Mollemente disteso su una comoda poltrona in cuoio antico, completamente rilassato, fumo un delizioso e profumato Avana lasciando che i miei pensieri veleggino verso antichi ricordi. Dal terrazzo della mia villa in collina contemplo il vasto parco che si estende fino al cancello d’ingresso, una cinquantina di metri più in là. Osservo le aiuole e le piante d’alto fusto che circondano il cortile, i vialetti che s’intersecano fra l’erba verde dei prati all’inglese ed ecco che la mia mente comincia ad andarsene per conto suo. Socchiudo gli occhi e mi ritornano alla memoria i bei tempi della mia giovinezza, mi rivedo bambino, ragazzo, giovanotto, perché è qui, in questi luoghi, che ho trascorso i verdi anni della mia vita prima di trasferirmi all’estero per lavoro. Dopo molti, troppi anni, sono tornato ed ora la mia sola intenzione è di godermi per un po’ la tranquillità dimenticata di questa casa che già appartenne al mio nonno materno. Con gli occhi chiusi mi sembra quasi di riudire i suoni, le voci, i richiami alla servitù di quei tempi lontani. Rivivo alcune situazioni che per qualche motivo mi sono rimaste più impresse di altre, il viso della cuoca, un’enorme cicciona che di nascosto da mia madre soddisfaceva ogni mio più piccolo capriccio culinario, la convivenza col mio amato cugino Sergio e sua madre. Che bella donna era sua madre, zia Pina! Fu lei che per prima mi portò in paradiso facendomi provare i piaceri del sesso e che piaceri! Nel ricordare quei momenti mi si gonfiano istintivamente i polmoni in un profondo respiro, ma quando lascio uscire l’aria, provo quell’infelice sensazione che di solito si manifesta nel ricordare cose piacevoli, ben sapendo, che queste non potranno più ripresentarsi…E’ estate. Le scuole sono da poco finite e noi ragazzi non vediamo l’ora di poter partire per le vacanze. Mio cugino Sergio è forse il meno allegro perché il suo anno scolastico non è andato come sperava, credo dovrà riparare a Settembre un paio di materie, ma io e la mia sorellina gemella, al contrario, sprizziamo gioia da ogni poro perchè a noi è andata bene. Con mia madre Elena, mia sorella Lorena, che tutti chiamavano affettuosamente Lory, occupavamo un’ala della villa mentre zia Pina, sorella di mia madre, con mio cugino occupavano l’altra ala. I nostri rispettivi padri invece li vedevamo pochissimo, vivendo essi la maggior parte dell’anno all’estero ove gestivano diverse aziende di famiglia. La villa, quel giorno, era tutta un fermento, ricordo come il personale di servizio correva e si agitava per eseguire gli ordini e i contrordini delle due sorelle, devono far presto a preparare valige e bauli per spedirli nella residenza di montagna dove, altro personale, ha già provveduto a pulire e riordinare e ci sta attendendo per le vacanze. Per esperienza noi ragazzi sappiamo che in questi momenti è meglio stare fuori dei piedi delle rispettive genitrici e quindi ce ne stiamo buoni, buoni in disparte cercando di non dare fastidio. Sappiamo che basta la minima scusa per far piombare sulle nostre teste i fulmini dovuti al nervosismo che aleggia per tutta la casa. Ci siamo imboscati sul retro della villa, lontano dagli sguardi di tutti e ce ne stiamo accucciati sull’erba fresca a chiacchierare e programmare le nostre vacanze. Non ricordo come iniziò il tutto quella volta, ricordo solo che i discorsi finirono sul sesso degli uomini e Lory ad un certo punto pretese ad ogni costo che Sergio le mostrasse il suo pisello. A quell’epoca noi ragazzi, pur avendo già compiuto i diciotto anni, non eravamo molto svegli, né smaliziati in materia sessuale. Eravamo agli inizi del secolo scorso e tutto ciò che riguardava i rapporti intimi tra uomini e donne era rigorosamente tabù ed era assolutamente