L’ufficio. Lavoro con i computer. Anzi, per meglio dire, lavoro "per" i computer, cioe’ per far funzionare bene quegli elaboratori grossi e potenti, che servono centinaia di persone. Per svolgere alcune delle mie attivita’, sono costretto a lavorare in orari nei quali gli altri di solito non lavorano, oppure il sabato o la domenica. Era proprio un sabato pomeriggio ed ero appena entrato nella mia stanza deserta, al quinto piano di un palazzo altrettanto deserto. Credevo di essere solo in ufficio, ma mi sbagliavo. Mi ero seduto e stavo accendendo il personal computer sulla mia scrivania, quando sentii la voce di Paolina che mi salutava, entrando. Paolina era una collega che era stata per circa un anno in trasferta a Torino. Era una ragazza piccolina, magra, ma con un po’ di curve al posto giusto: bel culetto e belle tettine. Dimostrava meno dei suoi 35 anni, forse per l’altezza, o forse per il viso da bambolina, capelli neri scurissimi e lisci, occhi verde chiaro, nasino all’insu’, labbra rosse. In passato le avevo fatto alcune avances, ma mi ero fermato di fronte alla sua gelida reazione. Pero’ eravamo diventati buoni amici; anzi avevamo anche una notevole confidenza su questioni molto intime. Ci eravamo incontrati e salutati rapidamente il giorno precedente, a mensa, ripromettendoci di rivederci con piu’ calma per fare una chiacchierata insieme. "Ciao, Paolina. Ma come, sei tornata ieri e gia’ ti fanno venire di sabato?" "Gia’! Non lo sai come vanno le cose qui? Senti, quanto dura il tuo intervento?" "Poco. Per le quattro spero di essere gia’ andato via." "Scherzi? Sono passata adesso dalla sala macchine, ci sono ancora delle elaborazioni in corso e non chiuderanno i sistemi prima delle cinque!" "Noo! Che palle! E che facciamo fino a quell’ora?" "Ci facciamo quella famosa chiacchierata, no?" e cosi’ dicendo, Paolina venne a sedersi dietro la mia scrivania, accanto a me. Mi piaceva com’era vestita, con degli abiti che non le avevo mai visto indosso: aveva una giacca grigio scuro sopra un abito corto di maglina, color grigio perla, calze scure e stivali neri. Adoro gli stivali. Mi sono sempre piaciuti, ma questo nuovo tipo alla moda, di tessuto elasticizzato, che aderiscono al polpaccio come una seconda pelle… mmm… mi fanno impazzire! Gli stivali mi avevano un po’ distratto, ma in Paolina c’era qualcosa di cambiato e non sapevo cosa. Era forse ingrassata? Attribuii la sensazione ai vestiti nuovi e poi – pensai – magari avra’ le spalline sull’abito, le spalline sulla giacca, il reggiseno imbottito e chissa’ che altre diavolerie! Comunque non potevo certo guardarla addosso troppo attentamente, specialmente a distanza cosi’ ravvicinata. Certo, quegli stivali cosi’ a portata di mano… "Gia’, hai ragione, perche’ prendersela? Tanto ci pagano lo straordinario, che cazzo ci frega? Ha, ha!" "Ha, ha, giusto!" "Allora, dai, raccontami che hai fatto a Torino tutto questo tempo!" E cosi’, Paolina comincio’ a raccontare. Si dilungo’ un po’ troppo sul lavoro e il mio livello d’attenzione comincio’ a calare. Ero piu’ interessato alle sue gambe accavallate, cominciavo a sentire il desiderio di accarezzarle uno stivale. Passo’ a parlare del tempo libero. "Non avevo tantissimo da lavorare, cosi’ il pomeriggio avevo sempre qualche ora a disposizione. La maggior parte del tempo l’ho trascorsa in una palestra di body-building, sai? Ora non ho piu’ un filo di grasso, sono tutta muscoli!" disse, serrando i denti per simulare una faccia "cattiva". Si’ – pensai – le ho viste in palestra quelle che fanno gli esercizi con i pesi da un chilo e poi raccontano in giro che fanno