Paola ha trentotto anni compiuti a maggio. L’altezza non è il suo punto forte. Supera appena il metro e sessanta, ma un corpo mediterraneo la rende molto attraente.Una chioma bruna che rasenta il nero, le incornicia un bel viso con un sorriso incastonato da due carnose labbra. Un seno prorompente la rende particolarmente erotica. Il culo, sodo e alto, fa da contorno a due fianchi femminili e due cosce che, seppur non slanciate, sono proporzionate alla sua figura.Insomma, Paola è una donna che sprigiona erotismo da ogni punto di vista.Ultimamente, poi, ha cominciato a portare un paio di piccoli occhiali che le conferiscono un’aria da “porno segretaria”.In poche parole… avevo deciso di scoparmela! La conoscevo da diverso tempo, ma il nostro rapporto era sempre rimasto marginale e non si era mai, minimamente, approfondito. Tanto che non avevo neppure il suo numero di telefono e lei non aveva il mio.Un giorno mi venne a trovare poiché doveva risolvere un problema ed aveva necessità del mio aiuto professionale.Terminato il colloquio, le lasciai il mio bigliettino da visita accompagnato dal numero del cellulare, invitandola a chiamarmi appena avesse avuto novità in merito alla sua problematica,- o anche solo per parlare, aggiunsi con un pizzico di malizia.Paola prese il biglietto ed andò via.Passarono alcuni giorni e ciò che avevo sperato non accadde. Paola non mi chiamò, finché una sera mentre ero a casa davanti al televisore a gustarmi una partita di Champion’s League, squillò il telefonino. Comparve un numero non in memoria. Risposi ed era lei.Mi comunicò l’esito dell’incontro in merito alla sua vicenda, dicendomi di aver ritirato i documenti necessari per proseguire e che me li avrebbe portati nei giorni seguenti.Chiudemmo la conversazione e mi affrettai a salvare il suo numero sul mio cellulare.Quella stessa sera le inviai un sms a cui seguì un secondo di buonanotte. Lei non rispose, facendomi così credere di non essere disposta ad alcun incontro all’infuori di quelli strettamente professionali.La mattina dopo, però, mi arrivò un sms da un altro numero, ed il testo del messaggio era il seguente:“SCUSA PER IERI. TI HO CHIAMATO DAL TELEFONO DEI MIEI. QUESTO E’ IL MIO NUMERO. BUONA GIORNATA”.Qualcosa si stava muovendo. Trascorsero un paio di giorni e Paola venne in studio da me.Stavo nella mia stanza con la porta chiusa e la testa “infilata” nel computer quando sentii bussare.Pronunciai “Avanti” e Paola aprì la porta. Il suo abbigliamento mi lasciò senza fiato: un top chiaro molto aderente che non riusciva a trattenere la prosperosità del seno; una minigonna nera, abbastanza corta ed in più con uno spacco che partiva dalla vita.Mi alzai e, superata la scrivania, le andai incontro dandole il benvenuto. La feci accomodare e mi sedetti di fronte a lei utilizzando la seconda sedia di fronte alla scrivania, un modo per farla sentire a proprio agio e per distinguerla dagli altri clienti.Paola accavallò le gambe e dallo spacco la coscia fece mostra di tutta la propria femminilità. Infatti nulla nascondeva la presenza di un reggicalze nero e di autoreggenti con un’alta balza di pizzo.Notai immediatamente le scarpe: un classico decollete nero con un tacco a spillo alto almeno dieci centimetri.Ci mettemmo a parlare dei giorni appena trascorsi ed il dialogo lasciò fuori ogni problema lavorativo.Solo dopo una mezz’ora di conversazione, Paola mi comunicò l’esito dell’incontro e mi chiese consiglio su come comportarsi.Assunsi nuovamente la veste professionale e le risposi. Fui abbastanza esauriente e quando terminai nell’esposizione, mi alzai in piedi. Paola fece lo stesso, ma nessuno dei due si mosse dalle rispettive posizioni.Fu a quel punto che mi avvicinai e l’abbracciai. Paola ricambiò l’abbraccio ed in