proibito parlarne anche in famiglia. Va da sé che a scuola, proprio perchè argomento proibito, si facevano molti discorsi in proposito, ma si dicevano anche un sacco di cavolate dovute ovviamente all’ignoranza di noi ragazzi. La curiosità però era tanta ed ogni situazione, ogni mezzuccio, era buono per aumentare la propria esperienza. In questa circostanza Lory, che aveva ancora meno esperienza di noi, si era impuntata e a tutti i costi voleva che Sergio le mostrasse il suo coso. Sergio invece, timido e rosso come un peperone, si scherniva e non ne voleva sapere, mentre io, approfittando della sua debolezza, rincaravo la dose prendendolo in giro anche pesantemente. Ovviamente la timidezza che mostrava nei confronti di mia sorella si trasformava in sfrontatezza quando si rivolgeva a me e così finì che fui sfidato ad eseguire personalmente quello che lui non aveva il coraggio di fare. Tra uno sfottò e l’altro, durante i quali ci si tirava delle poderose manate all’altezza dell’inguine, finì che dopo l’ennesima sfida a chi doveva esibirsi per primo, mi sbottonai i pantaloni esponendo agli sguardi allupati della sorellina tutta la mia virilità. Era la prima volta che uno di noi si mostrava agli altri e il silenzio piombò improvviso quasi a sottolineare la sacralità del momento e a suggellare un tacito patto di omertà per tenere nascosto a tutti quanto stava accadendo. I due mi guardavano ed io mi esibivo sempre più spavaldamente. Ad un certo punto però mi sono sentito un gran frescone per essere l’unico a concedersi alla vista degli altri ed ho cominciato a pretendere che anche Sergio facesse altrettanto. Dopo infinite insistenze finalmente anche lui si lascia convincere e a sua volta si sbottona mostrando a Lory i suoi attributi. Guardavo mia sorella che, rossa in viso, osservava meticolosamente ora il cazzo dell’uno, ora dell’altro. Era molto eccitata mentre li paragonava fra loro, pur essendo molto simili per dimensioni e si umettava continuamente le labbra. Improvvisa mi venne la naturale, conseguente richiesta:- Tocca a te Lory! Ora tocca a te! — Tocca a me un bel niente, io non ho nulla da tirar fuori…– Stupida, facci vedere la tua cosina dai! Non ti puoi negare ora che ci hai visti tutti e due. -Lory non ne vuole sapere, anzi cerca di scapparsene via per togliersi velocemente dall’impiccio, ma io e mio cugino riusciamo a fermarla e a rovesciarla di schiena sul prato.- Adesso anche tu devi farcela vedere, se lo fai noi ci limitiamo a guardarti, ma ti permettiamo in cambio di toccarci. Pensa che potrai prendere in mano i nostri cosi e sentire come sono. -Guardo negli occhi mio cugino per cercare il suo consenso, ma non mi servono le sue parole perché mi accorgo che gli è già diventando duro. Se n’è accorta anche Lory che, tutta presa dalla nuova situazione, ora è più arrendevole e si oppone con minor resistenza. E’ rapida nello sfiorare con le dita il pene del cugino ed io ho buon gioco nel sollevarle le vesti e nel cercare di farle scendere le mutandine.- Non mi devi toccare, l’hai promesso! — Va bene non ti tocco, però levati quell’ingombro altrimenti non vediamo bene. — Ecco, così va bene? -E’ seduta a gambe larghe con le ginocchia che quasi le toccano il mento e si espone completamente ai nostri sguardi affamati. Allunga le mani e comincia ad accarezzare i nostri cazzi ora completamente in tiro, li esplora con la punta delle dita dai testicoli fino alla punta. E’ stupita e quasi intimorita per averli visti diventare così grossi e nel sentirli così duri. Mi guarda dubbiosa, ma con gli occhi accesi dall’eccitazione.