Mi girava la testa. Non ricordo neanche più come ero finito a quella festa. Sicuramente sarà stata un’idea dei miei amici, sempre pronti ad imbucarsi in cerca dello sballo. Il rumore assordante, la musica martellante, le luci ad intermittenza. Questo cercano da un sabato sera. Si divertono come matti ad agitarsi nella calca. Io, invece, detesto questo genere di feste: mi stordisco subito e mi viene un gran mal di testa. Per compensare, bevo come una spugna, e sto peggio.Come al solito, quella sera avevo occupato un posto fisso al bancone del bar e mi stavo rigirando nella mano il mio quarto o quinto drink, un cubalibre, credo. Ero impegnato a non pensare e lasciavo correre lo sguardo per la sala, ammirando con rabbia la frenesia altrui. La massa si muoveva uniforme sotto i colpi di una batteria elettronica, crudelmente dispensati dal DJ. Ad un tratto la monotonia della folla si ruppe, e ne uscì una stupenda creatura. Aveva una sicurezza felina nel passo, nel mettere ritmicamente le sue stupende gambe l’una davanti all’altra, che mi aveva colpito subito. Il suo vestito satinato, troppo corto sia in alto che in basso, le si modellava addosso perfettamente e contrastava con le ampie porzioni di pelle che lasciava scoperte. Il movimento felpato con cui si sedette sullo sgabello vicino al mio lasciò scoperta un’altra piccola porzione di coscia. "Cosa c’è, non ti diverti?" mi disse sorniona. "Questa è la mia festa e tutti si devono divertire""Non è facile divertirsi con tutto questo frastuono""Ahh… allora non ti piace la musica?"Faccio cenno di no con la testa."Sta dando ai nervi anche a me. Perché non mi accompagni nel privè? Lì staremo più tranquilli."La seguii su per una rampa di scale, con gli occhi fissi sull’ipnotico ondeggiare del suo sedere. Aprì una porta rossa mi fece entrare. La sala era arredata da divani e sedie in ordine sparso ed effettivamente la musica arrivava notevolmente attutita. Il silenzio peggiorò il dolore dei miei timpani, invece di placarlo. Ci sediamo vicini e sento la testa pronta a scoppiarmi. Lei mi si accoccola contro e il calore che il suo seno trasmette al mio petto mi conforta. La posizione che ha assunto le scopre completamente le cosce, rese appetibili dal fitto reticolato delle calze. Mi chino ad assaggiare qualche porzione di pelle. Lei le schiude ulteriormente così da farmi stare più comodo. Mi spingo lentamente verso la penombra. I suoi slip di pizzo umidi mi danno una sensazione di scivoloso a contatto con la lingua. Sento il suo respiro non più regolare spezzarsi quando entro in contatto con la sua fica. La lecco a lungo, aiutandomi con le dita della destra, mentre l’altra mano esplora le sue rotondità. La sento irrigidirsi e godere più volte. Mi alzo con la testa leggera e mi abbandono sullo schienale.Lei si china su di me ed armeggia con la lampo. Inizia a massaggiarmi lentamente. Lo sfregamento viene presto accompagnato dalla carezza delle labbra e della lingua. Lo fa bene, lo fa a lungo. L’umidità della sua bocca mi da una sensazione di caldo sciacquio. Chiudo gli occhi.Dopo un tempo indefinibile, la sento staccarsi da me e risalire lungo il mio corpo. Sento di nuovo la confortante pressione dei suoi seni, mentre il mio membro viene risucchiato nella sua umida fessura. Lentamente, le sollevo il vestito fino a sfilarglielo, e affondo le mani nel suo seno, tra il pizzo nero del reggiseno e la pelle. Lo sento gonfio e cedevole, con i capezzoli puntellati nei miei palmi. Stringo forte, strappandole un gemito. Sta di nuovo godendo. La sento contrarsi spasmodicamente intorno a me, mentre sobbalza leccandomi tutta la faccia. Il suo ultimo spasmo e il grido soffocato che lo accompagna fanno venire anche me.Lei si solleva e si sdraia di fianco, io non mi muovo dalla mia posizione. Cerco di rilassarmi, ma sento che il mal di testa mi sta aumentando, e con lui sta tornando l’erezione.
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