* Ma che ti succede, Franco?! -Gianna arretrò spaventata.Teneva una mano dietro la schiena, l’altra l’aveva portata a massaggiare la guancia schiaffeggiata.Già.Franco le aveva dato uno schiaffo, senza alcuna ragione plausibile, senza alcuna provocazione.Subito una macchia rossastra era affiorata sulla guancia color pesca e un prurito irritante le si era diffuso sulla pelle. Con gli occhi annebbiati dalle lacrime Gianna si guardò in giro, ma capì di non avere una via di fuga.Franco si era frapposto tra lei e la porta e si dondolava beffardo ora su un piede, ora su un altro, mentre un ghigno sardonico distorceva i suoi lineamenti virili.* E’ da un bel po’ che ti tengo gli occhi addosso, Gianna… Non ce la faccio più a trattenermi. Muoio dalla voglia di scoparti! – le disse calmo, massaggiandosi la patta dei pantaloni. – Muoio dalla voglia di di farti a pezzi col mio cazzo! – * Tu devi essere pazzo Franco!… Ma ti rendi conto di quello che dici? Io sono tua cugina! TUA CUGINA! -Ora Gianna era davvero spaventata. Franco era più grande di lei di cinque anni e, per quel che ne pensava lei, non era mai stato troppo normale. Molte volte lo aveva incontrato insieme a qualcuna delle sue ragazze, mentre lei passeggiava con la zia giù in paese, e le erano venuti i brividi: quelle ragazze si lasciavano palpare le tette e il culo in pubblico, senza protestare… Erano come marionette nelle sue mani e Gianna si era chiesta, schifata, a quali bassezze erano poi costrette a scendere nell’intimità.Di solito Franco faceva finta di non vederla: indulgeva laidamente nei suoi giochini e poi, a sorpresa, le lanciava uno sguardo esaltato.Gianna si sentiva morire.Non tanto per l’imbarazzo o la vergogna di essere stata sorpresa a spiare le carezze intime di due estranei.Non era solo quello.Gli occhi di Franco si piantavano nei suoi e le facevano gelare il sangue. Era come se, in quello sguardo, ci fossero oscure minacce. Quello sguardo parlava di presagi dolorosi, di minacce sanguinose…Quello sguardo sembrava volerle dire: Aspettami Gianna… Aspettami, presto verrò a visitarti…* Certo che so cosa sto facendo – ringhiò Franco riportandola alla realtà. – Tu invece, bambina mia, mi sembri un poco confusa… Ci penserà il vecchio Franco a rimetterti in sesto! -Il giovane si avventò sulla cugina. Con la forza della disperazione, Gianna spostò una poltrona e la interpose tra se e quel pazzo urlante. Ma non c’era nulla da fare.La porta era chiusa. In casa non c’era nessuno. Sola, era completamente sola, alla mercè di un maniaco…Franco sapeva bene di avere in pugno la cuginetta: il suo torace, ben sviluppato, si alzava e si abbassava visibilmente ad ogni respiro e il bel volto da scavezzacollo rubacuori era stato sostituito da una maschera grottesca. Rideva piano: gli occhi stretti come pozze infernali brillavano diabolici nella penombra domestica mentre osservava la preda. … Era cresciuta bene la sua cuginetta. Aveva diciotto anni anche se ne dimostrava molto meno e si era fatta un bel tocco di figa… La osservava ghignando. Sembrava un grosso animale da preda, sembrava che morisse dalla voglia di bere il suo sangue fresco.* Tu sei pazzo, Franco! Guarda che se mi metti ancora una mano addosso… – si fermò interdetta: capiva benissimo di non avere alcuna arma per minacciarlo.La frase rimase pateticamente sospesa nell’aria e Gianna capì che solo un miracolo poteva salvarla…. Quello schiaffo l’aveva colta di sorpresa. Gianna non aveva fatto altro che nominare, senza malizia, una delle fidanzate passate di Franco. Il ragazzo si era irrigidito, si era alzato lentamente e, paonazzo in viso, le aveva mollato un violento ceffone. La forza di quel colpo le aveva fatto perdere l’equilibrio: stordita, si era rialzata e i muri intorno a lei avevano cominciato a girare. Le mani del cugino si erano avvinghiate sulla camicetta e l’avevano fatta a pezzi…Ora cominciava l’incubo.* Pazzo eh?… Sono pazzo dici?… Beh, vedremo se cambierai idea quando ti sentirai trapanare da questo bel bisteccone… Vedrai che ti passerà la voglia di piagnucolare, troietta!