Capitolo settimoQuella mattina Sandra si sentiva ancora più disincantata dei giorni precedenti. Ormai disperava di ritrovare rapidamente Margherita. Pensandoci bene il pittore er Simonetta l’avevano proprio fottuta bene… nei due sensi della parola. Doppiamente fottuta!Sospirando si concentrò sul lavoro. Ad ogni piano di casa Rebini, a parte il sottotetto ed il primo, c’erano due gabinetti ed una stanza da bagno ed era suo compito lavare e pulire questi locali tutte le mattine.Stava al terzo quando udì dei passi sulla scala. Si girò e vide arrivare la signora Rebini. In piedi, davanti alla tazza del cesso alla turca, con la scopa in mano ed il grande grembiule blu, Sandrasi sentì ridicola. L’altra la guardò in silenzio, con un sorriso sprezzante sulle labbra.Allora, il lavoro va bene?Abbastanza – rispose con prudenza Sandra.La Rebini smise di sorridere.Mi piacerebbe sapere se stamattina ti sei messa un paio di mutande pulite.La domanda la fece sobbalzare.Come? – balbettò indignata.A me piace che le mie dipendenti abbiano la biancheria pulita – dichiarò freddamente la donna. – Su, fammi vedere, mostrami un po’ il culo! E niente discussioni!Mentre Sandra, completamente attonita, restava immobile con le braccia inerti lungo i fianchi, l’altra venne avanti con aria minacciosa.Magari non te le sei messe, eh? Come quando mio marito è venuto a trovarti, vero?Sandra si sentì diventare le gambe tutte molli.Allora – le alitò sul viso la signora Rebini con voce piena di odio. – Sembra che ti abbia fottuta bene… e che ti sia piaciuto!Mi aveva fatto bere – protestò Sandra.La signora Rebini le rise in faccia.E questo cosa cambia? – disse in tono tagliente. – Non pensare di cavartela così a buon mercato, eh? Mio marito ed io abbiamo fatto un patto, anch’io approfitto delle puttane che si scopa lui. Per questo ti ripeterò ciò che lui ti ha detto: se non sei contenta, puoi andartene.Con la morte nel cuore Sandra si rese conto di non poter discutere. Tremante di collera, si sollevò il vestito fino alla cintola.Perfetto – approvò la signora Rebini. – Se sarai obbediente andremo d’accordo. Non ti chiedo altro.E si chinò ad esaminare più da vicino gli slip in cotone bianco di Sandra.Hai un bel ventre – osservò. – Abbastanza bombato, con una fica bene in vista. Girati e lasciami guardare il culo!Fremente, Sandra ruotò sui tacchi.E l’altra si lasciò sfuggire un’esclamazione ammirata.Che bel culo! – disse estasiata. – Rotondo e pesante. Un vero culo di giumenta. Mio marito te l’ha schiaffeggiato qualche volta?Mai! – protestò Sandra indignata.Che imbecille! Un culo del genere invita le sculacciate. Ma questo lo vedremo più tardi. Lo spettacolo delle tue mutande mi ha eccitata moltissimo, tesoro. Vieni con me, presto, presto, è urgentissimo.Afferratala per un braccio la trascinò nella stanza da bagno vicina e chiuse a chiave la porta.E adesso – bisbigliò con voce tremante, – ti metterai in ginocchio davanti a me e mi leccherai per benino la fica!Sandra si immobilizzò, priva di reazione.Be’, hai già dimenticato quello che ti ho detto? Obbedisci e presto!E allora, con un’ostilità sorda, Sandra le si inginocchiò davanti. La signora Rebini si era sollevata la gonna, mettendo in mostra un mini slip di nylon rosso orribilmente volgare dal quale sbucavano ciuffi di peli.Sandra abbassò le minuscole culottes sulle grosse cosce, esponendo il sesso peloso. La donna aveva le grandi labbra molto grosse e di una lunghezza abnorme che rendevano la fica terribilmente oscena. Erano aperte e si poteva vedere il fondo roseo della vulva tumida di sangue, nonché l’orifizio della vagina dalla quale colava un liquido spesso e bianco.Il cuore stretto dal disgusto, Sandra appoggiò la bocca contro la fenditura e con la lingua cercò cautamente la clitoride. L’altra prese subito a torcersi, emettendo gridolini estasiati.Turbata suo malgrado dall’odore