Gianna era sdraiata sul letto in posizione fetale, gli occhi chiusi.Lacrime silenziose scendevano a inumidirle le lunghe ciglia bionde.Quella avrebbe dovuto essere una vacanza rilassante: sua madre le aveva assicurato che un paio di settimane presso la fattoria di zio Vittorio l’avrebbero rimessa in sesto dopo l’incubo delle sessioni estive all’università…Che risate!Certo sua madre non poteva immaginare che la sua adorata Gianna sarebbe stata stuprata e percossa come un cane randagio…Finora l’unico a divertirsi era stato suo cugino…Il rombo di un motore la riportò alla realtà. Pettinandosi alla bella e meglio, si alzò dal letto e corse alla finestra. Attraverso le tendine ricamate riuscì a scorgere lo zio Vittorio che aveva messo in moto il camioncino e stazionava davanti all’uscio di casa… Oh no! No! Pensò la ragazza, non possono lasciarmi da sola, non possono!…* Zia Rosa! – gridò precipitandosi fuori dalla sua stanza e scendendo le scale col cuore in gola e un solo pensiero in testa: non dovevano lasciarla da sola.Sola con Franco.Raggiunse l’atrio appena in tempo: la zia, ormai pronta ad uscire, stava sistemandosi un cappellino di fronte allo specchio.Zia Rosa si voltò e salutò con un sorriso la trafelata Gianna.Sembrava non accorgersi del panico che distorceva i bei lineamenti della ragazza.* Oh Gianna! Mi fa piacere vederti in piedi. Stavo quasi per svegliarti ma poi ho pensato che era meglio lasciarti dormire. In fondo sei qui per riposarti e in cinque giorni non ti ho mai visto alzarti mattiniera, probabilmente devi ancora recuperare un po’ di sonno per le fatiche dello studio! -Poi gettò un’occhiata alla pendola e aggiunse.* Si è fatto tardi, cara. Ora devo proprio andare! -* Tardi? Ma perchè? Dove devi andare? Oggi è domenica zia! -* Oh santi numi, non ce la faremo mai ad arrivare in orario! Che disdetta! Sai com’è fatto tuo zio, è una pasta d’uomo ma quando deve rispettare un appuntamento diventa nervoso e irritabile come una ragazzina al ballo delle debuttanti! -Era ovvio che la zia Rosa non la stava ascoltando. Gianna crollò le braccia rassegnata e un freddo brivido di paura le gelò la pelle. Comunque suo cugino Franco sembrava non essere in casa.O almeno così sembrava.* Non preoccuparti cara Gianna, – continuò la premurosa zietta, – se hai bisogno di qualcosa non devi far altro che tirare un urlo: Franco è qua fuori. L’ho visto entrare nella stalla e gli ho ordinato di non allontanarsi troppo.Prima è andato su tutte le furie per via del camiocino, ha detto che aveva un appuntamento in paese, ma, quando gli ho fatto presente che non mi sembrava giusto farti rimanere sola per un po’ di tempo, si è subito calmato e ha accettato di buon grado di farti compagnia! -* F…Franco? Allora non è andato via? – chiese Gianna con un fili di voce.* Ma no! Pensa, doveva andare in paese e invece è rimasto. E lo ha fatto solo per te. Quel Franco è davvero un caro ragazzo e spero proprio che voi due facciate amicizia presto! -Il suono di un clacson le strappò una smorfia irritata.* Che ti avevo detto? Zio Vittorio è agitato come una puzzola… Ti prego di scusarlo. -* Ma… Dove andate? E quando tornerete? -* Oh, ci attende una piccola funzione religiosa giù alla parrocchia. Torneremo per il pranzo. Buona giornata, tesoro, e divertiti… -Gianna avrebbe voluto fermare la zia e implorarla di rimanere a casa o perlomeno di portarla con se alla funzione. Invece rimase immobile e lasciò che la zia raggiungesse il camioncino dello zio senza muovere un dito. Un turbine di sabbia annunciò che il vecchio Bedford si era messo faticosamente in movimento.Gianna lo guardò farsi sempre più piccolo e svanire in fondo alla strada che scendeva dalla collina.Era certa che Franco avesse visto tutto.Era solo questione di minuti prima che quel bruto facesse la sua comparsa in casa. Disperata, la ragazza si guardò in giro cercando una possibile arma di difesa.Ma certo!Il servizio di coltelli che riposava nell’armadietto verde della cucina: ce n’erano almeno un paio, quello per tagliare l’arrosto ad esempio, che potevano fare al caso suo.Gianna si precipitò in cucuna e aprì lo stipetto.Le sue labbra si piegarono in uno scaltro sorriso: Franco ci avrebbe pensato due volte ora, prima di metterle le mani addosso…Afferrò il coltello più grosso e più lungo dell’intero servizio, proprio mentre il suono dei pesanti stivali da lavoro del cugino filtrava attraverso le finestre della cucina.Gianna assaporò l’inebriante sapore della vittoria: suo cugino era entrato in cucina e si era immobilizzato, gli occhi fissi sull’enorme coltello che la ragazza impugnava con determinazione.* Ma chi cazzo ti ha dato il permesso di frugare in giro? – la investì, – non sei mica a casa tua. E poi vacci piano con quell’affare. Potresti farti male. -* Non osare toccarmi, Franco, la festa è finita: se mi vieni vicino ti faccio male! -* Lascia perdere le cazzate, bambina. Torna sulla terra. Ti sei già dimenticata i fuochi d’artificio di ieri sera? -Avanzò verso di lei. Lentamente.Gianna strinse il coltello e puntò la lama verso l’aggressore.* No! Non muoverti! – urlò la biondina non più sicura di avere, letteralmente, il coltello dalla parte del manico.* Sei proprio patetica, troietta mia. Ma credi davvero di avere le palle per bucarmi lo stomaco con quell’affare? Per quanto ne so io dovresti comportarti in un altro modo! -* Ti ho detto di rimanere lì! – ripetè seccamente la ragazza, ma anche un cieco avrebbe visto che la sua sicurezza era solo una facciata ormai incrinata e pronta a sgretolarsi al primo scossone.* Ma guarda che non ti conviene mica parlarmi con quel tono… – sussurrava intanto Franco avvicinandosi sempre più, – Guarda che se continui a fare la stronza ti becchi una lezione che non te la scordi per un pezzo! -* No! No! Per favore stai lontano! -Franco girò intorno al tavolo: i suoi occhi freddi ridevano della paura di sua cugina. Gianna seguiva i movimenti del cugino puntandogli contro il coltello. All’improvviso la mano di Franco guizzò in aria come la testa di un serpente a sonagli e si strinse intorno al polso di Gianna che, presa di sorpresa, per il dolore della stretta mollò il coltello.