… – Franco si passò una mano sulla bocca. – Quando avrò finito, ti inginocchierai di fronte a me e mi supplicherai di dartene ancora! -Balzò su di lei come un puma e riuscì ad afferrarla per la vita. Un placcaggio da professionisti. Un placcaggio da National Football League. Gianna cacciò un urlo di terrore e si dibattè come una volpe bloccata da una tagliola.La ragazza cercò di urlare ancora ma il pazzo allungò una mano e le serrò le mascelle in una morsa d’acciaio.* Giù, bambina, è così che gira il mondo: oggi sopra, domani sotto. Sono settimane che mi tiro dei gran rasponi pensando alla tua figa stretta e bagnata… Ho immaginato ogni posizione, ogni movimento: ora vedrò se sei veramente all’altezza delle mie aspettative! -Stuprata!Da un momento all’altro quel maniaco l’avrebbe stuprata… E nella tranquilla e familiarissima casa di zia Rosa, per giunta!Franco si tirò in piedi e trascinò la sua preda contro il muro.* Nooo!… -Lacrime bollenti rigarono le guance arrossate della ragazza. La mano rude di Franco rimaneva incollata sulla bocca di Gianna, soffocando così le sue urla disperate. Poi abbandonò la presa e rivoltò la preda in modo che il suo cazzo gonfio, che si ergeva sotto la stoffa dei jeans, premesse contro le natiche morbide della prigioniera.Gianna sgranò gli occhi: davanti a lei, a pochi centimetri dal suo incantevole nasino, una squallida parete consumata dall’umidità, dietro di lei il cazzo di un maniaco sessuale pronto a farla a pezzi se non si fosse piegata ai suoi osceni capricci.* Che culo da favola!… Cazzo che chiappe d’oro! – rantolava assatanato Franco. – Mi verrebbe voglia di cambiare programma e di sbattertelo su per il didietro! -* No!… Noooooooo! -Franco scoppiò a ridere, abbassò la mano che le inchiodava la vita e la portò sotto l’ampia gonna.Gianna si lasciò scappare un gemito: quella mano brutale le stava palpando le chiappe. Quelle dita bollenti si erano infilate sotto il tessuto elastico delle mutandine e ora indugiavano malignamente, pregustando il contatto con la fica.* Fermati Franco! -Quel pazzo stava cercando di abbassarle le mutandine!Gianna cercò di resistergli, strinse le mani a pugno e piegò poi le braccia all’indietro cercando di colpirlo.Il bruto era però troppo muscoloso, troppo forte, e troppo eccitato per avvertire questi patetici tentativi. Le strappò la cintura che sorreggeva la gonna e questa subito scivolò sul pavimento, come un uccello del paradiso abbattuto in volo.* No!… Franco no!… – Strillava la ragazza.Per tutta risposta fu sbattuta contro il muro. La forza del colpo le annebbiò il cervello e la privò della poca forza che ancora le rimaneva. Franco arretrò di qualche passo e iniziò ad abbassarsi i pantaloni.* Guarda un po’ che bel regalo! -Gianna non osava voltarsi: aveva udito il rumore della cerniera e si era sentita gelare il sangue. Stava spogliandosi di fronte a lei!* Ti prego! Ti prego! Lasciami andare via! -* Guarda, te lo dico per l’ultima volta: stattene tranquilla e lasciami fare… Se ti ribelli sarò costretto a prendere qualche severo provvedimento… Che so, pisciarti addosso, per esempio! -Franco avanzò verso di lei e le artigliò una ciocca di capelli. Una fitta di dolore straziante si diffuse nel corpo della ragazza: Gianna urlò a squarciagola, chiuse gli occhi e pregò per la propria anima.Mai nessuno, prima d’allora, l’aveva trattata in quel modo. Ora Franco la stava spingendo sul divano: Gianna cadde in avanti e allungò istintivamente le mani per non urtare contro il rigido bracciolo di pelle.Franco le fu subito addosso.* A cuccia, bambina, a cuccia! -Continuava a tirarle i capelli e la tempestava di schiaffi.* Non farmi male! Ti prego no! No! -Franco l’afferrò per la vita e la rigirò con un movimento brusco. Gianna si ritrovò supina con il cugino di fronte a lei seduto sulle sue ginocchia. Cercò di alzarsi, affondò le mani nei soffici cuscini, ma prima che riuscisse a tirarsi su, Franco la bloccò, inchiodandola con le sue rudi mani a quell’insolito tavolo di tortura.Poi, quando capì che la sua preda era troppo debole, o troppo disperata, per resistergli ancora, le lasciò le mani e si sfilò la maglietta.Il sudore scivolava sul torace ampio, bagnava i capezzoli bruni e s’insinuava nell’ombelico.