pochissimo tempo ci ritrovammo a baciarci.Nonostante i tacchi alti, Paola dovette allungarsi sulla punta dei piedi per baciarmi con passione e non appena le infilai la mano sotto la gonna, lei si staccò per paura che qualcuno potesse entrare nella stanza.Mi avvicinai alla porta e la chiusi a chiave. Paola non perse tempo e si tolse il top. Il suo seno, privo di qualsiasi indumento intimo, proruppe in tutta la sua magnificenza. Le chiesi che misura avesse e lei candidamente mi rispose di indossare la quarta, ma anche quella taglia le andava un po’ stretta.Ecco perché spesso non indosso nulla, ci tenne a precisare.La abbracciai nuovamente; ne approfittati per palparle le tette con forza e con passione, succhiandone i capezzoli.Paola iniziò a gemere, portandomi la testa sempre più giù. Mi ritrovai in ginocchio, le sollevai la gonna e notai anche l’assenza degli slip. Le allargai dolcemente le cosce ed affondai la lingua nella sua vulva.Paola si piegò sulle ginocchia assaporando il dolce sapore della mia lingua. Tintinnai la punta sul clitoride, per poi affondare dentro la sua vagina. La scopai con la lingua per diverso tempo, indurendola nel momento della penetrazione e rendendola morbida quando mi trattenevo dal succhiarle il clitoride.Paola represse un urlo di piacere per paura di essere ascoltata nelle stanze attigue, ma allontanò la mia testa dal proprio sesso, diventato sensibile dopo l’orgasmo.Si tolse la gonna, rimanendo in calze, reggicalze e scarpe. Mi volse le spalle ed appoggiò entrambe le mani alla parete. Teneva la schiena leggermente arcuata e la posizione favorì l’esposizione del culo.La presi per i fianchi ed appoggiai il cazzo sulle labbra della fica. Erano ancora bagnate ed inumidirono per bene tutto il mio pene. La penetrai facilmente e non appena le fui dentro, Paola iniziò a gemere trattenendo, però, ogni voglia di urlare per non farsi sentire.Girò il volto alla ricerca delle mie labbra. Mi piegai leggermente avvicinando il viso, cercando il contatto con la sua bocca. Ci baciammo con un calore incredibile mentre i nostri sessi si univano con passione.La stantuffai con vigore e quella piccola violenza parve essere gradita alla donna. Paola m’incitò ad andare avanti ed a scoparla sino a sfinirla. Le grandi labbra serravano il mio cazzo che faticò a non eiaculare. Per un momento dovetti pensare ad altro per evitare di godere.Finalmente ripresi il controllo e continuai tranquillamente a fotterla.Paola godette nuovamente. Quel secondo orgasmo fu ancora più intenso e devastante del precedente.Paola chiuse gli occhi e strinse le mani a pugno. Aprì la bocca emettendo un urlo sordo. Si scosse lungo la schiena e, passato il brivido del piacere, mi guardò e disse:Spaccami il culoSfilai il cazzo dalla fica che continuava a sbrodolare.Paola si spostò ed andò di fronte al mobile basso al lato della stanza. Vi poggiò sopra le mani e si piegò a novanta gradi. Per aiutarmi portò le mani sulle chiappe aprendole completamente. Davanti ai miei occhi si presentò il suo buco del culo già rotto da altre esperienze. Presi la verga in mano e la poggiai sul buco. Il pene era completamente bagnato dai suoi umori e mi bastò esercitare una piccola pressione perché la cappella sparisse nel suo ano.Paola fece una piccola smorfia di dolore, ma subito dopo il piacere della sodomizzazione la fece gemere.Mantenne le mani sulle chiappe tenendole bene aperte.Le trombai il culo per alcuni minuti, meravigliandomi di come non ebbi l’istinto di godere. Paola gemeva in continuazione, mostrandomi di godere per quella penetrazione. Infatti poco dopo disse:Continua… adoro essere inculataLa inculai con vigore anche perché potevo gustarmi il movimento delle sue enormi tette che ballavano in seguito alle vigorose botte che le