* Troia di merda! Credevi davvero di potermi prendere per il culo? Ora riceverai una lezione che non riuscirai a dimenticare tanto presto. -* No! Aiutoooooooooooooo!!! – urlò di dolore Gianna mentre il cugino le torceva il polso con sadica lentezza. Cercò di colpirlo con i pugni, ma l’eccitazione sembrava aver reso il ragazzo ancor più forte, le storse ancora il polso e lei si trovò ansimante, con il braccio dietro la schiena piegato ad angolo retto, e costretta a stare chinata in avanti.Gianna piegò le ginocchia e crollò a terra mugolando di dolore, mentre le dita di Franco continuavano a stringerle il polso in una morsa ermetica.A pochi passi da lei scorse il coltello, ma non si fece illusioni: sapeva benissimo che non sarebbe mai riuscita a raggiungerlo.Il bruto la spinse strisciando contro il tavolo massiccio della cucina: Gianna sbattè la nuca contro il legno e si sentì svenire… La riportò alla realtà il dolore provocato dallo stivale di Franco che calava violento sul suo ventre.* Auuuuuuughhhhh! -L’impatto feroce si scaricò sul cervello appannato e le mozzò il fiato. Si portò le mani a proteggere la zona colpita.* No, basta, ti prego, non colpirmi più! -* Hai finito di dare ordini, mocciosetta di merda?! Ho una mezza idea di farti nera di botte. Mi sembra un buon sistema per farti capire chi è che comanda qua dentro. IO!… Sono io che comando qui dentro e tu sei solo la mia schiavetta sessuale, intesi? Quando dico “Chiava” apri le cosce e fatti chiavare, quando dico “Succhia” apri la bocca e fatti riempire di sborra, quando dico… -* Mai! Mai! Non mi piegherò mai! – gridò Gianna con le lacrime agli occhi e rossa per la vergogna.* Vedremo. – sorrise calmo suo cugino.Si piegò sulla sua vittima e cercò di tirarla in piedi afferrandola per una ciocca di capelli. La ragazza strillò a pieni polmoni e ricadde a terra. Franco non si scoraggiò, le sue mani si rituffarono nella massa di capelli scomposti e Gianna si ritrovò trascinata per il pavimento, quasi fosse un sacco della spazzatura.Cercò di rimettersi in piedi, mentre il sedere le strisciava per terra, ma Franco continuava a tirarle crudelmente i capelli, rendendole impossibile l’impresa. La ragazza scivolava all’indietro sul pavimento piastrellato, le gambe scalciavano frenetiche e cozzavano spesso contro qualche ostacolo particolarmente doloroso.* E’ tempo di prendere una boccata d’aria, puttanella mia! – esclamò sghignazzando.La trascinò fuori di casa e le sue chiappe sobbalzarono spiacevolmente contro gli scalini del portico per poi atterrare nella sabbia del cortile. Ciotoli e pietrisco le segnavano dolorosamente la carne della schiena e delle natiche. Gianna cacciò un nuovo, terrorizzante urlo. Gli occhi appannati dalle lacrime, riuscì comunque a indovinare la direzione della sua via crucis: la vecchia stalla.Il doppio portale fu spalancato minacciosamente e Gianna raddoppiò i suoi sforzi per sfuggire al terribile destino che l’aspettava in quell’antro maleodorante. Scalciò violentemente con l’unico effetto di perdere i sandali e di lacerarsi i pantaloncini sotto la frizione costante della ghiaia. Franco mollò la presa solo dopo essere finalmente riuscito a scaraventarla dentro la buia stalla.Poi chiuse il portale.Gianna lo osservò infilare la pesante stanga nei due anelli inchiodati e capì che ogni via di fuga le era preclusa. Esausta e terrorizzata rimase sdraiata sul pavimento sporco di fieno putrido, cercando di recuperare il fiato e di abituare gli occhi alla semioscurità che regnava in quel luogo. Si era sbucciata malamente la gamba sinistra: esaminò la ferita e notò che numerosi granelli ghiaiosi si erano incastonati come gemme nella lunga striscia rossastra che le rigava la coscia. Franco le tirò un calcetto come a richiedere l’attenzione: Gianna si girò verso di lui che la guardava dall’alto, ghignando.* Fine della lezione n° 1… Ti è servita a qualcosa oppure no? -Gianna fissò quegli occhi scuri e le sembrò di scrutare i profondi abissi infernali.Non disse nulla ma i tremiti di paura che scuotevano il suo corpo erano più espressivi di qualsiasi parola.* Si, sembra proprio che tu stia migliorando. Sembra proprio che questa lezione ti sia servita. Ma non metterti strane idee in testa. Siamo appena all’inizio del corso… -* Non farmi male… Ti prego. – sussurrò in un fil di voce Gianna.* Non devi preoccuparti… – ghignò satanico il cugino, – lo zio Franco vuole solo la tua felicità, in un modo o nell’altro… -* Aiutoo! Qualcuno mi aiutiii! – esplose disperata la biondina e si pentì immediatamente di avere alzato la voce.Questa volta però Franco non accennò a reazioni violente: lo spettacolo della ragazza che si agitava urlante e terrorizzata sulla paglia umida era uno spettacolo fin troppo delizioso…Poi si riscosse dal suo trance, allungò una mano e la prese per il polso tirandola su. * In piedi, cugina, in piedi. E’ ora di fottere! – esclamo allegro, trascinandola in uno dei box non occupati dal bestiame. * No, lasciami! Lasciami ti ho detto! Per favore, Franco, no! -Il maniaco la buttò a terra con un ceffone: quella pantomina iniziava ad irritarlo. Gianna soffocò un conato di vomito. Il ragazzo si frugò nelle tasche e ne tirò fuori un pacchetto di sigarette. Ne estrasse una sotto lo sguardo terrorizzato della sua vittima e si accosciò guardandola.* Vedrai come ci divertiremo, Gianna… -Accese la sigaretta e le gettò in faccia una nuvola di fumo. Gianna tossì e voltò il capo. L’odore acre della nicotina le dava alla testa. Franco si ficcò in bocca la sigaretta e poi, senza perdere altro tempo, cerco di fare a pezzi la maglietta candida di Gianna. Non fu un’impresa difficile.Troppo sconvolta per reagire, la ragazza vide il tessuto leggero lacerarsi sotto i suoi occhi. Subito Gianna si coprì i seni nudi con le mani.Un gesto istintivo e inutile.Il maniaco gliele strappò via come fossero fuscelli: le tette si mostrarono orgogliose e la ragazza sentì che i capezzoli le si raggrinzivano per la paura.Si sentì avvampare di vergogna.