* No, Franco, no!… Potrebbero arrivare gli zii, i tuoi genitori, cosa direbbero se ti vedessero così? -* Si farebbero i cazzi loro! -* No! Non trattarmi così, non sono una prostituta, sono tua cugina, tua cugina! -Gianna scaricò ancora una volta una salva di pugni sul petto del suo aggressore. Franco le allontanò le mani infastidito e si calò i pantaloni sulle ginocchia. * Oooooh Dio!… -La ragazza si bloccò, sopraffatta dalla vista di quel cazzo che ballonzolava osceno di fronte ai suoi occhi.Era di misure decisamente notevoli, molto più grosso rispetto a quelli disegnati freddamente su quei penosi fascicoli di educazione sessuale che distribuivano a scuola.Certo Gianna non avrebbe immaginato mai che il suo primo rapporto con un uomo si colorasse di tinte così violente. Si era a lungo persa in fantasticherie tutte cuori e fiori: una camera con vista sul mare, le palme e gli scogli, oppure un rifugio montano con la neve che annebbiava i vetri mentre all’interno il fuoco di un caminetto rischiarava il suo corpo nudo stretto ad un marito innamorato…Mai più avrebbe immaginato di essere presa con la forza da quello stronzo di suo cugino Franco nella fattoria di zia Rosa…Gianna cercò di urlare ancora una volta, ma la mano del maniaco calò sulla sua bocca veloce come un falco.Franco ignorò le contorsioni e i gemiti della vittima e la spinse ancora sul divano…. Nella mente le balenavano mille immagini televisive, mille fotografie contrastate provenienti dalle edizioni dei quotidiani, mille fotogrammi di thriller vietati ai minori…Quante ragazze venivano stuprate ogni giorno!… Ma sopratutto, quante di queste venivano poi uccise dai loro bestiali aggressori!Forse anche Franco apparteneva a quel genere di persone, quelle che godono nel far soffrire una donna… Gianna non lo sapeva ancora, ma di una cosa era già certa: doveva, voleva sopravvivere.Qualsiasi altro valore poteva essere sacrificato, ma non la vita.Decise di rilassarsi, di dargli quello che pretendeva, forse la sua sottomissione l’avrebbe calmato. Smise di urlare e si adagiò sul divano, pronta al sacrificio…* Ehi cugina, così va meglio! Molto meglio! – approvò Franco e si piegò a sussurrarle all’orecchio un torrente di volgarità.* Ora ti riempio la figa, vedrai, mi ringrazierai! Te la allargo tutta, te la rompo, te la disintegro! Sono un gran chiavatore io: ho un cazzo che non si stanca mai. Ti farò male, ma ti farò godere come una porca! -La rigirò nuovamente sul ventre e le natiche sode si rizzarono in aria, indifese.Che voleva farle?… Che diavolo aveva in mente?… Gianna ripensò alle minacce di qualche minuto prima: aveva detto che voleva farle il culo!… Voleva incularla!!… La ragazza chiuse gli occhi e cercò di mantenersi calma anche se il suo istinto le suggeriva di scoppiare a piangere.Le dita di Franco le pizzicarono le natiche e Gianna non potè fare a meno di strillare il suo dolore.* Aaaaaiiiiih!! -* Dunque non ti eri addormentata! – la canzonò trionfante Franco.Oh, se solo zia Rosa tornasse presto! Era andata al cinema con lo zio giù in paese: due ore di spettacolo, forse mezzora di inutili documentari e prossimamente, altri trenta minuti tra andare e tornare… Cercò di voltare la testa per dare un’occhiata all’orologio.Impossibile. Franco l’aveva intrappolata. Continuò a punzecchiarla per qualche minuto, poi si decise ad abbassarle le mutandine.Gianna cacciò un urlo d’orrore!Quel bruto era finalmente riuscito a spogliarla. Per la prima volta nella vita Gianna sapeva che un uomo stava guardando il suo corpo completamente nudo!Impossibilitata a girarsi la ragazza poteva solo sentire che il cugino, alle sue spalle, stava armeggiando con le sue natiche, ancora indeciso sul da farsi.Poi il suo fiato caldo le accarezzzò il solco serrato! La lingua si posò sulle natiche invitanti e le lavò con lunghe leccate.I capelli lunghi del pazzo le facevano il solletico, ma la ragazza non aveva nessuna voglia di ridere.Franco afferrò con delicatezza le natiche e le divaricò. I suoi occhi ebbero un lampo di libidine feroce alla vista del