culturismo. Bah! "E poi," continuo’ Paolina con orgoglio, "ho frequentato un corso di difesa personale. Adesso non ho piu’ paura di tornare a casa tardi, la sera: se uno stronzo cerca di violentarmi, lo faccio a pezzi!" Certo – pensavo – certo. Cosa le avranno insegnato? A dare i calci sulle palle? Una volta avevo visto una trasmissione in TV, in cui consigliavano alle donne come difendersi dai tentativi di stupro: suggerivano di torcere un mignolo della mano all’aggressore. Chissa’ se lo stupratore era d’accordo a farsi afferrare il mignolo. Mah! Intanto la mia attenzione era tutta per le sue gambe, ormai. Chissa’ che bella sensazione palpare quegli stivali – pensavo… mi ero proprio distratto e Paolina se ne era accorta. "Alberto, ma… mi ascolti? Che fai, mi guardi le gambe?" "No scusa, sai, ma… ecco, si’, guardavo gli stivali, sai…sono molto belli…e…" "E’ vero, si’, sono nuovi, ma non credevo che.." "Scusami, ma questo nuovo materiale… sembrano come… elasticizzati…di cosa sono fatti?…" "Eh? Mah, non so…che importanza…" "Scusa, posso…ehm…toccarli…" Paolina strabuzzo’ gli occhi senza dire niente. Continuai: "…solo per capire come sono fatti…non pensare male…" "Va bene, ma SOLO lo stivale! Non ti azzardare a toccarmi le gambe, chiaro?" "Oh, si’, grazie, non ti preoccupare!" Approfittai subito dell’occasione e con le dita mi gustai il contatto con il tessuto morbido ed elastico; poi mi lasciai tentare e la mano comicio’ lentamente a salire. Quando dallo stivale la mia mano si sposto’ sul suo ginocchio, sentii una fitta dolorosissima. "Fermo!" Paolina mi aveva stretto una mano intorno al braccio con una forza inaudita. Il dolore, acuto e improvviso, mi fece impallidire e sudare. "Ma… lascia… mi… scusa, ma… mi fai male!" implorai, alzando la mano. "Non mi credevi, eh? Guarda!" Si alzo’ in piedi e si tolse la giacca. L’abito di maglina era molto aderente e con le maniche corte. Cominciai a rendermi conto della sua trasformazione, ora che la potevo guardare attentamente. Altro che spalline! Gli avambracci, nudi, erano gonfi e pieni di venature in superficie. Si arrotolo’ la manica destra e comincio’ a flettere il bicipite: era incredibile, sembrava avere una palla da tennis sotto la pelle! "Niente male, no? E guarda adesso! Indovina se porto il reggiseno!" Paolina si mise di fianco, con le mani giunte dietro la schiena e gonfio’ il torace. Altro che tettine! Sul vestito aderente si schiacciarono due belle poppe alte e rotonde! E il reggiseno non c’era, a giudicare da come si vedevano bene i capezzoli… Non vi dico dove mi era arrivato il cazzo! Appoggiato allo schienale della sedia, con le mani sui braccioli, ero stupefatto e tremendamente eccitato. "Paolina, ti sei costruita… un fisico… magnifico.. scusa se.." "Aspetta, ancora una cosa…" mise le mani sui fianchi e mi guardo’ sorridendo, poggiando la punta di uno stivale sulla mia poltrona, nello spazio che c’era tra le mie gambe, a pochi millimetri dal mio cazzo in ebollizione. "Volevi toccarmi gli stivali, no? Bene, sfilalo, voglio farti vedere qualcos’altro…" Il tono non ammetteva repliche e poi la situazione mi eccitava, quindi obbedii immediatamente. Con la gamba fasciata dalle calze nere, torno’ ad appoggiare il piede nello stesso posto di prima. La mia erezione stava diventando dolorosa e… sicuramente visibile! "Ora puoi accarezzarmi la gamba, senti quant’e muscolosa!" Esitavo. "Accarezzami, te lo ordino!" Il tono improvvisamente autoritario mi eccito’ ancora di piu’; cominciai ad accarezzarle la coscia; niente male, veramente! E poi, piu’ giu’, la caviglia era rimasta sottile come sempre, ma il