davo nell’incularla.Questa volta non godette anche se ci andò molto vicino. Io, invece, ero al limite.Le sfilai il cazzo dal culo e lo tenni in mano, dicendole:Voglio la tua boccaPaola si girò verso di me, prese in mano il cazzo e lo segò per alcuni secondi. S’inginocchiò e leccò la cappella. Sentì il sapore dei suoi umori e del proprio culo. Lo pulì e lo inghiottì nella bocca. Si tenne ferma ai miei fianchi e si mise a pompare. La vedevo dal mio punto di vista: la testa andava su e giù e le mascelle formavano due fossette per il continuo succhiare. La presi da dietro la testa e le impressi il ritmo del pompino. Paola lo seguì continuando a tenere il cazzo in bocca ed a giocare con la lingua sul glande.Esplosi in una violenta quanto abbondante sborrata.Paola la raccolse in bocca per poi ingoiarla completamente.Tenne il cazzo in bocca per pulirlo dai piccoli residui di sperma. Si alzò e si ricompose.Eravamo felici e soddisfatti.Ci baciammo con l’intento di rivederci. Prima di andare via Paola mi disse:La prossima volta saremo soli… e potrò dare libero sfogo ai miei desideriSorrise, aprì la porta ed andò via Passarono due giorni e mi arrivò un SMS:OGGI POMERIGGIO MIO FIGLIO NON CI SARA’… TI ASPETTO A CASAIl messaggio era stato inviato dal telefono di Paola.La chiamai e ci mettemmo d’accordo nel vederci quel pomeriggio verso le sei. Mi venne ad aprire in accappatoio. Ci baciammo con passione e la liberai immediatamente dell’unico indumento che aveva indosso. Rimase completamente nuda. Mi tolsi i pantaloni restando con la sola camicia. Paola mi abbracciò e mi baciò. Con la mano destra scese lungo tutto il corpo sino ad arrivare alla verga eccitatissima. La prese in mano e mi segò.S’inginocchiò e lo prese in bocca. Leccò l’asta per la sua interezza, quindi scese a succhiare la sacca dei testicoli, mentre con la mano lo scappellava facendomi eccitare ancor di più. Risalì con la bocca sino a farlo scomparire tra le sue labbra per poi mettersi a pompare.Si alzò nuovamente e mi sbottonò la camicia.Entrambi nudi, mi prese per mano e mi portò nella camera da letto.Si stese sul materasso e divaricò le cosce con il chiaro invito di scoparla. Mi sistemai tra le sue gambe, mi adagiai su di lei e la penetrai dolcemente. Cominciò la giostra. Sentivo il cazzo risucchiato dalla sua fica, mentre con le mani le palpavo le tette e con la lingua le dipingevo i capezzoli. Paola teneva le mani sulla mia testa, scompigliandomi i capelli e godendo della penetrazione. Chiuse gli occhi e rivolse la testa all’indietro, arcuando la schiena. Voleva sentire ogni punto della scopata e voleva assaporare ogni attimo di piacere.Cercò con le labbra la mia bocca per baciarmi, mentre i nostri sessi continuavano ad incastrarsi come un perfetto puzzle.Ci capovolgemmo sul materasso rimanendo uniti. La presi per le chiappe e le infilai un dito nel culo. Paola si abbassò su di me e sussurrò:- Con il dito non sento niente. Infila il cazzoSi mise carponi sul letto, allargò le chiappe con le mani e facilitò la penetrazione.Il culo di Paola era ormai rotto e non mi fu difficile entrare, anche perché lei lo allargò con le mani.La presi per i fianchi, stringendo le chiappe intorno al cazzo. Paola assecondò i miei movimenti, facendomi esplodere dalla voglia di godere. Cercai di trattenermi. Mi piegai su di lei, l’afferrai per i capelli e le sollevai il capo. Iniziai ad insultarla nei modi più umilianti che conoscessi e Paola si eccitò ancor di più sino a raggiungere un violento orgasmo che sprigionò con gemiti ed urla.Sfilai il cazzo fuori del suo culo e le dissi di sdraiarsi sul materasso.Mi misi su di lei, sistemando il cazzo in mezzo alle sue enormi tette. La invitai a farmi una spagnola. Paola afferrò il proprio seno e mi masturbò con le sole