solco bruno contrastante col candore circostante. Fece scivolare la lingua tra le chiappe allargate e iniziò a leccare il buchino, piccolissimo e serrato.Gianna arrossì violentemente e affondò il viso tra i cuscini. Si sentiva troppo mortificata per urlare, troppo infangata…Suo cugino le stava leccando il culo: osava profanare con la bocca e le labbra quella zona così intima e proibita! E quel che era peggio cominciava a sentire un prurito alla fica che andava facendosi più insistente.La lingua si insinuava fra le chiappe, tormentandole con ferocia il buchino, mentre le mani, fattesi brutali, le spalancavano oscenamente il culo!* Uuunnnnnhhhh! – sospirò Gianna, suo malgrado. Quella esperta slinguata la stava sciogliendo.* Cominciamo a divertirci, eh, piccola!… Incominciamo a entrare nell’atmosfera giusta? Ti piace la mia lingua, vero? Bene, continua a muoverti, continua a sculettare e zio Franco ti farà un bel regalo! -Le tolse del tutto le mutandine, le balzò sopra e, con le ginocchia, le allargò le cosce. Le intenzioni del maniaco la facevano rabbrividire di disgusto. Scoparla alla pecorina… oppure incularla: non c’era una terza via.Era l’ultima degradazione, l’umiliazione definitiva, l’offesa più sozza che una donna potesse subire!Sentiva il cazzo duro come il granito premere contro le morbide chiappe e scivolare sulla saliva che aveva bagnato il solco anale.Il bruto stava cercando di ficcarglielo dentro… Non era possibile! La voleva scopare da dietro, come un cane di strada, come una belva infoiata!Franco la teneva ferma per i fianchi ammaccandole la carne delicata. Gianna guaiva disperata, con il culo all’aria e le tette che sobbalzavano ancora inprigionate nel reggiseno.Suo cugino glielo sganciò con movimenti maldestri e lo buttò sul pavimento, quasi fosse uno straccio da lavare. Poi si piegò ancora su quelle chiappe da sogno e riprese a leccare.Gianna si sentiva sporca e infangata: i suoi pensieri andarono alla sua quieta vita cittadina, alla scuola, alle repliche di Happy Days alle sei del pomeriggio, alle serate passate a giocare a scala quaranta con i simpatici vicini che avevano comprato l’appartamento accanto a quello di suo padre. Quella stupida vacanza in campagna dalla zia Rosa le stava costando maledettamente cara, troppo cara…Le mani brutali di Franco la strapparono da quelle nostalgiche fantasticherie. Si posarono sulla sua pelle di seta decisa a estorcerle tutti i segreti più inconfessabili. Poi cambiarono rotta.Stupita dalla pausa imprevista, Gianna voltò il capo, giusto in tempo per vedere l’ombra della mano calare rapida sulla parete alla sua sinistra.* Yaaaauuuugggghhhh!!! -Tutto aveva immaginato la poverina meno che di essere sculacciata. Un dolore aspro si diffuse nella carne delle natiche e non riuscì più a trattenersi.Scoppiò a piangere come una bambina, più per l’umiliazione che per il dolore.* Bisogna riscaldarlo un po’ questo culetto, non mi è mai piaciuto fottermi un cadavere. – si degnò di spiegarle Franco.* Noo! … Nooo! … Bastaaa! … Nooo! … Aahiii! … Noooo!… -Gianna cercava di spostare il culo, ma imprigionata com’era dalle forti ginocchia di lui, poteva fare ben poco. Dopo una decina di colpi, Franco si gettò su di lei con la furia scoordinata di un cane rabbioso.La ragazza non aveva nessuna intenzione di lasciarsi spalancare le cosce come l’ultima delle puttane, ma la forza di lui, alimentata dalla foia riuscì ad avere la meglio. Già il cazzo sfiorava minaccioso la minuscola soglia non ancora valicata e Gianna sussultava, terrorizzata, ogni volta che la cappella lambiva le labbra della vagina.Si dibatteva come un’ossessa. Come una cavalla selvaggia cercava di disarcionare l’intruso che la montava da dietro. Franco ruggendo di rabbia, le affondava le dita nei capelli e gliene strappava morbide ciocche. Gianna urlava dal dolore, la bocca spalancata in una smorfia animalesca.* Yaaaaaaaaggggghhhh!!!… -* Povera piccola troietta! Non sai neppure tu quello che vuoi, – ringhiava esasperato Franco, mentre continuava a tormentarle la chioma. – Ma una volta che riesco a piazzartelo dentro, la musica cambierà alla svelta! -* Noo! Nooo! Nooooo!