Mi svegliai con uno stridio di scambi che mi risuonava nelle orecchie. Mentre mi stiracchiavo guardai fuori dal finestrino, un sole stupendo stava illuminando quella giornata e risplendeva sui tetti fiorentini, illuminando l’Arno con dorati bagliori. Mi attendeva un weekend a casa di Manuela, mia vecchia compagna di scuola che si era trasferita in quel di Firenze ormai da più di dieci anni, shopping per i negozi e come al solito la mia immersione nel mondo dell’arte rinascimentale che ogni volta sapeva stupirmi con emozioni nuove. Che gioia, questi pensieri riuscivano ad elettrizzarmi ogni volta che mi avvicinavo alla stupenda città toscana. Scesi a Santa Maria Novella, e trovai subito Manuela ad aspettarmi con quel fico di suo fratello Marco. Un bel morone alto 1.90 con gli occhi verdi, ed i capelli lisci un po’ lunghi, fisico modellato da anni di sport acquatici, insomma una favola! Salimmo in macchina e in pochi minuti eccomi a casa loro, in quella graziosa villetta con giardino, a disfare i miei bagagli. “Ragazze, ci vediamo stasera – disse Marco – io ora vado all’università, e vi lascio ai vostri acquisti!”. “Ok – gli rispondemmo in coro io e Manuela – a stasera!”. Prendemmo l’autobus che ci condusse in centro, e ci immergemmo subito in quel bagno di turisti, gente comune che andava al lavoro, respirando arte ovunque. Ci fermammo a mangiare nel solito grazioso ristorantino vicino a Piazza della Signoria, avevano dei dolci a dir poco favolosi, e c’era sempre un’atmosfera intima e familiare. Il simpatico signor Fosco, il gestore, ormai riconosceva sempre anche me, e mi chiedeva sempre, simpaticamente, di salutargli il Papa quando sarei tornata a casa, a Roma. Tornammo a casa, la sera, cariche di buste piene di oggetti d’ogni tipo (scarpe, abbigliamento, intimo, articoli di profumeria), i genitori di Manuela stavano uscendo in quel momento. In casa trovammo solo Marco, insieme ad un compagno di facoltà, Andrea, un milanese trasferitosi a Firenze per gli studi. Guardai Manuela, e capii che stava pensando la stessa cosa… dentro di me mi dissi: “Però, questo Marco se li sceglie belli gli amici… guarda quest’Andrea com’è!”. Lo scrutai in silenzio, guardai Andrea ed i suoi occhioni azzurri illuminati dalla maglietta aderente dello stesso colore, un tatuaggio che faceva capolino da sotto una manica, come scolpito in quel muscolo guizzante, il viso senza un’imperfezione incorniciato da riccioli biondi ed un po’ di barba, quel tanto che mi faceva impazzire, un sedere che parlava da quant’era perfetto… alla fine mi sentii avvampare le guancie e dovetti distogliere lo sguardo, aiutata per fortuna da Manuela che, nella stessa mia condizione, mi spronò a prendere le mie buste e sistemarle in camera. “Hai visto che ben di Dio – mi disse Manuela – non sai da quanto sogno di farmelo quando viene a trovare Marco!”. “Ah, come ti capisco cara – risposi io – l’ho visto da pochi minuti appena ma già ero in orbita e stavo fantasticando sul suo corpo…”. La cena si svolse in maniera allegra, nel ristorante cinese poco distante, e che raggiungemmo a piedi. Gli involtini primavera, i vari risotti, il tofu, gli altri secondi piatti ed i dessert furono generosamente digeriti a suon di sakè e grappe al ginseng. Rinvigoriti da quei cibi succulenti, e dalle rinvigorenti bevande alcoliche tornammo a casa. “Manu, io e Andrea siamo nella dependance, per continuare con le lezioni di piano.” “Ok Marco, noi ci guardiamo la cassetta che abbiamo noleggiato oggi pomeriggio – disse Manuela al fratello – se cambiate idea raggiungeteci fra una mezz’oretta e siete ancora in tempo per l’inizio! Io ora vado a farmi una doccia.” Io e Manuela ci avviammo al piano di sopra, nella zona notte, mentre Marco e Andrea aprirono la porta che dava nel giardino per andare nella dependance, dove era stato ricavato un grazioso studiolo per la signora Rosa, mamma dei due ragazzi, amante del piano come il figlio e della pittura. Nello studio si ritirava spesso a dipingere, al riparo dalle distrazioni che sempre erano presenti nell’abituale abitazione. In caso di ospiti numerosi, nella dependance c’erano un paio di camerette che, oltre a quelle di casa, servivano ad accogliere parenti ed amici in visita. Io non avevo mai dormito in quella dependance, la mia camera era sempre stata quella vicino a Manuela, ma sinceramente