La porta del mio ufficio si chiude dietro le spalle dell’ultimo cliente. Si riapre immediatamente, entra Giovanni, uno dei due praticanti che lavorano per me. “Avvocato, ha telefonato il signor Nardini, chiede un appuntamento con urgenza per questa sera alle 19, lo confermo?” mi chiede fermandosi davanti alla mia scrivania. Lo guardo per un istante, senza parlare. “Quanto tempo è che sei in questo ufficio, Giovanni?” gli chiedo, con voce gelida. “Quattro mesi avvocato, perchè?” mi chiede guardandomi intimidito. “Perchè sai benissimo che non devi assolutamente prendere appuntamenti prima di esserti consultato con me. Inoltre sai perfettamente che di giovedì esco tassativamente alle 18, e che giorno è oggi?” “E’ giovedì…” mormora, mortificato sotto il mio sguardo di disapprovazione. “Mi scusi avvocato… chiamerò il dottor Nardini..provvederò subito…” balbetta confusamente indietreggiando verso la porta. Rimango sola, il pensiero dello screzio con Giovanni ormai completamente sepolto nella mia mente, cancellato dal senso di aspettativa che mi accompagna ogni giovedì sera. Consulto il mio orologio da polso, sono le 18. Mi alzo dalla scrivania, raccolgo alcune carte che infilo nella 24 ore di pelle. Sono pronta. Un rapido saluto alla segretaria ed esco. Finalmente. Con l’auto mi infilo nel traffico caotico, la mente proiettata alla serata che mi aspetta. Sono ferma al semaforo, con le dita tamburello nervosamente sul volante,sono impaziente, tanto impaziente. Nello specchietto retrovisore intravedo i miei occhi, i denti che mordicchiano nervosamente le labbra, le dita che tormentano il girocollo d’oro. Ogni cellula del mio corpo nuota in un mare di attesa, di eccitante impazienza. “Idiota muoviti..” sibilo dentro di me, rivolgendomi all’automobilista che mi precede. Con la mia auto riesco ad infilarmi, inseguita da un coro indignato di clacson. Non mi interessa, non posso aspettare, ho un appuntamento al quale non permetto a stessa di arrivare in ritardo. Con uno stridore di gomme entro nella via dove abito, la mano che freneticamente cerca il telecomando del cancello automatico. Entro, spengo il motore, scendo dall’auto. Casa mia mi accoglie in silenzio, nell’aria il profumo dei fiori che la donna delle pulizie raccoglie ogni giorno nel mio giardino. Accendo la luce, poso la cartella sul mobile dell’ingresso. Ogni oggetto della mia casa parla di una donna di successo, pezzi di arredamento scelti con cura ed attenzione, ogni particolare sistemato con un suo preciso stile. Mi dirigo verso la camera da letto, slacciandomi la giacca del raffinato tailleur che ho indossato oggi, scalcio le scarpe nere in un angolo, mi sfilo la camicetta di seta bianca. Apro il cassetto della biancheria intima… il completo rosso di pizzo? No..troppo sfacciato… quello nero di raso? Dai, fa troppo boudoire di fine secolo..ecco, le mie mani accarezzano quello che stasera mi serve. Nella vasca l’acqua scorre, dal suo calore sprigiona un’intenso profumo, mi da quasi alla testa. Sono immersa in questo liquido inebriante, appoggio la testa al bordo della vasca, cercando di calmare i battiti frenetici del mio cuore. Ogni istante che passa l’eccitazione per la serata che mi aspetta imbeve ogni mia cellula, il desiderio mi fa girare la testa. Sono davanti allo specchio, scruto il mio corpo in cerca di ogni minima imperfezione, mentre con un morbido asciugamano mi tampono la pelle. La mia pelle è bianchissima, sembra quasi che una luce si intraveda all’interno, uniche macchie di colore i capezzoli, scuri, marcati con l’areola grande sui seni larghi e il pelo del pube, rosso come i capelli. Mi infilo un paio di calze nere, con un alto bordo di pizzo, le sistemo accuratamente sulle cosce, le liscio attentamente. Il reggiseno è uno splendido balconcino grigio perla, i bordi di delicato pizzo nero, come le mutandine, sgambate quel tanto che basta per delineare i miei glutei. Mi guardo allo specchio..si direi che sono veramente il massimo stasera. Un trucco leggero, raffinato, alcune gocce di profumo