forte del sesso e dal contatto vellutato delle mucose, Sandra conficcò profondamente la lingua nella fenditura. Gianna cominciò a tremare tutta.Le cose non andarono per le lunghe. All’improvviso la signora Rebini ebbe un violento soprassalto ed appiccicò la fica al fiso di Sandra che le risucchiava la clitoride. Poi le sfuggì un grido stupito e dalla sua vagina sgorgò un liquido acre, come un uomo che eiaculi. Fu una cosa molto rapida.Dopo restò immobile, la schiena appoggiata alla parete, le braccia penzolanti.Caspita! – esclamò quando ebbe ritrovato il fiato. – Non è certo la prima volta che lecchi una donna! Ne hai di tecnica!Sandra si era tirata su e non rispose.La signora Rebini si tirò su gli slip e si rassettò un po’.Non è finita qui – disse. – Ma non ero venuta per questo. Due inquilini ai quali ho parlato di te, vorrebbero che facessi le pulizie da loro.Sandra sobbalzò.Ma lei mi aveva assicurato che non avrei dovuto occuparmi che delle parti comuni – protestò.Be’, cara mia! Ho cambiato idea. Adesso ti dico di andare da loro a fare le pulizie. E guai a te se quelli si lamentano del fatto che non sei stata carina con loro.Con gli occhi pieni di lacrime di indignazione, Sandra ritornò sul corridoio per prendere la scopa, il secchio, lo strofinaccio ed il piumino. Quindi seguì la signora Rebini.Il primo degli inquilini presso ai quali doveva fare le pulizie abitava al secondo piano. Sandra l’aveva incontrato varie volte sulle scale o nell’atrio dello stabile. Era un omarino sulla settantina, fragile e spelacchiato, con gli occhi arrossati ed un’aria sorniona. Quando entrò nella sua camera lui era a letto sotto le coperte.Sandra prese la scopa e cominciò a pulire rapidamente la stanza. Voltava le spalle al vecchio e si sforzava di apparire concentrata sul proprio lavoro. Ma intuiva che lo sguardo dell’uomo non l’abbandonava un istante. Ad un dato momento dovette tuttavia girarsi verso il letto. L’uomo stava sempre nella medesima posizione. Non si muoveva, ma dei movimenti furtivi sotto le coperte attrassero l’attenzione della giovane. Le guance in fiamme, capì che si stava masturbando mentre la guardava lavorare. Probabilmente era troppo timido e troppo poco sicuro di sé per esigere di più. Finse di non aver visto niente. Ma ad un tratto il vecchio emise un sospiro e Sandra capì che aveva eiaculato. Lasciò la stanza qualche minuto dopo senza aver scambiato una parola con lui.Il secondo inquilino che visitò si chiamava Lovato e stava al quarto piano. Sandra aveva incrociato anche lui sul pianerottolo o sulle scale e qualche volta si erano addirittura scambiati alcune parole. Lo trovava piuttosto borioso. Era meno anziano dell’altro e di aspetto ben più massiccio, ma anche lui era tutto calvo, le guance cascanti e portava gli occhiali.Quando Sandra entrò nella stanza Lovato con un pigiama bianco a righe blu era disteso sul letto e stava leggendo un giornale.Lei scopò rapidamente il parquet lustrato a cera. La stanza era spaziosa, abbastanza pulita, bene illuminata da un’ampia finestra riparata da tende bianche. Le pareti erano state dipinte da poco ed i pesanti mobili accuratamente lucidati. Sandra spinse verso la porta il mucchietto di polvere e di lanugine.Non è il caso di avere tanta fretta – le disse Lovato con una risatina. – Non c’è il fuoco.Non ho finito di rassettare i piani – gli rispose Sandra.Potranno aspettare cinque minuti? E il letto? Non scopi sotto il letto?Sandra celò una smorfia di dispetto. L’uomo si era seduto sul bordo del materasso dopo aver posato il giornale sul comodino. La giacca del pigiama era aperta sul torace grosso e peloso. Il ventre pesante debordava dalla cintura. Sotto il tessuto leggero del pigiama l’uccello formava un rigonfio indicativo.La signora Rebini mi ha assicurato che quando ti si chiede un favore tu sei molto gentile – mormorò.Davvero? – chiese