polpaccio era bello gonfio e nervoso. "Ecco, fermati li’. Senti, ora!" Mentre il palmo della mia mano le avvolgeva il polpaccio, alzo’ il tallone, in modo da irrigidire il muscolo, cosicche’ io ne potessi apprezzare la durezza. Una sensazione deliziosa! Ero senza fiato, non sapevo cosa poteva accadere, ora. Paolina fece strisciare la punta del piede sulla poltrona, solleticandomi le palle. "Scommetto che le donne muscolose te lo fanno drizzare… vero? Tira giu’ la lampo dei pantaloni" mi ordino’, fissandomi negli occhi. Avrei voluto farlo, per concedere un po’ di respiro al mio povero pene, ma la cosa mi umiliava un po’. "Ma, Paolina, qui…come faccio? E se viene qualcuno?" "Ma no, chi vuoi che venga e poi, che mi frega, stai tu col cazzo di fuori, mica io, ha,ha!" Ridendo, alzo’ la punta del piede e la appoggio’ sopra le mie palle, cominciando ad esercitare una certa pressione. Incredibile, quella piccola donna mi stava dominando completamente! Vedendo che rimanevo immobilizzato, Paolina continuo’: "Avanti, Alberto, fammi vedere l’unico ‘muscolo’ interessante che hai! Non hai capito che ti posso stritolare come voglio?" Decisi di stare al gioco e tirai fuori il mio arnese, che effettivamente si presentava al massimo della sua forma. Rimettendosi a sedere accanto a me, Paolina lo guardava golosamente. "Mmm, bello duro, eh? Proprio come immaginavo! Ti dispiace se faccio cosi’?" e comincio’ a masturbarmi. "No… continua pure… solo… che, mmmm!…" "Qualcosa che non va? Vuoi che stringo di piu’…cosi?…" "No, va bene, e’ che… mi hai …eccitato un sacco… con i tuoi… muscoli… e ora non so…" "A – ah! Non venire subito, eh? Fammi vedere che sei un vero maschio! Te lo diro’ io quando potrai venire,… ecco… un piccolo aiuto adesso…." cosi’ dicendo, mi strinse energicamente la cappella con il pollice e l’indice della mano sinistra. Mi fece un po’ male, ma ripresi il controllo. Era evidente che si stava sviluppando una sfida sessuale; dovevo resistere a tutti i costi, visto che Paolina mi sovrastava fisicamente ed era sicuramente in grado di punirmi se non obbedivo ai suoi ordini. Ricomincio’ a menarmelo energicamente con la mano destra, mentre la sinistra prese ad accarezzarmi le palle. Ero abbandonato sulla poltrona con la testa riversa indietro e mi godevo la situazione, ma, piano piano l’eccitazione comincio’ ad aumentare e temevo di nuovo di venire. "Paolina, …io…" "No! Tieni duro ancora! E da solo questa volta! Sara’ meglio per te se non mi sporchi le mani!" Strinsi i braccioli della poltrona e serrai tutti i muscoli nello sforzo di non lasciarmi andare. Intanto pensavo al senso delle sue ultime parole; cominciavo a temere che non mi volesse far venire e basta! Comunque, ci riuscii e se ne accorse anche lei, perche’ sulla punta della cappella affiorarono alcune goccioline e poi il cazzo si sgonfio’ leggermente. "Bravo! Non credevo che ce l’avresti fatta!" disse, continuando a pompare imperterrita. "Si…ma ora …non vorrei…" "Sporcarmi?" "Si…" "Non c’e’ problema…" riaprii gli occhi e incrociai il suo sguardo mentre si leccava le labbra e si chinava sul mio cazzo. Le sue labbra umide si serrarono intorno alla mia cappella e poi scesero giu’ fino alla base del pene. Strinse con dolcezza i denti e risali’ su e poi di nuovo giu’ con le labbra, mentre la lingua correva veloce su tutte le parti piu’ sensibili. Se prima era stato difficile tener duro, resistere ora a quella bocca stupenda che me lo succhiava cosi’ avidamente era una vera impresa! Ma le ondate di piacere erano cosi’ intense che DOVEVO resistere. Dopo un po’ Paolina cambio’ sistema e riprese a massaggiarmelo