Anche questa mattina ho avuto lezione: questo significa alzarsi relativamente presto, prendere il bus mezzo assonnato, tra liceali schiamazzanti e impiegate isteriche, farsi mezz’ora di tragitto stipati nella calca e scendere infine all’università. Semplicemente il bus lo odio. Più ancora che la sveglia presto e la mezz’ora di tragitto, peggio che due ore di lezione noiose col professore pedante: quella mezz’ora schiacciati tra la folla, nell’aria pesante o gli spifferi gelidi, tra gli spintoni e le piccole maleducazioni, è uno strazio.Oggi, poi, questo tragitto in bus è stato davvero incredibile.Ero quasi arrivato all’università, mancavano si e no tre fermate, e la situazione ambientale del bus non era per niente migliorata, anzi: poiché l’università è in centro, mano a mano il bus si è riempito ed ora si sta veramente allo stretto. Io sono nel mezzo, vicino all’uscita con lo zainetto tra le gambe e intorno a me ci sono studenti universitari, impiegai, commesse, liceali. Tutti pigiati. Ad un certo punto sento una sensazione spiacevole all’altezza delle natiche, come se ci fosse un oggetto duro a premere. Lì per lì non ci faccio troppo caso e mi sposto: immagino che sia uno di questi studenti idioti che non si è voluto togliere lo zaino stracolmo. Dopo poco tempo la sensazione riacquista vigore, provo a spostarmi e a capire di cosa si tratti, ma non riesco a decifrare cosa sia quest’oggetto. Di nuovo mi ritrovo qualcosa di duro che preme in mezzo alle natiche e ormai non ho più spazio per alcun movimento: “va bé” penso “fra poco scendo, posso resistere anche a questo, ormai”. Ma l’oggetto a contatto coi miei jeans comincia a muoversi al di là dell’oscillamento del bus. Ora capisco! Mi giro di scatto, incazzato nero, verso colui cui probabilmente appartiene “l’oggetto duro” che mi molestava. È un ragazzo più grande, vestito in abito scuro, coi capelli neri e gli occhi scuri, maliziosi. “Che cazzo fai?” gli domando incazzato, ma cercando di non attirare l’attenzione di tutto il bus. “Cerco di far passare in modo piacevole il bus che mi porta al lavoro, siamo tutti schiacciati…”, “Ma che cazzo hai in testa?!”, “Non te la prendere bello… ora devo scendere, buona giornata anche a te!”. E se ne va, visto che il bus apre le porte in quel preciso istante.Non mi resta che proseguire il breve tragitto e scendere alla mia fermata. La lezione l’ho seguita peggio del solito: ero abbastanza turbato. Sia per un senso profondo di vergogna, immaginando cosa avrebbero pensato gli altri viaggiatori nel caso avessero visto (lo so che è stupido, ma mi vergognavo lo stesso), sia perché non capivo cosa avesse potuto attrarre quel ragazzo: io non sono gay, né ho mai pensato di diventarlo. Certo, a ripensarci, non posso negare di aver fatto anche qualche pensiero, presto scacciato dalla mente.Insomma, seguire di pomeriggio non era assolutamente praticabile: dovevo distrarmi e dimenticare la brutta situazione del mattino. Cosa meglio che andare alla ricerca di un nuovo paio di scarpe da ginnastica, visto che le mie sono ormai distrutte? Intorno all’università è pieno di negozi, qualcosa troverò, penso.Così mi sono messo a girare a caso nelle vie del centro. Ad un certo punto sono attirato da una vetrina di abbigliamento casual ed in particolare da una maglia di cotone. “Entriamo e vediamo i prezzi” penso “al limite me ne vado”. Entro nel negozio: “Buongiorno!” Non si vede nessuno… “C’è nessuno?”, “Arrivo, subito, un attimo”. Io comincio a guardarmi intorno. “Posso provare queste scarpe?”. Ancora non ricevo risposta. Mi provo le scarpe. Mentre sono davanti allo specchio sento una voce da dietro che mi saluta: “Ben trovato! Com’è stata la tua mattina?”. Mi sa che questa voce la conosco, mi giro… il commesso è proprio il tizio del bus. Mi sale di nuovo tutto l’imbarazzo e la rabbia: “Ma tu chi cazzo ti credi di essere? Ma come ti permetti? Ma come t’è saltato in mente ‘sta mattina?!”. “Si, hai ragione, scusa…”. Ha una voce dolce e sembra sinceramente contrito… tra l’altro è proprio belloccio, bisogna ammetterlo. “Solo che quando ho visto il tuo sederino sodo mi è tornato l’alzabandiera mattutino e non ho saputo resistere”. Intanto si avvicina a me, che mi sono seduto sulla classica panchetta. “A parte il fatto che forse dovresti imparare a controllare i tuoi istinti animaleschi… almeno, cerca di intuire se chi ti trovi di fronte ha le tue stesse tendenze o no. Si dà il caso che i frocioni come te non siano esattamente il mio genere”. “Dì un po’ ragazzino, ma credi che sia l’ultimo scemo della terra?! Ti ho già chiesto scusa! E comunque la cosa era eccitante in sé, al di là di tutto! Anche adesso mi hai eccitato… sei veramente carino!”