* E ora i pantaloncini – sghignazzò il cugino. – Cosa facciamo? Te li togli senza tante storie o vuoi che te li strappi io? -Gianna non se lo fece ripetere due volte: a capo chino e paonazza in volto se li sfilò lentamente.Franco non era ancora soddisfatto. Con un cenno del mento le fece capire che doveva sbarazzarsi anche delle mutandine di cotone.La ragazza avrebbe voluto morire… Obbedì senza una parola, si spogliò completamente e ripose gli indumenti in un angolo, dopo averli piegati con cura.Adesso era nuda. Nuda e indifesa davanti a lui.Suo cugino si levò di bocca la sigaretta e le soffiò in faccia una lunga nuvola di fumo azzurrastro.Gianna tossì ancora una volta e gli occhi le si arrossarono.* E ora passiamo alle cose serie. Io e te non ci conosciamo ancora alla perfezione e io muoio dalla voglia di scoprire tutti i tuoi segreti… -Franco s’inginocchiò sulle gambe della sua vittima e Gianna pensò per un attimo che le volesse fracassare le ossa. Il bruto aveva avvicinato la sigaretta alla sua coscia destra e la punta fiammeggiante tremolava a pochi centimetri dalla pelle. Il mozzicone bruciante aleggiava sopra la sua carne tremante lasciandovi una lunga striscia grigia. La cenere calda la faceva sobbalzare, ma la povera ragazza sapeva bene che la vera tortura doveva ancora iniziare.Deboli singhiozzi sfuggirono dalle sue labbra, spalancò gli occhioni azzurri come fiordalisi preparandosi all’inevitabile bruciatura.* Vedessi com’è rossa quando sei eccitata… E com’è calda… Si, non far finta di non capire: sto parlando della tua figa! -Il cuore di Gianna batteva all’impazzata. Il solco tra le chiappe era percorso da rivoli di sudore e le natiche si tesero allo spasimo. Franco avvicinò la punta del mozzicone alla sua pelle e la giovane tirò indietro la testa travolta da un dolore improvviso e insopportabile. Un rauco grugnito le sfuggì: Gianna era ben decisa a non lasciarsi scappare un solo urlo.Si morse le labbra con gli occhi serrati, mentre la sigaretta strisciava sulla sua coscia come un lombrico velenoso. Qualche volta la brace le solleticava la pelle delicatamente, qualche volta scoccava lampi di agonia che le trapassava il cervello. La sigaretta si avvicinava sempre di più alla fica spudoratamente messa a nudo.Con un crepitio allarmante, i primi peli pubici presero a bruciare e l’odore acre del pelo strinato si aggiunse a quello del tabacco bruciacchiato.Più di una volta Gianna pregò di perdere conoscenza. Eppure, nonostante il dolore straziante, rimase cosciente.* Eccellente, veramente straordinario, non riesco a crederci: un sacco di ragazze sfiorano l’infarto quando me le lavoro con il fuoco, – commentò Franco sorpreso. – E invece tu rimani impassibile come se stessi guardando il notiziario alla TV. Sei proprio un bel fenomeno… -Poi il folle cugino alzò il mozzicone ormai agli sgoccioli, prese la mira e glielo lanciò in mezzo alle gambe.* Aaaaghgggghhh! -Lo shock le fece spalancare la bocca e vomitare tutto il suo dolore. I tendini le risaltavano sul collo come funi. Gianna si dimenò come un cane rabbioso e il mozzicone cadde sul pavimento cosparso di paglia.Franco scoppiò a ridere, divertito. Poi quando si accorse che la cicca poteva creare non pochi problemi in quell’ambiente così infiammabile, la raccolse imprecando e la premette, spegnendola sulla carne della sua vittima.Gianna si dimenò come un’indemoniata: il dolore era insopportabile!… Non ce la faccio più, voglio morire, pensava disperata, mentre il fuoco le rodeva la carne sensibilissima.Il maniaco avvicinò la mano alla femminilità straziata dal dolore della sua vittima e iniziò a toccarla con furiosa libidine. Nonostante l’agonia, provocata dalle bruciature, vibrasse ancora sotto la sua pelle martoriata, Gianna reagì al contatto e inarcò la schiena sussultando di piacere.* Cazzo come sei calda, – sbottò Franco. – E pensare che solo pochi minuti fa mi stavi minacciando con un coltello da cucina… Beh sembra proprio che ti sia passata la voglia di tagliarmi a fettine… Ora giocheremo a modo mio! -* No! Lasciami stare, ti sei divertito abbastanza! – lo supplicò terrorizzata Gianna.Per tutta risposta, Franco le afferrò un braccio e la sollevò da terra. La ragazza oscillò paurosamente: la paura e le sofferenze l’avevano sfibrata al punto tale che ora le riusciva difficile camminare. Franco la trascinò nelle viscere dell’ampia e cavernosa stalla.La ragazza continuava ad incespicare penosamente, mentre rivoli di sudore le scendevano sulla schiena e sulle gambe straziate dalla sigaretta.Dove voleva portarla ora suo cugino, e soprattutto, cosa aveva in mente di farle?* Non è possibile! Tu sei pazzo! -Franco si accingeva a legarla sopra una strana panca. Sembrava una strana vasca fatta con due assi di legno combacianti a V e sostenuta da robusti piedi, pure in legno, posizionati a X alle due estremità. Si trattava di un cavalletto usato dai boscaioli per tagliare la legna.Il folle le ordinò bruscamente di allargare le cosce e di avvicinare i piedi alle due gambe di legno posteriori.Un’occhiataccia torva fece capire alla ragazza che era meglio obbedirgli.A terra c’erano delle funicelle, sicuramente preparate in precedenza da lui stesso, che si piegò e assicurò le caviglie della prigioniera alle gambe dell’improvvisato tavolo da tortura.* Rilassati, bambina, è solo un gioco! -La ragazza si tirò su cercando di capire le intenzioni del bruto. Le funi le mordevano la carne nuda, strappandole smorfie di dolore. Franco si alzò e le premette le spalle, facendole appoggiare il ventre contro la ruvida superficie del legno. Rapido, si occupò delle braccia ancora libere della sua prigioniera: passò le funi intorno ai polsi e le assicurò alle gambe anteriori della panca. Ora Gianna si trovava inchiodata mani e piedi a quella rastrelliera e i bordi aguzzi delle assi di legno cominciavano a premere dolorosamente sui seni e sulle cosce.