tette, scappellandolo ogni volta che tirava giù.Voleva la mia sborra e me lo disse con lo sguardo pieno di desiderio.Mi sedetti sul bordo del letto, facendole posto in mezzo alle mie gambe.Paola s’inginocchiò, prese il cazzo in mano e lo smanettò, mettendosi a leccare le palle e la base della verga. Salì con la lingua, spostò la mano e mi spompinò con la sola bocca. Mentre succhiava, continuò a giocare con la lingua, facendomi impazzire dal piacere.Mi alzai in piedi, facendola rimanere in ginocchio, la presi per i capelli tenendole la testa a pochissimi centimetri dal mio cazzo, smanettandolo e sborrando violentemente sul suo volto. Fu un’eiaculazione lunga ed abbondante che le ricoprì gran parte del viso. Gli schizzi erano potenti e la colpirono in piena faccia, sugli occhi ed uno andò a finire sui capelli.Paola aveva una maschera di sborra e sorrise all’idea di come poteva apparire.Pulì il cazzo dai pochi residui di sperma rimasti, quindi lo accarezzò rimanendo in ginocchio. Fu a quel punto che mi sorprese, dicendomi:Ti va di pulirmi pisciandomi in faccia?Rimani ferma e ti faccio una doccia di piscioAttesi che il cazzo si acquietasse e che sopraggiungesse lo stimolo e cominciai a pisciare. Per aggiustare la mira, presi la verga in mano e la diressi verso il suo volto. Le sciacquai la faccia con la pipì e Paola aprì la bocca cercando di bere il mio caldo liquido giallo.Quando l’ultima goccia di piscio uscì dal mio cazzo, Paola lo prese in bocca sia per pulirlo sia, soprattutto, per assaporare il gusto della mia urina. Mi sedetti, sfatto, sul letto. Avevo davanti una troia, ma nulla avrei immaginato di quello che Paola mi avrebbe raccontato di lì a pochi minuti.Andammo in bagno a pulirci, tornammo in camera da letto e ci distendemmo. Paola mi accarezzò ed iniziò il suo racconto. “Era separata da molto tempo con l’ex marito Nicola.I primi tempi del matrimonio tutto filò via alla perfezione, ma in seguito arrivarono i problemi. Nicola era, ed è tuttora, sottufficiale della Marina Militare.Un giorno arrivò nella base navale una nave americana con il suo carico di militari.Nicola quella sera arrivò a casa euforico e Paola non riusciva a capire il motivo di tanta allegria. In ogni modo le stava bene che in casa, finalmente, si respirasse un po’ d’aria serena.La mattina successiva, prima di andare a lavorare, Nicola disse a Paola che al suo rientro sarebbero usciti e la doveva essere vestita sexy. Paola sapeva cosa intendeva il marito per vestito sexy. Qualcosa di molto scollato e corto, con un intimo composto soltanto da calze autoreggenti e reggicalze.Dopo il lavoro, Nicola si presentò a casa con due suoi colleghi americani, entrambi di colore.Paola rimase sgomenta da quell’inaspettata visita, e, soprattutto, quasi si vergognò per il proprio abbigliamento. Prese il marito da parte e gli rimproverò di non averla avvertita. Nicola biascicò qualche parola di giustificazione, ma rassicurò la moglie. Aveva portato i colleghi per farli ambientare, ma presto sarebbero andati via.Tornarono dai due afro americani e Paola chiese loro se volevano qualcosa da bere. I due si guardarono stupiti. Nicola intervenne e disse alla moglie che non parlavano una parola d’italiano. Tradusse lui in inglese ed i due rifiutarono, dicendogli che erano andati lì per scopare.Paola non conosceva l’inglese quindi non capì.Nicola sorrise, disse alla moglie che non volevano niente e si alzò. I due militari rimasero seduti sul divano con Paola che era sempre più confusa.Nicola annunciò che si sarebbe allontanato da casa e Paola rimase sgomenta. Si lamentò di essere lasciata sola in casa con i due americani e non capì cosa volesse dire che i due allungassero dei soldi al marito. Lo prese per il bavero della giacca e gli chiese cosa