Eravamo sul treno che porta a Roma, il pendolino. Ero in un vagone poco affollato al mattino alle 7.45. Di fianco a me non c’era nessuno. A Bologna sale una ragazza, sui venti anni, e si siede proprio alla mia sinistra. Si accomoda, mette la valigia sopra il portabagagli e si siede. “Ciao mi chiamo Anna” mi dice. Io saluto e mi presento, ma sono assonnato e continuo a giocare con il mio Gameboy. La ragazza è molto carina, bel senso, gonna con finale in pizzo, tette grandi, capelli mossi biondi e occhi nocciola. Lei si mette a leggere una rivista. Arrivati verso Firenze si siede davanti a me e mi fissa. “Ma tu non parli mai?” mi chiede e io rispondo con un sorriso. “Sei molto carino e io voglio fare amicizia…. Smetti di giocare dai, dammi la mano”. Io mi lascio guidare quasi stordito e lei prende subito l’iniziativa facendomi toccare le gambe. Sentivo il caldo della sua carne e la pelle liscia e morbida. Sono restato in silenzio, mentre lei guidava la sua mano sempre più verso le mutandine. “Mi spiavi vero, intanto giocavi al Gameboy…. Brutto porco…. e che facevi… ti masturbavi con il pensiero?” La mia mano oramai aveva raggiunto la sua figa, ed io evidentemente imbarazzato, ho scosso la testa in senso affermativo. “Povero piccino… e pensare che bastava che me lo chiedessi, ed io da ti avrei fatto divertire da subito”. Iniziava a masturbarsi con la mia mano, io mi eccitavo da morire. “Ma non possiamo fare del casino qua, andiamo in bagno” le ho detto. Lei mi fece un cenno col capo e io mi sono diretto all’inizio dello scompartimento entrando nel wc. Lei mi ha seguito e appena dentro mi ha slacciato i pantaloni con foga: “Voglio succhiartelo, dai” mentre lei continuava a pompare il cazzo io le ho sfilato la maglia e il reggiseno e ho iniziato a toccarle le tette. “Alzati adesso” appena le ho detto così le ho sollevato la gonna e scostato le mutandine fradice. In un colpo ero dentro, tanto e tanto fino alla base del pene. Pochi colpi e l’ho sentita venire. “Adesso tocca a me” mi ha detto e ha iniziato a farmi un pompino magnifico finché, chiudendo gli occhi non le ho riempito la bocca di sperma. Lei ha ingoiato tutto, senza fiatare. Mi sono accasciato sopra di lei e mentre il pene ormai floscio scivolava fuori dalla sua bocca ci siamo guardati in silenzio. La mia mano continuava a stringerle il seno. “Torniamo a sederci” mi ha detto. Fino a Roma non ci siamo più parlati, ma abbiamo vissuto momenti di grande pace e confidenza. Bastava uno sguardo per capirci. Alla stazione Termini ci siamo baciati e salutati, ma senza darci né appuntamenti e numeri di telefono.
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