Sandra stomacata.Davvero. Su, vieni qui con la tua scopa.A malincuore, lei si avvicinò al letto. Si inchinò per infilare la scopa sotto, e Lovato ruotò su se stesso e si mise in ginocchio davanti a lei. Con calma si abbassò i calzoni del pigiama. Non aveva un cazzo molto lungo; ma era grosso come un manganello. Eretto al massimo, con il glande semiuscito dal prepuzio, fremeva a pochi centimetri dalla faccia di Sandra che, affascinata, non riusciva a distogliere lo sguardo.Fammi una carezza, prendimelo in bocca – sussurrò Lovato. Lei esitò, pur sapendo di non avere scelta. Era sicura che tutto dovesse essere già stato combinato prima tra la Rebini e lui. A dispetto della furia che provava, una sorda eccitazione cominciava a risvegliarlesi dentro.Si chinò ancora un po’ e posò le labbra sul glande che l’uomo fece uscire del tutto tirando la pelle. Una goccia di liquido torbido tremolava sul meato. L’uomo trasse un sospiro, quindi premette dolcemente una mano sulla nuca di Sandra per costringerla a prendersi in bocca tutta la cappella. Docile lei lo lasciò fare e cominciò a succhiarglielo. Un attimo dopo lui la bloccò, sfilò il pene dalla sua bocca e l’attrasse sul letto.Sandra maledisse la signora Rebini, ma non tentò neppure di opporre resistenza. Lovato le sollevò l’abito fino alla cintola e le sfilò le mutandine di cotone, quindi prese a palpeggiarla tre le cosce sforzandosi di eccitarla. E subito il sesso di Sandra si aprì e si bagnò. Quando l’uomo si rese conto che la giovane era pronta ad accoglierlo, le allargò ancora di più le gambe e si distese su di lei, puntellandosi sulle mani. Il cazzo tastò per un momento alla ricerca dell’ingresso alla vagina, poi si infilò nelle carni umide e roventi, stirando le pieghe della fica. Sandra non riuscì a trattenere un rantolo di piacere e di dolore.Non appena le ebbe cacciato dentro l’uccello Lovato si immobilizzò per darle la possibilità di abituarsi all’enorme cilindro carnoso. Poi prese a lavorarla con possenti colpi di reni. Sandra si mise ad urlare di piacere e, con grande vergogna, ebbe il tempo di godere due volte prima che l’uomo, studiando il suoi volto contratto con un sorriso sprezzante, sai degnasse di eiacularle in fondo al ventre. Dopo aver atteso che il membro si decongestionasse un po’, lo estrasse con calma dalla vagina.Ancora stordita per il piacere provato, lei si alzò e rimise le mutandine. L’uomo disteso sul letto, i coglioni all’aria, le mani dietro alla nuca, la osservava con sguardo beffardo.Mentre Sandra usciva dalla stanza Lovato si prese la verga tra le mani e gliela mostrò sorridendo.Potresti anche ringraziarlo, no? Ti ha fatto godere bene.Capitolo ottavoL’indomani pomeriggio, un sabato, Sandra stava riposando quando la signora Rebini entrò in tromba nella sua stanza.Ha telefonato Dotti per te. Ti invita a cena stasera da lui alle otto.Sandra si sentì stringere il cuore per l’angoscia. Non l’avrebbero dunque mai lasciata in pace?E’ uno dei nostri migliori clienti – osservò Gianna in tono dolciastro, – ed è anche una persona molto influente.La giovane intuì l’implicita minaccia di quelle parole.La sera Gianna le ricordò con insistenza l’invito di Dotti e, volente o nolente, Sandra dovette salire in camera e vestirsi al meglio. Poi uscì di casa sperando, ma senza crederci troppo, di riuscire a sapere qualcosa di Margherita durante la serata.Giunse in Via Spinesi poco prima delle otto. Come la volta precedente lui venne ad aprire la porta.Oh, eccoti mia cara – disse. – Entra, aspettavamo soltanto te.Aspettavamo?Sì. Mi sono preso la libertà di invitare due amici – precisò Dotti chiudendo la porta d’ingresso. – Vedrai, sono due allegri bontemponi!La notizia non rassicurò affatto Sandra. I buontemponi in questione stavano bevendo l’aperitivo in salone e subito Sandra riconobbe il primo: era l’uomo distinto che aveva visto in