… No, ti pregooo! -Gianna si contorceva come un’anguilla appena pescata, il dolore era insopportabile ma era nulla in confronto all’incubo che l’aspettava a pochi minuti di distanza. Stuprata da un maniaco con la bava alla bocca, forse malmenata a morte, certo infangata per il resto dei suoi giorni.Il pene di Franco premeva sulla sua carne cercando di insinuarsi tra le gambe ancora serrate. Glielo avrebbe ficcato dentro immediatamente, Franco non era uomo da schermaglie, ma Gianna agitava il culo freneticamente, rendendo difficoltosa l’introduzione.* Oh, no Franco! Non chiavarmi! Non chiavarmi! Non trattarmi così!! – Il ragazzo rise la sua approvazione.* Ma guarda, guarda… E così la ragazzina conosce queste parolacce, anzi le usa… deve fare veramente caldo in mezzo alle gambe, eh? -Le sue dita si erano ora staccate dalla chioma bionda e indugiavano nei pressi della fica assediata. Lisciavano le grandi labbra e andavano a stuzzicare il clitoride esacerbato, toccavano, titillavano, fin tanto che un po’ di liquido precoitale cominciò a sgorgare inumidendo l’ingresso della vagina.* Aaahhhhhhhh… – gemeva piano Gianna sotto la sconcia aggressione.* Zoccola di merda! Sei solo una zoccola di merda! E pensare che mi sembravi una collegiale schifiltosa! … E invece sei solo una troia! Troia, proprio come tutte le altre! -* No, No! Non è vero! -Quegli insulti ferivano il suo orgoglio. Gianna avrebbe voluto urlare tutta la propria innocenza. Non era colpa sua se quelle mani riuscivano a farla bagnare contro la sua volontà, non era colpa sua se la fica le prudeva e le palpitava come se aspettasse di assaporare tutti i piaceri che, fino a quel momento, le sue convinzioni morali le avevano impietosamente negato.Ma ormai il tempo delle parole era scaduto. Franco tornò a palparle le natiche con furiosa insistenza. Gianna si passò le dita sugli occhi gonfi di lacrime e attese in silenzio l’inevitabile.* Povera piccola puttanella! – la canzonava arrogante Franco. – Tra un attimo ti riempirò di cazzo. E che cazzo! Un missile d’amore che ogni ragazza t’invidierebbe, perciò non fare quella faccia da martire e goditelo! -* Ooohhhhh, sono vergine, Franco, sono ancora vergine! Ti prego, lasciami andare! -Gianna sperava che saperla vergine forse avrebbe bloccato il suo feroce aggressore. Naturalmente ebbe l’effetto opposto. Il maniaco scoppiò a ridere e infilò un dito nella vagina, provocandole una stilettata di dolore. * Aaauuuuuuhh!!! – la ragazza urlò dal dolore.Il dito si intrufolò piano, mentre lei mugolava impazzita, esplorando le piccole labbra, introducendosi nel vestibolo e cominciando a risalire all’interno del canale strettissimo della sua vagina. * Aiutooooooo!!! -La ragazza tornò ad urlare, nella vana speranza che qualcuno potesse udire le grida e accorrere sul luogo del delitto.* E tappati quella bocca troia! E tutto inutile: che tu lo voglia o no sto per chiavarti! Non fare quella faccia, vedrai che ti piacerà! -E per dare più vigore alle sue parole posò l’altra mano sui peli biondi del pube della ragazza, poi tirò forte strappando ciocche di peluria chiara.La ragazza era ormai isterica dalla paura. Aveva capito che nessuno poteva aiutarla. Era completamente alla mercè del folle cugino. I suoi propositi di rimanere impassibile, per evitare ritorsioni ancora più dolorose, si erano ormai dissolti come neve al sole. Gianna si era tramutata in una massa di carne urlante, guaiva come un cane bastonato e i suoi gemiti soffocati esaltarono il maniaco ormai sicuro della buona riuscita della sua aggressione.Avanzò ancora il dito, facendola sussultare, fino a quando non si fermò sull’imene, sfiorandolo e saggiandone l’elasticità. Gianna si immobilizzò, atterrita, cercando di non muoversi per non provocare altre fitte dolorose o altri danni.