Mi chiamo Elena, sono una ragazzina spontanea, ma forse un po’ troppo vivace per i miei genitori, che non riuscendo a dominarmi mi spediscono spesso fuori casa, con la scusa di mandarmi in vacanza. Così, quell’anno, promossa con una sufficenza stiratissima, mi dissero che per ‘premio’ mi avrebbero mandato per un mese dai miei nonni che abitano in campagna. L’idea all’inizio non mi sembrò così male, i nonni avevano anche i cavalli, e a me piace cavalcare, e poi comunque anche i miei cugini abitavano da quelle parti e magari saremmo riusciti a divertirci. Mio nonno poi mi voleva bene, e mi coccolava, e sapeva anche viziarmi. Così partii con il treno e alla stazione trovai proprio il mio nonnino che era venuto a prendermi. ‘Ciao Elena, fatto buon viaggio?’ ‘Ciao nonnino, sì, tranquillo anche se in treno c’era un caldo.. sono tutta sudata e appiccicata, guarda qua!’ In effetti ero sudata e la mia magliettina era tutta appiccicata al seno, mi sentivo un po’ imbarazzata perché così si vedevano tutte le tette e i capezzoli dritti come soldatini sull’attenti. ‘E per di più in treno c’era uno che mi fissava per tutto il tempo…’ aggiunsi. ‘Bhè… capisco, però anche tu Elenina birichina potevi vestirti in modo più decente se non vuoi che gli uomini ti guardino e magari… ora non sei più una bambina, e certe cose dovresti saperle!’ Lasciai cadere il discorso e salii in macchina sperando di arrivare presto a casa per potermi cambiare. Da quando era morta la nonna il nonno viveva solo in una grande casa colonica, dove la Giulietta veniva a pulire e cucinare tutti i giorni mentre il nonno badava agli orti e agli animali. Appena arrivati chiesi al nonno se potevo fare una bella doccia, e lui mi disse: certo, così ti rinfreschi e ti cambi, poi andiamo nbelle stalle che ti faccio vedere il vitellino appena nato. Intanto il nonno mi mostrò la mia camera, che era proprio accanto alla sua, mentre il bagno era di fronte. Mi disse di fare con comodo, perché anche lui si sarebbe cambiato e messo in abiti da lavoro. Così mi spogliai nella mia camera, mi misi un accappatoio e uscii nel corridoio per andare in bagno. Aperta la porta però mi accorsi che in bagno c’era mio nonno che si lavava le mani. ‘Oh, scusa. Volevo farmi la doccia ma semmai vengo dopo.’ ‘Non preoccuparti, fai pure, tanto il box è chiuso. Entra e chiudi la porta, prometto di non guardare!’ rispose ridendo mio nonno. Certo…ero sua nipote, che bisogno aveva di guardare? Entrai nel box con l’accappatoio, poi me lo tolsi e aprii un po’ la porta per lasciarlo fuori, il box era proprio davanti al lavandino, e maliziosamente notai che mio nonno dallo specchio poteva vedere tutto, ma tanto…al massimo avrebbe visto un’ombra che faceva la doccia! Mi divertiva l’idea..mio nonno che si eccitava e si faceva una sega? Ma no, dai… impossibile. Però mentre mi lavavo sentivo che era ancora lì, quanto ci metteva a lavarsi le mani? ‘Comunque feci la mia doccia serenamente, indugiando ad insaponare le tette, e soprattutto la mia fichetta, che era molto calda. >Mi accovacciai a terra con le gambe aperte e giocavo con la spugna insaponata passandola sul clito e appena dentro la fichetta. Questo gioco mi faceva mugolare di piacere, ma cercavo di fare piano per non turbare il nonno che stava ancora lavandosi le mani. Poi lo sentii uscire, allora uscii anch’io, mi misi l’accappatoio e andai a vestirmi. Devo dire che pensare a mio nonno che si segava (FORSE!) mi aveva un po’… non dico eccitato, ma… non lo so. Una volta vestita andai nella stalla e mio nonno mi mostrò l’agnellino appena nato che stava ciucciando il latte dalla mamma. Era