con le mani concentrandosi con la bocca sulla punta. La lingua si strofinava sempre piu’ veloce sul filetto e girava intorno alla base della cappella. A un certo punto, il risucchio si fece irresistibile e me ne venii con un grido soffocato per la paura di farmi sentire da qualcuno. Una tempesta di sperma esplose nella bocca di Paolina che con compostezza inghiotti’ fino all’ultima goccia. Trovai la forza di alzare la testa e di godermi lo spettacolo delle sue guance gonfie della mia virilita’, mentre mi spremeva le ultime gocce di piacere, continuando a stringermi con forza la verga. Quando si accorse che il nettare si era esaurito si stacco’, sorridendo euforica e continuando a massaggiarmi con dolcezza il cazzo, guardandolo divertita mentre si afflosciava. "Yummm, Alberto! Sei un VERO uomo! Bravo, mi hai stupito, hai una bella resistenza…" cosi’ dicendo, mi lascio’ andare, rimettendosi in piedi e ricomponendosi. Ero comprensibilmente esausto, ma desideroso di ricambiare. "Uh, grazie…" biascicai, risollevandomi, sorpreso perche’ Paolina sembrava voler concludere tutto cosi’. "Ma,… ti rivesti? Non potrei…" "No, grazie, non ti preoccupare. C’e’ invece una cosa che potresti fare per me." "Dimmi. Se posso…" dissi, rinfoderando precipitosamente il mio arnese. "Riguarda Valdo." Valdo era il suo ragazzo. Stavano insieme da molto tempo. Lo avevo conosciuto, qualche mese prima. Mi dava l’impressione che si prendesse gioco di Paolina e questo me lo rendeva antipatico.Non dissi nulla e Paolina continuo’. "In questo anno, ci siamo visti poco, ma io gli sono rimasta…" Fece una pausa. "…voglio dire… insomma non sono mai andata con un altro, ecco! Invece lo stronzo ne ha combinate di tutti i colori!" "Ma dai! Valdo? Ma sei sicura?" "Siii’, ti dico! Alcune mie amiche lo hanno scoperto e con donne diverse, il porco!" "Mi dispiace, ma io cosa posso fare per te?" "Ora te lo spiego. Ci siamo sentiti al telefono e lui fa ancora l’innamorato, fa finta di niente, capisci? Allora ho deciso di punirlo, prima di lasciarlo!" "Scusa, ma continuo a non capire." "Aspetta. Lo invitero’ a cena a casa mia. Ci faremo una litigata tremenda e io gli faro’ assaggiare i miei muscoli! Voglio riempirlo di pugni e di calci!" "Ma, scherzi? E se ti denuncia per percosse?" "Non ti ho ancora spiegato il mio piano: lo provochero’ in modo tale che cerchera’ di violentarmi e la mia sara’ solo una reazione… magari un po’ eccessiva…" "Uhm…, potrebbe funzionare, ma io che c’entro?" "Fammi finire! Ho fatto installare delle telecamere, nel soggiorno, collegate a dei televisori che stanno nella camera da letto. Tu ti piazzerai li’ e seguirai tutto, cosi’ potrai eventualmente testimoniare in mio favore o… intervenire se qualcosa andasse storto. Ma non ci sara’ bisogno, vedrai, e’ solo per farmi stare piu’ tranquilla. Allora, verrai, vero?" "Va…va bene." dissi, riluttante. "Quando?" "Domani sera. Alle nove precise, mi raccomando. E mangia, prima: lo spettacolo potrebbe toglierti l’appetito!" Sorridendo, scappo’ via dalla stanza. Alle nove in punto, citofonai a casa di Paolina. Salendo le scale, pensavo alla stranezza di quella situazione: essere invitati da un’amica a casa sua per assistere, non visto, a una litigata col suo ragazzo. La scelta di fare le scale al posto di prendere l’ascensore fu premiata, sull’ultima rampa, dalla vista, dal basso verso l’alto, delle stupende, muscolosissime gambe di Paolina, che aveva indossato per l’occasione delle belle scarpe nere col tacco alto, senza calze, una gonna nera poco sopra il ginocchio e una camicia di seta bianca a maniche lunghe. Vista cosi’, sembrava