- Sono grossi! Sono tutti così? Come fanno a non far male ad una donna quando… quando glielo mettono dentro? — Come succeda non lo so, ma non possono di certo far male se sono fatti apposta per dare piacere alle vostre fighette, mi sembra logico no? – Nel frattempo li ha afferrati a piene mani, li impugna con maggior sicurezza e li agita con decisione, forse anche troppa, perché in breve ci porta sul punto di godere e probabilmente ci saremmo riusciti se non avessimo sentito all’improvviso la voce di zia Pina che ci stava cercando. Con un tuffo al cuore e le gambe molli per la paura ci ricomponiamo velocemente e corriamo per rispondere all’appello.- Dove siete? Dove vi siete nascosti? Possibile che non si riesca mai a trovarvi quando abbiamo bisogno di voi? Ahh eccovi finalmente! Presto andate in camera vostra e preparate la vostra borsa con libri e quaderni da portare via, soprattutto tu Sergio che quest’estate dovrai studiare seriamente per riparare, asinaccio! -La giornata trascorre senza che si presentino altre occasioni per dare seguito alla nostra avventura, ma la sera a letto sono ancora eccitato, ho negli occhi l’immagine della fica pelosa di mia sorella. Mi masturbo lentamente e questa volta ho intenzione di arrivare fino alla fine, di esplodere in una sugosa sborrata, ma ancora una volta ci devo rinunciare. Sento grattare alla porta, apro e mi trovo davanti Sergio, anche lui in pigiama, che mi fa segno di non fare rumore e mi invita a seguirlo. Percorriamo il lungo corridoio della villa fino ad arrivare alla zona dove abitano lui e zia Pina. Mi conduce in silenzio proprio davanti alla camera di sua madre, la porta è socchiusa e riusciamo facilmente a sbirciare dentro. Resto come paralizzato, la zia è praticamente nuda e si sta provando una serie di abiti, quelli che molto probabilmente ha intenzione di portarsi in montagna. In un attimo iniziamo a masturbarci mentre osserviamo affascinati le mammelle ed il culo di quella magnifica donna di quasi quarant’anni. Lei, ignara, si rimira allo specchio la gonnellina che ha indossato e girandosi ora su un lato, ora su un altro, imprime degli scatti repentini al busto facendo ballonzolare in maniera eccitante le tette su cui spiccano due vistosi capezzoli bruni.- Cazzo che bella figa è tua madre! -Sussurro a Sergio che si sta segando freneticamente al mio fianco. Lo osservo per un attimo, poi torno a rivolgere la mia attenzione alla zia mormorando tutto eccitato:- Zia, zia… come mi piacerebbe infilartelo dentro….-Un casino pauroso interrompe le mie parole, Sergio coi piedi imbrigliati dai calzoni del pigiama, deve essere scivolato e cadendo ha dato una testata allo stipite di legno della porta facendo un chiasso del diavolo. Con la coda dell’occhio lo vedo rialzarsi e scappare di corsa in camera sua, io invece come paralizzato, rimango lì, impalato sull’uscio. La zia quando apre del tutto la porta mi becca che ho ancora il cazzo in mano. – Zia… -Riesco appena a farfugliare prima che un sonoro ceffone mi arrivi sulla guancia facendomi un male cane. Mi prende per un braccio e mi strattona dentro la camera.- Sei un porco, un maiale! Ma non ti vergogni alla tua età a fare ancora queste cose? Masturbarti mentre spii una donna nella sua intimità. Tua zia poi! -E giù altri due sonori ceffoni, così potenti che mi sentivo ronzare una miriade di campanelli nelle orecchie.- E con chi stavi là fuori? Eri da solo o c’era anche quell’asino di tuo cugino? -Cazzo mio cugino! E chi ci pensava più. Probabilmente era riuscito a svignarsela senza farsi scoprire altrimenti la zia non mi avrebbe chiesto di lui.- No, no zia… ero solo! Passavo per andare a chiedere a Sergio dei fumetti in prestito, ho visto la luce… ho visto te tutta nuda… non ho resistito, è stato più forte di me e…-Mi accarezzo le guance che bruciano come il fuoco, cazzo se picchia forte la zia!