Mi chiedete se mi sono fatto mia sorella?Bè, si, è vero: mi sono scopato mia sorella. Ma se pensate che in questo ci sia qualcosa di morboso o di cinico, bè, ragazzi, siete proprio fuori strada.Intanto “mi sono scopato” non è proprio l’espressione esatta. Sarebbe più giusto dire che “ci siamo scopati a vicenda”, visto che, tutte le volte che è successo, abbiamo sempre avuto la stessa disponibilità e la stessa voglia.E dunque, si: Paolo e Francesca, sono due fratelli incestuosi, come direbbero i moralisti. I quali, come spesso succede, non ci azzeccano un cazzo.Trentott’anni in due, equamente distribuiti. Il che vuol dire, se in questo momento la logica vi facesse difetto, che abbiamo raggiunto la rispettabile età di 19 anni cadauno. Perchè siamo gemelli. E pure monozigoti. Dicono che sia rarissimo che due gemelli monozigoti siano di sesso diverso, e dunque si vede che siamo un pò speciali, cosa che del resto abbiamo sempre pensato di noi due. Avete presente la storia della Trinità? Di Dio Uno e Trino? Ecco, se scusate l’irriverenza, e fatte le debite proporzioni, potete pensare a noi un pò come a quel mistero sacro: due persone distinte ma nello stesso tempo profondamente intersecanti. Due facce di un’unica medaglia: la perfetta e assoluta complementarità.Questo vi aiuta a capire un pò la situazione? Bè, dovrebbe. Io e Francesca abbiamo sempre condiviso tutto, fino ai pensieri più intimi, perchè non avremmo dovuto condividere anche le trasformazioni del corpo, la scoperta del desiderio sessuale, e le prime esperienze erotiche?Io e lei abbiamo sempre proceduto insieme, in perfetta sintonia, ciascuno pronto a fare da spalla e da supporto all’altro. Contemporaneamente maestro e allievo ciascuno per l’altro. Dunque, anche nella nostra iniziazione verso le gioie e i misteri del sesso. Insieme abbiamo imparato, pian piano, a mettere in pratica tutti i modi possibili in cui usare i nostri rispettivi cazzo e figa per raggiungere l’estasi assoluta: l’orgasmo.Si, cazzo e figa. Come scopare, fottere, segarsi… Sarannno pure espressioni volgari, ma, ragazzi, voi conoscete il sottile piacere di poter dire le parole giuste al momento giusto, vero? Perchè in certe occasioni sono proprio queste le parole che danno sapore alle cose. E noi l’abbiamo capito presto.- Ti piace il cazzo, Franci?- Ti piace la figa, Paolo?E giù a ridere come dei cretini.14 anni, e già così complici, persino nel giocare con parole spinte.Ma a questo punto, quando ci divertiva pronunciare parole proibite, la nostra esplorazione dei misteri del sesso era già iniziata da un pò. Perciò partiamo dall’inizio.Vediamo, ragazzi, provate a pensare: quand’è che un innocente pisello comincia a diventare un cazzo vero e proprio? Forse quando vedete spuntare i primi peli laggiù in basso? O la prima volta che, dopo tanti sforzi, riuscite a spostare la pelle dell’uccello fino a tirar fuori la cappella, che, finalmente, si presenta per intero davanti ai vostri occhi meravigliati? O nel momento in cui vi accorgete che quell’affare che vi pende tra le gambe può improvvisamente cambiare dimensioni e allungarsi, tirando all’insù, e diventare rigido e duro? O magari la prima volta che riuscite a menarvelo come si deve, e vedete uscire quello schizzo caldo e vischioso?Scommetto che tutte queste scoperte le avete tenute per voi, come una cosa molto personale e privata. Ma io avevo Franci, che non era una presenza qualsiasi, ma il mio confidente privilegiato. E dunque è con lei che ho sempre condiviso ogni nuova scoperta, anche in campo sessuale. Era del tutto naturale che le facessi condividere (cioè provare, vedere e toccare) ogni novità che vedevo nel mio corpo. E lo stesso lei con me. E dunque Franci ha seguito da vicino la progressiva trasformazione del mio innocuo pisello nel cazzo che mi ritrovo oggi, così come io ho partecipato in prima persona alla trasformazione della sua innocente patatina in quella deliziosa e appetibile fighetta che oggi la rende ancora più preziosa, ai miei occhi come a quelli dei fortunati ragazzi che hanno e avranno il privilegio di condividere il suo letto, godere del suo bellissimo corpo, e farsi travolgere dall’intensità del suo desiderio. Perchè, sia chiaro, abbiamo sempre distinto le nostre esperienze in comune in tema di sesso, dal fatto che, prima o poi, avremmo trasferito i nostri interessi e le nostre voglie verso altri soggetti, com’è naturale che sia. Il nostro rapporto rimane molto forte, solido e duraturo, ma è una cosa del tutto nostra, e non ha nulla a che vedere col fatto che entrambi, quando è stato il momento, abbiamo rivolto i nostri desideri sessuali all’esterno di noi. Ma l’una cosa non sminuisce e non interferisce con l’altra, se non per il fatto che continuiamo a non avere segreti, neppure per le nostre conquiste amorose, nè per i particolari più scabrosi e intimi dei conseguenti reciproci comportamenti sessuali. Sappiamo sempre tutto l’uno dell’altra, sappiamo quando un ragazzo o una ragazza ci ispirano pensieri caldi e mettono in agitazione i nostri ormoni, e sappiamo come, perchè e quanto un ragazzo o una ragazza ci fanno godere, quando ci facciamo l’amore.Ma torniamo alla nostra storia.Prendiamo la prima volta che vi accorgete di avere un’erezione, anche se ancora non sapete che si chiama così. Voi guardate quello strano fenomeno, e magari vi chiedete che cazzo vi stia succedendo. Quando è successo a me, e sono corso a farglielo vedere, sapete che ha detto lei?