meno bassa di quel che era; in realta’ non mi era mai dispiaciuta la sua statura non eccessiva; avevo sempre fatto maliziosamente delle congetture su come questo le permettesse di essere agile a letto… Ora, poi, che per merito del bodybuilding, il suo fisico si era meravigliosamente irrobustito, pur conservando proporzioni deliziosamente femminili, alla sua altezza non ci badavo proprio. Molto opportunamente aveva coperto le braccia, per non insospettirlo – pensai. Le gambe non avrebbe fatto a tempo a guardarle bene, arrivando in ascensore, come sicuramente sarebbe successo. "Entra, dai! Da un momento all’altro puo’ arrivare il verme!" "Eccomi, eccomi, dimmi dove mi devo mettere." Cosi’ mi sistemai in… regia, cioe’ la camera di Paolina, con tre televisori, collegati ad altrettante videocamere, che trasmettevano da varie inquadrature la vista del soggiorno. Un bel lavoro – osservai. Giusto il tempo di togliermi il soprabito e di sedermi sul letto, che sentii suonare il citofono. Ancora qualche minuto di attesa e cominciai a vedere Paolina e Valdo sui televisori. Non c’era l’audio e le porte chiuse non mi facevano distinguere la conversazione, ma non mi importava. Tutto sommato, mi incuriosiva quello che poteva succedere, anche se ero leggermente preoccupato. Stavano in piedi; cominciarono a discutere e Paolina aveva un’aria decisamente scocciata. Valdo si sedette sul divano e fece segno a Paolina di sedersi accanto a lui. Lei ando’ a sedersi e respinse i suoi approcci. Ripresero a parlare, sempre piu’ animatamente, ma poi si calmarono e Valdo tento’ di nuovo di farle delle effusioni, che Paolina respinse con maggiore decisione. Valdo sembrava proprio incazzato, ora, mentre Paolina gli stava urlando qualcosa. Era il momento decisivo, Valdo le mise le mani addosso bruscamente. Non lo credevo possibile, ma evidentemente Paolina ne conosceva i punti deboli. Per qualche minuto ando’ avanti la colluttazione. Valdo cercava di aprirle la camicetta e di infilare le mani sotto la gonna. L’aveva stesa sul divano, ora, e le si erano tolte le scarpe, nella lotta. Ero tranquillo, perche’ sapevo che Paolina stava recitando: aspettavo la sua reazione da un momento all’altro. E infatti, a un certo punto, Valdo fece un balzo all’indietro, probabilmente colpito da un ceffone o da un pugno o forse da una ginocchiata, non vidi bene. Paolina approfitto’ subito e, alzando le gambe tese, gli strinse i piedi nudi intorno al collo, facendolo soffocare. Magnifico! Uno strangolamento con i piedi! Era una mossa di judo che avevo visto tanto tempo fa in un incontro fra dilettanti. Fatto da una donna contro un uomo era una mossa molto piu’ entusiasmante, pero’! Valdo stava diventando cianotico e non riusciva a togliersi di dosso la stretta energica di quelle gambe. Paolina decise di passare ad altro e lo colpi’ con entrambi i piedi sul petto, facendolo ruzzolare fuori dal divano. Lei si rialzo’ immediatamente, con un atteggiamento guardingo. Valdo si tiro’ su lentamente e con un’espressione incredula. Senza scarpe, Paolina ora era un po’ piu’ bassa di lui, ma non sembrava certo in condizioni di inferiorita’. Si avvicino’ a lui e si scambiarono altri insulti. Poi, improvvisamente, Paolina gli sferro’ un pugno in pieno volto, con una perfetta mossa di karate. La testa di Valdo rinculo’ all’indietro. Immediatamente, con la gamba tesa, Paolina gli diede un calcio frontale, di nuovo sul viso. Accidenti – pensai – un bel repertorio di arti marziali, judo, karate, savate, altro che difesa personale! Valdo accuso’ il colpo e ondeggio’ leggermente, dopo di che fu raggiunto da un tremendo