quella casetta piccolina e così accogliente, piena di tele e colori, era molto invitante. Spesso Manuela ci andava di nascosto col suo ragazzo. Mentre Manuela si faceva la doccia, sentivo le note di una dolce melodia raggiungere le finestre della mia camera, che si affacciava sul lato del giardino dove sorgeva la casetta, e mi misi ad ascoltare guardando il cielo stellato. “Tranquilla Roby, ho quasi fatto” mi disse Manuela in accappatoio, quando io le risposi “fai pure, io sto ascoltando il fratello pianista ed il suo allievo”. Manuela tornò in camera mia in piena tenuta da relax, con una tuta azzurra, prese la videocassetta ed andammo di sotto nel salone. Io sistemai la tv, mentre lei andò a rifornirsi di bibite e snacks vari da sgranocchiare durante la visione. Tornò stracarica di ghiottonerie! “Roberta, mi faresti un favore?” “Dimmi pure – le risposi io – di cosa hai bisogno?” “Ho paura che mio fratello si sia dimenticato del film…vagli a chiedere se vengono a vederlo anche lui e Andrea, così stiamo vicini vicini sul divano e… non si sa mai – mi disse facendomi l’occhiolino – cosa potrebbe succedere!” Mi alzai, e vergognandomi un po’ le risposi, sospirando: “Speriamo bene Manu, speriamo proprio bene…sarebbe un sogno!”. “Ok io allora intanto controllo la posta elettronica, tu sbrigati”. Uscii in giardino, e con meraviglia notai subito che era calato uno strano silenzio. Le note del piano non echeggiavano più nella notte. Le luci nella casetta erano quasi soffuse, e filtravano appena dalle graziose tende in pizzo. La porta era socchiusa, ed io entrai in silenzio e in punta di piedi, stando attenta a non far rumore. Nel salottino non c’era nessuno, soltanto le giacche di Marco e Andrea posate sopra una delle poltroncine in vimini. Le uniche luci erano quelle delle abatjour sopra a due tavolini gemelli. Stando attenta a non urtare niente, vista la poca luce presente, mi feci avanti fino ad arrivare nel corridoio, notai allora una luce più forte filtrare da sotto una porta, quella della camera matrimoniale. Mi sembrava d’essere in un film, mi inginocchiai piano per mettermi a sbirciare dal buco della serratura. Lo spettacolo che mi si presentò fu sconvolgente, inaspettato ma allo stesso tempo tremendamente eccitante! Andrea e Marco erano nudi, sopra al letto… sembravano due animali, Marco era a gattoni, con gli occhi chiusi e la bocca aperta da cui uscivano rantoli di piacere, Andrea sopra di lui lo cavalcava con spinte sempre più veloci e possenti. Rimasi incantata ad osservare il membro di Andrea apparire e scomparire dalle natiche sode di Marco, ero ormai a bocca aperta anch’io e mi sentii bagnare sempre di più fra le gambe, sentendo la necessità sempre più urgente di godere, di toccarmi. Non ce la facevo più, quei due corpi mi erano arrivati al cervello, volevo giocare con loro, godere insieme a quei due corpi perfetti, mi tolsi la gonna e gli slip, iniziai a spogliarmi nella semi oscurità del corridoio, introducendo nella mia vagina fradicia di umori una delle grosse candele che erano su uno dei candelabri poggiati sopra ad una mensola. Ma non era abbastanza, non era calda e fremente come il sesso di Marco che sbatteva contro i cuscini del letto…alla fine aprii la porta, e la richiusi a chiave dietro di me. Marco non si accorse subito della mia presenza, preso com’era dal godersi la monta del suo amico. “Roberta, e tu che… che ci fai qui, così… – mi disse Andrea – Che intenzioni hai? Mica ci vorrai rovinare la reputazione?”. Andrea non si spostò, e rimase a fissarmi continuando a tenere il suo pene dentro al corpo dell’amico. Marco allora, sentendo quelle parole, aprì gli occhi e mi disse: “Per favore, Roby, mia sorella ed i miei non sospettano niente, sarebbe un casino, non dire niente a nessuno!”, poi osservandomi lì in piedi vicino al letto, nuda, mi guardò da capo a piedi, soffermandosi per un attimo sul pube perfettamente depilato, e mi chiese: “Piccola, ma che intenzioni hai?”. Li fissai entrambi, persi nel loro piacere, feci scorrere le mie mani lentamente lungo il mio corpo, accarezzandomi e palpandomi i seni, poi giù fino al monte di Venere, mentre rivoli di piacere mi scorrevano lungo le cosce. “Ve lo faccio vedere io ora, che intenzioni ho, basta che non lo dite a nessuno… così siamo pari e questo sarà un segreto fra noi tre!”