tra i seni, dietro i lobi delle orecchie. I capelli, lisciati accuratamente da alcuni colpi di spazzola sono una cascata rosso scuro sulle mie spalle. Sono pronta. In camera da letto accendo la lampada sul comodino, una luce soffusa crea ombre sulle pareti. Mi stendo sul letto, il cuore e i sensi in tumulto. Non ho bisogno di guardare che ore sono, il mio corpo sa che è quasi l’ora. L’ha attesa tutto il giorno. Come ogni settimana, ogni giovedì. Squilla il telefono. Un tremito leggero fa fremere le mie dita mentre afferrano la cornetta del cordless. “Pronto…” mormoro. “Ciao… sono io”. La sua voce. L’ho desiderata, l’ho sentita tutti i momenti, tutti i giorni di questa settimana. “Sapevo che eri tu… ciao” rispondo, allungandomi meglio sul letto. “Fatti vedere… avanti..” mi sollecita. Lentamente mi alzo dal letto, mi avvicino alla finestra. Con la mano tiro i cordoni delle tende, che si aprono. Una finestra illuminata nel palazzo accanto, una figura che si intravede dietro le tende. La lampada all’interno delinea la sua ombra, lo vedo chino sul suo cannocchiale. “Sei splendida… girati… fammi vedere dietro…” Mi volto per permettergli di vedere i miei glutei, bianchissimi sporgere dal pizzo delicato delle mutandine. “Sono una meraviglia..vorrei morderli…” Una risata roca, piena di desiderio. “Cosa vuoi che faccia per te… dimmelo..” gli chiedo. “Siediti sul letto..di fronte a me” Mi siedo all’estremità del letto, in attesa. “Accarezzati il seno…” dice. Con la mano libera inizio ad accarezzarmi lentamente il collo, scendendo un po’ più giù ogni volta. Un dito segue il solco tra i due seni, mentre socchiudo gli occhi. Percorro il bordo del reggiseno, accarezzando dolcemente la pelle soffice e liscia, le dita che lasciano una scia di brividi. Lentamente con la punta dell’unghia inizio a scostare il leggero tessuto che ricopre il seno, mentre sento il suo respiro accarezzarmi l’orecchio. “..slaccialo… voglio vederti…”. Con la mano libera sgancio il fermaglio del reggiseno, che libera i miei seni, li lascia esposti al suo sguardo. “…mmm… sono così belli, morbidi… la morbidezza si vede senza toccarli… vorrei affondarci il viso dentro…” mormora rocamente. Con il palmo aperto inizio ad accarezzarmi i seni, passo da uno all’altro, senza interrompermi. Anche così lontani sento la traccia bollente lasciata dal suo sguardo che segue il percorso della mia mano. Con un unghia mi sfioro un capezzolo, un brivido leggero mi scuote mentre lo pizzico con le dita. Subito si erge, imperioso, viene incontro alle mie dita. “…sai cosa voglio che fai ora..vero?” chiede in un sussurro quasi impercettibile. Raccolgo nella mano un seno, che lo riempie, lo spingo verso la mia bocca. Ho il seno grande, posso farlo anche da sola. Con la lingua do alcuni tocchi leggeri al capezzolo, lo stringo delicatamente tra i denti, poi un po’ più forte. Il mio gesto lo riempie sempre di eccitazione, lo sento dal cambiamento del ritmo del suo respiro, che ora è più accellerato, quasi frenetico. “..continua su, morditi più forte…” e io obbedisco, mordo più forte, un brivido di piacere doloroso mi percorre, mentre i denti lo tormentano più a fondo. “Spogliati tutta adesso… fammi vedere tutto..”. Mi alzo in piedi, sfilo le mutandine, resto così nuda, solo con le calze nere che delineano le mie cosce bianche, la pennellata di pelo fulvo sul pube. Vorrei accarezzarmi, ma aspetto. Aspetto che lui si riempia della vista del mio corpo, che ne percorra con lo sguardo ogni curva, ogni parte, ogni fibra. Il suo gemito di eccitazione mi da il via, so che è pronto. Con la mano indugio ancora sul seno, qualche istante. Poi scendo lentamente giù, le dita che tracciano ghirigori sul ventre, accarezzandomi piano. Incontro i peli del pube, ci giocherello, li rigiro tra le dita. “Stenditi… fammi vedere la tua figa meravigliosa aperta..tutta protesa verso di me…”. Mi siedo sul letto, lentamente mi appoggio indietro, rimanendo così, con le cosce aperte. Con le dita la tengo aperta, le grandi labbra, umide, delineano la