calcio sulle palle. Una caduta di stile, ma un colpo molto efficace; e poi, lo stronzo se lo meritava! Ora Valdo era piegato in avanti per il dolore; Paolina prese le misure, alzo’ la mano destra e la fece ricadere di taglio con tutta la sua forza sulla nuca del malcapitato che crollo’ sul pavimento. Dopo parecchi secondi, si rialzo’ a fatica, in ginocchio e poggiato in avanti sulle braccia, scuotendo il capo chino. Paolina, con le mani sui fianchi, gli urlo’ ancora qualcosa e Valdo alzo’ la testa, giusto in tempo per beccarsi dalla sua ex-ragazza un tremendo calcio in faccia, di collo pieno. Dolorante e ormai terrorizzato, Valdo si trascino’ via in qualche modo e scomparve dalla visuale dei miei monitor. Probabilmente, Paolina lo aveva cacciato di casa a calci in culo. Sentii sbattere la porta di casa e rimasi in attesa. Dopo qualche minuto, si apri’ la porta della camera da letto e Paolina comparve sulla soglia. Aveva un’espressione sconvolta; si era rimessa le scarpe, ma la camicia era tutta stropicciata e qualche bottone era stato strappato via. Mi alzai dal letto e le andai incontro. Lei mi si butto’ al collo e ne approfittai per abbracciarla con discrezione, giusto per consolarla… e per valutare la "consistenza" dei suoi muscoli! "Oh, Alberto, grazie per essere venuto! Ero cosi’ nervosa…" "Ma no, te la sei cavata benissimo. E’ stato entusiasmante vederti in azione, sai?" provai ad adularla, nella speranza che succedesse qualcosa. Essendosi accorta della mia erezione, si stacco’ da me e con un sorrisetto mi disse: "In effetti, si vede che lo spettacolo ti e’ piaciuto…" "Be’, si’, sai, mentre lo picchiavi eri… si’, eri tremendamente sexy!" "Aspetta, pero’, lo spettacolo non e’ ancora finito! Ci sono dei muscoli che ieri non hai visto. Li vuoi vedere?" disse, cominciando a sbottonarsi la camicia. "Magari!" "Allora siediti e guarda! E intanto spogliati…" si giro’ di spalle e si sfilo’ la camicia. "I dorsali…" e cosi’ dicendo comincio’ a muovere su e giu’ le braccia per contrarre i muscoli delle spalle e della schiena, che ora era completamente nuda. Poi infilo’ i pollici dentro la gonna e sculettando, la fece scendere lentamente, insieme agli slip. "… i glutei…" Si era avvicinata al letto facendo qualche piccolo passo indietro, sempre rimanendo di spalle, girando ogni tanto la testa per godersi la mia reazione. A parte le scarpe, era completamente nuda, a due passi da me. Ero anch’io nudo e cosi’ su di giri che avevo paura di arrivare all’orgasmo senza neanche toccarmi, come un ragazzino. "…e ora… gli addominali!" e cosi’ dicendo, si volto’ di scatto, con una mossa che ad un’altra donna avrebbe fatto sobbalzare il seno in modo scomposto. Il suo petto sembrava invece scolpito nella roccia; avanzo’ ancora per accostarsi al letto. "Ti ricordi quando ti avevo detto che avrei voluto che mi si vedessero le striature degli addominali sulla pancia? Ecco! Guarda!" "Fantastico!" Esitando, le sfiorai con le dita il ventre piatto e muscoloso, poi scesi giu’ e le misi la mano sulla fica, gia’ completamente bagnata. "Mmm, si’ dammi una bella leccatina che poi…" Mi inginocchiai davanti a lei e la leccai con passione, tentando di restituirle un po’ del piacere che mi aveva regalato il giorno prima. Intanto che la leccavo potevo accarezzarle le cosce e i glutei sodi. Quando fu soddisfatta, mi ordino’ di sdraiarmi e si mise sopra di me, infilandosi il mio cazzone nella fichetta fradicia e cominciando a pomparmi con delle spinte poderose. Che goduria! "Oh, Paolina, sei fantastica!" le dissi mentre la palpavo tutta. "Queste tette cosi’ sode, questo culetto