. Abbasso lo sguardo verso il cavallo dei suoi pantaloni e, in effetti, noto un rigonfiamento inusuale. “Ma tu sei proprio scemo! Io me ne vado e vaffanculo”. E comincio ad armeggiare per togliermi le scarpe che stavo provando. Lui mi si para davanti, io mi scanso e lui si sposta, finché sono costretto ad alzarmi. Allora mi alza il viso e mi bacia… intanto che mi sfrega forte in mezzo alle gambe. Sono sconvolto. Perché è la prima volta che bacio un uomo e che un uomo mi tocca, perché è una situazione al limite della violenza e perché tutto questo mi piace. Infatti non resto indifferente ai suoi sfregamenti e sono ben presto in tiro. “Vedi che può essere interessante…” mi dice “e questo è solo l’inizio”. Mi fa cenno di seguirlo verso il fondo del negozio, ma appena mi si allontana riacquisto un barlume di lucidità e mi dirigo veloce verso l’uscita…”Eh no, bellino! È tutto il giorno che mi giri in testa… ora finiamo ciò che abbiamo iniziato sul bus”. Così, mi prende di forza e mi trascina dietro una cassa. Io cerco di divincolarmi, ma lui mi tira uno schiaffo che mi fa vacillare. “Dai, non puoi fare così… veramente non voglio farti male, ma mi hai davvero eccitato”. E mi ribacia. Poi mi fa scendere sulle ginocchia… e già intuisco ciò che avverrà. Mi avvicina la faccia al pacco e me la schiaccia. “Ora fai il bravo fighetto e me lo lecchi per bene, se non vuoi morire soffocato con la faccia tra le mie palle!” Io cerco ancora di divincolarmi, ma quando comincia veramente a mancarmi il respiro, decido di assecondare… Alzo le mani in segno di resa… e comincio ad armeggiare con la sua cerniera. Tiro fuori un coso pulsante, ancora non perfettamente in tiro, che dà l’idea di essere enorme. Comincio a leccare. Ciucciare e intanto con le mani gli masturbo lo scroto e i testicoli. “Mmh, sei bravo! Lo sapevo che eri una magnifica troietta”. Incredibilmente qualcosa scatta in me. Le fantasie che qualche volta si sono affacciate alla mia mente sono lì pronte ad essere realizzate, almeno per una volta. Questo mi dà la carica, che lui non si aspettava e che io non credevo possibile. Mi stacco dal suo membro, mi rialzo e lo bacio. Lui non ci crede quasi…mi bacia con dolcezza, come se fossi la sua fidanzatina. E comincia a spogliarmi. Poi scende con la lingua al petto, ai capezzoli ed infine, aperti i jeans, infila la bocca nei boxer e comincia a farmi un magnifico pompino. Lecca tutta l’asta, poi mi titilla l’uretra, poi tutto il glande e infine lo mette tutto in bocca, mentre con le mani mi carezza lo scroto e pian piano sale verso l’ano. Poi si lecca le dita e, sempre ciucciando comincia a stimolare la zona intorno all’ano. Finché non infila deciso un dito dentro. Lì, senza preavviso scoppio e gli sborro in bocca. Lui un po’ingoia e un po’ trattiene. Io scivolo a terra, stravolto dal piacere. Lui recupera un po’ del mio sperma e lo usa per lubrificare il mio buco del culo. “Non l’ho mai fatto, fai piano”. “Non ti preoccupare, tra l’altro ho visto che ti è proprio piaciuto… scusa se lo ripeto ma sei davvero una troietta” E comincia a mettere due dita, poi tre. Poi si gira, mi sale sopra e di nuovo ci baciamo. Io non resisto oltre:”Dai, sono pronto”. Mi alza le gambe, mi sfila i jeans e i boxer e lentamente avvicina il glande… lentamente si fa spazio. Sento inizialmente un gran dolore, ma con colpetti lenti lui continua ad entrare. Si piega in avanti e lo ficca tutto dentro. Urlo. Ma lentamente mi accorgo che ce la faccio a resistere al dolore e anzi comincia a piacermi. Chi l’avrebbe detto. Sono fuori di me, il mio cazzo è di nuovo in tiro e lui ci gioca lentamente mentre continua il suo va e vieni. Forte, sempre più forte. Io ho un altro orgasmo che gli arriva sul viso e sul mio petto. Lui urla, infoiatissimo:”Ti piace eh? Ti piace! Ora ti vengo dentro”. E infatti lo sento muoversi convulsamente e sento dentro di me sprizzare il succo del suo piacere. Lo trovo geniale… questo senso di vischiosità, questo caldo nuovo. “Aspetta, aspetta”. Si sfila e si mette sul mio petto “Dai, lecca, assaggia” E assecondo anche questo desiderio… mi rimetto di buona lena finché nuovamente è completamente in tiro e mi scarica sulle tonsille di nuovo la sua sborra, faccio per allontanarmi, ma mi tiene ferma la testa e sono costretto ad ingoiare…incredibile. “Dai andiamo a rinfrescarci”. In bagno ci sciacquiamo e ci rivestiamo… “Visto che ci avevo visto giusto?””è stato sorprendente anche per me””torna quando vuoi, oggi ti sei guadagnato un paio di scarpe nuove”.
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