* E ora passiamo alla lezione numero tre. Penso che questa ti divertirà non poco… -* No Franco, no. Io prima cercavo solo di proteggermi, cerca di capire, non l’avrei mai usato quel coltello, volevo solo spaventarti… -* Si, si, come no. Ma con chi cazzo credi di avere a che fare? Mi credi davvero così idiota? -* No, Franco, davvero… Ti prego… -Il folle cugino si chinò su di lei e le tirò una ciocca di capelli.La vittima si lasciò sfuggire un nuovo urlo e piegò le dita dei piedi… L’unico movimento che le era concesso…* Dovrebbero fotografarti, cuginetta mia… Sembri proprio una stella del cinema, – le disse Franco, prima regalandole una, non troppo, affettuosa pacca sul sedere e poi premendole piano la mano contro la carne soda delle chiappe.Gianna inarcò la schiena e si morse il labbro inferiore.* Ti prego, Franco, non farmi male! -Il ragazzo si leccò le labbra deliziato dalle suppliche disperate della sua schiava sessuale.* E calmati una buona volta: ho ben altri progetti! -* Cosa vuoi farmi ancora? -* Cazzi miei, cuginetta. Penso che ormai ti sei schiarita le idee su come vanno le cose qui dentro. Io comando e tu obbedisci. Cazzo, vorrei che potessi vederti: legata come un animale e con il culo all’aria… Capisci bene che non sei nella posizione di dar ordini e neppure di far domande… -* Franco… -I nodi strettissimi impedivano l’afflusso di sangue alle mani. Gianna si divincolava selvaggiamente, con la speranza che quelle contorsioni le servissero, almeno a riattivare la circolazione sanguigna.Franco era ormai lontano.In un mondo tutto suo, continuava a leccarsi le labbra e a guardarla, come un demone infuriato può guardare la vittima che ha il compito di tormentare per i prossimi cinque secoli… * Franco… -Il cugino taceva.E Gianna invece di sentirsi sollevata, iniziò a tremare di terrore. Non aveva il coraggio di guardare in viso il suo aguzzino. Storse il collo per sbirciare il riflesso che si agitava sulla superficie lurida di un vecchio specchio: quel che vide bastò a gettarla nella disperazione più accecante.Aveva perso ogni traccia di umanità, suo cugino. Il maniaco continuava a guardare i globi candidi delle natiche, globi che i brividi di paura facevano tremare piacevolmente in un’altalena di contrazioni e rilassamenti, e sospirò soddisfatto.* Si, troia, vai così che vai bene, muovi quel culo, muovilo come facevi ieri sera… Non hai dimenticato quello che è successo ieri sera, vero? -* Certo che no!… Mi hai stuprata! -* Ben detto, e puoi star certa che quello che ti aspetta è cento volte peggiore… O migliore, naturalmente: dipende dai tuoi gusti. -Gianna avrebbe voluto rimpicciolire e svanire in una crepa del muro, ma l’unica posizione concessale da quegli amari legacci, la costringeva invece a rizzare il culo in aria e ad esibire spudoratamente la fica, suo malgrado già umida. Gli occhi di Franco si posavano penetranti su quelle curve e su quegli abissi e Gianna provò la penosa sensazione di venir scopata con lo sguardo. Poi una mano, ancora una volta, le si posò su una natica. Chiuse gli occhi travolta dalla vergogna.* Ti piace così, bambina? Ti piace questo solletico al culo? -* No! No! Ti prego falla finita! -Gianna tremava come in preda ad un attacco epilettico. Il cuore le batteva all’impazzata, quasi sembrava che volesse sfondarle il petto e rovesciarsi sul pavimento. Riaprì gli occhi e vide riflessa nello specchio la figura muscolosa del cugino incombere su di lei. Si era tolto i pantaloni e si stava smanacciando l’uccello già in tiro. Lo fissò affascinata come un topolino dal serpente.Franco alzò lo sguardo e incontrò lo sguardo di Gianna nello specchio incrinato.* Cazzo, hai ancora la faccia tosta di dire che il cazzo ti fa schifo?… Ma se hai lo sguardo incollato allo specchio! -Gianna sussultò come una bambina sorpresa con le mani nella marmellata e abbassò subito gli occhi.* E’ troppo tardi bellezza, ti ho visto oramai! – esclamò trionfante.Gianna capì che il momento fatidico era ormai alle porte: il respiro del bruto era sempre più irregolare. Ora i suoi fianchi premevano insensatamente contro le sue natiche. Poi il cazzo abbassò la mira e si appoggiò alle labbra tumide della sua vagina: il liquido precoitale che inumidiva il glande le infiammò di desiderio il clitoride. Quel fluido virile bruciava come un acido velenoso, ma già lei non riusciva a farne a meno.La ragazza spinse indietro il culo e dopo un attimo carico di tensione, Franco glielo spinse dentro, affondando la cappella fino ad appoggiarsi sulla soglia delle piccole labbra.* Oooooooh! -A quel punto Gianna non cercava più di nascondere la sua fame di cazzo: guardò l’immagine riflessa nello specchio e annaspò travolta dal piacere…Quei due corpi nudi, avvinti in un amplesso turbinoso, le sembravano un immagine proibita e lontanissima, un’immagine pornografica diabolicamente avvincente…. Franco le stringeva i fianchi e la montava da dietro come un toro: le pareti della vagina le prudevano deliziosamente pregustando il piacere che sarebbe arrivato di lì a poco.Con una botta violenta, il cugino glilo infilò tutto dentro.* Aahhhhhhhhh! -Come una lama arroventata il suo cazzo granitico scivolò nella fica senza alcuna difficoltà. Il piacere si mescolò al dolore che le salì dal bassoventre: era stata sverginata solo da poche ore e la sua vagina, ancora strettissima, urlava il suo rifiuto a lasciarsi invadere da quel pezzo di carne che la dilatava dolorosamente.* No, No! Basta! – gemeva a tratti Gianna.* Ma come basta? Mi prendi ancora per il culo? Credi che sia cieco? – la tormentava Franco, mentre le mani scivolavano ingorde a palparle le chiappe carnose.* Non vedevi l’ora di farti chiavare, morivi dalla voglia di sentirtelo dentro, quindi non rompermi il cazzo, tappati la bocca e pensa a scopare! -* Si! Si! Scopami!