Il parcheggio é fortunatamente deserto. Che vergogna per l’avvocato Anastasio Ercoli farsi vedere in un posto simile. Per di più in un orario così inusuale, alle 2 di notte di un sabato invernale. Ma la telefonata del pomeriggio non faceva altro che rimbombare nella sua testa, non poteva credere che il figlio tanto bravo, giudizioso e serio potesse aver messo un annuncio erotico nel bagno pubblico di una area di servizio autostradale. In tasca un rifornimento di pennarelli di ogni colore, per cancellare o modificare quell’infamia, quello scherzo idiota. Si, sicuramente si trattava di uno scherzo idiota ai danni di un ragazzo così perfetto, tutto casa e palestra. Entra nei cessi con aria furtiva, per fortuna non c’è nessuno. Controlla il primo bagno, ci sono scritte a dozzine, ogni tipo di depravazione ridotta in poche righe sgrammaticate ed un numero di telefono. Secondo bagno, ancora niente. Sente il rumore di un camion che parcheggia. Entra nel terzo bagno. L’annuncio è lì. “Bocchini con ingoio a tutti i camionisti, telefono 0347….” Era un dannato scherzo, la scrittura non può essere quella del figlio. Se non altro questo dubbio se lo é levato. Rumori nel bagno, qualcuno é entrato per pisciare canticchiando. Comincia l’opera di pulitura dell’infamia, basterà cambiare qualche numero all’annuncio. Pennarello blu, un tre diventa un otto, un sette diventa un quattro. Il pennarello scricchiola fastidiosamente sulle ceramiche delle pareti. Toc Toc. “Occupato”. Bussano di nuovo. “Froci del cazzo avete rotto i coglioni a scrivere tutte quelle porcate sui muri! mica é casa vostra!”. Anastasio si sente al sicuro dentro il piccolo cesso maleodorante, quello che fino ad un attimo prima era un posto dal quale voleva allontanarsi il più presto possibile era diventato all’improvviso la sua inattaccabile roccaforte. Due pugni sulla porta, che a guardarla meglio non é poi così solida. “Stronzo, ce l’ho con te eh! che cazzo stai scrivendo?” Ancora un pugno, ed una spallata. La porta si spalanca rumorosamente sbattendo alla parete. L’avvocato si fa piccolo piccolo accovacciato sul water, la bocca della porta é quasi completamente oscurata da un grosso camionista in tuta da meccanico. Il pennarello blu cade a terra. “Bocchini con ingoio eh porco?” il massiccio bisonte della strada fa un passo avanti. “Guardi… c’è un malinteso, io stavo solo cancellando un annuncio con il numero di telefono di mio figlio, uno scherzo idiota che gli hanno fatto.. mi creda, ragioniamo! Ma le sembro il tipo che va in giro di notte a fare certe cose?” L’omone squadra il timido avvocato dalla testa ai piedi. “A me mi basta che fai sto bocchino, o vuoi che chiamiamo tuo figlio?” La tuta comincia a gonfiarsi al punto giusto. La chiusura lampo comincia dal collo, la apre lentamente sul grosso torace . canottiera unta di sudore, niente mutande, fino a liberare un tozzo cazzo barzotto. “La prego, la supplico… non é come lei crede… la supplico in ginocchio!” “In ginocchio ecco, in ginocchio ti devi mettere!”. Le due forti braccia del bisonte spingono in basso le spalle di Anastasio. Con la mano cerca di spingere la bocca impaurita più vicina al cazzo. “Proprio non ce la faccio, mi scusi… non ho mai fatto queste cose…” Ormai il cazzo del camionista é duro e dritto verso il cielo. Lo abbassa con una mano indirizzando la cappella lucida verso la faccia schifata dell’avvocato. Con l’altra mano gli spalanca la bocca aiutandosi con le dita, il grosso pezzo di carne bollente avanza verso quella piccola bocca nascosta dalla barba grigia. “E ci voleva tanto