- Madonna santa, ma non ti fa male?Capite? Io ero orgoglioso di mostrarmi in tutto quello splendore, e lei si preoccupava che quello …stiramento muscolare fosse doloroso!- Ma no che non mi fa male, anzi! Prova a sentire com’è duroE lei, ovviamente, ha toccato con mano. Quella è stata la prima volta che ho capito quanto fosse piacevole farsi prendere in mano il pisello da una mano femminile. E se quella prima volta lei me l’ha toccato solo per verificare uno stato di fatto, siccome la cosa era estremamente piacevole, naturalmente l’abbiamo ripetuta, più e più volte, e via via anche Francesca provava piacere a toccarmelo, e non solo perchè sapeva che piaceva a me, che sarebbe stata una ragione sufficiente, ma perchè si è accorta che pure lei nel toccarmi provava un certo calore, e sentiva una emozione nuova, cosa di cui, naturalmente, mi metteva a conoscenza. Così sono cominciati i nostri piccoli esperimenti, con reciproca e crescente partecipazione, in tutta semplicità e naturalezza, via via sempre pronti a scoprire qualcosa di nuovo in quella sfera sconosciuta di insospettate emozioni.Quasi contemporaneamente alla consapevolezza che l’uccello poteva farmi provare dei piaceri così deliziosi, ho cominciato a interessarmi se anche Francesca provava qualcosa del genere. Dunque ho cominciato a guardare alla sua fessura con occhi nuovi, e, capirete, molto più interessati di prima, perchè neppure prima avevamo riserve nel mostrarci senza veli, e potevamo condividere le nostre nudità in tutta naturalezza, tanto che non ci facevamo nemmeno molto caso. Adesso però ci facevamo caso, eccome! Chiedevo a lei se da laggiù le venissero segnali, e le chiedevo di farmi vedere bene le sue zone calde. Allora lei si toglieva le mutandine e si stendeva, docile, sul letto. Io le allargavo le gambe, e le ispezionavo per bene la patatina. Dolcemente aprivo la fessura con le dita, per vedere cosa c’era dietro quell’apertura misteriosa. Anche se non ci capivo un tubo, mi sentivo importante perchè potevo esplorare, in esclusiva, quella parte così intima di lei. Naturalmente l’esplorazione era reciproca. Altre volte ero io a sottopormi docilmente alle sue ispezioni. Lei mi abbassava gli slip, ammesso che non fossi già nudo, avvicinava la faccia all’inguine, sollevava con la mano le palline e cominciava a ispezionare il pisello. Lo spostava per vederlo da ogni angolazione, lo stringeva nel pugno, lo muoveva su e giù, e infine tirava indietro la pelle per scoprire la punta. Poi osservava bene il buchino al centro, e con le dita sfiorava la pelle liscia intorno. Tutto per conoscere meglio quella parte anatomica di cui, tra noi due, ero l’unico portatore. Dunque, anche lei ha potuto osservare da vicino le trasformazioni che il mio uccello subiva via via che passava il tempo.Questa è stata la fase delle reciproche esplorazioni. Quasi una indagine clinica, distaccata e oggettiva. Ma tuttavia piacevole per entrambi, chi ispezionava e chi si sottoponeva a così gradevoli esami. Le nostre intenzioni non andavano molto più in là di questo, quando abbiamo cominciato. Ma ad un certo momento abbiamo preso a ispezionarci al solo scopo di procurare e procurarci quel piacere che, quando lo facevamo per puro spirito conoscitivo, trovavamo cosi gradevole.Così abbiamo scoperto che toccamenti e carezze erano per entrambi una fonte di intenso piacere. I nostri primi giochini sono stati dunque questi: carezzarci e toccarci le rispettive zone intime, e non passava sera che non ripetessimo questa piacevolissima e comune esperienza.Dovete sapere che io e Franci abbiamo sempre dormito nella stessa stanza, fino a poco tempo fa, quando ci siamo trasferiti in un appartamento piu grande. E dovete sapere che, che fin da piccoli, quando ancora del sesso non ci importava proprio nulla, tutte le sere, prima di addormentarci, ci mettevamo nello stesso letto, uno di fronte all’altra, e passavamo ore a parlare tra noi, sussurrando per non farci sentire, faccia contro faccia, spesso abbracciati. Parlavamo di tutto, di qualsiasi stupidaggine ci fosse capitata durante il giorno. Spesso inventavamo delle storie, nelle quali noi eravamo i protagonisti. La nostra complicità e la nostra curiosità verso le cose della vita è nata così. A volte ci addormentavamo per inerzia, prima che ci rimettessimo ciascuno nel proprio letto, e la mattina ci svegliavamo sorpresi di trovarci ancora vicini e magari abbracciati.Forse vi chiederete se non ci abbiano mai scoperti, ma la risposta è no. Non è il caso di annoiarvi coi particolari di famiglia, basti dire che abbiamo vissuto con nostra madre, divorziata, e troppo impegnata nella ricerca di un sostituto di marito per occuparsi a fondo di noi. Non ci ha mai fatto mancare nulla, sia chiaro, ma non si può dire che fosse molto disponibile alle nostre confidenze intime, nè che si preoccupasse molto di quello che accadeva tra noi. Forse anche per questo io e Franci siamo cosi uniti: abbiamo sempre