Da quando sono la schiava di mio padre la mia vita è cambiata radicalmente. L’abbigliamento prima di tutto: assenza totale d’intimo, gonne cortissime e provocanti o minuscoli abiti, tacchi a spillo altissimi. Oppure completamente nuda con indosso solamente le scarpe con il tacco. Catene, collari e guinzagli fanno oramai parte del mio abbigliamento. La rasatura del pelo sul pube e sull’ano mi rendono, secondo mio padre, ancora più nuda. Ma il cambiamento più profondo è avvenuto a livello mentale: sono ogni giorno più felice della strada che, con molta superficialità, ho intrapreso. All’inizio si trattava solamente di una curiosità adolescenziale, un capriccio. Con il passare dei mesi mi sono resa conto di essere profondamente sottomessa caratterialmente e di vivere in uno stato di perenne tensione erotica se dominata. Il fatto poi che il mio padrone assoluto sia mio padre rende tutto più perverso ed intrigante. Sapere che sto subendo quello che anche mia madre ha subito prima di me mi rende più profondamente femmina di qualunque altra possibile esperienza.Essere usata da mio padre, da Antonio o dagli uomini a cui mi presta esclusivamente per la propria soddisfazione sessuale mi rende, incredibilmente, orgogliosa.Subire le più oscene umiliazioni mi procura intensi e travolgenti orgasmi.Nonostante i miei 20anni mi sento molto più donna di molte mie coetanee, apprezzata, desiderata ed utilizzata esattamente per quello che sono, un animale da sesso.Può sembrare incredibile ma quando mi viene ordinato di allargare le cosce per mostrare agli ospiti di mio padre il mio sesso, dalle labbra pronunciate e rosse, sono orgogliosa di poter mostrare una bella figa e di far fare una bella figura a mio padre. Così come sono felice quando mi toccano e mi esplorano e quando si accomodano dentro di me, nella mia bocca, nel sesso o nelle terga e mi trovano accogliente, calda e comoda.Sono grata di essere punita e picchiata per ogni più piccola mancanza, anche perché ogni punizione si trasforma inevitabilmente in qualcosa di sessuale; se decidono di picchiarmi facilmente finiscono per colpirmi sul sesso sui seni, provocandomi ulteriori eccitazioni.Mi dispiace moltissimo che mio padre demandi il compito di frustarmi e picchiarmi regolarmente ad Antonio, invece di farlo lui direttamente, ma credo che sia una ulteriore forma di dominazione: fare picchiare la propria schiava da altri per il proprio divertimento e gustarne poi il risultato visivo è, in fondo, null’altro che una ulteriore umiliazione.Quando mio padre mi ordina di sedermi sulla sua scrivania, con i piedi sui braccioli della sua poltrona in modo che lui, seduto comodamente, possa gustare la visione del mi sesso esposto, faccio molta cura a sedermi sul bordo in modo da lasciare a portata di mano anche l’ano oltre che la figa: so che gli piace accarezzarmi ed esplorarmi comodamente. Ho anche imparato, a suon di schiaffi per la verità, a restare immobile in quella posizione anche quando qualcuno entra all’improvviso nello studio di mio padre, sia che si tratti di Antonio, sia che si tratti di estranei. Le prime volte la reazione istintiva di coprirmi e comunque di nascondere quella situazione imbarazzante faceva infuriare mio padre:“Ma vuoi capire Laura che tu devi restare a disposizione qualunque sia la situazione in cui ti trovi?!” E giù ceffoni:“ Non sei altro che un oggetto, e quindi se io o chiunque altro ti sta toccando tu devi restare immobile ed esposta e lasciarti toccare anche se qualcuno entra improvvisamente nella stanza.”Solo con il tempo ho capito che mio padre faceva apposta a farmi sorprendere in quelle umilianti situazioni per il proprio divertimento e per saggiare il mio livello di sottomissione.Lui stesso ha dovuto ammettere che sono molto più sottomessa di mia madre e di tutte la ragazze che ha usato.Fino al punto che ho accettato persino quello che mio padre e Antonio hanno pensato d’impormi qualche settimana fa. Ho già raccontato nella precedente lettera di come mio padre non mi presenti mai come sua figlia, d’altronde non sarebbe possibile. Mi presenta sempre e semplicemente come la sua schiava, in maniera che i suoi ospiti sappiano da subito come comportarsi con me e non abbiano nessun tipo di remora nei miei confronti. Sanno da subito che possono pretendere da me ogni oscenità ed usarmi come desiderano.Qualche settimana fa durante una delle cene di mio padre in cui io ero tenuta servire ad intrattenere i suoi ospiti, uno di questi, un medico proprietario di una importante clinica privata, era particolarmente affascinato dalla possibilità di avere una ragazza giovane e bella a propria completa disposizione. Continuava a chieder a mio padre quali fossero i limiti nell’utilizzarmi:“Ingegnere, ma davvero è possibile picchiarla per divertirci?”