significasse tutto ciò.Nicola si limitò a dirle che il figlio, Luca, lo avrebbe portato con sé sino al suo rientro.Uscì di casa.Paola guardò i due americani che si avvicinarono con bramosia. Avevano entrambi un fisico asciutto ed atletico ed erano il doppio di lei. Si sentì impossibilitata ad ogni reazione e capì soltanto allora che il marito si era fatto pagare per farla scopare con quei due. In quel preciso momento si sentì una puttana.Cercò timidamente di divincolarsi dalla presa dei due uomini, ma erano troppo più grandi e più forti di lei. Le strapparono il top facendola rimanere con le enormi tette al vento. Quindi le strapparono la chiusura della minigonna, avendo poi facilità nel liberarsi della stessa.Rimase nuda con indosso soltanto le calze, il reggicalze e le scarpe con il tacco a spillo.I due neri si spogliarono in gran fretta e mostrarono a Paola il loro cazzo. Una verga di dimensioni spaventose. La presero per i capelli e la fecero inginocchiare in mezzo a loro. Paola prese i due cazzi, uno per mano ed ancora di più si rese conto della grandezza dei due membri. Tirò fuori la lingua per leccarli. Si limitò a leccare la cappella e a tintinnare sul prepuzio, sentendo montare l’eccitazione. Provò ad infilarsene uno in bocca, ma faticò moltissimo a pompare un cazzo di quelle dimensioni. Nel loro parlare inglese, riuscì solo a capire che uno si chiamava Robert e l’altro Alexander.Fu quest’ultimo a portarsi dietro di lei, prenderla per i fianchi e scoparla, mentre era impegnata a spompinare il cazzo di Robert.Stava facendo un’orgia con due uomini di colore, di cui a mala pena conosceva il nome e, soprattutto, per denaro.Pur con tutta la violenza che stava subendo, si stava eccitando da morire.Per un attimo si liberò del cazzo dalla bocca e riuscì a scorgere il rosso della cappella contrastare con il resto del cazzo scuro. Non aveva mai visto una verga così grande e l’accarezzò con la mano avvertendone tutta la consistenza. Riprese a pompare mentre Alexander continuava a fotterla. All’improvviso l’uomo smise, sfilò il cazzo dalla fica e lo poggiò sul piccolo ano di Paola. La donna aveva già provato la sodomizzazione, ma si spaventò all’idea di essere sventrata da un simile arnese.L’uomo esercitò una leggera spinta ed il culo di Paola cedette. Le pareti dell’ano si allargarono per permettere l’ingresso di quell’enorme cazzo. Paola strinse le mani per il dolore, che si dimostrò passeggero, lasciando ben presto il posto al piacere. Paola non aveva mai nascosto la sua preferenza per l’inculata. La sodomizzazione di quella volta, da parte di un cazzo di dimensioni esagerate, le procurò un immediato orgasmo. La donna nascose il proprio piacere e continuò a spompinare la verga di Robert.I due maschi parlavano tra loro in inglese e Paola non riuscì a capire nulla. Le sembrò, però, che la stessero prendendo in giro. Infatti ogni frase era seguita da una risata sarcastica e da parole che sembravano d’insulto nei suoi confronti. Cominciò a piangere quando Alexander si piegò su di lei, le palpò le tette, la prese per i capelli e le sussurrò in un italiano dal forte accento straniero:- “PUTTANA”.Robert le sfilò il cazzo dalla bocca ed andò a sedersi sul divano. Prese il cazzo tra le mani e si segò nel vedere l’amico continuare ad inculare la povera donna.Alexander continuò la sua opera per qualche altro minuto, quindi sfilò il cazzo dal culo di Paola e raggiunse il suo compagno.Paola rimase carponi per terra, con lo sguardo rivolto verso i due maschi che, nel vederla, continuavano a segarsi.Robert le fece cenno di camminare carponi, imitandone i gesti. Paola dovette ubbidire e prese a muoversi a quattro zampe.Dopo una serie di umiliazioni, come leccare il pavimento o abbaiare, Alexander le fece cenno di