* Dunque sei ancora vergine… – esclamò per niente impressionato Franco. – Beh, sai cosa ti dico, non ho nessuna intenzione di sporcarmi di sangue il cazzo. Neppure per una bella figa come te! -Ritirò il dito e Gianna tirò un sospiro di sollievo. Forse quel folle maniaco aveva rinunciato ai suoi propositi di stupro. Franco invece, sogghignando, le introdusse stavolta due dita unite, allargando dolorosamente la vagina. Le dita si aprirono la strada nella fica di Gianna con un bruciore raschiante.Gianna, con la faccia premuta contro il divano, si sentì avvampare di vergogna: In un modo o nell’altro quel porco era riuscito finalmente a infilarle qualcosa dentro.Suo cugino si addentrò nella vagina finchè i polpastrelli premettero contro l’imene. Grugnendo soddisfatto, li ritirò di qualche centimetro… … Poi spinse in avanti con violenza.L’urlo che si levò dal divano dovettero sentirlo fino in paese. Un dolore inimmaginabile s’impadronì del sistema nervoso di Gianna: la ragazza si contorse come se avesse toccato un cavo elettrico scoperto.* AAAAAAAAGGGGGHH!!! … Mi fai maleee! … Mi fai maleeee!! … Bastaaa! … Bastaaaaa!! -* E’ proprio questo il punto, stupida troia: farti male… -Gianna cacciò un altro urlo atroce: era una tortura straziante… Quelle dita si aggrappavano all’imene della ragazza e lo riducevano a brandelli con esasperante lentezza, mentre il sangue colava a rivoli fra le cosce e inzuppava i cuscini del divano.* Cazzo, era proprio vero: sei vergine! … Eri vergine! La cara vecchia Gianna diceva la verità! Beh, non preoccuparti, stringi i denti ancora qualche secondo e poi vedrai che fuochi d’artificio. -* Animale! Animale! Cosa mi hai fatto? Come mi hai ridotto? – Gianna era distrutta.Franco si limitò a sghignazzare. Uscì le dita, le pulì sui cuscini del divano e poi ritornò a infilarle nella vagina violata.Gianna strinse le chiappe, strillando e cercando di evitare il nuovo assalto.* Niente da fare, tesoro, ti ho promesso una chiavata da capogiro e io mantengo sempre le mie promesse. -Le dita sporche di sangue s’intrufolarono nella fica e i muscoli della vagina si strinsero nervosamente e dolorosamente intorno ad esse.* Cazzo che sballo! Ce l’hai veramente stretta, proprio come piace a me! -* Lasciami, porco schifoso! … Maiale!… Lasciami in pace! – Gianna piangeva, lamentandosi, con la faccia sul divano mentre alcune ciocche bionde le ricadevano sugli occhi* Guarda, te l’ho già detto una volta, non farmelo più ripetere: stai zitta, tieni chiusa quella fogna e lasciami lavorare in pace, – esplose Franco irritato dai gemiti della vittima.* E dài, muovi quel culo, collabora! – aggiunse mentre le teneva aperte le chiappe con una mano e con l’altra stantuffava le dita dentro la fica insanguinata, incurante delle fitte di tormento che infliggeva alla poverina.* Ohhhhhh! …. Aahhhhhh! …. – mugolava Gianna ormai incapace d’intendere e di volere.Il giovane capì che non aveva più senso perdere altro tempo in inutili preliminari. La prese per i capelli e la tirò a sè, usando quelle lunghe ciocche a mò di briglie. Poi la sollevò leggermente dal divano, posandole una mano sotto lo stomaco e piegandola nell’angolo più comodo per la scopata. Si sistemò dietro di lei, l’afferrò per i fianchi e appoggiò la cappella contro le grandi labbra…* Yaaaaaghghghghghhhhhh!!!…. -Con un singolo poderoso colpo, Franco glielo ficcò dentro fino alla radice, i coglioni rimbalzarono umidi tra le cosce della ragazza.* Ohhhhhhhh! ….. Ohhhhhhhh!! …. Aiaaahhhhhhhh!!! …-Sembrava quasi volesse squartarla, farla a pezzi come un sottile foglio di carta.Il membro si installò nella fica della biondina come un parassita mortale.Come un demone aveva preso possesso del suo corpo e della sua anima. Gianna schiumava, la bava alla bocca, incapace di credere agli effetti infernali di quella bestia di carne che stantuffava nelle sue viscere.