contato sulle nostre forze. Siamo sempre stati grandi amici, oltre che fratelli, un genere di amicizia particolarissimo e assoluto. Abbiamo fatto della nostra intima e indiscussa complicità la nostra vera forza, perchè abbiamo sempre potuto contare sulla solidarietà e la disponibilità dell’altro, oltre che sul legame affettivo, già forte per natura. Ma torniamo al tema. Quando abbiamo cominciato ad apprezzare il piacere del contatto fisico, quella abitudine di passare ore abbracciati nello stesso letto, che era già consolidata da prima, ha raggiunto nuovi traguardi ed è stata fonte di nuove emozioni. Adesso trovavamo piacevole proprio il contatto fisico dei nostri corpi, e non solo la nostra vicinanza mentale e il nostro scambio di chiacchiere. Adesso provavamo a cercarlo di proposito, il contatto dei corpi; ci premevamo l’uno contro l’altra apposta, ci sfregavamo il bacino, alla ricerca di quella sensazione di calore di cui non conoscevamo bene la natura, ma che trovavamo estremamente piacevole e appagante. Spesso intrecciavamo le gambe, per sentirci più fusi. E abbracciati stretti. Poi le mani. Mentre ci sussurravamo le nostre parole in libertà, la mani esploravano il corpo dell’altro. Quante deliziose carezze, in quel periodo! Le mani lavoravano quasi indipendentemente dalle cose che ci dicevamo nel frattempo, ma naturalmente eravamo ben coscienti del piacere che ci procuravano, anche quando parlavamo d’altro. Le sue mani entravano nelle mie mutandine, e sentivo quel delizioso contatto, quando mi sfiorava la pancia, scendendo giù giù fino alle palle, per tornare poi a soffermarsi sul punto più sensibile. La sua mano indugiava a lungo sul pisello, carezzandolo in lungo e in largo. E nello stesso tempo la mia mano carezzava la sua fighetta morbida, e sarebbe difficile dire se era più piacevole carezzare quella pelle calda e dolce o sentimi carezzare il pisello dalla sua mano leggera e delicata. Le carezze non si limitavano all’uccello per me e alla fighetta per lei, ma via via esploravamo tutte le zone del corpo, il culetto, per esempio, e infilavamo il dorso della mano nella fessura fra le natiche, facendola scorrere all’interno, tra una carezza e l’altra sulle parti più rotonde. O il seno, quando il suo ha cominciato a svilupparsi, e l’ho visto gradualmente diventare sempre piu bello, praticamente sotto i miei occhi interessati e partecipi. Com’era piacevole, allora, carezzare quelle rotondità, e sentire i capezzoli indurirsi sotto il mio tocco delicato!Anche prima ci capitava, d’estate, di provare fastidio per il pigiama, e di dormire nudi, e dunque capitava anche di trovarci nello stesso letto a raccontarci le nostre storie senza nulla addosso, se non la nostra pelle accaldata. Era del tutto naturale e normale, per noi, stare nudi uno vicino all’altra, quando ancora non ne immaginavamo le possibili implicazioni. Perciò potete immaginare quanto ci facesse godere quel contatto, quando invece a quelle implicazioni ci abbiamo fatto caso, e persino le cercavamo con sempre maggiore curiosità e desiderio reciproco.Era bello stare abbracciati, pelle contro pelle, e godere ciascuno della presenza, del calore e dell’affetto dell’altra. Era bello sentire il suo ventre premere contro il mio pisello dritto all’insù. Sentire il dolce rilievo dei seni contro il mio petto. Le mani poi potevano scorrere più facilmente sul suo corpo, e carezzare ogni superfice, ogni curva, ogni fessura. Ricordo ancora con emozione la mattina in cui mi sono svegliato ritrovandomi abbracciato a lei, le mani strette dietro sul suo culetto, il suo ventre contro il mio, i seni contro il mio petto… e il mio cazzo, duro e teso, intrappolato tra le sue coscie! Quella posizione, arrivata non si sa come, mi è piaciuta a tal punto che è poi diventata una delle mie posizioni preferite, durante i nostri appuntamenti serali. Era bello scambiarci le nostre confidenze mentre i nostri corpi si toccavano, e a me piaceva particolarmente farmi stringere il pisello dalle sue coscie. Il che mi permetteva anche, ogni tanto, di dare qualche leggero colpo di bacino, quasi mimando una scopata, godendo delle fantastiche sensazioni di sentirmi sollecitare il pisello dallo sfregamento con le sue gambe, proprio sotto la figa, il cui contatto aumentava il piacere dello sfregamento stesso.Quello è stato il periodo dell’apprendistato sessuale, iniziato intorno ai 12 anni, quando abbiamo dato il via alle prime esplorazioni. Del tutto innocenti, all’inizio, e poi via via sempre piu interessate. Questa fase è durata fino alle soglie del quindicesimo anno, quando la nostra maturazione sessuale è arrivata a compimento, e ciascuno dei due si è sentito pronto per l’esperienza che ancora ci mancava: una vera scopata, intensa e partecipata. Lì è iniziato il periodo del sesso pieno e consapevole: uno scambio consensuale di prestazioni alla ricerca del massimo piacere possibile, ciascuno disponibile e aperto alle esigenze dell’altro. Ciascuno desideroso di godere per sè stesso, ma anche pronto a favorire il godimento dell’altro, pronto a fare di tutto perchè anche l’altro potesse provare il suo massimo piacere. Da allora e per un paio d’anni, abbiamo scopato regolarmente e ripetutamente