avvicinarsi.Paola si portò ai loro piedi e fu costretta a leccare le scarpe ancora calzate dai due neri. Quindi fu fatta alzare e Alexander la impalò penetrandola nella fica a cavalcioni. Paola si muoveva su e giù con le enormi tette che ballonzolavano. Robert si alzò e si portò dietro la donna. Le divaricò le chiappe e la sodomizzò rendendola protagonista di un’eccitantissima doppia.Paola sentiva i due cazzi dentro di sé. La sottile membrana che divideva il culo dalla fica non era sufficiente ad eliminare la sensazione del contatto. La donna raggiunse un altro orgasmo che soffocò.La donna sentiva i cazzi sempre più eccitati, pulsare dentro di sé. Capì che stavano per scoppiare e n’ebbe la conferma quando i due uomini la fecero nuovamente inginocchiare per terra.Si misero di fronte a lei con i cazzi a tiro. Paola li dovette leccare sulla cappella e subito dopo esplosero in una sborrata impressionante. Paola non aveva mai visto tanta sborra tutta insieme.Gli schizzi le arrivarono su ogni parte del viso ed in parte anche in bocca, con il conseguente, inevitabile ingoio.Sembrava una maschera di sperma e le fu vietato pulirsi.Alcune gocce erano cadute sul pavimento, ed i due militari la obbligarono a pulire con la lingua. Mentre Paola si trovava carponi con la lingua sul pavimento, sentì lo scroscio del piscio. I due maschi stavano urinando vicino alla sua bocca e la costrinsero a leccare anche la pozza di urina che andava formandosi.Paola scoppiò a piangere, ma nulla poté contro il volere dei due neri.Leccò tutto il piscio caduto sul pavimento e quando ebbe finito, vide un bicchiere colmo d’altra urina. Robert ed Alexander lo porsero e lei dovette trangugiare altra pipì.Robert prese il proprio telefono e compose un numero. Formulò una frase in americano, quindi chiuse la conversazione. Paola non capì nulla del discorso, afferrò i vestiti e si ricompose alla ben meglio.I due uomini si rivestirono anche loro e subito dopo rientrò il marito della donna.Nell’immediatezza non disse nulla. Andò in bagno e si mise sotto la doccia. Non riusciva a togliersi di dosso l’odore dello sperma e, soprattutto, dalla gola l’acre sapore del piscio.Durante la cena, all’improvviso, Paola chiese a Nicola quanto era valsa la sua scopata con i due americani. Nicola fece finta di non capire. La discussione si fece accesa e cominciarono a volare parole ed urla.Nell’impeto Paola disse che era stata costretta anche a bere il piscio e Nicola per tutta risposta la prese per i capelli, la costrinse a prendere il cazzo in bocca e le urinò in gola, dicendole: “Adesso bevi anche questo, di piscio”. Paola cercò di divincolarsi, ma gli schizzi erano violenti e la gran parte di pipì le terminò direttamente in gola.Quando Nicola lasciò la presa, Paola si alzò e sputò addosso al marito, accompagnando il getto con frasi del tipo “mi fai schifo”.La mattina dopo il marito andò via di casa. Il giorno dopo Paola era indaffarata. Per quella sera il figlio aveva organizzato una piccola festa ed aveva invitato diversi suoi compagni di scuola ed amici.Del gruppo facevano parte anche alcuni ragazzi più grandi, e quattro di loro erano maggiorenni. Questa circostanza non era mai piaciuta a Paola che temeva che i ragazzi più grandi potessero avere influenze negative sul figlio.Però Luca aveva insistito perché quella sera ci fossero anche loro e la madre non aveva saputo dire di no.I ragazzi arrivarono e Paola per lasciarli liberi da ogni presenza di controllo, si ritirò nella propria camera da letto, lasciando i ragazzi felici di poter giocare.Ogni tanto si affacciava senza farsi vedere per controllare che tutto andasse per il meglio.Era sdraiata a letto, con indosso soltanto una canottiera nera di seta ed un perizoma, anch’esso nero. Stava guardando