Dopo un po’, il Superiore condusse Sonia verso il gabinetto attiguo alla sua stanza. Le lavò lui stesso le cosce e il sesso insanguinato, a sua volta fece una rapida toilette e riportò la fanciulla nella sua stanza.La fece sedere sul divano appoggiata alla spalliera, dove giacque impudica, vergognosa, le membra distese, il sesso offerto fra le cosce aperte. L’uomo si inginocchiò davanti a lei guardandole gli inguini.Sonia, nervosamente, voleva chiudere le gambe, le sue ginocchia incontrarono però il torso dell’uomo, il quale prese l’interno delle ginocchia e le rialzò, allargandole di più le cosce e facendole posare i piedi sull’orlo del divano.Con un gesto di pudore la giovane si pose la mano sul pube a protezione della fica.* Masturbati! — le ordinò il Superiore con voce tonante.Sonia lanciò un gemito di vergogna, rimase immobile. Lui attese. La fanciulla sentì il caldo respiro sulle sue dita e la carezza del suo sguardo sul suo ventre, sui seni.* Masturbati! — ordinò di nuovo, e un ceffone le si stampò sul viso attonitò, lasciandola sgomenta, mentre la gota si arrossava violentemente.Davanti agli occhi del Superiore, le dita si allargarono, si piegarono, mentre lacrime cocenti sgorgavano dagli occhi serrati per la vergogna.Il dito medio si tese, si posò sul clitoride, e, lentamente sfiorò dal basso in alto il piccolo cappuccio delicato.Il Superiore contemplò da vicino la fica arrossata dal precedente rapporto e il piccolo ano che occhieggiava più in basso. Il dito della fanciulla si agitò in tutti i sensi, sfiorando e pressando il clitoride infiammato.Nel silenzio opprimente si udivano solo i respiri affannosi della fanciulla che, con la bocca serrata e le lacrime che continuavano a scorrere sul suo viso, cercava disperatamente di soddisfare le voglie lubriche dell’uomo inginocchiato davanti a lei.Il piacere, controvoglia e lentamente prese a serpeggiare sinuoso nel suo ventre, un calore dolcissimo le salì dall’interno facendole sudare leggermente le tempie, i movimenti del dito si fecero più veloci, più precisi, i muscoli delle cosce si contrassero, sollevò i piedi dal divano e le caviglie batterono i fianchi del Superiore.Nervosamente il ventre si agitò in un offerta spasmodica, il sesso sembrò mendicare una misteriosa carezza.* No!… No!…-mormorò Sonia perduta nel sogno della voluttà.Il Superiore guardò compiersi il mistero dello spasimo, fissò intensamente il bottone gonfio che sembrava palpitare di vita propria, quelle labbra che si aprivano e si chiudevano sotto la carezza delle dita, come una bocca muta che cerca di parlare.Poi, mentre la giovane rantolava convulsamente, vide avanzare verso di se la vulva distesa, ed il dito rallentare lo sfregamento.Allora non si trattenne più, respinse la mano posta sul pube e le sue labbra afferrarono il clitoride palpitante, aspirandolo. La carne umida scivolò fra le sue labbra in uno sfioramento lascivo e sfuggente.Sonia lanciò un grido e strinse le cosce sulle gote dell’uomo, che le prese i seni nelle mani larghe, e tese il ventre verso quella ventosa che si era attaccata al suo sesso, contorcendosi in una contrazione violenta, poi ricadde esaurita sui cuscini del divano.Il Superiore osservò il corpo abbandonato alla sua mercè, e la fica affascinante. Un desiderio di violenza tormentò l’uomo sovreccitato. Si rialzò e nudo, con la verga ritta stette davanti a lei.La giovane guardò lungamente la nudità dell’uomo che l’aveva deflorata, il suo corpo era proporzionato, virile, muscoloso. Lui la prese per le spalle, mentre lei voleva alzarsi, la curvò verso il suo ventre, lei sentì la virilità sfiorarle le gote. Non protestò, le sue labbra si aprirono e il membro si trovò nella sua bocca. Cercò di usare la lingua, ma l’uomo le strinse la testa fra le mani e spinse fino in fondo. Il membro scivolò fra le sue labbra distese, arrivò alla gola, andò oltre, spinse ancora soffocandola. Sonia tossì, cercò di allontanarsi, ma la stretta ferrea delle mani del Superiore non cedette e l’uomo spinse ancora per cercare di infilare il suo membro tutto dentro quella bocca meravigliosa. La fanciulla si sentì mancare, soffocava, annaspava alla ricerca d’aria, colpì con i pugni chiusi i fianchi e le natiche del suo aguzzino, credette di morire. Il superiore diede un ultima spinta che portò il suo membro a infilarsi totalmente nella bocca agonizzante, con gli occhi chiusi si godette quell’istante di suprema voluttà e possesso, poi uscì la verga lucida di saliva e la lasciò andare.Sonia cadde riversa sul divano, bocconi, tossiva cercando di inspirare aria nei suoi polmoni, lacrimava e aveva conati dolorosi di vomito.Pietro