* Si, lasciati fottere, lasciati fottere, sei proprio un bel pezzo di figa: avevo visto proprio giusto… -* No! …. Ahhhhhhhhhh! … Noooooo!!! … -La vagina si chiudeva sul pene come una pianta carnivora e il cuore le saltava in gola ad ogni affondo.Franco si era intanto disteso su di lei e le aveva afferrato le tette palpandole selvaggiamente, continuando a montarla con ritmo crescente. I capezzoli si trovarono stritolati nella morsa crudele delle sue dita e Gianna annegò in un mare oscuro di orrore e di tormento.Franco si godeva il suo trionfo: certo, la seduzione della cugina non era stata un capolavoro di sottigliezza, ma quello che contava era il risultato finale. Sentiva ormai la vagina cominciare a inumidirsi e lui non aveva bisogno di uno psicanalista o di un sessuologo per capire che Gianna era ormai conquistata dalla sua tecnica chiavatoria…Si risollevò, le sue mani scesero ancora una volta sui glutei formosi: qualche volta indugiavano sulla pelle vellutata, qualche volta calavano a colpirla con violente sculacciate. Gianna sussultava presa dall’assalto combinato delle percosse e del membro che le martellava dentro.* Ci prendi gusto eh?… Ti piace farti sfondare dal mio cazzo, vero?… Sei proprio come tutte le altre puttanelle che mi sono fatto: prima piagnucolate come monachelle, poi vi dimenate come gatte selvatiche! -Si fermò per un attimo e provò a infilarle un dito nel buchetto serrato del culo.Quando Gianna cacciò un urlo straziante e cercò di strisciare verso l’estremità del divano per sfuggire a quell’innaturale invasione, lui ritirò il dito.* D’accordo, cugina, d’accordo. Ci penseremo più tardi a questo culetto da favola. Rilassati e pensa a chiavare, ora! -Queste parole echeggiarono nelle orecchie della ragazza vuote di significato. Quel palo di carne che la riempiva ferocemente reclamava tutta la sua attenzione…Gianna sospirò sconfitta e strofinò il mento sul cuscino del divano. Ormai subiva rassegnata quella violenza, cercando, anzi sperando, di ottenere almeno qualche briciolo di piacere. Ormai non sentiva più tanto male, tranne quando, qualche volta, il pene si spingeva troppo in profondità, strappandole qualche gemito di dolore. Allora lei cercava di espellerlo, ma le mani forti di Franco la immobilizzavano in una morsa indissolubile.* Com’è grosso… Com’è grosso… – mugolava la ragazza e le parole si perdevano soffocate tra i pesanti cuscini.Franco spingeva e ritraeva il cazzo centimetro dopo centimetro, lentamente, e le pareti della vagina si contraevano, tornando così alle dimensioni normali, quando lui si ritirava.* Chiava, bambina, chiava! – mormorava, le mani ancora sulle chiappe. – Ecco, così, muovi il culo… Sarai anche una mezza vergine, ma a me non la fai, bella: il cazzo ti piace, ti fa impazzire, non ne puoi proprio fare a meno! -* No! No! Non è vero! – protestava umiliata Gianna. – Io non ho mai… Ohhhhhhhh, … si, ancora!… -Franco le artigliava i fianchi segnandoli con profondi solchi rossi. Poi portò le mani sotto il ventre della cugina e la sollevò dal divano affinchè il cazzo potesse affondare meglio nella fica ormai umida.Gianna guaiva piano, le dita del maniaco le massaggiavano lo stomaco e la pelle sensibilissima tremava tutta al contatto con quei polpastrelli incandescenti.Poi lui riprese a scoparla con ritmo prepotente e la vittima si contorse impotente sotto l’imperiosa mazza di carne. Gemeva e sospirava, ormai priva di volontà.* Ti piace, bambina? Ti piace farti fottere la figa? -* No! … No! …. No! … – gridò Gianna più a se stessa che al suo torturatore.* Non raccontarmi palle, troia! So benissimo che te la stai godendo un casino. Questo pistone ti sta sciogliendo figa e cervello, credi che sia tanto difficile da vedere? -* Non è vero! … Non è veroo!!! – gridò la ragazza in una sinfonia di gemiti e singhiozzi.Le sue mani calarono a massaggiare i capezzoli inturgiditi, a spremere le mammelle gonfie…* Uhhhhhhhh… No, così no, mi fai male!… Basta, Franco, basta!… – urlò Gianna.Quei capezzoli induriti erano però un obiettivo troppo invitante, troppo appetitoso perchè le suppliche della ragazza riuscissero a impietosire il ragazzo. Strizzò violentemente il capezzolo sinistro e Gianna ansimò disfatta. Ma cosa voleva ancora da lui quel mostro?* Ti piace così, cuginetta? Beh, anche se non ti piace non so proprio che farci: dovrai abituarti! D’ora in poi sono io a tirare le redini, capito troia? -Il dolore era insopportabile ma Gianna capì che doveva rispondere, doveva continuare ad assecondare quel porco se non voleva andare incontro a cose ancora più spaventose.* Si, si! Tutto quello che vuoi!! – urlò disperata e la sua voce riverberò fra le pareti domestiche come il lamento di un fantasma costretto a vagare senza riposo.