Massimo 28 anni e sua madre 52 anni erano stati molto spesso complici di tante cose. La morte prematura del marito di lei aveva consolidato i legami tra i due. Massimo era cresciuto e maturato confrontandosi con la madre, con la quale aveva condiviso molto. Adesso aveva superato da poco i trent’anni mentre la genitrice, che l’aveva avuto da giovanissima, ne aveva una ventina in più. Procace quest’ultima, attenta all’aspetto esteriore benché da tempo non avesse più avuto modo di intrattenere con gli uomini relazioni intime. La morte del padre di Massimo l’aveva costretta ad una sorta di solitudine, sia pure continuando a lavorare in un ufficio pieno di persone e di opportunità. Massimo aveva studiato dopo di che aveva iniziato a lavorare. Nella casa della madre conservava la camera di quand’era stato ragazzino ma, oramai, passava il suo tempo fuori di essa, affittando per sé un piccolo appartamento. Lo faceva per indipendenza anche se spesso si recava nell’alloggio della giovane madre per tenerle compagnia e assicurarsi che la sua solitudine non fosse troppo sofferta. La mamma per i suo cinquantacinque anni preservava un corpo di tutto rispetto. Non di certo da modella – non lo era mai stata – ma appetitoso, di quelli per il quale certi uomini qualche pazzia la avrebbero comunque fatta. Soprattutto il seno, florido, sembrava voler uscire da quegli abiti che lo trattenevano a stento. Una terza abbondante di misura, neanche eccezionale. Ma i meloncini che aveva erano così belli e sodi che avrebbero meritato attenzioni particolari. Per non parlare del resto: il culo un pò largo ma nel modo giusto – a pera – le gambe ben messe e così via. A volte Massimo ci pensava per poi vergognarsene subito. Era su madre, non una donna qualsiasi. Eppure quel pomeriggio di un giorno prefestivo, improvvisamente, successe qualcosa che il giovane si sarebbe ricordato per tutto il resto della vita. Un giorno di maggio, sospeso tra una primavera ancora fresca ed una estate che doveva arrivare, tardando un pò. Aveva piovuto e Massimo era andato a casa di lei precipitosamente, senza ombrello. Adriana – questo era il nome della mamma – lo aveva accolto come al solito, con piacere. Smettendo di fare quello in cui era impegnata per dedicarsi al figlio. “Ma sei tutto bagnato” gli aveva detto, vedendolo inumidito dalla pioggia. “Su, bambino mio, devi asciugarti e cambiarti”. Gli si era avvicinata e lo aveva aiutato a levarsi il giubbotto, con fare sinuoso, forse inconsapevolmente seducente. Massimo indossava una pullover e, sotto di esso, una camicia. La mamma, invece, aveva un golfino blu, abbottonato sul davanti per quattro bottoni e aperto sullo scollo. Sotto il golfino una camicetta molto attillata, di raso verde con i bottoncini bianchi. La gonna grigia e i collant completavano il quadro. Nulla di seducente, all’apparenza, se non fosse per il fatto che le forme procaci della donna, che non erano mai sfuggite allo sguardo interessato del figlio, sembravano ora chiedere una qualche attenzione supplementare. Adriana iniziò la svestizione: prese per i lembi il pullover del figlio, glielo alzò e con fare imperioso ma materno glielo sfilò. Massimo si sentiva strano, come un pò ubriaco. Non riusciva a capire neanche lui cosa stesse sentendo. C’era come uno strano tepore che accompagnava i gesti della madre. “Dai, adesso vieni in bagno con me” e dicendoglielo lo aveva amorevolmente preso per la mano, quasi trascinandoselo dietro. Massimo vedeva il sedere della madre dentro la gonna attillata, osservava il petto che sembrava reclamare mani maschili. Ora erano entrambi nel bagno di casa, non troppo ampio ma intimo