tra noi, del tutto appagati di questo rapporto reciproco di scambio e di assoluta complicità. Finchè è arrivato il momento in cui abbiamo cominciato a rivolgere il nostro interesse e le nostre voglie al di fuori di noi. Abbiamo cominciato a interessarci di altri possibili partner, e abbiamo cominciato a tessere le nostre reti verso altri soggetti. E’ così che, ad un certo punto e senza neppure faticare molto, sono arrivati per entrambi altri compagni di letto e nuove esperienze sessuali. Ma questa è tutta un’altra storia.Scommetto che voi, porcellini come siete, siete curiosi di conoscere qualche particolare piccante dei nostri giochini di coppia. Va bè, vedrò di accontentarvi, lasciando perdere l’ordine cronologico degli avvenimenti per andare in ordine sparso, seguendo, piu che la naturale successione degli eventi, il filo non lineare della memoria. Abbiamo passato molti anni felici a fare giochini tra noi, e dunque sono tantissimi i ricordi piacevoli, legati alle varie occasioni che si presentavano, e alle nuove esperienze che ne derivavano. Sono davvero tanti, gli episodi piacevoli, e vi assicuro che il ricordo delle nostre esperienze comuni rappresenta un bagaglio di memoria che ci porteremo sempre dietro con affetto e riconoscenza, qualunque cosa ci capiti nella vita.Le nostre piccole o grandi scoperte spesso le ripetevamo più e più volte, quando le trovavamo particolarmente piacevoli. Niente di strano o di perverso, intendianoci, cose normali, in fondo, ma per noi sempre fonte di nuove o rinnovate emozioni. Mettiamo la doccia insieme. Ancor oggi ci capita, come spesso in passato, di essere insieme sotto la doccia, e non sempre con risvolti sessuali. Spesso è solo una questione affettiva. Ci appaga anche il puro piacere di stare vicini, nudi, sotto il getto dell’acqua. Semplicemente disponibili allo sguardo affettuoso dell’altro, nel mettere in mostra e condividere reciprocamente la nostra nudità. Felici di vedere e di farci vedere. Col cazzo all’aria io, e con la fighetta scoperta e le tette in su lei. Una piccola dimostrazione della nostra radicata e indistruttibile complicità. Succede così che, se abbiamo poco tempo e non possiamo indugiare molto, ci limitiamo a qualche affettuosa carezza sul cazzo per me e sulla fighetta per lei. Un piccolo segno della nostra intesa reciproca. Ma se abbiamo un pò di tempo, e siamo soli in casa, allora le cose cambiano. In questo caso la doccia dura a lungo. Molto a lungo.Oppure i pompini. Perchè ovviamente a un certo punto sono arrivati anche quelli. Ahh che bellezza, sentire la sua bocca intorno al cazzo, e la sua lingua calda carezzarmi la pelle, bagnata dalla sua saliva! E guardate che io non ho mai imposto a lei di fare alcunchè, e dunque non sono stato io a chiederle di prenderlo in bocca, la prima volta. La cosa è venuta da sè. E’ stata lei che, spontaneamente, durante una delle nostre fasi di toccamenti reciproci, mentre stava maneggiandomi il pisello, ha sentito l’impulso di metterselo in bocca. Me la ricordo bene, quella volta, perchè mi ha fatto provare un piacere così intenso come in precedenza non avevo mai provato. Dunque, lei stava muovendo dolcemente la mano sul cazzo, quando di colpo si è fermata. Sempre tenendo in mano l’uccello, ha avvicinato la faccia, guardando fisso la cappella scoperta. Ed è rimasta cosi per un bel pò, sempre col cazzo in mano e la cappella vicino agli occhi. Poi, inaspettatamente, ha poggiato la lingua sul buchino. L’ha leccato lentamente, poi l’ha fatta scorrere intorno, sulla pelle liscia della cappella. Dopo un pò, ha pensato di mettere la bocca intorno alla punta, mentre con la lingua continuava a esplorare nei dintorni del buchino. E così è cominciata quella nuova avventura. Non mi ha fatto venire, quella prima volta, e tuttavia mi ha fatto provare un godimento così intenso che sono rimasto, dopo, senza parole per un pò. L’ha tenuto in bocca a lungo, prima senza muovere le labbra, stringendolo solo tra la lingua e il palato. Poi ha cominciato a succhiare adagio, solo la punta, senza ingoiarlo fino in fondo. Una parte del cazzo era in bocca, l’altra sempre stretta nella sua mano. Poi alternava le succhiatine con le leccate, togliendolo dalla bocca e leccandomi la pelle liscia della cappella, durissima. Dopo un pò ha smesso, ha visto la mia faccia stravolta, e si è preoccupata.- Ti ho fatto male?Io al momento non ho detto niente, ho solo accennato di no con la testa. Poi, quando mi sono ripreso un pò, ho esclamato – Cazzo, che bello!- Davvero ti è piaciuto?- E’ una cosa fantastica!- Cosa senti?- … una sensazione di calore e un grande piacere. Il cazzo mi tira di più, e aumenta la voglia di sborrare. Poi è bellissimo sentire la tua bocca intorno all’uccello. E bello anche quando la lingua lecca la cappella. E poi quando la bocca si muove. Non so come descriverlo, ma è eccezionale, davvero.E poi:- Tu invece, cosa senti quando lo metti in bocca?- La prima cosa che si sente è un sapore particolare, non solo di pelle, ma una pelle speciale. Come un sottofondo di salato…- Il sapore del cazzo?- Si, dev’essere quello. Ma è buono, è un buon sapore. Però il sapore è solo un particolare. C’è anche il contatto, la sensazione di sentirlo premere dentro la bocca. – E ti è piaciuto?