guardava allibito la scena e il suo membro aveva ripreso a dare segni di vita.Ma l’eccitazione era troppo forte per il Superiore che sentiva il bisogno di sfogare il suo desiderio impellente, afferrò la fanciulla, ancora annaspante, e la fece rialzare.La voltò bruscamente e la spinse verso il divano, dove la fece chinare con i gomiti sul cuscino e le gambe aperte.Sonia intuì che voleva possederla nuovamente, dietro di sè sentì il respiro corto ed ansante sfiorarle le natiche, le mani palparono, allargarono le chiappe, scoprendo il solco, l’ano e il sesso.Gli umori colavano lentamente per il precedente orgasmo, Sonia rantolò, mentre Il Superiore appoggiava la verga sul suo sesso, la carne si distese mentre il membro si insinuava lentamente sotto la lenta pressione, fremette, non si mosse, attendendo ansiosa l’introduzione.Ma il glande non penetrò, si allontanò, risalì verso le natiche, si posò sull’ano coprendolo con la sua carne violacea e lucente, sfiorò con un lento movimento circolare, cercando di allargare le carni pieghettate.L’uomo posò le sue mani sulle natiche, quindi spinse il ventre, le sue gambe muscolose si irrigidirono sotto lo sforzo.Sonia trafitta da un dolore lancinante strinse il muscolo, si arcuò, rinserrò le natiche: il male la faceva spasimare. L’uomo spinse ancora e la fanciulla urlò.* Noo!… Non voglio!… Lasciatemii!!…-si divincolò come una forsennata, riuscendo a liberarsi e corse nuda verso la porta.Pietro riuscì ad afferrarla prima che varcasse la soglia e la strinse fra le sue braccia. La ragazza aveva il viso stravolto dalla paura e si mise a singhiozzare.* Pietro, ti prego, non lasciare che mi faccia questo!… Aiutami!.. Mi ucciderà!…-Il superiore, sorpreso dalla sua reazione, si avvicinò, serio in volto, afferrò Sonia per un braccio strappandola a suo fratello e la colpì con un pesante manorovescio che la fece cadere inginocchiata a terra.La ragazza, con la gota in fiamme, sollevò verso di lui i suoi occhi pieni di lacrime.* Perchè… Perchè mi fate questo?!… Vi scongiuro risparmiatemi!… Non voglio fare questa cosa!… -L’uomo con la faccia impassibile la sollevò brutalmente da terra e la trascinò urlante verso il divano.* Nooooo!… Non vogliooo!… Lasciatemii!!… Aiuto Pietroo!!…-Ma Pietro, con gli occhi lucidi di eccitazione e il membro che gli tirava furiosamente, non aveva nè l’autorità, nè la voglia di opporsi al desiderio malsano del suo Superiore.Lo vide metterla con la forza nuovamente nella stessa posizione mentre lei si dibatteva, la bloccò con le mani possenti e mentre lei strillava, si appoggiò nuovamente alle sue natiche riprendendo a forzarla.Sonia era terrorizzata, gridava isterica e stringeva spasmodicamente il muscolo per opporsi all’invasione, la sua groppa sembrava essere diventata più piccola talmente le natiche erano rinserrate per la paura.Sotto lo sforzo potente le reni dell’uomo si curvarono, spinsero il glande che finalmente distese le carni e lentamente s’introdusse nell’ano strettissimo.* Aaaaaaaaaahiiiiiiiiii!!…-l’urlo altissimo e straziante di Sonia riempì la stanza in penombra.La ragazza si agitò, sentendo il dolore atroce irradiarsi dai suoi lombi, gridò a pieni polmoni, divincolandosi nella stretta delle mani forti dell’uomo, allo scopo di sfuggire a quel doloroso possesso. Invano.Il Superiore la teneva ferma con le dita contratte sulle natiche. Già l’anello dell’ano, disteso al massimo, aveva inghiottito, stringendolo, il glande gonfio, come una gola vorace.Il dolore per la fanciulla si fece insopportabile, le martellava la testa, il cuore le scoppiava. L’uomo si fermò, ansò sordamente, tanto lo sforzo era grande, poi spinse la verga che si piegò tremando, ma il glande cominciò a immergersi inesorabilmente nelle natiche, gli orli pieghettati dell’ano si richiusero dietro di lui, scivolarono sul grosso membro pieno di vene turgide.Sonia sentì distintamente l’avanzare del palo dentro di lei, sobbalzava ad ogni spinta dando degli scrolloni paurosi, cercava di scappare, ma ogni via di fuga le era preclusa, il dolore all’ano e il bruciore intenso della penetrazione si fecero martellanti, temette di essere prossima a svenire, lacerò nervosamente con le unghie la stoffa del divano, si morse a sangue il braccio ripiegato sotto il viso, ma il dolore non cessò e la verga continuò a penetrare senza sosta nelle sue carni dilatate.Lo sfintere disteso inghiottì a poco a poco la verga enorme, l’ano roseo si distese ancora dolorosamente quando penetrò il rigonfiamento che disegnava la curva massiccia al centro del pene.Dal viso della ragazza, ripiegato sulle braccia, provenivano senza sosta grida attutite