… Scopamiii!! – lo implorò finalmente la biondina gettando la maschera.Le dita di Franco scivolarono sulla schiena nuda della vittima e affondarono poi nella carne delle mammelle: una nuova scossa di piacere si scaricò nella fica intasata e dolorante di Gianna. La ragazza era ormai incatenata al vortice del piacere, ma questo non le faceva certo cambiare idea sul truce cugino. L’odio che provava nei suoi riguardi non si era spento, anzi divampava ancora più tremendo. Quella posizione animalesca in cui l’aveva inchiodata la faceva sentire una cagna, una puttana… Nessuna donna si sarebbe mai piegata volontariamente a tale tortura…Eppure quella cappella che si muoveva lenta e oscena dentro di lei era un sortilegio invincibile, la faceva straparlare, la costringeva a sculettare come l’ultima delle zoccole e le toglieva ogni volontà di ribellione.Franco aveva aumentato il ritmo della chiavata. Le sue dita si erano strette come pinze sui capezzoli duri e arroventati diffondendo brividi caldi sotto la sua pelle nuda.Ancora! Gianna ne voleva ancora! Cercò di sollevarsi dalla panca in un bagno di sudore, ma i nodi la inchiodarono crudelmente lasciandola inerme di fronte alla nuova, terribile carica di suo cugino.* Dacci dentro, troia, dacci dentro: siamo appena all’inizio! -Gianna voltò il capo per quanto le era possibile e l’espressione bestiale che segnava i bei lineamenti di Franco le fece capire che non stava scherzando…Voleva chiavarsela per tutta la mattinata, voleva riempirla di sborra una, due, tre volte… Mmmm, pensò Gianna ormai tramortita dalla lussuria, che giornata stupenda avrebbe passato…* Ohhhhhhh, si, continua così, non ti fermare, chiavami, chiavamiiii! -Il corpo nudo si contorceva sulla panca mentre il ventre muscoloso del ragazzo sbatteva contro le sue chiappe. Franco le artigliava ferocemente i capezzoli investendola di insulti e di volgarità. Nonostante quell’animale la trattasse come una bambola di carne, come un oggetto sessuale da usare e gettare senza rimorsi, la sua fica sembrava ormai assuefatta a quelle sensazioni così intense e abbacinanti, che certo i suoi timidi ed educati compagni di corso, all’università, non sarebbero mai riusciti a procurarle.I palmi callosi di suo cugino le frizionavano, senza posa, le mammelle gonfie e i polpastrelli le tormentavano i capezzoli duri come chiodi. Gianna non si era mai sentita così arrapata e disposta al piacere, il grilletto si era rizzato prepotentemente e i muscoli della vagina si erano avvinghiati intorno al cazzo come una pianta carnivora…* Muovi il culo, troia di merda, fammi godere, fammi sborrare! – le urlava infuriato lo stallone, riportandola alla più grigia e cupa realtà. Pazza d’odio e di lussuria, Gianna continuò a dimenarsi spingendo indietro il culo per assaporare quell’asta bollente fino alla radice. Odiava con tutta l’anima quel palo di carne e quelle mani che la ferivano così vilmente, ma la sua vagina reagiva solo agli stimoli fisici. Le botte di cazzo erano così travolgenti che la ragazza si sentiva sballottata come nell’occhio di un uragano: solo i saldi nodi intorno ai polsi e alle caviglie le impedivano di fracassarsi il cranio contro la vicina parete. Gianna cominciò a grugnire, un rantolo sordo e basso le gorgogliava in gola e preannunciava l’imminenete esplosione dell’orgasmo. Per quanto ottenebrata dalla goduria riusciva ad intuire che la sborrata era vicina. Franco ci dava dentro come un matto e, qualche volta un colpo più violento le strappava un gemito di dolore subito soffocato, però, da una marea di rantoli animaleschi di goduria.Il cugino ululava come un lupo mannaro, la schiena inarcata e le mani strette sui suoi fianchi. Gianna lo sentì rantolare grugniti incomprensibili e si preparò al peggio.* Ci siamo, zoccola, ci siamo! Ti faccio tutto dentro, ti annego in un mare di sborra! -Gianna trattenne il respiro in attesa del primo zampillo di seme. Le mani del bruto le strinsero la vita quasi fino a soffocarla: poi una specie di movimento tellurico le squassò il corpo incatenato.Franco stava sborrando…Gianna cacciò fuori con una sola boccata tutta l’aria che aveva trattenuto: il seme fiottò allagandola.Il primo getto ebbe l’effetto di un esplosivo e la biondina si sorprese a urlare a pieni polmoni. Singhiozzava disperatamente per il piacere e per l’odio verso suo cugino: una belva assetata di sangue.* Ooooooooohhhhhhh… – mugolò ad una nuova bordata di sperma che sprizzava ad innaffiarle le pareti della vagina ormai rovente.Franco si abbattè sfinito sulla sua schiena e lei capì che il peggio era finitoForse però, e quel pensiero la fece rabbrividire, era finita solo la parte più piacevole della mattinata. Man mano che i fumi dell’orgasmo si dileguavano, riaffiorò il dolore per i nodi serrati delle funi che le mordevano la carne e la ragazza riprese coscienza della propria scomoda ed umiliante posizione. * Davvero una gran chiavata! – commentò soddisfatto suo cugino dandole una pacca sul sedere.* Hai un culo da esposizione, troiona mia. Scommetto che se mi concentro su queste chiappe riesco a farmelo tornare duro in un attimo… Già, non credere che abbia dimenticato la mia promessa: muoio dalla voglia di infilartelo su per il culo… Scommetto che in tutta la tua vita non hai mai pensato che potesse succederti una cosa del genere eh? Un uomo che te lo mette nel didietro… -Gianna si sentiva stordita e le assi della panca cominciavano a scavare solchi dolorosi nel suo ventre e nelle sue cosce morbide, i polsi e le caviglie le dolevano terribilmente. …Basta! Basta! , pensava ormai stremata Gianna, hai preso tutto quello che c’era da prendere, lasciami andare ora, lasciami andare!