la televisione, quando fecero irruzione nella camera i quattro ragazzi maggiorenni.Paola scese giù dal letto intimando loro di andarsene, ma il più forte la prese per i capelli e le ordinò di tacere.La buttò sul letto, si slacciò la patta dei pantaloni, tirò fuori il cazzo e si mise a cavalcioni su di lei, con il cazzo sulle sue labbra. La costrinse ad aprirle ed infilò la verga in bocca.Paola lo spompinò mentre con gli occhi velati di lacrime, vide gli altri tre rovistare tra le sue cose.All’improvviso fu liberata dal cazzo nella bocca e le buttarono al suo fianco un paio di calze autoreggenti nere ed un reggicalze anch’esso nero. La costrinsero ad indossare gli indumenti. Dall’armadio presero un paio di scarpe con un classico decollete ed un tacco a spillo alto dieci centimetri. La obbligarono a calzarle.La costrinsero a sfilarsi la canottiera scoprendo le sue immense tette.Rimase nuda con indosso soltanto gli indumenti intimi e le scarpe.Uno dei ragazzi tirò fuori una macchina fotografica digitale e scattò le prime fotografie. Paola cercò di coprire la sua nudità, ma fu subito minacciata e si rassegnò a farsi fotografare nuda.La fecero girare, appoggiare le mani alla parete ed assumere pose provocanti, con relative fotografie.Fatta mettere carponi i quattro si fecero spompinare a turno ed uno di loro, libero da ogni atto sessuale, continuò a fotografare la performance erotica della donna.Passarono poi a scoparla con lei carponi, costringendola a guardare l’obiettivo della macchina ed acquisendo un gran numero di fotografie.Riposero la macchina fotografica e si dedicarono alla donna.Il capo della banda si sdraiò sul letto con il cazzo ritto. Si masturbò davanti gli occhi di Paola, quindi le ordinò di mettersi a cavalcioni sul proprio membro. Paola eseguì l’ordine e si fece scopare. Il maschio la prese dalle spalle e la portò verso di sé. La baciò sul collo e più Paola si ritraeva, più il ragazzo infieriva. Le palpò le chiappe ed allargò il buco del culo. A quel punto il secondo ragazzo la montò da dietro e la inculò senza alcun’accortezza. La donna si ritrovò ad ospitare dentro di sé due verghe. Girò il volto per non incontrare lo sguardo del suo violentatore e si parò davanti il terzo cazzo. La prese per i capelli e la obbligò ad aprire la bocca per spompinarlo mentre il quarto, dopo aver fatto una foto alla donna piena di cazzi, le poggiò il suo in mano facendosi segare.Stavano abusando senza ritegno d’ogni buco del corpo di Paola quando sentirono il figlio chiamarla a gran voce. Il ragazzo più vicino alla porta si precipitò chiudendola a chiave.Gli altri tre lasciarono momentaneamente la donna che si ricompose alla men peggio, aprì la porta e si affacciò con la sola testa. I quattro ragazzi stavano nascosti dietro di lei, pizzicandole le chiappe nude ed infilandole le dita delle mani nella fica brodolosa.Paola chiese al figlio cosa volesse ed il ragazzo rispose che volevano la torta. Paola lo rassicurò dicendogli di aspettare ancora un po’. Quando fosse giunto il momento sarebbe uscita ed avrebbe tirato fuori la torta.Il figlio fu convinto dalle parole della madre e raggiunse gli invitati alla festa.Paola tirò un sospiro di sollievo, ma durò poco.I suoi aggressori la presero per i capelli, chiusero la porta e la sbatterono sul letto.Facendola stare con le cosce aperte la scoparono a turno. Mentre uno la scopava, un altro lo ficcava nella sua bocca. Così a turno si alternarono. Stanchi di quella posizione, costrinsero la donna a mettersi carponi sul letto. In fila indiana la sodomizzarono uno per volta ed anche in questo caso, chi non era impegnato con il culo, obbligò Paola a prendere in bocca il proprio cazzo.Uno dei ragazzi ebbe un’idea.Chiese alla donna dove fosse il bagno.Paola pensava