* Molto bene… Vedo che cominci a capire… Continua così e vedrai che faremo proprio una bella coppia! -* Mai! – annaspò Gianna.Franco scoppiò a ridere di buon umore: gli faceva piacere avere a che fare con una puledrina non ancora domata, era una sfida interessante…Tornò a concentrarsi sulla scopata.La biondina sussultò, quelle tremende botte di cazzo avevano l’effetto di un potente narcotico, si sentì affondare in una terra di nebbie rosse ed ombre minacciose. Franco la stantuffava brutalmente e le palle gonfie rimbalzavano contro le cosce indolenzite della ragazza. La cappella scivolava avanti e indietro nella vagina surriscaldata, forzandone le pareti che ormai trasudavano abbondanti succhi.Gianna si agitava sul divano in preda a spasimi strazianti: il piacere del coito si mescolava all’agonia mentale provocata dallo stupro bestiale… Strano, pensava confusamente la ragazza, non immaginavo che un uomo potesse darmi sensazioni così intense…Poi franco ingranò la quarta e la biondina si sentì trivellare la fica a velocità impressionante.* No, Franco, non così forte, mi fai male! – piangeva Gianna sorpresa dall’improvvisa brutalità dell’assalto. Era ormai evidente che il folle cugino stava perdendo il controllo: la tempestava di colpi massacranti e scoordinati, la chiavava come avrebbe potuto fare solo un orangutang arrapato, la sommergeva di schiaffi sulle natiche e le tirava i capelli…. Si! Si! Si! Pensava Gianna, fammi tutto quello che vuoi, ormai non mi importa più niente…La sua sottomissione derivava solo dall’estasi accecante che quella prima chiavata della sua vita gli stava regalando: presto le sue opinioni sul cugino e sulle sue attitudini amatorie sarebbero tornate quelle di sempre.Per il momento, comunque, il suo clitoride vibrava di goduria incommensurabile e lei pensò di svenire tanto era l’intensità del piacere. I colpi nella sua intimità si fecero sempre più veloci e la ragazza capì che il bruto era sul punto di esplodere. Oh, se solo riuscisse a trattenersi ancora qualche istante: sarebbe stato stupendo godere insieme!Naturalmente quella era l’ultima preoccupazione di Franco, lui era interessato unicamente al proprio piacere e i gemiti della cugina avevano il solo effetto di irritarlo. Invece, anche solo per una folle coincidenza, i due vennero quasi contemporaneamente.* Ahhhhhhhhhhhhhh!!!… – urlò Gianna travolta dalla gigantesca ondata dell’orgasmo.Franco continuava a fotterla fino alla radice e invece di provare dolore Gianna si sentì impazzire. Si dimenò, ancora stretta nella morsa delle ginocchia di lui, si contorse spasmodicamente sul divano ormai rigato da lunghi rivoli di sudore, e strofinò le natiche sul ventre tirato di Franco per assaporare fino all’ultimo istante quelle sensazioni devastanti.* Oh, Gianna, questo è il massimo… Non ce la faccio più!… Se continui a muoverti così io… Ahhhhhhhhh!… Sborro, troia!… Sborro!!… -Le unghie di lui si conficcarono nelle natiche di lei mentre le fiottava nella fica violenti getti di sperma caldo.L’orgasmo della ragazza si colorò così di nuove sfumature che le scossero il cervello. Franco ululava come un pazzo scatenato: le stringeva i fianchi quasi volesse stritolarla e intanto le scaricava dentro torrenti di seme denso e bollente.* Ohhhhhhhhhhhh!… – gemette Gianna sentendosi riempire la fica dal suo seme e per qualche attimo dimenticò l’orrore della propria situazione. Per qualche attimo la ragazza si sentì finalmente una donna, una donna capace di usare il proprio corpo per dare piacere al maschio e soddisfarne i più laidi capricci.Nel frattempo l’impeto di suo cugino si era ormai spento e il bruto si era accasciato senza forze sul corpo nudo, sudato e martoriato della propria vittima.* Niente male, cugina, proprio niente male! Sono stato davvero fortunato a incontrare una come te! Ora che ti ho trovato non ti mollerò tanto facilmente, stanne certa!… A proposito quanto ti fermi ancora da noi?… Ah si, ancora una settimana vero? -Gianna rabbrividì: l’incubo era appena iniziato.
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