… Sembrava invece che il cugino avesse ben altre intenzioni…Dopo essersi rimesso in piedi raggiunse l’estremità anteriore della panca, afferrò Gianna per i lunghi capelli biondi e le sciacciò il viso contro il pene ancora mezzo gonfio.La ragazza fece una smorfia di ribrezzo appena il puzzo pungente del cazzo imbrattato di sperma le aggredì le narici. Franco scoppiò a ridere e spinse ancora la testa contro il proprio pube.Il naso di Gianna si appiattì contro la coscia destra dell’aguzzino e le sue labbra si strofinarono su quell’asta ormai quasi rigida.Aveva spesso sentito parlare di donne che godevano nel succhiare e leccare i cazzi: si chiese se era giunto il momento in cui avrebbe provato quell’esperienza in prima persona.Torcendole i capelli fino a strapparle alte urla di agonia, Franco continuava sadicamente a strofinarle il volto sul suo pube e i peli ispidi solleticavano fastidiosamente le narici.Prima Gianna starnutì, poi tossì violentemente: la carne calda e dura di lui si era posata fra le sue labbra.Cercò di piegare il volto per impedire quella sconcia aggressione, ma ogni volta che provava ad agitare il capo o a storcere la bocca, il cugino la schiaffeggiava infuriato.Gianna si arrese. Chiuse gli occhi e aprì la bocca.Doveva pensare a qualcos’altro, doveva immaginare di succhiare un lecca-lecca, o un ghiacciolo, per evitare che la nausea le aggredisse le viscere.* Grandioso! – esclamò Franco. – Ci metti un po’ ad imparare le cose, sei un po’ lenta, sicuro, ma quando ti impegni sei veramente la più brava delle allieve! -La ragazza incatenata era costretta ad alzare il capo e a piegarlo dolorosamente, se voleva inghiottire, completamente, quel coso lungo e maleodorante. Certo, doveva spalancare la bocca fin quasi a slogarsi le mascelle, ma almeno non doveva più subire le terribili percosse.Poi Franco cominciò a roteare il bacino spingendole la cappella fino in fondo al palato. Gocce di sudore le imperlarono la fronte, si sentiva quasi soffocare da quell’arnese che a ogni colpo sembrava aumentare di dimensioni.La stava scopando in bocca come l’ultima delle sgualdrine.Le mani di Franco fecero conca intorno al capo della ragazza che si trovò così sotto due gioghi altrettanto insopportabili: la morsa delle dita che minacciava di slogarle la mascella e la massa virile che le otturava la bocca e le mozzava il respiro.Non c’era via di scampo.Doveva continuare a succhiare.Franco muoveva il culo proprio come se stesse scopando e in effetti, pensò Gianna in un barlume di lucidità, sta usando la mia bocca come una figa, sondandola alla ricerca di piaceri nascosti e proibiti.Il glande le arrivò a lambire le tonsille e a bloccare il passaggio dell’aria. La ragazza, ormai isterica, cercò di urlare ma la massa del pene le impedì anche questa minima consolazione. Si agitò come un’ossessa sulla panca nell’ennesimo tentativo di liberarsi, ma i nodi non accennarono ad allentarsi.Controvoglia Franco si tirò indietro: non voleva certo rompere il suo preziosissimo giocattolo.* Merda, non c’è spettacolo migliore di una bella ragazza con un cazzo in bocca! – esclamò guardandosi l’uccello che oscillava osceno sulle labbra di Gianna.* Sarà anche il tuo primo pompino, ma di certo ci sai fare con quella tua boccuccia di rosa! -La ragazza riuscì a girare il capo e a sputare sul pavimento un grosso grumo di saliva. Il sapore dello sperma, ormai secco, la nauseava eppure sapeva che presto avrebbe dovuto ingoiarne una cascata bollente.Franco si smanacciò il cazzo a pochi centimetri dai suoi occhi sgranati e sembrò improvvisamente cambiare idea.* A pensarci bene, non ho poi tanta voglia di sborrarti in bocca… Vediamo di trovare un giochino più interessante… -Le girò attorno e si soffermò dietro di lei guardandole arrapato il culo rialzato e completamente esposto. Le mise possessivo le mani sulle chiappe e le allargò con forza restando a rimirare estasiato il solco bruno impreziosito da un buchetto increspato, serrato per la paura.Gianna era letteralmente agghiacciata dal terrore: aveva intuito le terribili intenzioni del mostro e la sua mente urlava impazzita tutto l’orrore di cui era pervasa. Non riusciva a muovere un muscolo per la paura e aspettava tremando la sua prossima mossa. …Non ne aveva ancora abbastanza: l’aveva sverginata, stuprata, ridotta ad un animale singhiozzante, eppure non ne aveva ancora abbastanza…* Franco, ti prego, ti prego, non farmi più del male, io… Io non ce la faccio più… -Senza neppure risponderle, Franco le appoggiò un dito contro lo sfintere e spinse. Facendolo ruotare in senso orario cercava di ficcarlo a forza nel buchetto vergine.Gianna cacciò un urlo dove la paura, il disgusto e il dolore si mescolavano in parti uguali: sembrava quasi che quel dito le volesse strappare le viscere per poi farla a pezzi.Il dolore sordo aumentò d’intensità quando il dito riuscì a guadagnare qualche prezioso centimetro e ad intrufolarsi timidamente nel buchetto.* No! No! Ti prego! Non mettermelo lì! Mi fai male! Mi fai maleeee.. -Disperatamente Gianna cercò di scrollarsi dai suoi legacci per sfuggire alla vergognosa aggressione. I suoi sforzi si infransero contro i nodi serrati proprio mentre il dito, incurante dei sobbalzi, riusciva ad insinuarsi nel canale rettale.La ragazza respirava rumorosamente: oh, se continuava a spingere le avrebbe spaccato qualcosa, ne era sicura!* Allora, cosa mi dici, troietta? Ti piace farti riempire il culo? Tutto dentro, te lo voglio ficcare tutto dentro! -* Uuuhhhhhhh! -Travolta dalla collera e dalla nausea, Gianna chiuse gli occhi: doveva essere impazzito! Le stava facendo il culo!… E per giunta con il dito!L’odio aveva scavalcato vette inarrivabili: avrebbe dato dieci anni della propria vita pur di avere la possibilità di saltargli addosso e cavargli gli occhi come una gatta selvatica.I muscoli dello sfintere protestavano: Gianna credeva di aver toccato il fondo e scopriva invece che c’erano sempre, e comunque, nuovi abissi in cui una donna poteva precipitare.Ancora una volta cercò di scrollarsi dai legami che la bloccavano alla panca e ancora una volta ciondolò, sconfitta.Franco continuava a rimestare e a ruotare energicamente il dito nello sfintere e Gianna sentì un bruciore intenso salirle dal buchetto indifeso.* Aaahhhhhhhh!! -Senza preavviso, con un gesto crudele, Franco glielo aveva introdotto fino al palmo.Gianna urlò e strinse il buchetto per espellere l’intruso. La forza dell’urto la costrinse a piegarsi in una posizione dolorosa sulla panca. Divertito da quella posizione che esaltava, ancor di più, la pienezza delle curve, Franco la immobilizzò inchiodandole una mano sulla pancia e continuando a sospingere il dito nel suo culo.