a ficcartelo in gola? dai ora succhialo stronzo!” Il terrore e lo schifo paralizzano il povero Anastasio. La mano forte del bisonte comincia allora a condurre il gioco, su e giù , su e giù mentre il pisello affonda sempre più nella gola calda. “Bocchini con ingoio eh… ” Il ritmo é sempre più veloce. I grossi coglioni gonfi dondolano sbattendo sul mento canuto. “…e allora preparati a bere tanta sbroda calda visto che ti piace…” Il grosso cazzo di strada sputa due schizzi interminabili, acri e bollenti, Anastasio cerca di non inghiottire, ma il liquido invade la bocca fino a riempire anche il naso del suo odore e calore. Non può farne a meno, inghiotte, inghiotte, mentre mille altre gocce scivolano sulla sua barba fino alla camicia, alla cravatta firmata, ai costosi pantaloni grigi. Finalmente il camionista molla la sua presa violenta. Ricaccia l’arnese nella tuta senza neanche pulirsi. All’altezza del pacco una grossa macchia bagnata comincia a disegnarsi raccontando la recente sborrata. “Io sono un avvocato io la denuncio per quello che ha fatto!!” “Denuncia sto cazzo”, sorride il camionista impugnando volgarmente il pacco bagnato. Esce velocemente, mette in moto il suo camion rumoroso. Anastasio cerca di alzarsi cercando le forze ma scivola come un idiota sulla macchia di sperma vischioso sotto i suoi piedi. “Ma dove cazzo vado tutto sporco così…” Si dirige verso i lavandini, cercando di pulire almeno i calzoni aiutandosi con la carta igienica. Intravede il flash tipico delle moto della Polizia. Si precipita fuori dai cessi per attirare l’attenzione su di se. La moto si ferma, si ferma anche il lampeggio. “Agente, sono stato seviziato da un camionista, forse può riuscire a rintracciarlo ancora, é partito da pochi minuti”. “Mi racconti per bene l’accaduto, io mica inseguo i camion senza motivo”. “Io stavo cancellando un annuncio messo per scherzo a danno di mio figlio…” “Mi mostri questo annuncio, sono in molti a cadere vittima di questo tipo di scherzi”. Il poliziotto motociclista avanza a lenti passi. Gli stivali tentennano come se fosse un moderno cowboy. Deve essere di origine sarda, o siciliana. Non é tanto l’accento a tradirlo quanto la corporatura tarchiata e cicciotta. Una folta barba scura e gli occhiali d’altronde nascondono quasi tutta la sua fisionomia. Entrano nei bagni, dirigendosi verso la terza porta. “Faccia attenzione che per terra é tutto sporco” Gli stivali dell’agente battono dei piccoli colpi sulla pozzanghera di sborra. Tciak Tciak. “Ma che schifo” “Ecco vede, questo é l’annuncio, ed io stavo modificando i numeri mentre…” Gli occhi dell’agente non guardano il muro, ma la barba ancora gocciolante dell’avvocato. “Ma lei é tutto sporco! Ma é uno schifo!” “Non faccio che ripeterle che sono stato seviziato!” “Si spieghi meglio…” “Un bruto, un camionista grosso mi ha costretto a… insomma io ho dovuto…non volevo.. ma lui mi ha costretto a prenderglielo in bocca insomma” “Ma lei é sicuro che non sia stato proprio suo figlio a mettere quell’annuncio?” Gli occhi di Anastasio si fanno severi ed indignati. “Ma come si permette! Mio figlio é una vittima della depravazione di qualche maniaco, come me! Lei deve fare il suo dovere non illazioni!” “Io vedo solo un piccolo signore pieno di sborra dappertutto che ha appena fatto un bocchino ad un camionista. C’è solo un modo per sapere se lei é frocio o no. Si volti”. “Ma cosa dice! Ma …” “SVELTO!” L’avvocato si gira lentamente. Un freddo guanto da motociclista cerca di infilarsi nei pantaloni. Con l’altra mano sbottona la cinta ed i calzoni di