il groviglio delle lenzuola “Forza pigrone sveglia!!!” gli dico baciandogli il petto e tastandogli con gran gusto l’uccello.
Aggiungi ai Preferiti