“Dottore, la mia schiava può picchiarla, palpeggiarla, esaminarla e montarla a suo piacere.”“Posso picchiarla anche sul sesso?”Mio padre sorrise, poi rivolto a me:“Cagna, mettiti sul divano a cosce larghe che il dottore vuole divertirsi…”Ubbidii e rimasi con il sesso esposto alla vista degli ospiti che mi guardavano in silenzio.Poi ancora rivolto al suo ospite, mio padre disse:“Vuole usare un frustino o preferisce usare le mani? Io le consiglierei di picchiarla a mani nude per gustare la morbidezza della labbra della sua figa, e poi, contrariamente a quello che potrebbe pensare, è più doloroso per lei, mi creda”Il dottore si sedette accanto a me e cominciò a toccarmi il sesso:“Dottore la colpisca forte, altrimenti la cagna gode…”Allora cominciò a colpirmi sul pube, sempre più forte; mi avrà dato una cinquantina di colpi prima di fermarsi con la mano dolorante, lasciandomi in lacrime e con la figa gonfia e violacea a disposizione degli sguardi.Poi la cena riprese e io continuai a servire mio padre e i suoi ospiti camminando a fatica per il dolore all’inguine.A questo punto fui testimone della incredibile richiesta che mi riguardava.Il dottore chiese a mio padre:“Non ha mai pensato di farla lattare?”“Cosa intende dottore?”“Stavo pensando, una così bella femmina con quelle splendide mammelle che si ritrova sarebbe perfetta se producesse del latte. E’ molto buono e nutriente. Sarebbe una rarità da offrire ai suoi ospiti, magari per allungare il caffè. Inoltre mungerla sarebbe un piacere:”“Mi spieghi meglio dottore, come sarebbe possibile?”Rispose mio padre già interessato.“Con delle iniezioni nelle tette, dolorose ma abbiamo visto che la sua schiava subisce docilmente il dolore anzi, sarebbe una nuova divertente tortura. La manda da me in clinica tre volte alla settimana e io le assicuro latte di vacca giovane fresco in una settimana. Si ricordi però che dovrà farla mungere due volte tutti i giorni; se la cosa le venisse a noia sospendendo le punture in pochi giorni cesserebbe la montata lattea.”Mio padre rimase in silenzio per qualche secondo, pensando alla assurda proposta, poi guardandomi chiese al dottore:“Ma le tette si rovineranno?”“Ma no ingegnere, è ancora giovane e non dovrebbero esserci problemi. Anzi, le verranno due belle tettone piene e sode con i capezzoli lunghi e sensibili. Certo se la cosa viene prolungata nel tempo è possibile che, quando si smetterà, le diventino un pò cadenti ma resterebbero comunque piacevoli da toccare, specialmente facendole penzolare…”Mio padre guardò Antonio e poi me, infine disse:“Dottore facciamo una prova. Domattina il mio segretario le porterà la schiava in clinica: cominci pure la cura a faccia in modo che sia dolorosa.”Poi dovetti infilarmi sotto il tavolo per soddisfare il dottore, mio padre e gli altri due ospiti che a causa del discorso appena sentito, erano eccitatissimi. La mattina dopo, dopo avere pulito le scarpe a mio padre come ogni mattina strusciandomi con la figa e leccandole con la lingua, Antonio mi condusse in clinica. Fummo ricevuti da una infermiera che ci disse: “Vi aspettavamo. Il dottore ci ha informato che la signora non ha avuto la montata lattea naturalmente e che quindi occorre procurargliela artificialmente.”Ci accompagnò in uno studio e mi disse di scoprire i seni ed attendere l’arrivo del dottore.Mi levai la giacca e rimasi con i seni nudi. Antonio si sedette e io restai in piedi in quanto non mi aveva dato il permesso di sedermi.Dopo circa 10 minuti arrivò il dottore, accompagnato da due suoi colleghi; salutò Antonio e poi, indicandomi con la mano