. Andrea continuava a scopare Marco, con spinte lente e poco frequenti, mentre Marco si masturbava. Mi distesi sul letto, prendendo tra le labbra il suo pene, che vibrò confermandomi che non aspettava altro. Lo umettai per bene, succhiandolo fino alla base, per poi prendere in bocca le palle, e dedicare a loro le stesse attenzioni. Dissi ai due ragazzi di spostarsi un attimo, e mi distesi sulla schiena, sotto a Marco, che feci poi salire sopra di me. Iniziai a baciarlo, la sua lingua era impetuosa e sapiente, e bruciava ad ogni colpo, ogni leccata, mentre Marco fissava la mia fica. “Cosa cavolo aspetti tesoro? Vuoi scoparmi si o no?” gli gridai… Marco introdusse piano piano il suo gran cazzo dentro di me, godendosi ogni centimetro della mia vagina pulsante e umida, poi iniziò a spingere, ed iniziò la danza. Andrea, dietro di lui, si stava toccando il cazzo ancor più grosso di quello di Marco, e volle avvicinarlo alla mia bocca per farmelo succhiare. Non ne avevo mai leccato uno così, e lo ingoiai tutto guardando Andrea negli occhi, continuando a fargli uno dei miei pompini da sogno. Temendo che volesse finire così, mi tolsi il cazzo di Andrea dalla bocca e gli dissi: “Ora che te l’ho ben inzuppato, continua ad inculare Marco, godiamo tutti e tre insieme”. Andrea, come un cagnolino ai miei ordini, salì sopra a Marco, che a gambe completamente aperte, con l’ano dilatato, non oppose resistenza quando l’amico lo montò ancora, anzi, Marco mi guardò e gemendo di piacere si strinse a me mentre il cazzo di Andrea gli entrava dentro. Iniziò questa danza a tre, e vedevo davanti a me il volto di Marco e poco più indietro quello di Andrea. Ogni volta che Andrea aumentava il ritmo delle sue spinte, così Marco mi scopava più velocemente a sua volta, se Andrea si fermava anche Marco si fermava dentro di me, per poi riprendere sempre più forte, con colpi sempre più profondi, come per affondare nel mio corpo. Mi sembrava di vedere, di sentire il cazzo di Andrea nel culo di Marco ogni volta che Marco si muoveva nella mia fica fradicia e bollente. Eravamo tutti e tre a bocca aperta… Andrea che guardava le chiappe di Marco, osservava in estasi il suo cazzo che entrava ed usciva, poi guardava me e sorrideva sornione. Marco che mi baciava, trasmettendomi ad ogni colpo il piacere che Andrea gli procurava, Marco che mi leccava il viso, che mi succhiava i lobi degli orecchi, che mi palpava i seni tormentando i capezzoli, Marco stretto tra due corpi sudati… Io che me lo guardavo, ancora quasi incredula, io che stavo scopando il fratello della mia migliore amica, io che lo scopavo mentre lui veniva inculato da un altro, io che mi sentivo porca quanto loro, ed accarezzando la schiena, aggrappandomi con le mani alle chiappe di Marco incontravo le mani di Andrea che per un istante si allacciavano alle mie… Andrea che iniziò a tremare, e mi guardava sempre più insistentemente, montando Marco sempre più velocemente, come per spaccarlo tutto, il cazzo di Marco che mi sembrava quasi mi stesse per arrivare in mezzo alla pancia da quanto spingeva a fondo… le grida… le grida di piacere, i sussulti dei corpi, quando Andrea venne gridando, inondando le viscere dell’amico di sperma, e nello stesso momento la mia vagina pulsante si strinse intorno al cazzo di Marco che mi venne dentro… Per qualche attimo rimanemmo attaccati tutti e tre, poi ci dividemmo. Lo sperma di Marco iniziò ad uscire gorgogliando, e Andrea si attaccò a me come se stese bevendo da una fontana, ripulendo il mio sesso da ogni goccia di quel nettare prezioso. La sua lingua mi fece godere ancora, intrecciai le gambe sulla sua schiena, e venni tirandogli i riccioli che gli incorniciavano il viso. Vidi Marco che stava per prendere un fazzoletto per pulirsi, era ancora a gattoni, lo fermai in tempo e misi la mia lingua dentro quel buco così aperto… lo sperma di Andrea gli era sceso appena lungo le gambe, e mi misi d’impegno per raccattarlo tutto con la lingua, per poi rimetterla di nuovo nel buco, così caldo e infiammato, e succhiare tutto il liquido che stava ancora scendendo, assaporando lo sperma di Andrea che non avevo mai sentito… ed era buono! Mentre io, a gattoni come Marco, gli stavo leccando il culo, Andrea si mise sopra di me. Mi entrò dentro con il suo pene enorme, inzuppandolo per bene, e poi in un colpo solo me lo mise nel culo. Gridai, e Andrea mi tappò la bocca con una mano. “Mica vorrai farti sentire da Manuela?”