- Si, molto. Si vede che il tuo cazzo ha proprio un buon sapore!- Allora lo rifaremo, ok?- Promesso!Da allora l’abbiamo rifatto, ovviamente. E pure spesso. E devo dire che se io ho cominciato a leccare una figa, è stato solo per imitazione, perchè volevo sperimentare pure io quello che Franci mi raccontava delle sensazioni che provava a leccarmelo e a succhiarmelo. Le prime volte eravamo un pò maldestri, nei giochini con la bocca, ma presto abbiamo imparato a farli bene, assecondando il piacere dell’altro, indugiando o accelerando i movimenti della lingua a seconda delle sue reazioni. E abbiamo imparato che giocando con la bocca potevamo arrivare ad orgasmi fantastici, sia io che lei. Perciò da allora i giochini con la bocca sono diventati i nostri trastulli preferiti, che usavamo soprattutto quando volevamo godere fino in fondo, cioè fino a venire. Ma non abbiamo smesso con i toccamenti e le carezze, riservati, quelli, ai momenti di intimità più calmi e rilassati, quando ci piaceva coccolarci a vicenda senza l’obiettivo di arrivare per forza anche all’orgasmo.Ma ci pensate, ragazzi, alla nostra fortuna? Mentre a voi non restava che segarvi di nascosto e finita lì, e potevate solo sognarvelo, il momento in cui avreste potuto giocherellare con una figa qualsiasi, purchè fosse una figa, che potesse assecondare i vostri desideri libidinosi, noi abbiamo sempre trovato pronto un bel pasto caldo, e di prima qualità. Non c’era bisogno di sognare e di rimandare: potevamo subito mettere in pratica le cose che ci dettava la nostra immaginazione. Non è fortuna, questa?Naturalmente anche a noi capitava di masturbarci per conto nostro. Mica sempre, quando ci veniva voglia di venire, avevamo l’altro lì pronto a disposizione. A me capitava, per esempio, di segarmi da solo in bagno, quando magari me lo trovavo duro e pieno di sborra che urgeva di uscire. Ma, ci credereste? Lei, dopo, si accorgeva sempre che mi ero segato, anche prima che glielo dicessi io, cosa che del resto facevo, dato che non avevo certo motivo di nasconderlo a lei. Comunque, lei mi guardava dritto negli occhi, sorrideva, e diceva qualcosa come – Te lo sei menato, vero?E guardate che non lo diceva per sfottermi, ma per complicità, per farmi capire che solidarizzava con me, che era felice del mio piacere, anche se ottenuto senza la sua presenza partecipe.La confidenza sulle rispettive seghe era ovviamente reciproca. Non avevamo nessun motivo per nasconderci tra noi. Dunque neppure lei mi ha mai nascosto quando si procurava un orgasmo con le sue proprie mani. All’inizio ero molto curioso di sapere come poteva, lei, riuscire a venire da sola. E cosi lei mi faceva vedere. Mi faceva assistere ai suoi movimenti, alle sue posizioni. Mi mostrava come si carezzava da fuori, lentamente e a lungo, e come poi lentamente infilava le dita, e si strofinava l’interno, variando i ritmi e le posizioni, muovendo le coscie per agevolare le sensazioni che si procurava man mano. Mi faceva vedere come la figa si bagnava sempre di più, e come alternava i movimenti e le carezze fino al momento in cui arrivava finalmente l’orgasmo, e poteva rilassarsi con un gemito di soddisfazione. Poi mi rivelava che la mia presenza aumentava la sua eccitazione. Il fatto di sentirsi osservata da me, mi diceva, la riempiva di calore, e le procurava un piacere ulteriore, che si aggiungeva al piacere dell’atto che stava compiendo, rendendolo ancora più intenso.Che strano, era la stessa cosa che succedeva a me. Perchè pure io, quando ho cominciato a segarmi, naturalmente non ho perso tempo a metterla al corrente di quella nuova pratica. Dunque, le facevo vedere come riuscivo a far uscire lo schizzo menandomi il cazzo su e giu. E la sua presenza accanto a me, i suoi occhi attenti e curiosi, lungi dall’essere un fastidio o un disturbo, erano invece un elemento di eccitazione ulteriore. Io volevo che le mi vedesse, perchè questo aumentava la mia eccitazione e il mio piacere. Era molto bello sentire lei vicino a me, e sapere che i suoi occhi potevano seguire tutti i miei movimenti. Allora mi mettevo col cazzo di fronte a lei, indirizzato verso di lei. Inarcavo il bacino perchè potesse vedere meglio, col cazzo teso in su, stretto nella mia mano, e cominciavo a menarmelo. Era bello che lei, così disponibile e attenta, fosse li a condividere le mie sensazioni. E potesse sentire i miei ansiti, potesse osservare il pene che diventava sempre più rigido e sempre più grosso, tanto cresceva la voglia di scoppiare. Io volevo che lei vedesse la mia mano muoversi sul cazzo duro, sempre più veloce. Volevo che sentisse crescere la mia eccitazione fino al punto di esplosione. E soprattutto volevo che anche lei, alla fine, vedesse la sborra schizzare fuori all’improvviso, in lunghi e interminabili getti. In quel momento, vi assicuro, il piacere era al massimo, proprio perchè c’era lei vicino a me, a guardarmi, e sapevo che, dietro al suo sguardo interessato, c’era la sua approvazione, la sua solidarietà, la sua complicità. Sicchè questa cosa di segarci alla presenza dell’altro, è una pratica che abbiamo ripetuto spesso, in situazioni diverse ma sempre volentieri e con