polposo… e queste cosce cosi’ muscolose…" "Siii…dai…ancora, dimmi che ti piaccio… ti ho fatto godere mentre picchiavo quello stronzo, vero?" "Si’… e’ stato… eccitante…vedere le tue mani e …i tuoi piedi che si abbattevano su di lui…lo hai umiliato con la tua forza….con i tuoi muscoli… con il tuo corpo cosi’ sexy…vieni, vieni, vieni!" Le avevo infilato un dito nel culo, mentre con l’altra mano le stuzzicavo il clitoride e intanto le succhiavo i capezzoli. "Aaaaah, Alberto, cosiii’! Fammi godere, dai! Mmm, come ce l’hai duro, che bello, ancora, ancora…" "Sei stupenda…che fica…fammi vedere ancora i muscoli, dai…" Sempre sopra di me, si fermo’ un momento, piegando entrambe le braccia per gonfiare i bicipiti. "Ti piaccio cosi’, eh? Sono duri come l’acciaio, sai?" "Mmmm, che braccia fantastiche…prendi, prendi, prendi!" mi agitavo come un pazzo dentro la sua fica, tentando di infilarglielo piu’ dentro che potevo. "O forse… ti piaccio di piu’ … di schiena?" Sempre tenendomi avvolto il cazzo nella fica, si giro’ voltandomi le spalle. Lo sfregamento sul pene mi provoco’ una frustata di piacere indicibile. Cercai di ricambiare accarezzandole il culo e la schiena incredibilmente muscolosa. Mi alzai a sedere per palparle i seni: erano morbidi ma sodissimi. Ando’ avanti cosi’ ancora per un po’ e poi cambio’ ancora molte volte posizione. Dopo il primo, simultaneo orgasmo, ci sdraiammo l’uno accanto all’altro, entrambi esausti. I nostri corpi si sfioravano appena: una sensazione molto piacevole. Riprendendo fiato, esclamai: "E pensare che ti credevo una donna gelida! Fiuuuu! Sei un vulcano!" "Ha, ha, be’, forse ero un po’ freddina, ma adesso che il mio corpo si e’… trasformato, mi sento piu’ sicura e poi…. ho scoperto che… dominare gli uomini mi piace…" A quelle parole, il mio pene ebbe un risveglio. Mi sollevai su un gomito per guardarla. "Quanto ti piace?" "Molto…moltissimo! Mi eccita…" "…vuoi dire…" "…sessualmente, si! Quando ho iniziato a colpire Valdo, ho sentito che cominciavo a bagnarmi e…" "…mmm…. e poi?…" chiesi incuriosito. Mi si era drizzato nuovamente! "…e poi ho goduto nel vederlo a terra, dopo averlo picchiato. Mmmm… dopo l’ultimo calcio, con le mutandine ci avrei potuto pulire il pavimento! A proposito, mi pare che sei di nuovo al punto giusto…" Con un piccolo balzo, mi fu di nuovo sopra e il mio uccellone si infilo’ velocemente nella sua vagina scivolosa. Paolina ricomincio’ ad andare su e giu’ selvaggiamente, gemendo. "Sei una donna fantastica… non ne hai mai abbastanza, eh?" "Te l’ho detto.. aahh, cosi’, si,… e’ che mi eccita il pensiero di aver massacrato quello stronzo di Valdo… aahh.. di averlo schiacciato come… mmm… un verme…" "Ah, allora non e’ per me?" "Oh, no, anche tu mi piaci, sei cosi’ carino e ce l’hai cosi’ grosso e …duro… e poi… mi e’ piaciuto dominarti, ieri… e ti dominero’ ancora, sai?" Rimasi ammutolito e leggermente spaventato. Paolina si stese sopra di me, appoggiandomi i capezzoli turgidi sul torace, infilo’ le mani sotto la mia schiena, poi si giro’ sulla sua schiena, trascinandomi sopra di lei e stringendomi in una morsa con le braccia e con le gambe, mozzandomi il fiato. Cazzo e fica erano rimasti allacciati."Lo senti quanto sono forzuta?" " S-si lo sento… sei forte lo so, sei una donna …stupenda e…muscolosa, ma lasciami, ora… non mi fai respirare…" "Dimmi ancora delle cose cosi’!" "Sei una … picchiatrice forzuta, violenta e…sensuale….sei una lottatrice eccezionale…." Finalmente allento’ la stretta e ricomincio’ a muovere il bacino; poi si rimise di sopra. "Non ti preoccupare, voglio scoparti, non voglio farti troppo male, solo un