. “Già – pensai – Manuela… mi aveva mandato qua per dirvi del film, ora avrà dato per dispersa anche me”. “Non ti preoccupare – fece Marco – quella porca si starà esibendo in qualche video-chat come al solito masturbandosi con uno dei suoi vibratori in mondovisione!”. Continuai a godermi il cazzo di Andrea nel culo, che ormai si era fatto spazio dentro di me, colpo dopo colpo, come un ariete, mentre continuavo a leccare il culo di Marco e iniziai a menargli il cazzo, di nuovo duro come il marmo di una delle tante statue che ho visto tante volte a Firenze. Marco allora si voltò, rapido ed agile come un’anguilla, e me lo mise praticamente in bocca, sbattendomelo fin quasi in gola, per poi alzarsi dopo qualche mia leccata per andare dietro ad Andrea… cazzo che sfiga, non potevo vederlo così, lo vedevo soltanto con la coda dell’occhio riflesso in uno specchio… Marco e Andrea che si erano dati il cambio. Marco che inculava Andrea, Andrea che inculava me… la luna piena che illuminava lo specchio, vicino alla finestra. Alzai gli occhi, e dalla finestra aperta vidi la camera di Manuela. Lei nuda, che ci stava guardando, seduta sul davanzale, con un doppio cazzo finto che le entrava nella fica e nel culo contemporaneamente, lei che si masturbava come una forsennata guardando il suo tanto sognato Andrea che mi fotteva il culo, ed il suo caro fratellino Marco che scopava il sogno segreto di sua sorella al posto suo. Sorrisi a Manuela, non ero certa se mi avesse visto o meno, ma continuai a godere ancora a lungo quella notte, ed insieme a me godettero ancora i due cazzi che avevo a disposizione. Li pregai di farsi un 69, così Marco e Andrea si intrecciarono, l’uno sopra l’altro, l’uno prendendo in bocca il cazzo dell’amico, fino a farsi sborrare dentro, fino ad ingoiare tutto, mentre io cavalcavo uno dei pomelli del letto, scopandone la sponda, cercando ogni oggetto da potermi introdurre dentro… poi sentimmo dei passi. Una mano provò ad aprire la porta chiusa a chiave. Mi alzai ad aprire ed entrò Manuela, nuda, con il suo doppio fallo ancora inserito. Manuela si gettò famelica su Andrea, ed io continuai a scoparmi suo fratello in ogni modo. I due maschietti vollero forzarci a farci provare di tutto, e ci costrinsero a leccarci a vicenda: cazzo le donne non mi erano mai piaciute ma… quella situazione era più potente di una droga e non capivo più niente. Ubbidivo e basta. Leccavo Manuela mentre lei leccava me e mi stupii quando sentii avvicinarsi l’orgasmo. Tenni la sua testa sul mio pube mentre lei continuava a leccare, succhiare, toccare ovunque, mentre mi penetrava l’ano con un dito bagnato di saliva e di umori. Lei venne poco dopo di me. Mentre ci guardavano, Marco e Andrea si masturbavano a vicenda. Non avevamo più limiti, volevamo godere ancora, sempre di più, non ci bastava niente… Andrea mi guardò, sembrava sempre più porco, mi portò sopra di se su una metà del lettone, si stese mentre io lo cavalcavo e lui si aggrappava alle mie mammelle, ridendo… dall’altro lato Marco e Manuela erano rimasti a guardarci eccitati, Marco con la mano sul suo cazzo, Manuela che si faceva un ditalino, quando guardando Andrea negli occhi capii che intenzioni aveva, e ci girammo insieme a guardare i due fratellini. “Voi che fate – disse loro Andrea – mica vorrete starci a guardare no? Marco, non dirmi che non hai mai sognato di scoparti quel bocconcino di sorella che ti ritrovi!”. Io stavo godendo come non mai. Vidi Marco che, come accecato dall’eccitazione, prese sua sorella e, bloccandole le braccia, la fece stendere sul letto e, sempre tenendola ferma, gli sfiorò la fica con la punta del suo sesso, e lei sospirò gemendo. Allora Marco le lasciò le braccia, ed entrò completamente dentro di lei, Manuela per qualche attimo restò impassibile ed incredula a guardarlo, e a guardare me e Andrea, poi iniziò a baciare il fratello e a toccarlo ovunque, godendosi quei colpi impetuosi degni d’un giovane corpo d’atleta. Marco le venne dentro, mentre lei gridava il nome di suo fratello… fu fantastico. Continuammo ancora quella notte, in un intreccio di corpi, di sessi, di orgasmi, senza nessuna classificazione sessuale. Eravamo solo quattro giovani in calore che volevano godere a 360°
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