una scenetta davvero tenera, ma..notai che mio nonno fissava la scena quasi… eccitato, e che teneva una mano in tasca proprio all’altezza del cazzo, e sembrava che lo accarezzava. Strinsi le cosce, mi stavo..scaldando? Poi nonno disse che dovevamo mungere la mucca perché era rimasto del latte, mi chiese se volevo farlo io. Certo, mi piaceva imparare cose nuove. Mi disse di sedere sullo sgabello, di afferrare il capezzolo della mucca con tutta la mano, di strizzarlo facendolo scorrere su tutte le dita: prima il mignolo, poi l’anulare, poiil medio, poi l’indice e infine il pollice. All’inizio non riuscii molto bene, ma poi capii il meccanismo (era quasi come fare una sega, chissà che effetto avrebbe fatto al nonno vedermi mungere…) Poi mi disse: ‘fatti un po’ in avanti che mi siedo dietro di te, così guardo meglio e ti dò il ritmo, che è la cosa più importante.’ Mi sedetti un po’ in avanti e il nonno si sedette sul mio stesso sgabello, dietro di me. Così vedeva bene le mie manine che mungevano, e iniziò a darmi il ritmo: ‘mungi…mungi..mungi…’ Ad ogni ordine io strizzavo quel capezzolo pendente a forma di pisello verso il basso e ne vedevo uscire uno schizzo di latte.’ Intanto sentivo la mano del nonno armeggiare dietro di me, all’altezza della sua patta. Sentii il rumore della zip che si apriva (ma feci finta di niente, mentre la mia fichetta inevitabilmente si bagnava), sapevo che lo stava tirando fuori, e capii che se lo ‘mungeva’ al mio stesso ritmo. Mungi…mungi..mungi… sega…sega…sega… Il suo tono si faceva più basso, si stava segando dietro di me, sentivo chiaramente il rumore della sua sega. Non avevo il coraggio di voltarmi ma chiusi gli occhi per immaginarlo meglio. Così persi il ritmo, e il nonno mi sgridò: ‘no, non lasciare, devi fare così, guarda’. E in un baleno mi mise una mano sotto la maglietta, trovò la mia tetta nuda, dura e col capezzolo in tiro, l’afferrò come se fosse la tetta della mucca e faceva su di me lo stesso movimento, dando lo stesso ritmo: Mungi… mungi… mungi… Sega… sega… sega…. con una mano mi strizzava la tetta, con l’altra si segava. Dio, non capivo più niente… ‘Dai, Elena. Ti sto insegnando, cerca di seguire il mio ritmo e di fare come me, dai, che sta per uscire tanto latte. Ti dà fastidio se ti insegno così?’ Istintivamente, prima di pensare risposi: ‘No, nonno… so che vuoi insegnarmi, continua, continua.’ Al che mio nonno prese ad aumentare il ritmo sia della sega che dello strizzamento, e mentre si segava sbatteva il suo cazzo contro il mio culo, e con la voce eccitata mi diceva: ‘Elena…che belle tette che hai. Sei proprio una bella nipotina. Mungi..mungi..mungi… Anche il nonno sta mungendo. C’è tanto latte che vuole uscire, sai? Mungi… mungi… mungi….’ A quel punto non potei fare a meno di girarmi: la scena che vidi mandò la mia ecitazione alle stelle: il nonno aveva iul cazzo in mano, ed era un cazzo ancora bello dritto, lungo e largo, che usciva dalla patta e svettava versoi l’alto. La mano del nonno non lo copriva tutto. Al vederlo mi venne voglia di mungerlo: ‘Nonnino…posso mungerti io?’ Senza aspettare la risposta lo afferrai e iniziai la mia sega mentre il nonno: ‘Ah…. sì, dai nipotina mia, fammi vedere come sai mungere: mungi…mungi..mungi…eccoo tanto latte per te…eccolo…mungi il cazzo del nonno, dai mungiiiii’ Uno schizzo di sborra bianca e viscida uscì, sembrava non finire mai. Senza imbarazzo il nonno mi disse: ‘Bene, oggi hai imparato a mungere, ora vai a riposarti, domani ti porto alla monta dei cavalli.’ …sarebbe stata una vacanza indimenticabile!
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