quel che bastava per dare più confidenza ai due. Adriana iniziò a sbottonare la camicia del figlio mentre lui iniziava ad ansimare. La madre se ne rendeva conto ma non diceva nulla, probabilmente non avendo deciso nulla e affidandosi al suo senso di genitrice. Massimo sapeva, sentiva che stava succedendo qualcosa ma non riusciva a realizzare quale cosa. La mamma, con dolcezza ma anche con energia aprì, asola dopo asola, la camicia del figlio che osservava l’andamento ritmico della respirazione sul petto di lei. Ora Adriana, così come aveva fatto precedentemente per il pullover, gliela stava sfilando: prima letteralmente tirandone i lembi dai pantaloni che la trattenevano, poi sbottonandogli i polsini e, infine, facendogliela cadere dalle spalle. Nel far ciò si avvicino, arrivando a toccarlo, al petto del figlio, oramai nudo, che così avvertì la forza dei seni della mamma dentro gli indumenti che li trattenevano. I movimenti di Adriana si erano fatti più lenti, più pacati e più viziosi. Massimo lo avvertiva. Le mani della madre ora stavano accarezzando le spalle del ragazzo il cui membro, protetto dai boxer e dai pantaloni, iniziava a reclamare un pò di attenzione. Ma come chiederla ad una donna che era sua madre? “Su bambino, non fare il timidone…sono io, mica una estranea”. Massimo deglutì e il pomo d’adamo si mosse ritmicamente. L’asta si stava facendo rigida, voleva uscire dalla custodia della patta. Mamma ora abbassò le mani sulla cintura ed iniziò ad aprirla…con molta delicatezza. Si rendeva conto delle conseguenze che ne potevano derivare? O era solo un gioco ingenuo e innocente? Massimo osservava intontito, inebetito ma anche molto eccitato. Il petto di Adriana era bello sodo, sotto i vestiti. Che spettacolo quel golfino, un pò aperto e un pò chiuso e la camicetta. Si ricordava di quando, da bambino, la accompagnava alla boutique dove lei andava. Papà era ancora in vita. La mamma provava e riprovava capi di abbigliamento con la complicità della padrona del negozio e di una commessa; complicità che consisteva nel fatto che in tre – tre donne! – giocavano tra di loro. Un giorno aveva visto cosa facevano nel camerino, complice una porta socchiusa: la proprietaria del negozio aveva baciato la mamma e poi, dopo averla fatta mettere in mezzo a lei e alla sua commessa, le aveva tolto la giacca del tailleur e sbottonato il golfino nero che indossava sotto. Poi era iniziata la festa lesbica tra le tre donne. Con la mamma, per l’appunto, in mezzo, in quella posizione sandwich che le piaceva tanto. Quali palpate, baci con, infine, una penetrazione con un fallo di gomma. Tutto in piedi, in pochi minuti…Certo che la mamma gradiva andare lì a comprare i suoi abiti. Ma adesso, a distanza di tanti anni, era Massimo a trovarsi sulla linea di confine tra il paradiso e l’inferno. Ora la mamma aveva finito di slacciare la cintura ed iniziava ad armeggiare con gli zip e il bottone dei pantaloni, aprendo il secondo e tirando giù la cerniera dei primi. Il cazzo del giovane era bello gonfio dentro i boxer, un cavallo pronto a scalpitare, un puledro di razza tirato a lucido. Lo sperma che un pò era uscito dalla cappella aveva iniziato a bagnare l’intimo di Massimo e una piccola chiazza si iniziava ad intravedere. Adriana abbassò i pantaloni al figlio e osservò il pacco. Lui sentì la fronte imperlarsi lievementi di sudore e capì di essere arrivato al dunque. “Su bambino mio, lasciati togliere ancora questa roba che adesso ti asciugo. Non vedi come sei tutto umido?” e dicendolo ammiccava all’umore che il ragazzo stava esprimendo sulla tela del boxer. Ora il volto di Adriana era all’altezza del suo