vero godimento.Era bello anche quando decidevamo di farlo contemporaneamente. Allora cercavamo le posizioni più comode perchè ciascuno potesse maneggiare il proprio sesso in tutta comodità, ma senza perdere di vista l’altro. Volevamo che tutti i nostri movimenti fossero esattamente percepiti e vissuti anche dall’altro. E ci sfidavamo: il traguardo era riuscire a venire contemporaneamente, tirando però più in lungo possibile, perchè volevamo godere anche del processo di avvicinamento all’orgasmo, e non solo dell’orgasmo in sè. Cercavamo insomma di godere a lungo, gustandoci ogni mossa, assaporando ogni sensazione, valorizzando ogni singolo movimento che le nostre mani imprimevano ai rispettivi sessi, sotto lo sguardo partecipe dell’altro. Quando volevamo rendere la sfida ancora più difficile, ci imponevamo di non parlare. Potevamo solo ansimare o emettere gridolini o qualsiasi verso ci venisse di fare, ma era assolutamente vietato avvisare l’altro che stavamo per venire. L’orgasmo doveva arrivare senza preavviso, e la sfida era di riuscire a intuire il momento dell’orgasmo altrui solo guardandolo, cercando di decifrare i suoi movimenti, gli spasimi del corpo, i suoni emessi, e adattare di conseguenza anche i propri movimenti, affinchè l’orgasmo arrivasse nello stesso momento. Non era una bella sfida? Non sempre ci riuscivamo, ma quando capitava che il mio schizzo coincideva esattamente col momento del suo massimo piacere, eravamo davvero esultanti, perchè ci pareva di aver goduto di piu. Insieme al nostro godimento, eravamo felici che pure l’altro avesse potuto godere nello stesso modo e nello stesso momento. Questo vi dovrebbe dire qualcosa sulla natura del nostro rapporto. Ciascuno si faceva carico anche del piacere dell’altro. Ancora oggi la felicità di lei, anche sul versante sessuale, mi sta a cuore persino più della mia propria, e so di sicuro che per lei è lo stesso nei miei riguardi. E spero che il suo ragazzo di ora, e quelli che forse verranno, la possano rendere davvero felice come merita.Vi interessa sapere della nostra prima scopata? Bè, ragazzi, quella è stata davvero un’esperienza memorabile, anche perchè volevamo proprio che fosse così. Non una botta e via, tanto per provare. Volevamo invece che fosse un’esperienza assoluta, da conservare ai primi posti nell’album dei nostri ricordi più belli. L’abbiamo preparata con cura, quella prima volta, parlandone a lungo, per giorni e giorni, prima di deciderci, perchè ci sentivamo pronti e avevamo molta voglia di farlo, ma sapevamo che ci sarebbero stati dei rischi, per esempio che la nostra inesperienza tecnica potesse compromettere la bellezza di quell’ultima tappa del nostro percorso erotico. Eravamo solo due quindicenni, fisicamente maturi ma tecnicamente ancora vergini. Certo già molto avanti in fatto di esperienze sessuali, ma in fondo ancora piuttosto ingenui sulle tecniche della penetrazione, e pure con qualche pregiudizio. Io per esempio ero terrorizzato dalla prospettiva di farle male. Sapevo che entrare per la prima volta in una figa vergine è doloroso per la ragazza. E farle male era proprio l’ultima cosa che volevo. Perciò c’era qualche preoccupazione, ma la voglia era tanta ed era ormai il momento, e cosi una sera l’abbiamo fatto. Soli in casa, potevamo fare le cose con calma, e predisporre l’ambiente adatto per un evento che doveva risultare memorabile: luci soffuse, musica in sottofondo, bastoncino di incenso acceso (che romantici, vero?).Come eravamo, fisicamente? Lei era già bellissima, e donna fatta, con seni stupendi, due gambe lunghe e dritte come colonne greche, i fianchi stretti, un culetto sodo e armonioso. La carnagione chiara e vellutata, i capelli biondi, lisci e luminosi. Anch’io biondo, di una tonalità però più scura della sua, e coi capelli più crespi. Io ancora senza peli sullo stomaco, solo con una leggera peluria chiara sulle gambe. Ma il cazzo era già maturo, e temprato da anni di pratiche erotiche, cui mancava soltanto la prova finale. Due ragazzi alle soglie della vita, e pronti a fare l’amore, a godere per sè e a far godere l’altro. Il fatto di essere anche fratelli non era un ostacolo, anzi, ci dava una maggiore sicurezza, una serenità di fondo. Sapevamo di essere solidali fino all’ultima goccia.Dunque, eccoci di fronte. Lei con una corta camicia da notte e basta, leggera e semitrasparente, io in boxer neri, quelli attillati e a gamba corta. Anche l’abbigliamento l’avevamo deciso prima, ciascuno chiedendo all’altro di indossare quei capi che consideravamo più sexy e più eccitanti. Per me, era stupendo anche solo guardarla, in piedi davanti a me, nel tenue riflesso della lampada schermata. Le vedevo i seni tesi in avanti, coi capezzoli che spingevano in fuori il sottile tessuto che li ricopriva. Adoravo quella ragazza, la sua bellezza, il suo portamento nobile e altero da principessa, la sua disponibilità ad offrirsi senza limiti e senza remore. Era già emozionante assaporarci con gli occhi. E mi piaceva sapere che lei poteva ammirare la forma dell’uccello, sotto i boxer. Sapevo che quella vista la eccitava, ed ero felice di mettermi in mostra per poterle trasmettere il mio calore e la mia voglia. Del resto, lo