- Scusa mi presteresti un fazzoletto? Mi sanguina un labbro. -Irosamente lei apre un cassetto e ne estrae un fazzoletto di cotone che mi porge, mi tampono il labbro mentre sento inumidirmi gli occhi. Non voglio piangere davanti alla zia, voglio dimostrarmi uomo, ma sono anche molto preoccupato per quando lo verrà a sapere mia madre. – Dai a me! -Mi toglie di mano il fazzoletto e gentilmente cerca di tamponare il sangue che esce dal taglietto procurato dall’urto del labbro sul dente.- Maiale, schifoso… -Borbotta mentre mi cura la ferita, ma non si rende conto che, mentre si adopera per aiutarmi, le si sta aprendo la vestaglia ed il suo seno ora mi appare in tutta la sua opulenza, magnifico, turgido e mi ballonzola davanti ad un palmo dagli occhi. Nonostante la situazione sia delicata, il cazzo mi ritorna duro in un istante e non poteva essere diversamente, solo che, come spinto da forza propria, fuoriesce da solo dall’apertura del pigiama. – Mio Dio speriamo che non se ne accorga -, emetto un pensiero come d’invocazione: – non guardare in basso zia, guarda da un’altra parte! – Invece poco dopo i suoi occhi vanno proprio lì, sento che le si arresta per un attimo il respiro e chiudo gli occhi rassegnato a ricevere un’altra razione di sberle.- Maiale… sei un porco! – Mi sussurra invece con voce deliziosamente calda. – Davvero ti piaccio così tanto? Davvero Luca mi trovi così irresistibile da farti tutto questo effetto? -Al posto del temuto schiaffone, ricevo una tenera carezza nelle mie parti più intime. Mi sfiora il cazzo con mano esperta, la fa scorrere leggera per tutta la sua lunghezza procurandomi brividi mai provati e quando scende a solleticare e vellicare lo scroto con la punta delle dita, non riesco a trattenere un flebile lamento di piacere.- Ma guarda mio nipote com’è porcellino, ti piace così? Ti piace come ti accarezza la zia? Devo continuare? -Cosa avrei dovuto rispondere? La voce era come paralizzata, con gli occhi chiusi emettevo solo flebili lamenti, ma non occorre parlare perchè in certi casi gli atteggiamenti istintivi sono più eloquenti delle parole. Mi bacia sul collo e mi sento tutto un brivido mentre fa serpeggiare, tra la gola e l’orecchio, la punta della lingua. Continua la sua divina carezza e intanto guida le mie dita sul suo seno, ma come sento il contatto della sua carne calda e soda godo immediatamente sborrandole nella mano.- Ahh maialino! Me lo dovevo immaginare che ti avrei fatto morire subito, ma ci riproviamo eh? -Si pulisce le mani col fazzoletto usato poco prima per fermarmi il sangue, pulisce anche me, poi si accerta che la porta della camera sia ben chiusa e mi attira sul letto. In un attimo siamo completamente nudi.- Guardami, ora puoi guardarmi come più ti piace ed anche toccarmi se vuoi. Hai mai toccato una donna? Accarezzami, puoi farmi tutto ciò che desideri! Hai mai visto o toccato una donna fra le gambe? Ti piace… la mia fica? -Così dicendo divarica le cosce e con due dita allontana il folto pelo nero che le copre la fessura che ora mi appare rosea e umida per l’eccitazione. Non resisto alla sua vista, d’istinto mi ci avvento sopra con la lingua di fuori e disordinatamente, tutto infoiato, comincio a leccare . – Adagio, adagio, non così! Con calma! Non devi aggredire in maniera così brutale, alla cieca, devi farlo con calma, deve essere un atto fatto con dolcezza, con passione anche, ma senza furia. Devi essere consapevole di quello che stai facendo, devi essere attento ad avvertire quali sono i punti più sensibili della tua donna per insistere soprattutto su quelli. Non siamo tutte uguali sai…? -Iniziò così la mia prima lezione di sesso e tutto avrei potuto immaginarmi, ma non che fosse proprio la mia cara zietta ad impartirmela. Fu una gran fortuna ad aver avuto lei come maestra!