* Basta! Basta! – gridava, mentre le lacrime le sgorgavano incontrollate dagli occhi.Intenerito dalle patetiche suppliche, suo cugino strappò il dito dal buco del culo con uno schiocco sonoro e, il movimento brusco, fece ondeggiare la biondina ancor più violentemente.* E ora veniamo al bello, troietta! Finora stavo solo scherzando… beh, mi sono stancato di sentirti starnazzare come una gallina… Vediamo se un cazzo vero ti fa cambiare idea! * No! … Noooooooo! -Gianna era stata stuprata, incatenata come una bestia da soma, costretta a prenderlo in bocca… E ora quel folle aveva intenzione di incularla con il suo cazzo smisurato!La ragazza si agitò invano sulle corde, scalciava come un mulo per quanto glielo permettevano i legacci, cercando invano di tenere lontano il suo perfido torturatore.* No, Franco, ti prego, mi ammazzerai con quell’affare! Fammi tutto quello che vuoi, mettimelo dove vuoi, ma non mettermelo nel culo, ti prego! Sono tua cugina! Tua cugina!! -Più lo implorava e più suo cugino si intestardiva: doveva incularla a sangue. Già la ragazza sentiva il suo fiato pesante scaldarle il collo.Con una mano le teneva aperte le natiche, mentre guidava il membro a spazzolare il solco anale della ragazza che iniziò a tremare.Quell’atto esecrabile l’avrebbe uccisa, ne era certa.* Nooo!!! -Gianna sentì il ventre del bruto premere contro le sue chiappe, capì che il terribile momento era arrivato.* Noooooo! -Stancamente, Franco le appioppò un altro paio di scapaccioni sulle natiche, poi, sempre tenendole le chiappe divaricate con una mano, tornò a prendersi in mano il pene eccitato all’inverosimile e lo appuntò contro l’ano serrato della cuginetta.* Che giornata incredibile! Quando avrò finito, non ti sarà rimasto un solo poro vergine in tutto il corpo! -La ragazza strinse i denti mentre la cappella si apriva la strada nello sfintere contratto. Sentiva che i muscoli del suo buchetto non sarebbero riusciti a resistere per molto a quell’assalto violento. Si morsicò a sangue il labbro inferiore, mentre il dolore all’ano si faceva insopportabile. L’introduzione era dolorosissima, cercava di resistere con tutte le sue forze. L’istinto era quello di spingere per espellere qull’intruso che la stava facendo impazzire di dolore, ma sapeva che qualunque contrazione del suo sfintere le sarebbe stata fatale e si concentrava, quindi mugolando, nel tenere serrato il buchetto.Istintivamente piegò le dita dei piedi e aprì e chiuse le mani nervosamente cercando così di scaricare la tensione.* Stringi pure il buco quanto vuoi, zoccola! Stai pur sicura che te lo sfondo questo culone da sballo. Da qui non esci senza il culo rotto. Mi hai capito, stronzetta! – suo cugino schiumava, spingendo con cattiveria.Il dolore si fece ancora più atroce.* Aaaaahhhhhhhhhh!!! -* Prenditelo tutto, troia, prenditelo nel culo! Sarà un’inculata storica! -* Noo!… NOOOOOO!!! -Gianna ora si agitava selvaggiamente, urlando a pieni polmoni. Il glande era riuscito a penetrarle dentro quasi del tutto, la dilatazione del suo ano violato la faceva soffrire atrocemente. Franco sembrava un demone vomitato dalle viscere del più cupo inferno e niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo ormai. Le sue unghie lunghe e sporche affondarono nelle natiche di Gianna e le spinte si fecero più violente per cercare di introdurre il cazzo fino in fondo.* Aaaaahhhhhh!… Aaaaahhhhhh!!… Basta!… BASTAAA!! – implorava gridando la poveretta, ormai fuori di sè dal dolore e dalla paura.Per un attimo Franco si fermò, prese fiato un paio di volte, poi ritornò a spingere più forte di prima: il cazzo avanzava lentamente nel buchetto serrato e Gianna ebbe l’impressione di essere violata con una mazza da baseball. Aprì la bocca e urlò a squarciagola. Quasi rimpiangeva il dito: Quella violenza contronatura minacciava di lacerare i muscoli dello sfintere. S’impennò, si arcuò e un nuovo urlo disperato le sfuggì dalle labbra: no, no no, pensava Gianna, non voglio soffrire come un animale, non voglio morire in questa putrida stalla!Franco continuò a introdurre il cazzo, che avanzava a scatti, incurante del dolore che infliggeva alla cugina che rischiava di schiattargli sotto. Le sue mani si tuffarono sui seni strizzandoli impietosamente, e, intanto, avanzava, avanzava.Gianna sculettava come impazzita cercando di sottrarsi alla sua furia, singhiozzava e gemeva come una bestia ferita. Come un’oscena talpa, il cazzo del bruto scavava una profonda galleria nel suo retto e, mentre lacrime calde scendevano a rigare le sue guance, si rassegnò all’umiliante profanazione e arcuò il culo cercando di facilitargli la penetrazione.Con un ultimo colpo devastante infine la inculò fino in fondo, andando a far combaciare il suo inguine con le natiche tremanti della cugina.Gianna si immobilizzò, la sua bocca si spalancò e un grido, un solo grido inumano, profondo e stridente insieme, ma che non finiva più uscì, mentre Franco godeva delle contrazioni del suo pene infisso nell’intimità anale della donna. Non le diede neanche il tempo di abituarsi a quella presenza innaturale dentro il suo corpo e cominciò a stantuffarla nelle viscere con la forza di un toro scatenato.* …Uuunnnnnnnnnhhhhh!!!… Aaaaahhhhhh!… Franco ti prego fermati, non ce la faccio!… Non ce la faccio più! -La ragazza supplicava mentre la cappella guadagnava nuovo terreno nel suo retto in fiamme.* Zitta!… Stà zitta e prendi la medicina! – ansimava lo stallone. – Grandioso!… Sublime!… Altro che scoparti in figa!… Non mi ero mai fatto un buchino tanto stretto e caldo! -Gianna, intanto continuava a urlare agitando il capo da una parte all’altra. L’addome muscoloso di suo cugino premeva sulle sue natiche ad ogni spinta, segno che il cazzo l’aveva ormai inculata fino in fondo.La ragazza si rifiutava di crederci, eppure quel porco bastardo, maledetto, ce l’aveva fatta, era riuscito a sodomizzarla nonostante i suoi sforzi disperati per resistergli.Franco allentò la pressione con cui la penetrava e un’ondata di crampi straziò le braccia e le gambe di Gianna.Il bruto affondò i denti nel collo della vittima.