si rivolse ai colleghi:“Che vi dicevo? Non è bella?!”Poi rivolto a me:“Levati anche la gonna… Come ti chiami, non lo so…”Antonio rispose al mio posto:“La chiami pure cagna: è abituata così…”“Uhm…, fantastico: Va bene cagna, via la gonna. Voglio che i miei colleghi ti vedano bene. Non mi credevano quando ho raccontato loro cosa sei e quanto sei bella:”Mi levai la gonna e rimasi esposta agli sguardi lascivi:“Guardate, ha ancora la figa rossa e gonfia per gli schiaffi che si è beccata ieri sera. Non è fantastica?!”Mi venne vicino e mi fece allargare di più le cosce per potermi toccare più comodamente.Anche i suoi colleghi si avvicinarono e presero a palpeggiarmi senza ritegno, mentre il dottore parlava con Antonio:“Solitamente utilizziamo tecniche che rendano il dolore meno intenso, ma l’ingegnere ha richiesto esplicitamente di farle male e quindi provvederemo in questo modo. Tutte le mattine che la porterà qui verrà sottoposta ad una sedute di schiaffi sulle mammelle, in modo da renderle più sensibili e doloranti. A questo provvederanno con piacere i miei collaboratore. Poi procederemo alle iniezioni direttamente nell’aureola dei capezzoli, dove è più doloroso, penetrando con l’ago per circa due centimetri.”Antonio rispose: D’accordo, faccia lei.”E così cominciò la tortura.Mi legarono le braccia dietro la schiena, tirandole in alto e fissandole ad una catena che pendeva dal soffitto. In questo modo ero costretta a stare chinata in avanti a novanta gradi, lasciando penzolare i seni. Poi i due colleghi del dottore cominciarono a colpirmi i seni con la mano aperta, schiaffeggiandoli uno da una parte l’altro dall’altra, fino a quando le mie mammelle non furono rosse e doloranti. Il dottore disse:“Lasciamola qui per qualche minuto in modo che il dolore possa propagarsi a tutta la mammella. Intanto andiamo a farci un caffè.” Uscirono per qualche minuto e quando rientrarono effettivamente il seni mi bruciavano come se vi avessero versato del liquido bollente. Mi liberarono le braccia ma non i polsi ed i due assistenti mi tennero per i gomiti mentre il dottore esaminava i miei seni. Poi, senza nessuna delicatezza e preavviso, mi afferrò una tetta con una mano ed infilò l’ago con decisione a pochi millimetri dal capezzolo. Urlai pensando di svenire per il dolore, ma non svenni ed il dottore ridendo disse:“Fai la brava cagna, dobbiamo bucherellarti anche l’altra tetta e poi è meglio che ti abitui: questa cura dovrai farla tre volte alla settimana…” Dopo una decina di giorni avevo le mammelle gonfie di latte ed i capezzoli di colore rosso bruno, duri e straordinariamente lunghi. Da allora, ed è quasi un mese oramai, due volte al giorno, alla sera ed alla mattina, vengo munta.A volte manualmente per divertire gli ospiti di mio padre, a volte meccanicamente con una mungitrice automatica. Si tratta di un apparecchio che viene utilizzato per le mucche e che è stato adattato per aspirare il latte dalle mie mammelle. Latte che mio padre usa per la propria colazione o da offrire ai sui ospiti, specificandone la provenienza. Capita spesso che però venga usato per i gatti di mio padre o che venga semplicemente buttato via. Una sera che ne era avanzato, durante una delle cene di mio padre, uno degli ospiti che aveva bevuto più del dovuto prese la caraffa che conteneva il mio latte e ci urinò dentro, creando un miscuglio di urina, sperma e latte umano che mi ordinarono di leccare tutto a quattro zampe, con grande divertimento degli altri ospiti.A volte devo strizzarmi le mammelle da sola per fare uscire il liquido che qualcuno succhia direttamente dal mio seno. Mio padre preferisce strizzarmi lui e succhiare, come un bambino, direttamente di miei capezzoli. In qui momenti sono felice.Tre volte alla settimana vado in clinica per il trattamento ed il dottore spesso ne approfitta per soddisfarsi con il mio corpo. Capita di sovente che i suoi assistenti siano impegnati in qualche visita ed allora sono costretta a schiaffeggiarmi i seni da sola fina ad ottenere la giusta tonalità di viola. Non occorre più legarmi le braccia ed i polsi: come predetto dal dottore, mi ci sono abituata.
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