che avesse bisogno di pisciare e rispose ingenuamente dove fosse.Il ragazzo verificò la stretta vicinanza del bagno con la camera da letto e disse ai suoi compagni di trasferirsi, con la donna, nel bagno.Nessuno capì le sue intenzioni. Solo Paola tremò al pensiero di quello che le avrebbero fatto.Si chiusero in bagno.Il capo del gruppo alzò la tavola del water, e pisciò dentro.Prese Paola per i capelli e la spinse con il capo dentro il gabinetto. Le ordinò di succhiare la pozza di piscio aggiungendo che non l’avrebbe lasciata finché non avesse ingoiato l’intera pisciata che giaceva sul fondo della tazza.Paola faticò a raggiungere la pozza, ma grazie alle continue spinte ricevute, arrivò ad affondare la lingua nell’urina.Mentre cercava di succhiare quanto più piscio possibile, così da terminare quell’infame tortura, sentì un cazzo farsi spazio tra le sue chiappe. La stavano inculando, ormai con facilità. Ogni botta era accompagnata da insulti ed il suo timore fu che tutto quel casino fosse udibile nella stanza dove stava suo figlio.Finalmente terminò la sua opera: non c’era più alcuna traccia di piscio in fondo al water.La presero per i capelli e le tirarono la testa fuori del cesso.La lasciarono in ginocchio e dopo alcuni secondi le sborrarono tutti in faccia.Paola aprì la bocca così come le era stato ordinato ed alcuni schizzi le finirono in gola.Terminarono la loro opera, ma prima di lasciarla andare si misero a pisciare sui capelli e sul volto della povera donna.Scrollarono le ultime gocce di piscio dai loro cazzi e sparirono dalla vista di Paola. La donna rimase seduta vicina al cesso, singhiozzando e cercando di sputare, con l’illusione che potesse servire a togliersi dalla gola l’acre sapore del piscio.Finalmente le lacrime finirono. Si alzò a fatica e si buttò sotto la doccia per levarsi dalla pelle l’odore dei quattro ragazzi.Il figlio la stava chiamando. Bisognava tagliare la torta.Paola si sistemò di fretta e cercò di mascherare il proprio stato d’animo. Era sicura che i suoi quattro violentatori fossero andati via.Uscì nella stanza dove si stava festeggiando e li vide ancora lì. Non ebbe il coraggio di guardarli. Sentiva però le loro risate. Sapeva di cosa stavano ridendo.Si fece forza ed andò a prendere la torta.Chiuse il frigorifero e si girò. I quattro erano lì di fronte a lei.Si offrirono di aiutarla. Lei negò di averne bisogno e per tutta risposta sentì le loro mani frugare sotto la gonna. Cercò di evitare il contatto fisico, ma era impedita dovendo sorreggere la torta. Per fare in fretta non si era infilata gli slip. Questa mancanza fu vista dai quattro come un nuovo invito ad abusare di lei.Dopo averle palpato le chiappe ed infilato le dita un po’ nella fica ed un po’ nel culo, la lasciarono andare nella stanza attigua.Spensero le luci e Paola avanzò con la torta tra le mani. La appoggiò sul tavolo e si defilò per lasciare la scena al figlio.Il buio favorì i quattro che si avvicinarono alla donna, la presero per le mani e la costrinsero a masturbarli mentre i ragazzi intorno intonavano l’happy birthday al figlio.Si accesero le luci poco dopo che Paola era stata lasciata libera.Andò a tagliare la torta con l’odore del sesso sulle mani.Prese le bottiglie di coca cola ed aranciata.Versò le bibite nei bicchieri già preparati, mentre uno dei quattro le porse uno pieno, pensò Paola, d’aranciata. Aveva sete e lo bevve tutto di un fiato…finché non capì che stava ingoiando ancora piscio. Non sapeva nemmeno di chi fosse.Si rifugiò nella sua camera da letto, fu raggiunta da uno dei quattro che le disse:Ricordati che abbiamo le tue foto… domani fatti trovare a casa. Ti porteremo in un bel posticinoQuell’incubo non sarebbe mai finito…
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