stesso uccello non era indifferente al suo sguardo. Sentivo che si muoveva, dentro. Già in erezione, la mia eccitazione lo faceva fremere di desiderio, e lo sentivo stirarsi di più, di tanto in tanto, con improvvisi movimenti contro il tessuto dei boxer.Infine mi sono avvicinato. Lentamente le ho abbassato le spalline, e la camicia è caduta ai suoi piedi. L’ho ammirata, nuda davanti a me. Era splendida. Ho appoggiato le mani sui seni, carezzandoli dolcemente. Poi li ho baciati, e mentre la mia bocca succhiava i suoi capezzoli, le ho preso le mani e le ho portate sui miei boxer. Lei mi ha assecondato, prendendo a carezzare da fuori. Dolci carezze sul cazzo che fremeva dentro le mutande. Mi sono tuffato su di lei, circondandola con le mie braccia e stringendola al corpo. Ci siamo abbracciati, e abbiamo iniziato a baciarci le orecchie, il collo, le spalle. Dolci bacini di tenerezza, mentre con le mani ci carezzevamo dietro, dalle spalle al culetto. Adesso era il suo momento di spogliare me. Si è inginocchiata, le mani sui miei fianchi. Ha poggiato la guancia sul pisello, sfregandolo. L’ha baciato attraverso il tessuto sottile. Infine, lentamente, la faccia all’altezza del bacino, ha abbassato i boxer. Non era la prima volta che mi vedeva il cazzo, anzi lo conosceva bene, forse persino meglio di me, ma ha fatto un sospiro soddisfatto e grato, come se fosse la prima volta che vedeva una tale meraviglia della natura, perchè così me lo faceva percepire. Mi diceva, col suo atteggiamento, che apprezzava quello che vedeva, che mi era grata per la virilità che le offrivo. Ed io ero orgoglioso che il mio cazzo duro e caldo fosse sotto i suoi occhi, pronto ai suoi desideri, disponibile alle sue voglie, con la cappella in fuori tesa fino allo spasimo. Lei l’ha preso in mano e l’ha appoggiato alla guancia, carezzandosi. L’ha baciato più volte, con tenerezza. Una tenerezza che io volevo ricambiare, e quindi dopo i suoi bacini l’ho fatta rialzare e mi sono inginocchiato io, davanti alla sua fighetta depilata, liscia e vellutata come una pesca matura, calda come una promessa infinita, perfetta nelle sue rotondità e proporzioni. Le grandi labbra ancora accostate in dolcissima armonia, con quella promettente fessura ancora da dischiudere e da esplorare. Quella si, davvero, una meraviglia della natura. Ragazzi, come adoravo quella femmina!Anch’io l’ho baciata, proprio sulla figa chiusa, dopo averla mangiata con gli occhi: dolci bacini su quella fessura inebriante. Poi ho cominciato a dischiuderle le grandi labbra, solo con la lingua. Mentre la leccavo, spingevo la lingua all’interno della fessura, un pò alla volta, allargando man mano il passaggio, finchè non l’ho sentita inondata dai suoi umori femminili. Un dolce strato di liquido, dolce e insieme salato, e leccare quel liquido aumentava la mia eccitazione. Il cazzo sembrava voler scoppiare. Non so se lei l’ha capito, ma subito ha voluto prenderlo in bocca e succhiarmi a sua volta. E così ci siamo succhiati a vicenda, più e più volte, alternandoci via via l’un l’altro con la bocca e la lingua sui rispettivi sessi pieni di desiderio. Fino alla soglia dell’esplosione finale, ma sempre fermandoci poco prima. Una successione interminabile di emozioni forti e di sensazioni straordinarie. Ormai i nostri sessi erano pronti per la penetrazione. Non solo la sua dolce fighetta era molto bagnata e già aperta, cosi come il mio cazzo teso e duro non aspettava altro che di infilarsi in quel tunnel cosi desiderato, ma le nostre menti erano pronte. Il nostro desiderio, coltivato con tanta cura, era via via aumentato arrivando a soglie incredibili. La voglia di penetrare e di sentirsi penetrare era ormai incontrollabile.E tuttavia non l’ho penetrata subito. Prima di cominciare volevo fare ancora qualcosa che la rilassasse e la tranquillizzasse, che le facesse sentire anche il mio affetto e il mio attaccamento. Volevo che il momento di penetrarla non fosse solo un atto sessuale, ma un atto d’amore, un segno della mia riconoscenza nei suoi confronti, per la sua presenza, la sua disponibilità, il suo stesso amore per me. Così l’ho fatta distendere sul letto, e ho preso a baciarla e carezzarla lievemente su tutto il corpo. Le scorrevo le mani sui seni, scendevo al pube, poi le coscie. Infine, l’ho carezzata col cazzo. Mi sono messo in ginocchio a cavalcioni sopra di lei, le ho poggiato il pene sulla faccia e l’ho fatto scorrere, dolcemente, come una lieve carezza sulla sua pelle candida. Tenendomelo in mano, le ho carezzato con la cappella l’interno dei seni. Le ho circondato i capezzoli col buchino, sono disceso sul ventre, sempre carezzando con la cappella, e infine sulla figa. Ho indugiato lì, sfiorando le grandi labbra, a lungo.E finalmente sono entrato. Mi sono disteso su di lei. Dolcemente, le ho allargato le gambe. Ho appoggiato il pene sull’apertura della vagina, e l’ho tenuto fermo li, solo a contatto. La coprivo col mio corpo, pelle contro pelle, e l’ho baciata sulla bocca. La mia lingua è entrata a cercare il contatto della sua. Ci siamo scambiati un bacio lunghissimo, insieme tenero e passionale, affettuoso ed erotico, con le lingue che si intrecciavano e si confondevano. Un invito