compagnia di Dotti il lunedì sera al parcheggio. Si chiamava Mauri. Quanto al secondo invitato non l’aveva mai visto.Sulla cinquantina, piccolo e corpulento, con un paio di enormi occhiali, aveva un aspetto insignificante. Si chiamava Vassalli, e si occupava di trasporti, mentre Mauri faceva l’armatore.Durante la festa fu il padrone di casa a servire in tavola. Indubbiamente la cameriera era fuori come il solito. Sandra si annoiava, perché i tre uomini parlavano tra loro e la conversazione verteva o sugli affari o su persone che lei non conosceva. L’atmosfera si distese un po’ solo al dessert. Nonostante la prudenza, lei aveva bevuto un po’ troppo, anche se non era proprio sbronza. Mauri ad un tratto si girò verso di lei.Dunque è la nipote di Margherita Bortoli – le disse.In effetti, sì – ammise Sandra.Noi tre siamo vecchi amici di Margherita. La conosciamo molto bene da parecchi anni.Vassalli, che sembrava il più sbronzo di tutti, soffocò una risatina. Il tono dell’armatore era stato molto esplicito. Seguirono alcuni secondi di silenzio imbarazzato. Dotti lo infranse proponendo agli invitati di tornare nel salone mentre lui andava a preparare il caffè. I suoi due amici uscirono dalla sala da pranzo e Sandra li seguì.Quando furono nel salone Vassalli aprì il mobile bar mentre Mauri si avvicinava al complesso hi-fi, e metteva un disco. Subito le note di uno slow si levarono nella stanza. L’armatore si avvicinò a Sandra, che si era seduta in una poltrona.Venga mia cara, balliamo un po’ – le propose.Dopo una breve esitazione Sandra si alzò. Mauri le cinse la vita, poi la trascinò nella danza.La prego – mormorò lei dopo un attimo, – non mi stringa così forte!L’armatore allentò la stretta.Non abbia paura! – ribatté nello stesso tono. – Non abbiamo mai mangiato nessuno, noi. Sa che somiglia moltissimo a sua zia?Dove si trova adesso? – chiese Sandra.Lui fece un sorrisetto.Diciamo in viaggio d’affari. Rebini non le fa pagare troppo cara la sua ospitalità?Lei impallidì.Che intende dire? – chiese. – Si sa che tipo è.Ma si rassicuri… se si mostrerà comprensiva, non dovrà restare a lungo presso di lui.Il lento era finito e l’uomo condusse Sandra verso il divano.In quel momento arrivò Dotti con il caffè.Perché vuole ritrovare sua zia a tutti i costi? – chiese Mauri quando ebbero vuotato tutti le tazzine.Al momento ho dei problemi – rispose lei. – Mio marito mi ha lasciata. Conto sull’aiuto di mia zia.Intercettò lo sguardo d’intesa che si erano scambiato i tre uomini ed il cuore le si strinse.Aiuto in che senso? – insistette l’armatore. – Per trovare una sistemazione? Per mettere su una boutique come la sua? Perché non si rivolge a noi? Tutti e tre non chiediamo di meglio di quotarci… per aiutarla.La giovane si sentì arrossire. Era la prima volta che era trattata apertamente come una puttana.L’abbiamo già fatto per Margherita – precisò Vassalli. – E’ inutile inalberarsi tanto…Ah! – esclamò lei.Non vuole che l’aiutiamo? – chiese con dolcezza Mauri.Io… non lo so. Ho una gran confusione in testa. Devo riflettere – balbettò Sandra, completamente attonita.Sussultò, Mauri le stava accarezzando le ginocchia.Rifletta quanto vuole – le disse. – Nel frattempo, perché non si mostra un po’ gentile con noi, come ha fatto con il nostro amico Rebini?Sandra strinse i denti. “Essere gentile” era un’espressione che aveva sentito troppo spesso da quando era arrivata a F. ma sapeva di non avere scelta. E dunque non cercò di opporre resistenza quando Mauri le sollevò la gonna sulle cosce. Contemporaneamente Vassalli le palpò i seni da sopra il tessuto. Un fremito di eccitazione le agitò le carni…Fin dall’inizio aveva capito che la serata sarebbe finita così. I tre uomini le ordinarono di alzarsi e di togliersi l’abito. Obbedì, consapevole dei loro sguardi che si posavano brucianti come ferro arroventato su ogni parte del corpo