Anastasio che cadono a terra. Il dito medio titilla il buco di culo stretto dalla paura. “Il culo sembra vergine… ma forse é per il freddo” Il poliziotto porta un dito alla bocca per inzupparlo di saliva bollente. Ricomincia a titillare il buco, che si ammorbidisce sotto l’insopportabile stimolo. “Mi sa proprio che sei verginello ancora… però i bocchini a quanto pare li fai” “Ma come glielo devo spiegare che..e.. e…” Il fiato mozzato dal brivido di un gelido dito che si comincia ad infilare su per il culo. Lo sfila ed infila, le vibrazioni sono un formicolio invadente per il timido avvocato. “Vergine…ma accogliente”… il pacco gonfio nei pantaloni di pelle si struscia sulle chiappe bianche, per fargli sentire l’eccitazione incontenibile. “Tu non vuoi che tua moglie sappia cosa fai in giro la notte vero?” il rumore della zip che si apre lascia la domanda senza risposta. Tira fuori il dito per agguantare con entrambe le mani il grossi fianchi di Anastasio. Il cazzo trova da solo la strada sfondando con forza quel piccolo buco peloso. “Sei fortunato… io sono uno di quelli che sborra subito” La faccia schiacciata sulla parete, con gli occhi a pochi centimetri da quell’annuncio maledetto, la pelle della divisa nera congela le cosce di Anastasio. La cappella tesa scandaglia ogni centimetro di culo e di emozioni. I colpi sono pochi, ma decisi e violenti. Il buco si arroventa per l’attrito della pelle tesa sui peli ricci ed ispidi. Un fiotto liberatorio sottolineato da un grugnito animale interrompe l’inculata. Lo sfila mentre ancora schizza, inzuppando le chiappe ed i pantaloni abbassati. Struscia la cappella ancora lucida e dura sui peli zuppi del suo godere, rinfilandola per un pezzo nel buco palpitante. “E non farti più vedere da queste parti, la prossima volta ti porto in centrale, e li non sono mica teneri come me con quelli come voi”. Ridacchia allontanandosi. Anastasio si volta con lo sguardo perso nel vuoto. “Ah, dovrei anche ringraziarti?” Ma il poliziotto non può sentirlo, é già fuori montando sulla sua moto. Sparisce nella notte senza lampeggiare. E’ solo il culo dell’avvocato a pulsare come se ancora ci fosse qualcosa dentro a spingere. Si tocca come per fermare l’insano calore e palpitare solleticante , si accorge che é uscita qualche goccia di sangue. La perdita dell’illibatezza in piena regola. La situazione é sempre più disperata, e conciato così non può certo tornare a casa. La notte é troppo pericolosa affrontata dalla parte del torto, a quanto pare l’apparenza conta. Deve assolutamente lavare i vestiti. Per fortuna c’è acqua calda e termosifoni bollenti. Sciacqua via le macchie recenti velocemente, la camicia, i calzoni, la giacca. La cravatta finisce nella pattumiera, l’importante é tornare a casa. Passa quasi un’ora, per fortuna non si é fermato nessuno. I vestiti sono quasi asciutti, certo che così umidi gli faranno venire un malanno. Meglio aspettare ancora un po’, fuori si sta finalmente avvicinando l’alba. Sente l’inconfondibile rumore di freni di un lungo TIR. Si nasconde dentro il solito terzo bagno. I passi di due uomini verso i pisciatoi a muro. “Ma ce la faremo a raggiungere il confine per ora di pranzo? Secondo me dovevamo partire prima” “Sei il solito pessimista, ce la faremo. Senti, ma dove hai trovato quell’aiutante nuovo? Sembra un barbone! Che fai adesso aiuti gli extracomunitari?” Lo scroscio delle pisciate accompagna la conversazione. “Quello lavora per tre capito, va solo un po’ ripulito ma é un bravo ragazzo. Non tutti i marocchini sono ladri! L’ho conosciuto al porto, e’ uno in gamba…” Finita la pisciata vanno a lavarsi le mani. “Ao’ qui ci sono dei vestiti di marca! qualcuno se li sarà dimenticati… chissà se stanno bene al tuo marocchino” “Non toccate quei vestiti! E’ roba mia capito!” tuona Anastasio dal bagno. “Senti, qui mica c’è scritto il nome! le cose sono di chi le trova ok? e poi il nostro amico ne ha bisogno!” Spalanca la porta del bagno per mostrarsi ai due camionisti in mutande e canottiera. “Anche io ne ho bisogno, non credi?” “Ma tu che cazzo ci fai in mutande al cesso? sarai mica un porco frocio che cerca due bei cazzi come i nostri?” ridacchiano palpandosi i calzoncini corti dai quali escono due paia di grosse cosce pelose. Si somigliano parecchio, ma non sono fratelli, hanno solo l’aria di essere due persone che lavorano insieme da molti anni. La barba incolta dallo stesso numero di giorni, il taglio di capelli cortissimo dello stesso barbiere di borgata. “No, non é come pensate. Io sono venuto a cancellare un annuncio di mio figlio, anzi non di mio figlio ma…” “Ah siete tutta una famiglia di froci!”- Fanno un passo avanti, il tono si fa minaccioso. “Dai chiama Ahmed così gli chiediamo se gli piacciono questi vestiti” Anastasio allunga il braccio per riprenderseli ma il camionista alza in alto il suo, intarsiato di tatuaggi e peli neri, per allontanare il fagotto dalle mani del proprietario. “E’ roba mia capito! Questo é un furto!” Si allunga verso i vestiti strusciando il volto sulla canottiera sudata del rude camionista, sfiorando con la bocca il suo collo e la barba incolta. “Ma che mi vuoi dare un bacio? sei un tipo romantico allora!” Lo preme col braccio contro il suo corpo sudato. La faccia dell’avvocato schiacciata su quella del camionista. Una grossa lingua piena di saliva cerca di intrufolarsi nella barba grigia alla ricerca della bocca. Finalmente la trova, e restano per minuti sospesi nel vuoto attaccati, respirando lo stesso calore, scambiandosi vortici di lingue e saliva. Entra Ahmed, il marocchino. “Ah, avete trovato anche frocio!” – ridacchia nervosamente, massaggiandosi il pacco. Il camionista non molla la sua presa, sussurra all’orecchio dell’avvocato di non muoversi e non preoccuparsi. La lingua si intrufola di nuovo in gola, mentre qualcuno gli abbassa le mutande. “Ahmed fai cominciare me, che se cominci tu gli fai male e poi io mi ritrovo ad inculare un buco! tutto slargato!” Entra con dolcezza il camionista, Anastasio si trova schiacciato dalle due grosse pance. Davanti comincia a sentire il bozzo duro del suo ardente baciatore, dietro ricomincia il tormento di un calore peccaminoso che da dentro il culo gli tormenta ed infiamma il cervello. Quello dietro fotte, fotte come un forsennato, come se da mesi aspettava questo momento. L’altro camionista riprende fiato tra un bacio e l’altro, sussurrandogli porcate nell’orecchio. “Devi avere proprio un bel culo, non ho mai visto il mio compare godere così… a me non piace inculare, a me piace guardare, baciare, spararmi grosse segone… ma se ti tengo stretto non posso menarmelo… ma se ti mollo tu scappi però… dai ti prego, fammela tu una sega…” Anastasio cerca e trova il cazzo durissimo dell’uomo, lo sfila dai calzoncini e comincia a menarglielo. I colpi che arrivano da dietro fanno strusciare la cappella sulle sue mutande. “Dai, muovilo così… tiratelo fuori anche tu lo sento che ti é venuto duro, prendili tutti e due insieme…” Non può negare la realtà dei fatti. Agguanta anche il suo appoggiandolo sul cazzo durissimo e umido di calore del camionista. Li smanetta insieme, mentre il fiato