clitoride, che emerge gonfia di desiderio. Nella mia mente sono le sue dita, le sue mani quelle che mi toccano, che mi accarezzano, che tormentano la mia clitoride, che si infilano nella fessura per poi ritrarsi. Il suo sguardo mi eccita, lo sento bruciare su di me. “…dai… continua..” mi sprona la sua voce calda, profonda. Con un dito inizio a penetrarmi, lentamente, lo faccio entrare ed uscire, un altro..un altro ancora. Sono bagnata, sento i miei caldi umori che lasciano scivolare le dita sempre più in fondo. Le mie dita e il suo sguardo si fondono, sono una sola cosa che mi da un piacere infinito, senza limiti. Tiro fuori le dita. le faccio scivolare dietro, torno su le rinfilo dentro con un colpo deciso, mentre un gemito di eccitazione mi sfugge dalle labbra. “…sono io che ti sto penetrando.. mi senti…?” mi chiedi. “..ti sento si… sento che sei tu….” mormoro, mentre continuo a muovere le dita dentro di me, seguendo il ritmo creato dalla mia eccitazione. Appoggio i piedi al bordo del letto, espongo al suo sguardo il mio buchetto, lui sa cosa sto per fare… mi piace eccitarlo ancora di più. Con le dita bagnate dai miei umori inizio a giocherellare con il buco del culo, lo dilato leggermente, lo penetro per poi ritrarmi. “..inculati, dai..” Un dito, un altro ancora… entro, è stretto, sento che le dita faticano ad entrare a fondo, spingo di più. Con la mente mi vedo così, con le cosce aperte, le dita che mi penetrano a fondo, mentre mi muovo scopando la mia mano. Mi vedo con il suo sguardo, so che adesso lui si sta masturbando , immaginando di essere lui ad incularmi, a farmi male. “…mettiti in ginocchio, fammi vedere come ti inculi…”, mi ordina. Mi metto a carponi sul letto, mostrandogli il culo, continuando a penetrarmi. Dalla cornetta appoggiata sul letto vengono i suoi gemiti, lo immagino mentre aumenta il ritmo della sua mano, sincronizzandolo con le mie dita che continuano ad entrare sempre più a fondo nel mio buchetto. Ormai sono sull’orlo di un orgasmo profondo, lo sento dalle contrazioni che vengono incontro alle mie dita. Eccolo..arriva lo sento che nasce e cresce dentro di me, un’eccitazione profondissima, calda, senza limiti. Affondo il viso sul materasso, sento i suoi mugolii, i suoi gemiti di godimento. “…sei splendida..adoro il tuo culo…” mormora. Sento i muscoli che si contraggono ancora intorno alle mie dita, gli ultimi sussulti dell’orgasmo. L’eccitazione si placa dentro di me, mentre il respiro ritorna lento. Mi alzo, mi avvicino alla finestra. “Ti è piaciuto?” gli sussurro nella cornetta. “Sei meravigliosa come al solito… non mi sarei mai immaginato che la pudica ragazza che ho sposato 10 anni fa sarebbe diventata una perversa dea del sesso come sei adesso….” ride rocamente. “Lo sai, si cresce..si cambia… a che ora torni stasera?” “Dopo le 10 credo… per giovedì prossimo hai già qualcuna delle tue idee così eccitanti?” Raccolgo le mutandine e il reggiseno da terra mentre mi dirigo verso il bagno. “Sai…pensavo… adoro i bagni pubblici delle stazioni..che ne pensi?” ridacchio nella cornetta. “Sei una porcella perversa… ti adoro… solo tu potevi pensare di affittare un appartamento di fronte a casa nostra per questi..meravigliosi giochetti…” “Ti aspetto sveglia… ciao” un bacio e chiudo la comunicazione. Apro la doccia… mi sfilo le calze. Sotto l’acqua calda, scrosciante lavo via l’eccitazione, le provocazioni del giovedì sera. Ogni giovedì un’idea diversa, un modo diverso di fare l’amore. Per lui ho finto di essere una puttana in attesa all’angolo di una strada, abbordata da un cliente sadico. Per lui ho deciso di fare l’amore nei bagni del ristorante più esclusivo della nostra città. Per lui mi sono inginocchiata tra le sue gambe a fargli un pompino nel palco a teatro. Per lui mi sono fatta masturbare in un cinema porno mentre due uomini vicino a noi ci guardavano eccitati. Ogni giovedì sera divento diversa per lui. Ogni giovedì sera divento diversa per me stessa. Godendo come non ho mai goduto.
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