che andava scoprendosi. Consapevole anche che stava varcando un punto del non ritorno, che non sarebbe potuta scendere più in basso di tanto.Ora, si disse con amara soddisfazione, le cose sono chiare. Io sono proprio una puttana… e la cosa più triste è che comincia a piacermi.Quando fu nuda i tre uomini si alzarono. Si tolsero calzoni e slip, come al bordello. I cazzi erano diversissimi l’uno dall’altro. Il più grosso era quello di Mauri. Quello di Dotti era della stessa lunghezza, ma piuttosto sottile. Vassalli aveva un membro così minuscolo da apparire grottesco su un uomo tanto corpulento.Sandra fu costretta a prendere posizione sul tavolino, tenendo le ginocchia sul tappeto ed il busto ed il ventre sul ripiano di marmo. Adesso si sentiva del tutto nella pelle di una prostituta. Mauri la chiavò per primo. Con sua grande vergogna Sandra sentì entrare la grande verga dell’armatore con una facilità ridicola e tuttavia non aveva avuto l’impressione di essersi bagnata. Si sentiva come una prostituta dalla vagina ben rodata, in grado di soddisfare le esigenze dei cazzi più grossi. Sotto l’effetto del piacere che stava provando, le sue carni intime si lubrificarono immediatamente. L’armatore la pompava con metodo, i denti serrati, freddamente. Ognuno dei colpi di verga che le vibrava la scuoteva.Muove bene il culo! – notò Dotti. – Le piace a questa porca!Se sentissi come si bagna! – aggiunse Mauri.Morta di vergogna, incapace di contenere il godimento, Sandra nascose il volto tra le braccia ripiegate. Si sforzava di non ascoltare i commenti salaci che fioccavano attorno a lei, ma le parole la raggiungevano ugualmente, aggiungendo un piacere sordido al suo godimento. La sborra calda dell’armatore le schizzò nel ventre ed immediatamente Dotti prese il posto dell’amico. Lei era una troia e gli uomini la consideravano solo questo. L’idea scatenò l’orgasmo ed un violento sussulto la scosse tutta quando Dotti eiaculò a sua volta nella vagina. Adesso toccava a Vassalli, ma lui non sembrava avere fretta.Sandra, sempre con il volto affondato tra le braccia e le cosce molto aperte, si chiedeva che cosa stesse succedendo. La risposta arrivò subito. Un dito cosparso di una crema untuosa le toccò l’interno delle natiche. Restò pietrificata di vergogna, mentre le era lubrificato l’ano. Avrebbe voluto alzarsi, ma due paia di mani rudi la bloccarono subito, costringendola all’immobilità.Stai buona! – sussurrò Mauri al suo orecchio. – Il nostro amico non ti farà molto male. Ha un cazzo per nulla grosso.Vergognosa, Sandra non si mosse più. Il dito riprese le sue esplorazioni anali. Tramite pressioni circolari cercava di distendere ed ammorbidire l’anello rettale che la paura faceva contrarre. Fu ritratto e Sandra sentì il membro di Vassalli che le sfiorava il culo. Quando il glande appuntito si posò contro la rosetta, lei si sforzò di rilassarsi. Il pene penetrò nel deretano con maggior facilità di quanto lei avesse creduto. Tuttavia provò una punta di dolore. E se riuscì a godere, si trattò di un godimento strano e malsano che la lasciò quasi in preda alla nausea.Quando fu liberata, si alzò lentamente. Le girava la testa e le ci volle qualche secondo prima di recuperare una piena visione delle cose. I tre uomini stavano riassettandosi, con un’aria piuttosto imbarazzata.La stanza da bagno è all’altro capo del corridoio, a sinistra – disse Dotti.Senza una parola, lei raccolse gli indumenti ed uscì dal salone.Un’ora dopo Mauri la riaccompagnò in macchina dai Rebini. Prima di lasciarla la baciò.So che è provata – le disse con imbarazzo. – Ma mi creda, è una questione di abitudine. Vedrà, alle lunghe ci si fa il callo. Tutto si vende ai giorni nostri! Perché una donna non dovrebbe vendere le chiappe? Non dimentichi la nostra proposta.Sandra non girò nemmeno la testa.
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