dei loro lunghi baci si sincronizza fermando la mano più volte sull’orlo della sborrata. Dietro invece il primo montone ha finito. Gli ultimi colpi spingono il cazzo così in fondo che gli sembra di sentirlo in gola, insieme alla lingua dell’altro porco. Il calore dello sperma che scorre dentro di lui diventa un interminabile brivido lungo la schiena. “Ora io, ora io inculo che tanti mesi che non scopo io”. Il marocchino non ama le mezze misure , in tutti i sensi. Lo schiaffa tutto di colpo, sembra grande il doppio del cazzo appena uscito. La voce amichevole del baciatore sussurra ancora all orecchio di Anastasio “Tanto lui sborra subito, non ti preoccupare, é un animale da monta e basta, non ci mette il sentimento. Per lui tutti i buchi sono uguali” L’avvocato allora accelera la sega doppia. “Ti sborro tutto in culo frocio!” grida il marocchino. Mentre lo sperma scorre a fiumi di nuovo negli intestini, Anastasio ed il camionista se ne vengono insieme, ma lui non interrompe il doppio segone. Continua per qualche minuto, con le mani zuppe delle due sborrate, mentre i cazzi si ammosciano nella sua mano ma continuano a dare a tutti e due un brivido belissimo ed insopportabile. “Allora io prendo vestiti, belli vestiti” “Tu non prendi un cazzo capito, te li compri con i tuoi soldi quando arriviamo a destinazione”. Il camionista molla la presa di Anastasio facendogli un occhiolino di intesa. La mano piccola e zuppa dell’avvocato non si vuole staccare dal quel pisello ormai moscio del suo salvatore/baciatore. “Ma che te lo vuoi portare a casa?” – ridacchia tutto il trio di maiali rimettendo a posto i loro batacchi soddisfatti. I due camionisti quasi fratelli se ne vanno incrociando le braccia sulle loro spalle, Ahmed borbotta qualcosa un po’ scocciato mentre si massaggia il suo enorme cazzo ancora barzotto nei suoi jeans strappati. Si chiude la porta. Presto, via veloce. Anastasio si rinfila i vestiti di corsa ormai asciutti, fuori il sole é già alto. Si sciacqua la faccia velocemente, beve e sputa, beve e sputa come per nascondere il piacere dei baci di quel maschio senza nome. A parte la cravatta che manca ed i vestiti sgualciti ha un aspetto quasi normale. Si avvicina alla porta per uscire finalmente ma si apre all’improvviso. “Papà!!!” Anastasio abbraccia il figlio stretto stretto. “Ma che cazzo ci fai qui??? e poi…puzzi di… di…” “Zitto… non dire nulla ti prego, é stata una notte terribile, sono successe tante di quelle cose… ero venuto qui solo per cancellare uno scherzo che ti hanno fatto…” – singhiozza disperato sentendosi quasi già a casa, estraendo i pennarelli dalla tasca. Indica la parete del terzo cesso. “Senti papà, ormai siamo grandi tutti due abbastanza no? beh é giusto che ognuno dei due si faccia i cazzi suoi… con tutti i doppisensi immaginabili. Non sto certo a chiederti cosa ci fai qui puzzolente di sborra alle nove di domenica mattina con tanti pennarelli in tasca” “Ma tu hai capito male, ma conosci bene tuo padre…” “Se tu non conosci bene me perché io dovrei conoscere te? Senti, amici come prima e se vuoi in futuro andiamo in giro insieme… ma non di sabato notte che non ho combinato niente! M! i é rimasta una voglia di fare un bocchino che neanche te la immagini…” “Ma allora…l’annuncio… l’ingoio…. ma tu…” “Vedi papa’, se ingoi tutto non rischi di sporcarti e di farti tanare da genitori… o dalla moglie… eh bisogna insegnargli tutto ai grandi…” Sono le ultime parole che pronuncia mentre si abbassa dinanzi al cospetto del membro paterno.
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