pube. Avrebbe potuto fare quello che voleva, Massimo tratteneva il respiro e continuava a sudare lievemente. Intorno la casa era silenziosa, non si sentiva alcun rumore. Il tempo era come sospeso, i minuti sembravano non passare. Adesso le mani di Adriana iniziavano ad accarezzare le cosce del figlio, gustandosi il rapporto tattile con i peli, folti, del ragazzo. Il pene era visibilmente eretto ed aspettava di essere scoperto per entrare in azione. Il giovane stava subendo una sorta di supplizio, non essendo ancora scoccato il momento fatale in cui tutto non sarebbe stato più come prima. Cosa avrebbe fatto, fingeva di chiedersi? Aveva davanti a sé una donna sì, ma era sua madre! E ci penso lei a risolvere l’imbarazzo. Con un gesto sicuro e determinato, da genitrice qual era, prese i boxer per la parte superiore, dall’elastico, e glieli abbassò di scatto. La verga immediatamente ne uscì, ritta. Un’asta robusta e lunga, con il glande ancora trattenuto dentro la pelle ma pronto ad essere scoperto. “Mamma…” implorò Massimo. “Sì, mio bel bambino, adesso mostra alla mamma come sei fatto. E’ da tempo che non ti guardo, lo sai che mi preoccupo della tua salute”. E così dicendo con la mano destra impugnò la sacca dei testicoli. “Fammi sentire come stanno le tue cosine, voglio vedere se è tutto in ordine”. L’eccitazione era così forte che la pelle del prepuzio iniziò a contrarsi da sé. Adriana stringeva sempre più forte le palle del figlio. “Chissà se fanno bene il loro lavoro: vorrei vedere quanto seme producono. Sai, una buona gittata è fondamentale per dare alle donne quel che chiedono. Tuo padre sapeva farlo bene, sapessi”. Massimo stava zitto, lasciandola fare ma iniziando ad assaporare un orgasmo che non avrebbe tardato a manifestarsi anche se non sapeva ancora come. “Ora figliolo ti voglio lavare tutto” disse imperiosamente Adriana e così dicendo aprì il rubinetto dell’acqua nella vasca da bagno. Lo scroscio tumultuoso della stessa sembrava corrispondere alla velocità dei battiti del cuore del ragazzo. Nudo, in piedi dinanzi alla madre, con il membro eretto e già umido. La mamma si alzò dalla posizione reclinata nella quale stava, lo accarezzo sul petto e poi…poi fece quel che Massimo sperava e temeva. Gli prese l’asta in mano, prima lievemente poi stringendola sempre di più. Lui la lasciò fare, anche se stava per esplodere. Mamma ora accarezzava con la mano sinistra il suo uccello, tastando le venature e apprezzando la consistenza, mentre con la mano destra gli stringeva le spalle. Massimo sentiva l’odore di femmina che lei promanava. Sentiva i suoi seni, sotto gli abiti, che gli si puntavano contro. Così come sentiva i suoi sensi andare alla deriva. Adriana, con la determinazione che oramai la caratterizzava, scappellò con decisione il membro del giovane: “vediamo se ti si scopre tutto.. .sai, è importante per la tua igiene intima”, gli disse sorridendogli debolmente. Massimo sentì come una scossa di piacere attraversarlo tutto, dalla testa alle gambe. La quasi violenza con la quale la madre glielo aveva scoperto, gli aveva quasi fatto un pò male. Ma ora il massaggio della sua mano esperta stava lenendo il piccolo dolore. Sua madre lo stava masturbando! Sentiva di lei una volontà che fino a quel momento non aveva ancora conosciuto. “Il mio bimbo è oramai un uomo… uh, che bel glande rosso… ma è irritato?” e così dicendo glielo toccava con le dita, facendolo impazzire dal desiderio. Madre pazza, incestuosa e giocherellona. Capace di far impazzire un uomo. E mentre Massimo cercava di realizzare queste cose senti che la mano destra di lei stava scendendo dalle spalle verso il suo sedere…