pochino, ogni tanto, solo per ricordarti che sono io la piu’ forte… " Andammo avanti ancora per un po’ cambiando spesso posizione; conduceva lei la danza, approfittando della sua forza e della sua agilita’, ma a me non dispiaceva: vedere il suo corpo atletico compiere acrobazie sul mio cazzo mi procurava un godimento infinito. E le piccole scosse di dolore che mi provocava ogni tanto aumentavano il piacere successivo. Venimmo insieme un’altra volta e a quel punto cominciavo a pensare di non farcela piu’. Per fortuna si alzo’ dal letto e ando’ in bagno. Speravo che ne avesse abbastanza o che comunque mi lasciasse dormire qualche ora, invece dopo qualche minuto ritorno’ in stanza. La vista del suo corpo meraviglioso, ricoperto di muscoli perfettamente definiti, che si avvicinava ancheggiando, avrebbe risuscitato un morto, ma il mio uccello era caduto in depressione. Paolina si mise in ginocchio sopra il letto, di fronte a me, con le mani sui fianchi. "Allora? Cosa ci fai li’ buttato da una parte? Non mi dire che non ti va piu’!" "Paolina, tu sei stupenda e…scopi come una dea, ma…per un uomo e’ diverso, sai, ci sono dei limiti…" "Neanche se ti faccio un lavoretto come ieri pomeriggio?…" Chinandosi, me lo prese in bocca e si invento’ un pompino ancora piu’ arzigogolato di quello del giorno prima. Sotto le carezze della sua lingua, il cazzo ricomincio’ a stirarsi; quando fu abbastanza lungo e duro, Paolina si rimise distesa sulla schiena, con le gambe spalancate, masturbandosi in modo teatrale con una mano, mentre con l’altra mi stringeva il cazzo. "Dai, Alberto, vieni sopra tu adesso! Visto che sei di nuovo in forma? Mettimelo dentro, presto! " Anziche’ infilarglielo dentro, mi misi sopra di lei, in ginocchio, con le gambe a lato dei suoi fianchi, tenendo il cazzo in mano e masturbandomi lentamente, fissandola negli occhi. Lei fissava vogliosa la mia erezione. "E’ cosi’ duro per te, per la tua bocca favolosa, per il tuo corpo perfetto… posso strofinartelo addosso? " e cosi’ dicendo le appoggiai l’uccello prima su un seno, poi sull’altro, titillandole i capezzoli. "Ti piace, cosi’? " "Mmmm, sii! Mettilo in mezzo, adesso, ecco… " Paolina me lo fece poggiare sulla scollatura, stringendo i seni con le mani, per avvolgermi il cazzo fra le sue tette morbide e sode. Andai avanti e indietro per un po’. "Alberto, adesso mettimelo dentro, dai, la mia fichetta e’ in fiamme… " Indugiavo un po’. Mi sarebbe piaciuto sborrarle addosso e magari mandarle uno schizzo di sperma in faccia. "Alberto, mi hai sentito? " "Si’, aspetta un… " Non feci a tempo a finire la frase che Paolina mi rovescio’ sulla schiena, sedendosi sul mio petto. Con una mano mi stringeva la gola, mentre con l’altra mi stritolava il cazzo. "Senti, stronzetto, vuoi che te lo stacco? Credi di potermi scopare come una troietta qualsiasi? " "N-no, scusa… ggghh… Paolina, pensavo che…. " "Non devi pensare, chiaro? Devi solo ubbidire, altrimenti… " Ripensai alla dura lezione che aveva rimediato Valdo. "V-va bene, Paolina, pieta’! Faro’ tutto quello che vuoi… " "Uhm, cosi’ va meglio, ti voglio docile e sottomesso. Ora, vediamo un po’ se ti si e’ ammosciato… " In effetti, era diventato un po’ barzotto, ma Paolina se lo infilo’ dentro lo stesso e comincio’ a cavalcarmi furiosamente, quasi per punirmi della mia ‘ribellione’. Continuammo cosi’ per tutta la notte, perdendo il conto degli orgasmi; l’indomani era lunedi’ mattina e quindi, di nuovo in ufficio! Che vitaccia, altro che lavoro sedentario! Comunque, e’ bello avere una collega (muscolosa) per amico!
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