* Ne vuoi ancora vero? Ti piace prenderlo nel culo? Lo senti come ti sfonda il buchetto?… Mmmmm, mi sa che non potrai sederti per qualche giorno!… Ma non temere, cuginetta, prima che ritorni in città te lo farò sentire su per il culo ogni giorno, così ti abituerai a prendere le supposte! -Gianna non si abbassò a rispondergli eppure le sembrò che il mondo le crollasse addosso… Quel pazzo maniaco voleva incularla per i restanti sei giorni che le rimanevano da passare alla fattoria di zia Rosa!Il folle, intanto, non le concedeva tregua mentre il cazzo le trivellava furiosamente le viscere, la ragazza non aveva nemmeno più la forza di gridare, si limitava ad emettere un gemito continuo che cambiava tonalità con gli affondi violenti che le straziavano le budella. Naturalmente quel cazzo nel culo non era l’unica fonte di preoccupazione della ragazza: le mani e i piedi avevano assunto una preoccupante tinta bluastra a causa della scarsa circolazione sanguigna, le lunghe ciocche di capelli penzolavano umide e sporche andando a sfiorare il pavimento, la schiena, le natiche e i fianchi erano segnati da lividi e graffi sanguinosi che le bruciavano e le ricordavano continuamente il martirio che stava subendo.Ora Franco aveva preso un ritmo regolare, alternando colpi al rallentatore, che le facevano sentire appieno la grossezza del pene che si infilava nel budello, a rapide botte nervose, che mozzavano il fiato alla preda ormai soggiogata. Gianna aveva perso la cognizione del tempo. Era come se qualcuno le avesse piazzato nel culo una sbarra di piombo fuso e si fosse scordato di toglierla. Il bruciore, il dolore, i crampi, erano ormai tutto un crogiolo di sensazioni mischiate, che le sconvolgevano gli intestini. Sentì il sangue colare in un rivolo dall’ano spaccato e iniziare a scivolarle sulle cosce, provocandole un prurito pazzesco. … Disgraziato! le stava spaccando il culo. Quel maledetto folle debosciato le aveva rotto il didietro e lei da quel momento non sarebbe stata più la stessa…Franco continuava a perforarle lo sfintere e la ragazza pensò che presto il buchetto avrebbe preso fuoco tanta era la frizione esercitata.* Siiiiiii, Siiiiii, – urlò a un tratto suo cugino come folgorato. – Non ce la faccio più: sborro! Sborroo! – Franco si fermò e Gianna sentì il suo respiro affannoso sul proprio collo. Stava per sborrare: fra un attimo avrebbe sentito la sua schifezza invederle l’intestino.Urlò isterica e le sue grida si mescolarono ai grugniti dello stallone.I fiotti di seme bruciarono i tessuti infiammati di Gianna come fossero acido. Convulsioni isteriche squassarono il corpo della ragazza, imprigionato nelle funi.* E brava la mia Gianna! Ti piace la sborra? La senti scivolare nel culo? -* No! No!… Schifo! …. Schifo!… Mi fai schifo! -Si sentiva a un passo dalla follia: l’ano le pulsava come una ferita aperta e la febbre si era impossessata delle sue membra, mentre sentiva ancora getti costanti che continuavano a inondarle l’intestino. Si sentì sconvolgere le viscere ed ebbe lo stimolo di defecare. Scoppiò a piangere, maledicendo in silenzio il cugino, distrutta dalla vergogna e dallo schifo di se stessa.Franco si staccò dal culo della schiava e la osservò soddisfatto. Il pene, ancora rigido, era macchiato di sangue e di feci miste a tracce biancastre. L’ano rimase oscenamente allargato, pulsante, mentre sangue e sperma fuoriuscivano lentamente andando a imbrattare le cosce. . Niente male, cuginetta, non pensavo proprio che fosse cosi… E’ stata l’inculata più esaltante della stagione! -Gianna si sentiva priva di forze: l’inculata selvaggia l’aveva stremata, aveva dolori in tutto il corpo, sentiva l’ano ancora aperto, palpitante e con la strana terribile sensazione che non si sarebbe chiuso mai più.* E’ solo questione di minuti, – la voce del cugino continuò, – prima che mamma ritorni dalla funzione… Pensa un po’ se ti vedesse in queste condizioni… -Con calma, iniziò a sciogliere i nodi che le avvinghiavano polsi e caviglie, poi si allontanò per riporre le funi nello stipetto. Gianna cercò di alzarsi, ma crollò a terra come un cencio e istintivamente si raggomitolò in posizione fetale.* E dai, dacci un taglio! – l’apostrofò duramente Franco. – Vuoi rimanere a dormire qua tra la paglia e la merda di vacca? -Raccolse gli abiti della cugina e la tirò in piedi con forza. Poi, quando capì che la vittima era troppo debole per badare a se stessa, pazientemente si decise a rivestirla.Talvolta le sue mani si soffermavano sulla fica o sulle tette e allora Gianna temeva che volesse chiavarsela ancora. Ma il cugino continuò tranquillo, come un commesso di un negozio di abbigliamento e allora la ragazza capì che la paura di venire sorpreso dagli antiquati genitori era più forte di ogni altro desiderio.Miracolosamente Gianna riuscì ad uscire dalla stalla con le sue gambe. Un piede dopo l’altro, passo dopo passo, sorretta da suo cugino, si ritrovò a respirare la fresca brezza della giornata estiva.Franco si fermò e la guardò.* Senti, non mi sembra neppure il caso di dirtelo: tieni la bocca chiusa altrimenti saranno guai. Guai grossi… -le disse puntandole contro l’indice della destra.* No. Non dirò niente! – rispose mestamente la ragazza. – Cosa dovrei dire ai tuoi, che mi hai sverginata e sodomizzata selvaggiamente? Che mi hai scopato perfino in bocca?… So che forse non mi crederebbero nemmeno… Mi fai pena, Franco!.. Ti prego però, adesso vorrei stare un attimo da sola, ho bisogno… -Sapeva di avere dannatamente bisogno di un cesso e di una doccia. Riuscì a trascinarsi faticosamente sù, in camera sua e, nonostante i suoi impellenti bisogni, si buttò sul letto ancora vestita e ansiosa di trovare oblio nel sonno.Era stata una giornata tremenda e per quanto ne sapeva lei, i giorni a venire avrebbero potuto riservare sorprese ancora più terrorizzanti.
Aggiungi ai Preferiti