e pianti, singhiozzi, lamenti strazianti, mugolii di dolore, gemiti. Si contraeva spasmodicamente cercando di espellere quel palo mostruoso che la trapassava, ma la carne impassibile s’immerse di più, scivolò, penetrò a scatti e, ad un tratto, sotto un’ultima spinta più potente, sparì completamente in lei.Sonia era impalata. Completamente riempita da quell’insano possesso. Piena fino all’inverosimile nel suo intestino straziato. Il sacrificio di Sodoma era stato consumato.Pietro si era lasciato cadere sulla sedia, la sua ansietà era scomparsa. Si ricordò il giorno in cui anch’egli aveva dovuto lasciarsi penetrare nelle viscere la virilità gonfia e rigida del Superiore, chiuse gli occhi e si accarezzò febbrilmente la verga eretta.Nel silenzio si levò il rumore sordo e umido della carne che penetrava negli intestini brucianti, il rumore secco del ventre che sbatteva contro le natiche contratte, l’ansare del maschio che scanalava col suo fallo il retto martoriato della schiava, le grida acute e i gemiti della ragazza sottoposta a quel vergognoso martirio.Pietro ascoltò, inebriato quei rumori, indifferente alle sofferenze della sorella. Egli non vedeva che la macchia bianca delle natiche di Sonia, che urtava a balzi il ventre nudo dell’uomo, e il membro lucente che scompariva, riappariva e scompariva ancora nel culo superbo. Il dolore della penetrazione era per Sonia diventato martellante, l’ano le pulsava con contrazioni violente, dolorosissime, sentiva la verga mostruosa scorrere viscida in lei, infilarsi con forza e sbatterla con violenza andando a urtare dolorosamente in fondo all’ampolla rettale. La sofferenza le fece salire la nausea, i conati la scossero dolorosamente, le cosce si rattrappirono attanagliate da crampi spasmodici, il sangue le martellava le tempie e Sonia rasentò la follia, sentendosi immersa in quel bagno di sofferenza e dolore inauditi. Non aveva nemmeno più la forza di urlare e solo dei deboli ” Ahi” le sfuggivano dalla gola riarsa dal tanto gridare.Sodomizzata brutalmente, si lamentò senza sosta, abbandonandosi affranta all’uomo che la profanava. Il suo pudore offeso la faceva inorridire di vergogna e il suo pensiero non aspirava ormai più che alla fine di quello scempio delle sue carni che sperava prossimo.Il superiore sentiva la strettezza di quel budello che gli fasciava la virilità come un guanto, nella sua verga già saliva il seme bollente, accelerò il suo coito mostruoso ed a grandi colpi, immerse senza ritegno nelle natiche che gli si offrivano vinte, il suo dardo palpitante. Poi afferrò Sonia per le cosce davanti, l’attirò a se immergendosi nello stesso tempo violentemente in lei, i coglioni si schiacciarono sul sesso arrossato, il ventre s’incollò alle natiche che lui allargava.Sonia spalancò la bocca e, tremante sulle cosce contratte, con un urlo lacerante di dolore e di liberazione sentì gli intestini allagarsi e stringersi sullo sperma bollente che la verga fece colare fino all’ultima goccia dentro di lei.Pietro, con la bocca storta dal desiderio, finì di masturbarsi con furore, per la terza volta, nell’ombra della stanza.A poco a poco, il silenzio avviluppò gli esseri ansanti, il Superiore uscì la sua verga gocciolante con un rumore osceno dagli intestini ancora palpitanti, la ragazza perdeva sangue. L’uomo si rimise il saio, raccattò le mutandine di Sonia dal tappeto e le usò per asciugarle il sangue e lo sperma che fuoriscivano dall’ano ancora dilatato, accarezzandole intanto le natiche tremanti, poi fece rialzare la giovane.Sonia rimase in piedi vacillando, con gli occhi chiusi, il volto disfatto dal dolore, piangendo ancora. Lui le si chinò sopra, l’abbracciò prendendole i seni in mano, posò le labbra sulla sua bocca sentendo il gusto salato delle lacrime e le diede un leggero bacio che lei non ricambiò.Poi dolcemente, a bassa voce, le disse:* Vai in pace! –Sonia si abbassò a prendere la tunica e la cintura e il suo viso si contrasse in una smorfia di sofferenza. Se ne andò tenendosi un braccio sulla fronte, affranta, ancora piegata in due per il dolore, facendo intravedere alla luce della porta la sua splendida nudità. Pietro la seguì.Il Superiore rimase solo nell’ombra ascoltandola mentre faceva i movimenti per rivestirsi. Si udì ancora un gemito. Una porta si aprì, rumori di passi si persero nel corridoio.Gli erano rimaste in mano le sue mutandine sporche di sangue. Le guardò fissamente per un lungo minuto, poi le mise in tasca.Con uno strano sorriso sulle labbra il Superiore si strofinò le mani, poi, a passi lenti, si diresse verso il chiostro.
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