reciproco ad andare fino in fondo, e un anticipo delle delizie che sarebbero seguite.Poi ho cominciato a premere. Sempre appoggiato sopra di lei, ho iniziato a spingere, e ho sentito il pene entrare. Lei ha emesso un leggero gemito che mi ha fermato. E siamo rimasti così, col pene dentro solo per una parte. Prima di continuare, ho aspettato che lei fosse pronta. Quando l’ho sentita rilassarsi, ho spinto un pò di più, e l’ho penetrata un altro po’.Di nuovo mi sono fermato, in attesa delle sue reazioni. Quando ho capito che lei era di nuovo pronta, ho ripreso a spingere. Questa volta con più forza, tanto che lei ha avuto uno spasimo e le ho visto una contrazione sul viso. Ma non ha detto nulla, anzi ha aumentato la presa delle mani sul mio corpo, come per avvicinarselo maggiormente. Un invito a non fermarmi. Ho indugiato solo un attimo, poi ho spinto di nuovo. Fino in fondo, questa volta.Adesso ero tutto dentro di lei, il cazzo completamente avvolto dalla parte interna della sua dolce fighetta. Sensazioni mai provate prima, partendo dal pene, si irradiavano in ogni parte di me. Per la prima volta, anche la mia carne era completamente fusa nella sua. Riuscite a immaginare il senso profondo di quella unione assoluta? Certo, c’era il piacere fisico di sentirmi dentro di lei, circondato e pervaso dal suo calore: le sensazioni che mi provenivano dal pene affondato in lei erano fantastiche. Ma a rendere quel momento ancora più esaltante, c’era la consapevolezza che solo in quel momento eravamo davvero una cosa sola. Non più due corpi separati, ma un’ entità unica. Non mi sono mosso subito: quella sensazione nuova di essere tutto dentro di lei era troppo bella, e meritava di essere assaporata in pieno e a lungo. E’ stata lei a iniziare i movimenti. Il suo bacino ha preso ad ondulare, dolcemente, provocando leggeri spostamenti del pene nella vagina. Solo allora ho iniziato i miei movimenti. Spostando avanti e indietro il bacino, ho fatto scorrere il pene dentro di lei. Prima lentamente, ritirando il pisello fin quasi a uscire, e poi di nuovo penetrando in profondità, fino a sentirmi di nuovo completamente circondato dalla sua carne calda. Una breve sosta lì, sul fondo, e poi di nuovo: indietro e avanti. E di nuovo, e di nuovo, e di nuovo… Come una locomotiva che pian piano mette in moto il pistone, e inizia gradualmente ad acquistare velocità, fino a raggiungere il ritmo finale, così il mio pene aumentava via via l’alternarsi dei movimenti, dentro e fuori, assecondando la sensazione di piacere che via via diventava sempre più nitida e precisa, fino a diventare un godimento pervasivo e totale. Tutto concentrato su quel godimento, che si irradiava dal pene in movimento, sentivo lei ansimare, sempre di più partecipe, e sapevo che anche lei provava le mie stesse emozioni. Potevo misurare l’intensità del suo piacere dai suoi gemiti e dalle contrazioni del suo corpo, e potevo seguirne la dinamica, perchè era speculare alla mia.Più volte sono stato sul punto di venire, e piu volte mi sono imposto di rimandare. Volevo godere a lungo di quelle sensazioni, e soprattutto volevo percepire il momento in cui il suo desiderio sarebbe arrivato al punto di non ritorno, e volevo essere ancora lì, a muovermi dentro di lei, quando fosse arrivato il momento del suo orgasmo. Così abbiamo continuato, ora rallentando ora accelerando i colpi di bacino, per un tempo indefinito, perchè ora ci sentivamo in un mondo senza tempo e senza confini, solo immersi nel nostro piacere.E quando lei mi ha fatto capire che era il momento, non con le parole, ma con la pressione del corpo, la presa delle mani, l’intensificarsi dei gemiti, allora mi sono mosso più velocemente dentro di lei, preparandomi per l’esplosione più e più volte rimandata. L’ho sentita crescere dentro di me, la voglia di scoppiare, e, parallelamente, avvertivo la sua crescente necessità di scoppiare a sua volta. E finalmente il getto è schizzato, inondandola con violenza. Ma una violenza appagante e liberatoria. Sentivo le contrazioni del cazzo, mentre eiaculavo, e insieme avvertivo le contrazioni e gli spasimi della sua figa, e sapevo che, in quello stesso momento, anche lei stava godendo come mai prima di allora. Finalmente tutta la tensione accumulata poteva scaricarsi, in quei getti violenti e tanto piacevoli, e via via l’energia accumulata si trasformava in un appagamento infinito, un dolce rilassamento, una pace profonda. Siamo rimasti abbracciati a lungo, dopo, senza disgiungerci. Il pene si ritirava e rimpiccioliva, ma rimaneva dentro quel caldo recipiente di femmina, inondato dai nostri liquidi mescolati tra loro, protetto e coccolato da quel dolcissimo riparo.Piu tardi, lei si è sottratta al mio abbraccio. Delicatamente mi ha fatto distendere sulla schiena, e ha preso a baciarmi dappertutto, dalla bocca via via scendendo giù, fino a fermarsi sul pene, ancora bagnato dai nostri liquidi. L’ha baciato a lungo, teneramente, e delicatamente l’ha deterso con la lingua. Sapevo che voleva dire: era il suo modo di ringraziarmi per averla fatta godere, del tutto indifferente al fatto che, in realtà, il vero debitore ero io. ..Paolo e Francesca: due fratelli incestuosi.E felici di esserlo.

