Marco si destò da quel lungo sonno comatoso molto tardi, era già mezzogiorno quando aprì gli occhi. I suoi stupendi occhi verdi ma come potevo essere così pazza da litigare sempre con quel grande scopatore che il destino aveva messo sulla mia strada. Io ero in cucina e già preparavo il caffè quando sentii le forti braccia di Marco che mi stringevano; come me anche lui era ancora nudo e subito al contatto della sua pelle sulla mia il suo cazzo enorme si drizzò come una barra di ferro. Ero già così bagnata che non potei resistere, inarcando la schiena protesi il mio culo verso di lui sperando che ripetesse le imprese della notte precedente. Ma non fu così Marco si allontanò da me, mi girai verso di lui indispettita e vidi che prendeva qualcosa dalla credenza, era una scatola di miele. Poi dalla mensola accanto tirò giù una fune. Mi guardò con il suo solito ghigno accattivante dicendomi: “Sei pronta per il rito?” Dapprima non capii cosa volesse fare poi realizzai e mi lasciai condurre da lui nei meandri di quella sua nuova perversione. Il ruvido tavolo di legno graffiava la mia schiena, Marco mi aveva legata, immobilizzandomi sia le mani che i piedi. Ora con il barattolo di miele prese ad ungermi abbondantemente la fica e le mie enormi tette, poi con la fune che aveva tenuto per se cominciò a colpirmi lievemente la fica fremente di quel suo cazzo durissimo che come un potente scettro batteva sul bordo del tavolo senza per sfiorarmi. “Ti prego Marco scopami, ti supplico”, Marco non mi ascoltava anzi mi intimò di stare zitta e per evitare che parlassi mi legò un tovagliolo sulla bocca, ora così impotente ero del tutto in sua balia, Marco prese a leccarmi la fica selvaggiamente mordendomi di tanto in tanto le grandi labbra. la sua abilità di leccatore era davvero straordinaria, così facendo mi procurò un orgasmo fenomenale, se non fossi stata imbavagliata di certo avrei ululato! Non ancora stanco salì a cavalcioni su di me e prese a sfregare il suo cazzo tra le mie tette imponendomi di leccarne la punta dopo avermi liberata dalla benda che mi zittiva. Marco gemeva come non mai l’atmosfera che si era creata l’aveva talmente sovraeccitato che venne facendomi bere il suo sperma bollente misto al dolce miele. Era di nuovo stanco quindi ne approfittai per liberarmi, ora i ruoli erano invertiti. Avevo anche io legato Marco al tavolo, ma lui continuava a restare inerme, quindi con tutta l’abilità di cui ero capace presi a spompinargli l’uccello sperando che si ravvivasse. Non ho mai avuto dubbi sulle mie capacità, l’asta di Marco era di nuovo li che svettava pronta ad offrirmi piacere e divertimento. Come lui anche io presi ad ungergli il cazzo di miele spingendomi giù fino alle palle e al buco del suo culo ormai non più vergine. Leccavo avidamente le sue palle così insaporite dal miele e Marco gemeva pregandomi di farlo venire, “Fammi godere ti prego” diceva ma non volevo non era così che avrebbe dovuto venire, lo spompinai ancora un pò e poi a cavalcioni di spalle su di lui mi infilai la dolce mazza nel culo. Così su e giù gemevo e Marco gemeva con me, davanti mi ero infilata una bottiglia e ora la fredda canna al ritmo del cazzo di Marco batteva dentro di me. Non ne avevo mai abbastanza ne volevo ancora e sempre di più e dopo svariati orgasmi Marco svenne ed io mi accasciai su di lui, stanca di aver goduto di quella perversione gastronomica.
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